IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

giovedì 31 gennaio 2013

Montezemolo: «Sì a manette per politici disonesti». Patrimoniale sopra i 10 mln



Ci vogliono le manette. Secondo Luca di Montezemolo, leader del movimento "Italia Futura", i politici colpevoli di utilizzare a fini personali i fondi pubblici meritano di finire in manette. In una intervista al Secolo XIX di oggi, il presidente della Ferrari non usa mezzi termini nel definire «umiliante» la situazione della politica italiana. «La storia dei gruppi consiliari è umiliante», sottolinea Montezemolo: «Si finisce a parlare di mutande anziché di progetti». Lo Stato, aggiunge, «va cambiato alleggerendone la presenza, riducendo i costi della politica e cancellando i suoi privilegi», e appoggia l'idea di una tassa patrimoniale oltre i 10 milioni di euro.
Mps caso nato in epoca di «sbronza finanziaria»
Nessun particolare stupore per la vicenda Mps, avvenuta «in un'epoca di sbronza finanziaria», quando «la liquidità sembrava infinita e le banche erano diventate dei casinò. Un'epoca che si è nutrita anche di operazioni poco chiare e forse di cose peggiori su cui, nel caso Mps, la magistratura sta indagando. Oggi la crisi ci riporta con violenza all'economia reale. Abbiamo sofferto e soffriremo, ma io penso che sia un bene. Se avremo il coraggio di cambiare, questo è il terremoto più congeniale per l'Italia».
La priorità è «Abbattere la burocrazia»
In giornata, nel corso di un tour elettorale in Liguria a sostegno della corsa a Palazzo Chigi di Mario Monti, l'ex presidente di Confindustria fa un parallelo con il mondo dello sport: «Se l'Italia fosse una Formula Uno non vincerebbe mai neppure col miglior pilota al mondo: è troppo complicata, lenta e costosa». La prima cosa da fare, per cambiare le cose, è «abbattere la burocrazia».

Fonte:  http://www.ilsole24ore.com

mercoledì 30 gennaio 2013

LOMBARDIA, SPESE PAZZE IN REGIONE: INDAGATI 20 CONSIGLIERI D'OPPOSIZIONE

di Benedetta D. Rovere
 

MILANO - Sono una ventina i consiglieri dell’opposizione alla Regione Lombardia indagati per peculato nell’ambito dell’inchiesta sulle spese sospette fatte con i rimborsi ai gruppi al Pirellone. Tra loro anche esponenti di Pd e Idv e nei prossimi giorni, forse già oggi, verranno notificati gli inviti a comparire ai nuovi indagati.
Nella prima tranche delle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Antonio D'Alessio, erano coinvolti 62 consiglieri del Pdl e della Lega. Tra gli indagati anche i due capigruppo Paolo Valentini e Stefano Galli, oltre a Renzo Bossi e a Nicole Minetti. I nuovi avvisi di garanzia arrivano dopo che la Finanza nelle scorse settimane si era recata negli uffici dei gruppi di Pd, Sel, Idv Pensionati, gruppo Misto per ritirare una ventina di scatoloni pieni di carte e ricevute. Il materiale, com’era avvenuto per i rimborsi di Pdl e Lega, è stato analizzato per ricostruire tutte le spese effettuate a partire dal 2008 con i soldi pubblici.
Subito dopo le perquisizioni, Sel e Idv hanno messo a disposizione scontrini e ricevute e il Pd ha pubblicato on line proprio bilancio del 2012. Tra le fatture, anche una dell’Ivd di 1.600 euro per l’ordine di cento copie del volume «Italico risorgimento» e un’altra da 300 euro per l’acquisto, l’8 marzo 2012, di cento «mazzolini di fiori». Poi pranzi a base di sushi per Sel, alcune cene, e molti taxi. I consiglieri del Pd nel 2012 hanno chiesto rimborsi per consulenze, coffee break e bar, viaggi e materiale informatico. Dalle prime indiscrezioni, però, sembra che le spese dell’opposizione siano inferiori rispetto a quelle contestate alla maggioranza.
Le prime reazioni arrivano dalla Lega. Roberto Maroni e Matteo Salvini chiedono a Umberto Ambrosoli se non abbia intenzione di rinunciare alla candidatura dopo gli sviluppi dell'indagine. Anche Formigoni si chiede via twitt che farà il candidato di centrosinistra mentre il montiano Gabriele Albertini promettendo, in caso di vittoria, una riforma della legge sui rimborsi. Ambrosoli ha ribadito in serata «l’assoluta necessità di fare chiarezza anche sulle spese delle forze di opposizione. Questo lo abbiamo sempre detto, e a maggior ragione lo ribadiamo adesso».

Fonte:  http://www.leggo.it

lunedì 28 gennaio 2013

Scuola, spunta l'ipotesi di ferie più corte
e contro Monti scoppia subito la polemica

 

Il Professore promette tagli fiscali ma minaccia un intervento correttivo sulla finanziaria: "Dipende dal voto". E rilancia la proposta di un'alleanza allargata dei riformisti.  Bersani: "Stanco di manovre come credo tutti gli italiani". La Cgil contrattacca con Camusso: "Premier chiarisca sui conti"

 ROMA - A poche settimane dalle elezioni, il premier uscente - e candidato - Mario Monti sgancia la sua promessa sul Fisco, mettendo sul tavolo misure che complessivamente potrebbero valere quasi 30 miliardi. Rilancia l'idea di una grande coalizione per le riforme, ma al tempo stesso minaccia l'ipotesi di una manovra correttiva in primavera: "Dipende dal voto", sentenzia a Omnibus su La7.

In serata, la secca replica di Pierluigi Bersani: "Io sono stanco di manovre come credo tutti gli italiani, non si può inseguire la recessione con delle manovre e quindi sono contro", premette il segretario del Pd e candidato premier del centrosinistra, che poi invita il Prof a fare esercizio di umiltà. "Mi pare di aver capito che la manovra non si fa se c'è lui: un po' di modestia sarebbe consigliabile. Detto questo - aggiunge Bersani - qualche problemino c'è da affrontare, lo sa anche Monti".

Più a caldo era giunta la risposta della Cgil: "Benché dimissionario, dovrebbe ricordarsi di essere il presidente del Consiglio - ribatte Susanna Camusso -  quindi dovrebbe rispondere su come lascia i conti del Paese e non può sostenere che la manovra ci può essere o no a seconda di chi vince, anche perché appare un messaggio minaccioso per gli elettori".

Imu. "L'Imu sarà ridotta nel 2013, accrescendo la detrazione sulla prima casa da 200 a 400 euro - dice Monti -. Ci saranno anche detrazioni legate agli anziani", mentre raddoppieranno quelle per "i figli a carico, da 100 a 200 euro, fino a un totale di 800 euro". Secondo Monti, il costo stimato della riduzione della tassa che più di ogni altra è legata al suo nome, è di "due miliardi e mezzo e la copertura viene dal contenimento della spesa corrente primaria per circa 3 miliardi". Nello spiegare le sue proposte di modifica alla tassa sulla casa il Professore non tralascia una stoccata al Pdl: "C'è chi propone semplicemente di abolire l'Imu, poi magari deve intervenire un governo tecnico...". L'Imposta municipale unica, nel progetto del premier uscente, deve essere "un'imposta più progressiva e più equa". La stessa indicazione, sul balzello introdotto proprio dall'esecutivo del Professore, era arrivata dall'Ue.

La grande coalizione. Per realizzare queste riforme secondo Monti potrebbe esserci bisogno di un'alleanza allargata. Per il premier uscente, se nella prossima legislatura "ci fosse una grande coalizione su alcuni temi di riforma oltre che su quelle costituzionali, non so se avrebbe il sapore della vecchia politica. Forse avrebbe il sapore della politica necessaria".

