IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

domenica 13 luglio 2014

Ecco il contributo dell’Italia ai raid dell’aviazione di Tel Aviv

Armi. La cooperazione sancita da una legge del 2005. Coinvolte le forze armate all’interno di un vincolo di segretezza

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I cac­cia­bom­bar­dieri che mar­tel­lano Gaza sono F-16 e F-15 for­niti dagli Usa a Israele (oltre 300, più altri aerei ed eli­cot­teri da guerra), insieme a migliaia di mis­sili e bombe a guida satel­li­tare e laser.
Come docu­menta il Ser­vi­zio di ricerca del Con­gresso Usa (11 aprile 2014), Washing­ton si è impe­gnato a for­nire a Israele, nel 2009–2018, un aiuto mili­tare di 30 miliardi di dol­lari, cui l’amministrazione Obama ha aggiunto nel 2014 oltre mezzo miliardo per lo svi­luppo di sistemi anti-razzi e anti-missili. Israele dispone a Washing­ton di una sorta di cassa con­ti­nua per l’acquisto di armi sta­tu­ni­tensi, tra cui sono pre­vi­sti 19 F-35 del costo di 2,7 miliardi. Può inol­tre usare, in caso di neces­sità, le potenti armi stoc­cate nel «Depo­sito Usa di emer­genza in Israele». Al con­fronto, l’armamento pale­sti­nese equi­vale a quello di chi, inqua­drato da un tira­tore scelto nel mirino tele­sco­pico di un fucile di pre­ci­sione, cerca di difen­dersi lan­cian­do­gli il razzo di un fuoco artificiale.
Un con­si­stente aiuto mili­tare a Israele viene anche dalle mag­giori potenze euro­pee. La Ger­ma­nia gli ha for­nito 5 sot­to­ma­rini Dol­phin (di cui due rega­lati) e tra poco ne con­se­gnerà un sesto. I sot­to­ma­rini sono stati modi­fi­cati per lan­ciare mis­sili da cro­ciera nucleari a lungo rag­gio, i Popeye Turbo deri­vati da quelli Usa, che pos­sono col­pire un obiet­tivo a 1500 km.

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  L’Italia sta for­nendo a Israele i primi dei 30 veli­voli M-346 da adde­stra­mento avan­zato, costruiti da Ale­nia Aer­mac­chi (Fin­mec­ca­nica), che pos­sono essere usati anche come cac­cia per l’attacco al suolo in ope­ra­zioni bel­li­che reali.
La for­ni­tura dei cac­cia M-346 costi­tui­sce solo una pic­cola parte della coo­pe­ra­zione mili­tare italo-israeliana, isti­tu­zio­na­liz­zata dalla Legge n. 94 del 17 mag­gio 2005. Essa coin­volge le forze armate e l’industria mili­tare del nostro paese in atti­vità di cui nes­suno (nep­pure in par­la­mento) viene messo a cono­scenza. La legge sta­bi­li­sce infatti che tali atti­vità sono «sog­gette all’accordo sulla sicu­rezza» e quindi segrete. Poi­ché Israele pos­siede armi nucleari, alte tec­no­lo­gie ita­liane pos­sono essere segre­ta­mente uti­liz­zate per poten­ziare le capa­cità di attacco dei vet­tori nucleari israe­liani. Pos­sono essere anche usate per ren­dere ancora più letali le armi «con­ven­zio­nali» usate dalla forze armate israe­liane con­tro i palestinesi.
La coo­pe­ra­zione mili­tare italo-israeliana si è inten­si­fi­cata quando il 2 dicem­bre 2008, tre set­ti­mane prima dell’operazione israe­liana «Piombo fuso» a Gaza, la Nato ha rati­fi­cato il «Pro­gramma di coo­pe­ra­zione indi­vi­duale» con Israele. Esso com­prende: scam­bio di infor­ma­zioni tra i ser­vizi di intel­li­gence, con­nes­sione di Israele al sistema elet­tro­nico Nato, coo­pe­ra­zione nel set­tore degli arma­menti, aumento delle eser­ci­ta­zioni mili­tari con­giunte.


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In tale qua­dro rien­tra la «Blue Flag», la più grande eser­ci­ta­zione di guerra aerea mai svol­tasi in Israele, cui hanno par­te­ci­pato nel novem­bre 2013 Stati uniti, Ita­lia e Gre­cia. La «Blue Flag» è ser­vita a inte­grare nella Nato le forze aeree israe­liane, che ave­vano prima effet­tuato eser­ci­ta­zioni con­giunte solo con sin­goli paesi dell’Alleanza, come quelle a Deci­mo­mannu con l’aeronautica ita­liana. Le forze aeree israe­liane, sot­to­li­nea il gene­rale Ami­kam Nor­kin, stanno spe­ri­men­tando nuove pro­ce­dure per poten­ziare la pro­pria capa­cità, «accre­scendo di dieci volte il numero di obiet­tivi che ven­gono indi­vi­duati e distrutti». Ciò che sta facendo in que­sto momento a Gaza, gra­zie anche al con­tri­buto italiano.