A scuola solo un mese di vacanze. "Le vacanze estive durino solo un mese". E' quanto si legge nella bozza sulla riforma del mercato del lavoro redatta da Mario Monti e dal pool di economisti candidati nella lista 'Scelta civica' e di cui è in possesso l'Agi. "Va ipotizzata - si legge nel documento preparato sabato mattina durante una riunione nello studio del giuslavorista ex Pd Pietro Ichino - una riforma del calendario scolastico in modo da limitare ad un mese le vacanze estive, sulla base della partecipazione volontaria delle famiglie".  "Questa misura - prosegue il documento - non vuole andare ad aggravare il lavoro degli insegnanti, ma modernizzare un sistema che penalizza i genitori lavoratori. Le attività sportive, di recupero, alternative e per la comunità possono trovare più spazio se la scuola rimane aperta per 11 mesi l'anno, incoraggiando ogni istituto ad essere autonomo nella scelta dell'impiego per il tempo in più".

Smentita e polemiche. Ricostruzione che è stata però smentita da Mario Sechi, responsabile della campagna elettorale di Scelta civica. "Non è prevista nessuna limitazione a un mese delle vacanze estive delle scuole", ha sottolineato ricordando che la riforma del mercato del lavoro alla quale lavora un gruppo di economisti insieme a Pietro ichino, sarà presentata nei prossimi giorni. Da quanto è stato possibile ricostruire, la bozza contiene effettivamente la proposta di vacanze più brevi, ma non era ancora stata sottoposta al vaglio dei vertici del partito. Appena circolata, l'ipotesi aveva comunque subito suscitato reazioni negative dai sindacati. "Evidentemente Monti ha confuso la scuola con un parcheggio dove le famiglie potrebbero lasciare i propri figli", ha commentato il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo. Accuse di segno opposto arrivano invece dai democratici. Monti, dice Francesca Puglisi, responsabile scuola del partito, "ripropone ricette Pd respinte dal suo governo". "Il programma della scuola approvato nel 2010 dall'assemblea nazionale del Pd - dice - propone 'scuole aperte tutto il giorno, tutto l'anno e per tutta la vita'".

Sul lavoro più flessibilità. La bozza prevede poi una riforma del lavoro che non guarda ad una revisione della nuova disciplina dei licenziamenti individuali, ma che punta a sperimentare soluzioni più flessibili, partendo da quanto è consentito dall'articolo 8, quello sulle deroghe contrattuali, che ha effetti anche sul recesso dal rapporto di lavoro. Sempre in tema di occupazione il piano del premier propone un piano straordinario per dare l'opportunità  di lavoro ad ogni giovane che esce da un ciclo scolastico, mentre a chi non ha opportunità di lavoro, deve essere offerta un'opportunità "dal servizio pubblico, in collaborazione stretta con organizzazioni private imprenditoriali e no, entro il termine massimo di 4 mesi".

Manovra-bis? Dipende dal voto. Quanto alla possibilità di una manovra correttiva in primavera, il premier uscente la esclude, ma aggiunge che "dipende dall'esito del voto".  "Anche se nel 2013 il Pil andasse peggio di quanto previsto tempo fa, e se fosse negativo - spiega a Omnibus -  questo non porterebbe di per sè la necessità di una manovra, perché l'obiettivo di bilancio è in temini strutturali, non per ciclo. Quindi io escludo la manovra, ma non escludo niente in certi casi di esiti del voto".

Bersani: "Monti, un po' di umiltà". Il leader del centrosinistra replica al Prof da Padova. "Io sono stanco di manovre, come credo tutti gli italiani. Non si può inseguire la recessione con delle manovre e quindi sono contro", attacca Bersani. "Detto questo qualche problemino da affrontare c'è, lo sa anche Monti. Vediamo se si fa pari e patta, ecco abbassamento dei tassi e problemi che abbiamo, tipo gli ammortizzatori da coprire", prosegue il segretario del Pd, che poi invita Monti a essere più modesto: "Mi par di aver capito che la manovra non si fa se c'è lui. Un po' di modestia sarebbe consigliabile".

"Oggi le tasse son già calate di una trentina di miliardi, fra Berlusconi e il nuovo Monti" dice Bersani, aprendo con una battuta il capitolo fisco. Per il candidato premier del centrosinistra, nel 2013 bisogna certo pensare "a un abbassamento del carico fiscale a vantaggio di lavoratori, pensionati e chi investe per dare lavoro. "Noi siamo per la progressività sulle imposte - spiega Bersani -, come l'Imu fino a 500 euro, e da quel che ricavi dalla fedeltà fiscale, dal controllo della spesa pubblica e dalla dismissione del patrimonio si deve pensare a un abbassamento del carico fiscale".

Ma non c'è solo il fisco: "Credo che serva subito rileggere il patto stabilità e mettere in moto un piano per le piccole opere per dare un po' di lavoro. Dobbiamo mettere occhio alla fase economica e sociale. Subito - aggiunge Bersani -. Ci sono fratelli e sorelle italiane esposti. Vogliamo partire da chi non è a posto, come quelli che non hanno lavoro o gli esodati".

Bersani in conferenza stampa a Padova replica a Monti anche sull'esclusione del dialogo con chi parte dalle posizioni della Cgil e di Vendola. "Chi pensa che coesione e cambiamento siano degli ossimori è fuori come un balcone - risponde Bersani -. Io ho detto che quando governi sono tutti figli tuoi, perché questo Paese ha bisogno di tutti e se si comincia iscrivere i buoni e i cattivi, chi sta fuori e chi sta dentro, non si arriva da nessuna parte".

La reazione di Camusso. Le affermazioni di Monti sull'ipotesi di una manovra correttiva non sono piaciute neanche a Susanna Camusso: "Devo dire che appare un messaggio minaccioso agli elettori - spiega la leader di Cgil - anche se non si capisce quale sia la minaccia: i conti sono in ordine o non sono in ordine? Delle due ci dovrebbe dire qual è, visto che i conti non possono essere in ordine o in disordine in ragione del voto, che deve comunque essere libero". Rispetto al  programma del Professore "credo che sia il modello che abbiamo visto tante volte in questo Paese: abolirò questo, abolirò quell'altro, un milione di posti di lavoro... Salvo poi dimenticarsi cosa si è fatto fino al giorno prima e che cosa succederà un momento dopo. Se il presidente Monti pensa che ci siano nel giro di due anni 30 miliardi di risorse disponibili, vorrei chiedergli - prosegue Camusso - come mai non sono investite sul lavoro e per fare politiche che ci permettano di uscire dalla crisi adesso, invece di aspettare il dopo elezioni".

Irap e Irpef. Nella promessa fiscale c'è spazio anche per "l'Irap, che sarà dimezzato entro la fine della legislatura". Il conto prevede "11 miliardi di imposta in meno in 5 anni, con priorità alle piccole e medie imprese", ha aggiunto Monti. Quanto all'Irpef, infine, la scommessa è di diminuirne l'incidenza dal 2014: "Vogliamo ridurre significativamente l'Irpef a partire dai redditi medio bassi, con l'aumento delle detrazioni per i carichi familiari e la diminuzione delle aliquote a partire da quelle più basse. Complessivamente nella legislatura si tratta di un gettito di 15 miliardi e mezzo in meno, corrispondente ad una riduzione del rapporto tra gettito e Pil del 2%". Secondo un recente rapporto di Prometeia, l'incidenza del Fisco sul prodotto interno lordo nazionale arriverà nel 2013 al 45%.

Taglio delle tasse è miracolo elettorale. Sulla promessa di riduzione delle imposte interviene il Pd: "Miracolo delle elezioni: ancora a dicembre il presidente Monti si opponeva alla riduzione delle tasse - scrive su Facebook Vannino Chiti, vice presidente del Senato e candidato in Piemonte- affermando che non lo consentiva la situazione finanziaria del Paese. I primi di gennaio raccomandava una campagna elettorale seria, sobria, senza promesse al vento e demagogia. A fine gennaio annuncia senza freni riduzione di Imu, Irpef, Irap etc. Domanda: anzichè annunciare che lo farebbe dal prossimo aprile, non poteva ascoltarci e farlo lo scorso dicembre?".

Spesa pubblica. Per il momento Monti ha solo indicato progetti di massima, ma ha aggiunto che a breve "uscirà una nostra proposta, coerente con gli impegni in Europa". La base per gli impegni sarà "bloccare la spesa pubblica corrente al netto degli interessi: lo Stato non spenderà un euro in più rispetto al 2012. Significa -4,5% nell'arco dei cinque anni". Per il presidente del Consiglio uscente "è un obiettivo credibile, non sono promesse ma impegni seri".

Zone terremotate. A poche ore dalla contestatissima visita nelle zone terremotate dell'Emilia, Monti ha infine promesso agevolazioni anche per quest'area particolarmente disagiata del Paese: "Per quanto riguarda i differimenti delle tasse ho notato che viene chiesto il pagamento dell'abbonamento Rai a chi ha perso la casa. Mi occuperò oggi stesso di questi aspetti" e ricorda che "la settimana scorsa è stato adottato il provvedimento che aumenta dall'80 al 100 per cento il rimborso" per le imprese che ne avevano diritto. (28 gennaio 2013)

Fonte: http://www.repubblica.it 

mercoledì 23 gennaio 2013

Mario Monti il demolitore!

http://www.antoniodipietro.it/wp-content/uploads/2012/07/monti_asino_dipietroit1.jpg
I-O I-O, è proprio così che i somari si esprimono di solito
 
 
 
Io sono il più bello, il più bravo, il più capace del reame! Come me, non c'è nessuno! Io sono io, tutti gli altri sono nessuno! Io sono il meglio che c'è in giro. Io il migliore di tutti. Io il salvatore della patria. Io l’unico capace di portare l’Italia fuori dal tunnel, senza di me l’apocalisse. Dopo di me il nulla! Io, Io, Io… sempre fortissimamente Io e soltanto Io!!! ...Berlusconi sbaglia, il pericolo comunista nel Pd non esiste. ...Bersani sbaglia, così come il Cavaliere, perché non possono riformare davvero il Paese frenati come sono dalle ali estreme della Lega e di Sel. “Ho una profonda sfiducia nella capacità della coalizione guidata da Berlusconi e della coalizione di Bersani di governare l'Italia”, così Mario Monti ieri sera a Ballarò. Parole dure con le quali il professore rimette al centro la sua lista, demolendo allo stesso modo sia il centrosinistra che il centrodestra. A Silvio Berlusconi riserva la picconata più velenosa: “Se Berlusconi vince tanto di cappello, ma il disastro sarà per noi italiani...”. Mario Monti continua nella sua opera di 'demolizione' dell’avversario ammonendo sui rischi che il Paese continua a correre sul fronte economico.  E mentre col Cavaliere ci va giù pesante, con i democrats le picconate sono meno violente e l'atteggiamento è leggermente più conciliante, ma pur sempre demolitorio. Tant'è che non risparmia il piccone a Massimo D'Alema e Eugenio Scalfari, dai quali dice di non poter accettare lezioni di moralità: “La stima che ho per loro non mi porta a considerarle minimamente in grado di valutare la mia moralità!”. Ma è sul dopo urne che il Professore punta il piccone: "è presto per dire se l'Italia sia finalmente fuori dal tunnel. Tutto dipenderà da cosa succederà alle elezioni!". Tradotto, se mi votate vi salverete, altrimenti sarà un disastro! Parole che ricordano “qualcuno” venuto sulla terra circa duemila anni fa e poi finito sulla croce… ma quel "qualcuno" il terzo giorno resuscito e salì al cielo alla destra di Dio padre onnipotente. Il professore, invece, dopo essere “salito” in politica, rischia di restare sulla croce tra Fini e Casini! 
 
Fonte:  http://freeskipper.blogspot.it

ITALIA: DEPOSITO DI ARMI NUCLEARI

- Gianni Lannes -
 
Ecco quello che il popolo italiano non deve sapere. I dati ufficiali del Patto Atlantico (nel caso in esame, desunti da pubblicazioni Nato) sottoposti al segreto di Stato, fanno riferimento al 1989. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, già denunciato all’Autorità Giudiziaria, per alto tradimento, amico e fedele servitore degli interessi USA, dia all’opinione pubblica italiana gli aggiornamenti sull’arsenale atomico attivo degli Stati Uniti d’America, attualmente presente nel nostro Paese.
Per fortuna (sic!), in questa campagna elettorale, tutti gli schieramenti candidati a governare il Belpaese, hanno inserito nei loro programmi questo tema, ed inoltre, l’ottenimento di libertà , indipendenza e sovranità, nonché l’immediato ritiro di questo arsenale proibito.  Scherzi a parte.  L’Italia, ha aderito al Trattato di non proliferazione nucleare che vieta la presenza di questo pericolo sul suolo nazionale. 
 
 
La Penisola trasformata in una portaerei nel Mediterraneo, conserva suo malgrado,  un numero di armi nucleari che supera le mille unità (bombe, missili, mine, granate). Il più grande deposito di armi nucleari è site Pluto a Longare in provincia di Vicenza, dove è conservata la maggior parte della armi nucleari dell’esercito statunitense destinate all’impiego nel teatro meridionale. A site Pluto si trova anche la 69th Ordnance Company che ha la responsabilità della manutenzione delle armi nucleari, depositate nella base scavata all’interno di una collina situata nel centro del paese di Longare.
A Palù di Orsago, in provincia di Treviso, si trova il site Algol, dove sono custodite testate per i missili Lance.
A Chiarano, sempre in provincia di Treviso, esiste un deposito nucleare per la terza brigata missili.
Ad Alvisopoli di Fossalta Portogruaro, in provincia di Venezia, esiste un altro deposito speciale, il site Castor.
Un altro deposito nucleare attivo è quello di Tormeno, in provincia di Vicenza. E’ gestito dal 22nd Field Artillery Detachment e dal 19th Explosive Ordonance Detachment (incaricato della distruzione delle armi nucleari o degli interventi di emergenza in caso di incidenti).
E’ stato invece disattivato il site Rigel di Naz, nei pressi di Bressanone. Le armi nucleari sono state trasferite.
Sono state completamente ritirate dal servizio le mine atomiche  ADM (Atomic Demolition Munitions). Anche le testate per i missili Nike Hercules non sono più nell’inventario nucleare corrente.   Le testate dei missili Nike si trovavano presso i siti dell’Aeronautica militare italiana. 
Ad Aviano, in una zona poco distante dalla base americana, si trova il più importante deposito di armi nucleari dell’USAF del teatro meridionale.
A Rimini, presso della base del 5° Stormo, si trova un deposito più piccolo di 25 armi destinate ad essere impiegate dagli F 104S, dotati di capacità nucleare.
A Ghedi, in provincia di Brescia, presso la base del 6° Stormo, vi è un deposito simile per i Tornado che operano da questo aeroporto. La sicurezza delle armi è affidata al 7402nd Ammunition Support Squadron.
Negli aeroporti italiani con capacità nucleare sono in via di realizzazione i cosiddetti Weapons Storage and Security Systems (WS): depositi di armi nucleari sistemati al di sotto dei ricoveri in cemento armato che ospitano gli aerei italiani destinati all’impiego nucleare.
Anche se in via di smantellamento la Comiso Air Station resta tuttora una delle principali concentrazioni di armi nucleari del mediterraneo (missili Cruise del 487th Tactical Missile Wing). Attualmente, nei depositi della base si trovano ancora 64 missili con le relative testate.
Le armi nucleari per l’impiego navale si trovano invece nelle due basi di Sigonella e di Santo Stefano. All’interno della Naval Air Station 3 di Sigonella, esiste un deposito di bombe di profondità nucleari B 57 e di bombe per gli aerei imbarcati a bordo della 6th Fleet che operano nel Mediterraneo.
Alla Maddalena sia testate per missili antisommergibili Subroc sia missili da crociera Tomahawk.  Taranto Depot: è un deposito della NAMSA, l’agenzia della NATO che si occupa della manutenzione dei sistemi d’arma. Il deposito di Taranto rifornisce in particolare le unità dotate di missili Hawk che operano nel Mediterraneo (Italia, Grecia, Turchia).
Al presidente Napolitano oso chiedere: lo stato dell’arte dopo 24 anni, a parte il fatto di aver nascosto la verità al popolo sovrano. Allora, tutti gli ordigni nucleari nordamericani sono stati ritirati dall’Italia ed i siti militarizzati, in particolare Longare a Vicenza, e Santo Stefano alla Maddalena, sono stati bonificati?
NUCLEARE SEGRETO:

domenica 20 gennaio 2013

Il Fondo Monetario Internazionale ammette che l'austerita' e' un errore!

La “cura” dell’austerità, prevista e predicata dai cervelloni del FMI a cui si sono associati in coro i responsabili della BCE e della Commissione europea, ha provocato una catastrofe umanitaria in Grecia con centinaia di migliaia di malati deceduti per mancanza di medicinali e di assistenza, con milioni di famiglie ridotte in miseria e costrette a tagliare gli alberi e bruciare la legna in casa per riscaldarsi, provocando numerosi incendi ed incidenti mortali con fortissimo aumento dell’inquinamento ad Atene, con una emigrazione di massa di migliaia di persone fuggite dal paese per disperazione. La distruzione di un paese europeo.
 La stessa cura di austerità prescritta che sta portando risultati simili, anche se ancora non così disastrosi, in Portogallo, in Spagna ed in Italia ma sufficiente a provocare recessione, perdita di milioni di posti di lavoro, tagli sostanziali all’assistenza e sanità, disoccupazione ai massimi livelli, centinaia di migliaia di “esodati” over 50 senza pensione né lavoro, emigrazione massiccia dei giovani, chiusura di 150.000 piccole aziende e fuga delle imprese industriali all’estero, situazione di miseria per pensionati e famiglie della già classe media.
I signori del FMI hanno “sbagliato” ma non si assumono responsabilità per quelli che sono veri crimini contro l’umanità, non si dimettono dai loro incarichi per i quali percepiscono lucrosi stipendi e tanto meno verranno mai processati per quello che hanno causato.
 Lo stesso vale per i burocrati della Commissione Europea che stanno provocando in Europa (grazie all’euro che ha determinato l’indebitamento di buona parte degli stati nazionali) la più grave recessione mai vista dal dopoguerra. D’altra parte bisogna considerare che la crisi era prevista e voluta dall’oligarchia tecno finanziaria di Brussels e Francoforte poiché mediante questa hanno ottenuto la cessione di sovranità da parte degli stati nazionali che è passata nelle mani dei tecnocrati di Brussels (non eletti da nessuno) per mezzo di trattati come quello di Lisbona e successivamente il Fiscal Compact ed il MES (trattato di stabilità).
 Lo avevano detto chiaramente i fiduciari dell’oligarchia come il prof. Monti: “ci vuole una crisi per cedere sovranità all’Europa”. Vedere per credere.



 I parlamenti nazionali sono del tutto privi di poteri essenziali poiché la normativa europea è prevista come preminente rispetto alle leggi degli Stati nazionali e persino la costituzione, come accaduto in Italia, questa è stata modificata e resa inoperante in molte sue parti poiché sostituita dai trattati europei.
 Del tutto inutili quindi le “sceneggiate” elettorali, come avviene oggi in Italia , che servono soltanto ai politici locali per assicurarsi posti e privilegi senza alcuna possibilità di emanare leggi e provvedimenti che non siano concordati con le autorità di Brussels persino nelle questioni di politica agricola ed alimentare.
 Bisogna però dire che alcuni paesi europei hanno “mangiato la foglia”, quei paesi non ancora entrati nel sistema dell’euro, sistema che obbliga di fatto gli stati a rinunciare alla propria sovranità monetaria con la conseguenza di dover chiedere soldi in prestito (dietro interessi) al sistema delle banche private convenzionate con la BCE.
 Paesi come la Polonia, l’Ungheria, la Bulgaria ed i paesi del Baltico (come Lettonia e Lituania), per i quali era previsto l’ingresso nell’area euro entro il 2012, hanno dato uno stop ed hanno dichiarato di essere ormai contrari a cedere la propria sovranità alle autorità di Brussels. Continueranno ad emettere la loro moneta nazionale senza dover pagare gli interessi alle banche della BCE. (chiamali stupidi!).
http://www.corriere.it/esteri/12_settembre_16/eurozona-no-grazie-frenate-bulgaria-repubbliche-baltiche-polonia_9cb60b0a-fff0-11e1-8b0a-fcb4af5c52c7.shtml
 Il Italia abbiamo il “vantaggio” di avere al governo un personaggio come Monti (diretto fiduciario della tecnocrazia di Brussels), convinto monetarista ed assertore delle politiche di “rigore” il quale ha dichiarato poco tempo fa che l’euro è stato un “successo per la Grecia”. Vedere per credere.
http://www.youtube.com/watch?v=Qq7omxEXhR8
 Ci chiediamo se si potranno mai portare un giorno queste persone, come autori di crimini quali la riduzione del popolo in miseria, davanti ad un processo con una giuria popolare eletta fra i cittadini ? Noi speriamo di si, ma ci vorrebbe una sollevazione popolare per farlo ed una coscienza del baratro nel quale stiamo tutti precipitando.

http://fintatolleranza.blogspot.it/

Tratto da:  http://terrarealtime.blogspot.it

sabato 19 gennaio 2013

TERREMOTO IN ABRUZZO: PREFETTI SCIACALLI

ECCO LE AUTORITA' DELLO STATO ITALIANO, CHE SGHIGNAZZANO DEL TERREMOTO NELL'AQUILANO CHE IL 6 APRILE 2009 HA MIETUTO 305 VITTIME

 

 
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 Giovanna Iurato
Poco dopo il suo insediamento nella carica di Prefetto dell'Aquila, città sconvolta dal terremoto, Giovanna Iurato "scoppiava a ridere ricordando come si era falsamente commossa davanti alle macerie e ai bimbi rimasti orfani". E' quanto stigmatizzano i pm di Napoli commentando una telefonata del prefetto intercettata.
 
http://images2.corriereobjects.it/Media/Foto/2012/07/05/gratteri--140x180.jpg?v=20120705193702
Francesco Gratteri
 
 
 

La falsa commozione davanti ai bimbi rimasti orfani - "I magistrati napoletani - titolari dell'inchiesta sugli appalti per la sicurezza nell'ambito della quale Iurato è indagata per turbativa d'asta - fanno riferimento a una telefonata fra la stessa Iurato e il prefetto Francesco Gratteri, intercettata il 28 maggio 2010. 

"Commentando la sua prima giornata ufficiale - scrivono i pm - nella città martoriata dal terremoto (definita sarcasticamente da Iurato 'una citta' inesistente, che non c'e"), scoppiava a ridere, ricordando come si era (falsamente) commossa davanti alle macerie e ai bambini rimasti orfani.

L'intercettazione -   "Appena metti piede in città, subito con una corona, vai a rendere omaggio ai ragazzi della casa dello studente". E' il consiglio che Giovanna Iurato, appena nominata prefetto dell'Aquila, ricevette dal padre. E' uno dei passaggi della telefonata intercorsa il 28 maggio 2010 tra Iurato e il prefetto Francesco Gratteri, intercettata nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Napoli sugli appalti per la sicurezza.

 I pm partenopei esprimono severi giudizi sul tono della telefonata, in cui emergerebbe la falsa commozione del prefetto: Iurato: Allora senti...sono andata...sono arrivata, subito mio padre, che è quello che mi da i consigli, quelli più mirati... Gratteri: Si lo so. Iurato: ...perché è un uomo di mondo, saggio, dice: "...appena metti piede in città subito con una corona vai a rendere omaggio ai ragazzi della casa dello studente...".

Iurato rise -  Gratteri: Brava. Iurato: Eh allora sono arrivata là, nonostante la mia...cosa che volevo...insomma essere compita (fonetico)...mi pigliai, mi caricai questa corona e la portai fino a..... Gratteri: Ti mettesti a piangere...sicuramente!  Iurato : Mi misi a piangere. Gratteri: Ovviamente, non avevo dubbi (ride). Iurato: Ed allora subito...subito...lì i giornali: "le lacrime del Prefetto". Gratteri: Non avevo dubbi (eh, eh ride). Iurato: Ehhhhhhh (scoppia a ridere) i giornali : "le lacrime del Prefetto". Gratteri: Non avevo dubbi (eh, eh ride). Iurato: Poi si sono avvicinati i giornalisti: "perché è venuta qua?". Perché voglio cominciare da qui, dove la città si è fermata perché voglio essere utile a questo territorio. Punto. Gratteri: Eh. Iurato: L'indomani conferenza stampa con tutti i giornalisti.
Che razza di bestia è Gratteri?
 
Fonte: http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/ 


 

mercoledì 16 gennaio 2013

L'Economia Attuale è una Truffa Legalizzata

La questione economica è diventata il centro di ogni interesse politico e mediatico. Tutto, ormai, ruota attorno all'informazione economica e al molok del famigerato “debito pubblico”, cioè il debito che un intero stato contrae con un terzo a fronte di un prestito di danaro, solitamente un'istituzione bancaria a partecipazione privata, tipo la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea.



Se un governo ha la facoltà di emettere moneta per conto proprio, perchè normalmente chiede in prestito i soldi di cui ha bisogno, gravati con un tasso di interesse e determinando un indebitamento nei confronti di un terzo?


La questione nasce nel momento in cui i governi occidentali hanno ceduto la facoltà di creare la moneta ai banchieri, i quali, sotto le mentite spoglie di istituti di diritto pubblico (cioè di proprietà dei cittadini), hanno creato le cosiddette Banche Centrali, istituti bancari che, grazie ad un gioco di scatole cinesi, sono di proprietà privata.




Per esempio, l'azionariato della BCE è composto dalle Banche Centrali sia dei paesi dell'area euro, che da altri stati. Se però andiamo a vedere chi sono gli azionisti delle Banche Centrali Nazionali, scopriamo una serie di istituti bancari privati che di “diritto pubblico” non hanno proprio nulla.


Nel caso dell'Italia, l'azionariato della Banca d'Italia, uno dei maggiori soci della BCE, è composto da istituti di credito che hanno come oggetto sociale il profitto e non il bene della comunità nazionale.



Ciò significa che ogni volta che la BCE presta denaro all'Italia, l'interesse applicato al prestito servirà a creare un utile che verrà diviso tra i vari azionisti. Ecco, allora, che una parte delle tasse pagate al governo servirà ad arricchire i banchieri che partecipano al capitale delle Banche Centrali. Diabolico!



Ma il problema è molto più profondo e richiede di esaminare almeno due conseguenze estremamente nefaste di questo assurdo sistema monetario: l'incongruità tra il valore materiale e valore nominale della moneta, e l'inestinguibilità del debito pubblico.




1. Incongruità tra valore materiale e valore nominale



Attualmente, la materia di cui è fatto il denaro è di tipo cartaceo per le banconote e di metallo per le monete. Per come è concepito attualmente il sistema monetario, il valore del denaro non è determinato dal tipo di materiale utilizzato per il conio, ma dal valore nominale, cioè dal numero di crediti segnato sulla banconota o sulla moneta. Per esempio, una banconota vale 5 euro non per la quantità e la qualità della carta utilizzata per fabbricarla, ma per il numero “5” scritto su di essa.



In passato, invece, il valore del denaro era determinato dal materiale utilizzato per coniare le monete, solitamente oro o argento, metalli riconosciuti unanimemente come “preziosi”. La rottura del legame tra “valore materiale” e “valore nominale” del denaro è avvenuta nel 1971, con il definitivo superamento degli accordi di Bretton Woods. Operazione estremamente diabolica. Perchè?



Mettiamo che il governo italiano, per far quadrare il bilancio del 2013, abbia bisogno di 100€. Non potendolo emettere autonomamente, lo chiede in prestito alla BCE. La BCE, dopo aver chiesto per l'ennesima volta le riforme strutturali per garantire il ritorno del debito, decide di concedere il prestito di 100€ all'Italia, con un aggravio di interesse pari al 2%.



La BCE, magia delle magie, creerà dal nulla i 100€, stampandoli (così come avrebbe potuto fare il governo). Per stampare la banconota da 100€, la BCE spenderà tra carta, inchiostro, elettricità, trasporto e manodopera circa 0,01€ (un centesimo di euro). Essendo un ente privato, ci si aspetta che la BCE venda la banconota all'Italia ad un prezzo ottenuto dalla somma del costo di produzione (0,01€), più un lecito ricarico di guadagno (un altro 0,01€, per esempio). Quindi, in un mondo logico e sano, la banconota costerebbe all'Italia 0,02€.



Invece, la BCE che fa? Ecco la diabolicità dell'operazione: la Banca Centrale Europeascriverà nelle voci in uscita del suo bilancio “100€” e non “0,01” come ci si aspetterebbe. Mentre nelle voci in entrata scriverà “102€” e non “0,02€” come sarebbe giusto. Ciò significa che i banchieri, a fronte di una banconota costata 0,01€, guadagneranno la bellezza di 101,99€. Sì, perchè l'Italia si indebiterà per il valore nominale della banconota, invece del suo valore materiale.



Infatti, a fine anno, l'Italia dovrà sborsare 102€ reali spremendo i suoi cittadini con le tasse. Questo meccanismo, in termini tecnici, si chiama “Signoraggio Bancario”, mentre in termini sociali si chiama “truffa”!




2. Inestinguibilità del debito



Oltre alla truffa appena descritta, c'è una conseguenza ancora più grave, che poi è il vero fine di tutto questo meccanismo perverso. Come detto in precedenza, i governi nazionali hanno rinunciato, grazie alla compiacenza di politici corrotti dai banchieri, alla loro sovranità monetaria, consegnandola definitivamente nelle mani dei banchieri privati. Quali sono le conseguenze di questa consegna?



Torniamo al nostro esempio. L'Italia, entro la fine del 2013, dovrà estinguere il suo debito con la BCE di 100€, più il 2% d'interesse, quindi dovrà pagare un totale di 102€. Domanda: se l'Italia non ha la facoltà di emettere autonomamente la propria moneta, da dove prenderà i 2€ in più che serviranno ad estinguere il debito?



Di fatto, si tratta di un debito inestinguibile, di un sistema fondato sul debito. E' un debito sistematico. Questo meccanismo, in termini tecnici, si chiama “Moneta Debito”, mentre in termini sociali si chiama “Schiavitù Monetaria”, fenomeno che porta tutti noi, grazie ad un sistema legale creato ad hoc, a diventare di proprietà dei banchieri. Infatti, l'Italia per risolvere la questione ha davanti a sé tre possibilità:




A. Chiedere un altro prestito: per l'esercizio del 2014, l'Italia chiederà 100€ per quadrare il bilancio in corso, più 2€ per il debito del 2013. In tutto chiederà 102€ a cui aggiungere un ulteriore interesse di 2€. Totale: 104,04€. Ora, il debito inestinguibile è diventato di 4,04€.



Questa è la via normale sulla quale si avvitano gli stati occidentali, incrementando esponenzialmente il cosiddetto “debito pubblico”, un debito praticamente eterno. Infatti, in questo diabolico circolo vizioso, per quanti tagli si facciamo allo stato sociale o per quanto patrimonio pubblico venga venduto, il debito pubblico è destinato ad aumentare per sempre.



B. Vendere proprietà pubbliche ai privati: è un pò quello che recentemente è successo alla Grecia. Ad un certo punto, la Banca Centrale decide che un paese sovrano è troppo indebitato per poter accedere all'ennesimo prestito. Così, i banchieri sollecitano lo stato debitore a trovare i soldi per rientrare del debito, vendendo parti di patrimonio pubblico. Solitamente, queste operazioni vengono acclamate dagli ignari cittadini che non sanno quale grande “pacco” si sta consumando alle loro spalle.



Nel momento di massima difficoltà per la Grecia, fu addirittura prospettata la possibilità che il governo ellenico vendesse pezzi di territorio, tipo qualche isola delle Cicladi, per esempio! Ciò significa che, a lungo andare, con l'aiuto di un sistema legale creato ad arte, le banche e le corporations diventeranno proprietarie di tutto, compresi i nostri territori, il nostro lavoro e le nostre vite.



Verrà il giorno in cui anche i governi verranno privatizzati, o commissariati. In Italia ne abbiamo avuto un assaggio con l'avvento di Mario Monti, burocrate massone e uomo delle banche (ex Goldman Sacks), che ha fatto l'ultimo danno all'Italia prima di andare via [Leggere assolutamente: Modifica dell'art. 81 della Costituzione Italiana: un altro pezzo di sovranità che se ne va].



C. Emettere moneta autonomamente: questa strada, benchè risulti risolutiva definitivamente, è assolutamente la più osteggiata e boicottata dai banchieri (che perderebbero il controllo totalitario del sistema economico e sociale), dai politici (i quali, o non si rendono conto del funzionamento del sistema, o fanno finta di non capire rendendosi complici dei banchieri, consolandosi con le briciole che cadono dalle loro ricche tavole) e gli economisti (formati nelle Università nelle quali le società segrete hanno creato la giusta mentalità). Se l'Italia emettesse moneta autonomamente e se la BCE non fosse mai esistita, oggi il suo debito pubblico sarebbe pari a 0,00€. [Leggi: Una bambina di 12 anni dà una lezione di economia equa ai Banchieri Illuminati].




Quale sistema ci piacerebbe?



Quando i soldati degli illuminati devono trovare un modo per difendere il sistema attuale, tendono ad usare l'argomento dell'inflazione incontrollata, secondo il quale, se uno stato emettesse moneta senza nessun limite, il denaro perderebbe di valore, poichè ce ne sarebbe talmente tanto in giro, da far aumentare i prezzi a dismisura.



Questo problema è reale, ma costoro non dicono che il sistema attuale è una soluzione falsa e truffaldina, poichè la BCE e la Federal Reserve immettono indiscriminatamente denaro liquido nel sistema, non facendo altro che aumentare il debito pubblico degli stati e, di conseguenza, alimentare l'inflazione, in quanto i prezzi dei prodotti sono gravati dalle tasse che servono a rientrare nel debito.



E allora, quale possibile sistema alternativo? Come trovare una soluzione reale ad un problema reale? Un sistema a “sovranità monetaria” deve basarsi su tre punti fondamentali:




1) Lo stato deve emettere la moneta nel nome del Popolo Italiano. Sulla banconota dovrebbe esserci la firma del Presidente della Repubblica e la dicitura “di proprietà del portatore”. In questo modo, la banconota non viene “prestata” al cittadino, ma viene “accreditata”, cioè è sua; non è più una moneta-debito, ma una moneta-credito.



Attualmente, invece, sulla banconota c'è la firma del governatore della Banca Centrale (un privato cittadino), volendo significare che quella banconota non è del cittadino, ma che gli è stata prestata dietro interesse, e che, prima o poi, dovrà ridarla al suo proprietario, cioè la banca.



2) Lo stato deve emettere una quantità di moneta pari al valore del PIL, cioè a quanto prodotto dai cittadini in un anno Esempio: se lo stato fosse composto da due persone, Mario, che in un anno ha prodotto due mele, e Giorgio, che in un anno ha prodotto due pere, sarebbe necessario avere in circolo una quantità di denaro minima da consentire a Mario e a Giorgio di scambiarsi i relativi prodotti.



In questo modo, il valore sarebbe attribuito al lavoro dei cittadini e non al danaro in quanto tale, che per sua natura è uno strumento di scambio. La vera ricchezza risiede nel lavoro e non nella moneta. Quest'ultima è solo un'illusione.



Il paradosso che ci troviamo a vivere è assurdo, in quanto ci troviamo magazzini e negozi pieni zeppi di prodotti che, però, non possiamo scambiarci per scarsità di moneta, cioè dello strumento di scambio. Naturalmente si tratta di una scarsità studiata a tavolino, con l'intento di indebitare sempre più i governi e porre il valore sulla moneta e non sul lavoro.



3) La tassazione statale non deve servire a finanziare i servizi pubblici, ma a regolare la quantità di moneta, in base a quanto si è prodotto in un anno. Naturalmente, questo tipo di tassazione non mette al riparo dall'ingiustizia sociale, in quanto rimarrebbe nella sensibilità delle singole forze politiche promuovere una vera progressività fiscale, secondo la quale chi guadagna di più partecipa in misura maggiore alla stabilità del sistema rispetto a chi guadagna meno.



Riusciremo mai a vedere una cosa del genere? Non posso e non voglio escluderlo! Non possiamo arrenderci a diventare proprietà di un manipolo di manigoldi che non hanno nessun altra capacità umana se non quella del raggiro, dell'avidità e dell'individualismo bieco.



Non a caso, per rendere ancora più invasivo il sistema economico, uno dei prossimi progetti di questi “illuminati” è la riduzione progressiva dell'uso del denaro contante, rispetto ad un'espansione del denaro elettronico, così da poter risparmiare anche quel centesimo per stampare una banconota e controllare sempre di più la vita dei cittadini occidentali.
Tratto da Il Navigatore Curioso

http://freeondarevolution.blogspot.it/2013/01/leconomia-attuale-e-una-truffa.html

Confermato che la BCE e l'Euro sono di proprieta' di privati!

DI GIANPAOLO MARCUCCI

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Il 12 marzo 2012 Olli Rehn, vicepresidente della Commissione Europea, risponde così all'interrogazione parlamentare dell'eurodeputato Marco Scurria sulla proprietà dell’Euro:
"L'articolo 128 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea costituisce la base giuridica per la disciplina dell'emissione di banconote e monete in euro da parte dell'Eurosistema (costituito dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali). La proprietà delle banconote e delle monete in euro dopo l'emissione da parte dell'Eurosistema è disciplinata dalla legislazione nazionale vigente al momento del trasferimento delle banconote e monete al nuovo proprietario, ossia al momento dell'addebito del conto corrente bancario o dello scambio delle banconote o monete."
Questa affermazione ufficiale segna l'epilogo del lungo e confuso dibattito riguardo la natura della moneta unica. Rehn infatti ci spiega chiaramente che nella fase dell’emissione (stampa delle banconote o apparizione di cifre sui monitor dell’Eurosistema) la moneta appartiene alla BCE mentre dopo l’emissione la proprietà dei valori nominali appartiene a “chi ha accettato l’addebito”. Per chiarire meglio cita anche l’articolo 128 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea il cui comma 1 recita così: La Banca centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in euro all’interno dell’Unione. La Banca centrale europea e le banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione.”
Dunque la BCE è ufficialmente il proprietario della moneta al momento della sua emissione. Tale istituto, non consegna il denaro emesso agli stati al prezzo di fabbricazione (ipotizziamo 30 centesimi per la stampa di una banconota da 100€, quasi nulla per il denaro virtuale), bensì lo presta al suo valore nominale (ad esempio nel caso della banconota da 100€ costata 30 centesimi, 100€) e in più chiede un piccolo interesse. Questo è il sistema attraverso il quale oggi viene emessa la moneta in Europa. Nulla risulterebbe essere problematico (a parte la storia dell’interesse) se tale istituto, la Banca Centrale Europea, che emette l’Euro a regime di monopolio, fosse pubblico e se quindi gli stati chiedendo denaro si indebitassero con loro stessi (come accade in Giappone). Tuttavia, tale istituto, proprio pubblico, non è.
La Banca Centrale Europea, come si evince dal suo sito ufficiale è di proprietà delle banche centrali di ciascuno dei paesi membri dell’unione che rientrano nell’Eurosistema. Sostanzialmente nei paesi dell’Eurozona la BCE è rappresentata dalle banche centrali nazionali. Ebbene, le banche centrali, non hanno affatto l’obbligo di essere pubbliche. In Italia la banca definita “centrale” è la Banca d'Italia, un istituto i cui partecipanti al capitale sono per circa il 95% società privatePrivati, che hanno come solo scopo quello di massimizzare il proprio profitto (e non il benessere dei cittadini) sono creditori del debito pubblico, un debito che non si potrà mai estinguere. Attraverso questo meccanismo, tali gruppi di potere possono decidere le sorti di intere nazioni: farle fallire oppure salvarle, forzarle ad adottare una forte politica di privatizzazione in modo da far divenire, ciò che prima era di tutti, acquistabile da chi ha più denaro. Tale logica scriteriata è causa dei suicidi in piazza e della morte per fame e freddo di milioni di persone.
Eppure la soluzione ci sarebbe, ed è una soluzione politica: nazionalizzare le banche centrali e le banche commerciali, cominciare a battere moneta sovrana e liberarsi del debito accumulato negli anni da politici disonesti appellandosi al “debito detestabile”. Esempi simili li abbiamo avuti in Argentina e in Islanda. Ma che cos’è il debito detestabile? Citiamo una spiegazione esauriente:
“Il concetto di “Debito Detestabile” costituisce un precedente giuridico importantissimo, in quanto legalmente già usato proprio dagli stessi Stati Uniti nel 1898, al momento del conflitto ispano-cubano che portò all’ annessione di Cuba, per rifiutarsi di pagarne il precedente debito pubblico da essa contratto col regime coloniale Spagnolo. “Detestare” il debito e rifiutarsi di sottostare al cappio fraudolento del suo pagamento è quindi cosa fattibile e del tutto lecita, una volta dimostrata la completa illegittimità di un Debito di cui i cittadini non sono responsabili: il Diritto Internazionale offre diversi strumenti a tal fine, uno dei quali è appunto la nozione di debito detestabile. Debito Pubblico che è dunque possibile dichiarare “detestabile” se esistono le condizioni atte a soddisfare i tre requisiti giuridici di seguito esposti:
1) Il governo del Paese deve aver conseguito il prestito senza che i cittadini ne fossero consapevoli e senza il loro consenso.
2) I prestiti devono essere stati utilizzati per attività che non hanno portato benefici alla cittadinanza nel suo complesso.
3) I creditori devono essere al corrente di questa situazione, e disinteressarsene.”
Nella scala che porta alla risoluzione di un problema il primo gradino è la consapevolezza della sua esistenza.

Fonte:  http://eccocosavedo.blogspot.it

lunedì 14 gennaio 2013

Dal welfare al warfare, così si indebita lo Stato. Comprando armi

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L' acquisto di armamenti avviene in sordina. Si sfoglia un depliant e si sceglie il modello aereo o elicottero, siluro o sistema di puntamento. Tutto è presentato con il codice rosso dell' emergenza, il voto del Parlamento è solo consultivo
di Daniele Martini -

Dal welfare al warfare. In sordina, il più possibile lontano dai riflettori, ma con un’ accelerazione recente, l’ Italia da paese che impegna le sue forze per la protezione sociale e il benessere (welfare), sta diventando uno Stato che si indebita per le armi (warfare). Lo smottamento avviene a colpi di sterzate decisioniste, con un sistema che tra il serio e il faceto nell’ambiente è chiamato il “depliant”, come quegli opuscoli consegnati nelle agenzie di viaggio per invogliare i clienti a prenotare le vacanze o i volantoni dei supermercati con le offerte di pelati e braciole.
Con il depliant delle armi, l’Italia ha comprato costosissimi sistemi d’arma, aerei, elicotteri, sottomarini, la bellezza di 71 programmi di armamento, a colpi di 3 miliardi e mezzo di euro all’anno, a volte anche 4, senza contare gli investimenti di difficile quantificazione inseriti nel bilancio del ministero dello Sviluppo economico.

SOLDATO DEL FUTURO, MA QUANTO MI COSTI?

L’elenco delle spese è impressionante. In prima fila ci sono i soliti F-35, i cacciabombardieri della Lockheed Martin, e la cosiddetta Forza Nec, cioè il soldato robotizzato del futuro (vedi foto). Per entrambi l’Italia ha già preso impegni e speso quattrini, anche se non c’è ancora una decisione definitiva. Entrambi implicano un impegno finanziario stratosferico, circa 13 miliardi di euro ciascuno di spese vive, cioè per l’acquisto puro e semplice, senza contare gli annessi e connessi che sono altrettanto impegnativi, dalla manutenzione alla sostituzione di componenti.

Per gli F-35, per esempio, i tecnici calcolano che la fase post acquisto sia addirittura più costosa dell’acquisto stesso, nell’ordine di due volte e forse anche tre. In pratica con gli F-35 nei prossimi 20 anni l’Italia dovrebbe mettere sul piatto una cifra che volendo stare bassi verosimilmente oscilla tra i 25 e i 40 miliardi di euro. Gli Stati maggiori sostengono, però, che una quota di queste spese avrebbe un ritorno positivo sull’industria e il lavoro italiani, ma è vero solo in minima parte. La Rivista italiana difesa, molto vicina agli ambienti militari, tempo fa arrivò addirittura ad annunciare il raddoppio dello stabilimento Faco di Cameri dell’Alenia (Finmeccanica) sostenendo che sarebbe stata assemblata lì parte dei velivoli destinati alle forze armate americane. Ma non è così e la stessa Lockheed Martin interrogata in proposito ha precisato ufficialmente che “tutti gli F-35 per gli Stati Uniti sono programmati per essere fabbricati a Fort Worth, Texas”. Punto.

Con Forza Nec ci sono i prodromi perché si verifichi qualcosa di simile. Le pressioni della “lobby del fante” perché il programma proceda sono molto forti, anche nel rispetto di una specie di manuale Cencelli delle spese militari: un tot ad Aeronautica, un tot alla Marina, un tot all’esercito e ai programmi interforze. L’esercito, ovviamente, non vuol restare indietro e insegue un equilibrio per impedire che Marina ed Aeronautica facciano la parte del leone, necessitando entrambe di sistemi sofisticati e tecnologicamente avanzati e quindi più costosi. Aerei ed elicotteri, in particolare, costano un occhio della testa. Per esempio gli elicotteri Nh 90 prodotti in cooperazione con Francia, Germania e Olanda comportano una spesa complessiva fino al 2018 di quasi 4 miliardi di euro, gli elicotteri dell’Esercito Etm 1 miliardo e gli Eh 101 un altro miliardo ancora. Gli aerei da combattimento Eurofighter 2000, costruiti insieme a Germania, Inghilterra e Spagna, costano 18 miliardi fino al 2018, l’ammodernamento fino al 2015 dei Tornado 1,5 miliardi, 4 Boeing 767 rifornitori un altro miliardo.

Per Forza Nec il soldato del futuro non c’è un punto fermo, ma si va avanti lo stesso, forse per precostituire le condizioni perché anche volendo non si possa tornare indietro. Sono stati impegnati oltre 600 milioni di euro ed è stato firmato un contratto del valore di 238 milioni con Selex sistemi integrati (ancora Finmeccanica) a cui sono interessate anche altre aziende italiane: Galileo, Elsag, Oto Melara, Agusta Westland, Mbda Italia, Iveco, Engineering, Impresa soldato futuro. Il criterio del fatto compiuto viene invocato anche per i costosissimi sottomarini U 212 Todaro (Fincantieri più il consorzio tedesco Arge). Due sono già in esercizio e sono stati pagati 1 miliardo di euro, uno è in costruzione e per il quarto che non è stato neanche abbozzato, dalla Difesa si affrettano a sottolineare che rimangono da pagare “solo” 300 milioni, come dire che non si può fare marcia indietro. Nel frattempo sono stati stanziati 90 milioni per armare quei sottomarini con “siluri pesanti”. Questa estate Il Fatto si è imbattuto per caso in un altro gigantesco affare di compravendita di armi comunicato ufficialmente con un ermetico testo di poche righe.

DUE “FERRARI” DEI CIELI GULFSTREAM 5 COMPRATI IN ISRAELE

Per sostituire un aereo pattugliatore in esercizio nella base di Pratica di Mare e preso in affitto, la Difesa sta spendendo più di mezzo miliardo di euro per l’acquisto da Israele di due Gulfstream 5, aerei americani considerati come Ferrari dei cieli. L’operazione prevede che Alenia-Aermacchi (sempre Finmeccanica) fornisca a Israele 30 jet M 346 per l’addestramento dei piloti israeliani. Israele, però, venderà all’Italia un satellite spia Ofek che costa oltre 800 milioni di euro. La cosa davvero sorprendente è che tutto questo mamentario sia stato acquistato usando il depliant militare, cioè una nota generica con qualche foto, qualche cifra, qualche cenno alle eventuali ricadute produttive e nessun riferimento al ruolo delle banche, spesso invece decisivo per il prezzo finale, con tassi di finanziamento salati, spesso sopra il 10 per cento. Il tutto presentato sempre con il codice rosso dell’urgenza e ammannito a opinione pubblica e parlamentari quasi con degnazione, come non si trattasse di roba su cui ragionare a fondo. In pratica il depliant lascia la stessa scelta concessa nella prima metà del Novecento da Ford agli americani: “I clienti possono prenotare l’auto del colore preferito, purché sia nero”.

IL PARLAMENTO DICE NO ALL’ACQUISTO? SI COMPRA LO STESSO

Il Parlamento italiano con le armi può pronunciarsi liberamente, a patto che dica sì, se dice no, l’aereo o il sottomarino si compra lo stesso, perché il voto ha valore solo consultivo. È sorprendente che le spese per la Difesa siano stabilite con questi criteri abbastanza disinvolti. Perché se è vero che qualsiasi paese non può fare a meno di spendere per difendersi, così come del resto è previsto anche dalla Costituzione italiana, è anche vero che ovunque quelle spese vengono passate ai raggi X. Qui, invece, sembra una prerogativa degli stati maggiori tutt’al più d’intesa con il ministro di turno. Se poi il ministro è un militare, come l’ex capo di Stato maggiore della Difesa Giampaolo Di Paola, cresce il rischio di una autorefenzialità in divisa. Forse in futuro le cose potrebbero cambiare grazie al cosiddetto lodo Scanu (da Giampiero Scanu, deputato Pd), un articolo della riforma della Difesa che introduce l’obbligo da parte degli stati maggiori e del ministero di presentare una documentazione un po’ più seria concedendo al Parlamento un voto vincolante.

da Il Fatto Quotidiano del 13 gennaio 2012

Tratto da:  http://apocalisselaica.net

sabato 12 gennaio 2013

Francesca Salvador da Santoro parla di sovranità monetaria e spiazza tutti

 
 
 
Francesca se ne sta là, appollaiata sul trespolo sfigato di Servizio Pubblico, diventando una sorpresa bella e vera dell’evento televisivo dell’anno. Francesca di cognome fa Salvador, vive e lavora a Vittorio Veneto, provincia di Treviso. In quella che un tempo era la parte più ricca e produttiva del paese. Se ne sta lì, in attesa, mentre Santoro e Berlusconi giocano ad intrecciare i rispettivi cateteri lunghi una trentina d’anni di pantomima collettiva e milionaria; Travaglio fa il Travaglio. Berlusconi il Berlusconi.
Le due Santoro’s Angel giocano a fare le giornaliste all’americana, confermando quanto sia rara la coscienza di sé in una donna che si crede intelligente. Mi si perdoni la battuta maschilista, ma serve ad introdurre Francesca. L’imprenditrice veneta che, dopo un’ora e quaranta da spettatrice di un grottesco processo del Lunedì applicato alla politica, viene chiamata in causa: per il Biscardi in questione il suo intervento dovrebbe infastidire Berlusconi. Sì, lo spiazza. Ma in verità infastidisce tutto e tutti, gettando ospiti, spettatori e ascoltatori sul cemento duro della responsabilità. E Francesca dice una cosa santa, bella, enorme, magnifica: “E’ una questione di volontà politica”. Volontà politica. Per cosa? Per tornare liberi. Padroni a casa nostra. Padroni della nostra moneta. Per strapparla ai banchieri privati che oggi strozzano e, letteralmente, uccidono la nostra economia. Francesca è tranquilla e brava. Non si perde in fregnacce su Germania e Merkel. Va al cuore del problema. “Signor Berlusconi, lei sapeva che Mario Monti era un uomo della Trilateral e della Goldman Sachs”. Sì, l’uomo dell’amministrazione controllata dell’azienda Italia. Berlusconi trasecola, ma si agitano un po’ tutti. Anche a casa. Fa male sentirsi dare degli schiavi. La risposta, ovviamente, è la canonica: la Bce deve diventare banche garante. Francesca non si scompone, sorride: ha capito che senza una chiara volontà politica il banchiere non rinuncerà al controllo sistematico sull’economia italiana. Continuerà a privarla di liquidità, le farà licenziare i suoi collaboratori, la obbligherà a chiedere un prestito per pagare l’Imu su casa e capannoni. Fino a quando non sarà costretta a perdere tutto. Francesca questo non lo vuole. Vuole altro. Se ne frega dell’Euro, della libertà e della pace che l’Ue garantirebbe dal dopoguerra ad oggi: la sviolinata liberale del Cav e Santoro non la tocca. Lei ha coscienza di sé, sa chi è il suo nemico. Fuori dall’Euro. Ora. Sovranità monetaria. Ora. Immissione di liquidità a sostegno del lavoro e delle nuove generazioni. Ora. Non è più tempo di cateteri. E’ tempo di politica. Noi stiamo con Francesca Salvador. La sorpresa più bella e vera della trasmissione dell’anno.