Fonte 

 

London Review of Books: “L'ex fascista Giorgio Napolitano è un pericolo per la democrazia"

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"Napolitano è un pericolo per la democrazia in Italia": parole e musica non di un Beppe Grillo qualsiasi ma della prestigiosa London Review of Books, dove storici e ricercatori britannici hanno condannato l'operato di re Giorgio. A cui stanno già fischiando le orecchie: avviso di sfratto in corso

L’avviso di sfratto a Giorgio Napolitano arriva da Londra, regno dell’alta finanza europea, per mezzo della prestigiosa rivista London Review of Books.
Gli storici e i ricercatori inglesi, accademici di statura internazionale, che compongono il board della rivista hanno ospitato e recensito il nuovo saggio di Perry Anderson, storico di fama mondiale, la cui conclusione è inequivocabile: “Giorgio Napolitano è la vera minaccia per la democrazia italiana”.
Altro che il salvatore della patria, altro che “roccia su cui fondare la Terza Repubblica”, come scrivono i pennivendoli di fiducia. Secondo Anderson, “Napolitano è una vera pericolosa anomalia, un politico che ha costruito tutta la carriera su un principio: stare sempre dalla parte del vincitore".
Il saggio, intitolato “The Italian Disaster”, racconta – con stile british, asciutto e senza fronzoli – la vera storia di Re Giorgio. A cominciare da un fatto incontrovertibile, che pochi conoscono e che potrebbe scatenare un putiferio: da studente Napolitano ha aderito al GUF, il Gruppo Universitario Fascista. Lo ha frequentato il tempo necessario per capire che l’aria stava cambiando e bisognava prendere le contromisure: salto della quaglia et voilà, Napolitano diventa comunista sfegatato, plaudendo all’intervento sovietico in Ungheria e asserendo che “solo i folli e i faziosi possono davvero credere allo spettro dello stalinismo".
Negli anni Settanta diventa “il comunista favorito di Kissinger", visto che il nuovo potere da coltivare sono ora gli Stati Uniti.
Ma il meglio, anzi il peggio di sé, Napolitano - secondo la ricostruzione dello storico britannico - lo offre proprio da presidente della Repubblica: “Nel 2008 firma il lodo Alfano, che 'garantisce a Berlusconi come primo ministro e a lui stesso come presidente l'immunità giudiziaria'. Il lodo verrà dichiarato poi incostituzionale e trasformato nel 2010 nel 'legittimo impedimento', anch'esso dichiarato incostituzionale nel 2011”.
E poi una sequenza inarrivabile per dispotismo, autocrazia e violazioni di norme elementari: dal mancato scioglimento delle Camere nel 2008, all'entrata in guerra contro la Libia del 2011 (scavalcando la costituzione, senza un voto parlamentare e violando un trattato di non aggressione), passando per le trame con Monti e Passera per sostituire Berlusconi.
Per non parlare, poi, della vicenda della ri-elezione al secondo mandato ("a 87 anni, battuto solo da Mugabe, Peres e dal moribondo re saudita") e del siluramento del “nipotino” Letta da presidente del Consiglio, sostituito dal “nipotino” Renzi, senza passare per le urne. Secondo quanto scrive Anderson, “Napolitano, che dovrebbe essere il guardiano imparziale dell'ordine parlamentare e non interferire con le sue decisioni, rompe ogni regola”.
"La corruzione negli affari, nella burocrazia e nella politica tipiche dell'Italia sono adesso aggravate dalla corruzione costituzionale".
E per finire, come un macigno sopra la testa di Re Giorgio, arriva il paragone con Nixon, il peggiore presidente nella storia americana. Anderson, infatti, rievoca il caso Mancino e la richiesta di impeachment contro Napolitano da parte di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso. La risposta del nostro presidente è stata l'invocazione della totale immunità nella trattativa Stato-mafia. Ed è proprio in questo che lo storico britannico parla di “Nixon-style”, termine che evoca scandali come il Watergate. “Ma gli esiti italiani sono stati diversi, come ben sappiamo”, fa notare Anderson.
Adieu, Re Giorgio. Rien va plus.

Fonte: infiltrato.it

venerdì 11 luglio 2014

AGGHIACCIANTE: Wikileaks svela l’accordo segreto tra Stati Uniti e Unione Europea… Se entra in vigore è la fine della civiltà !

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Mentre senza troppo clamore Stati Uniti e Commissione europea elaborano il futuro partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP), è nel riserbo più assoluto che lavorano anche al Trattato sugli scambi nei servizi (TISA) che implica 50 paesi, fra i quali gli Stati Uniti, i paesi dell’Unione europea e la Svizzera, per un totale di circa il 68% degli scambi mondiali in materia di servizi.
Il sito Wikileaks ha pubblicato la bozza del trattato riguardante i servizi finanziari. Si tratta di abolire tutte le restrizioni che limitano ancora i colossi bancari e gli hedge funds.
Il clima di segreto assoluto appare già nelle prime righe dell’accordo sui servizi finanziari, dove si afferma che “l’accordo deve essere protetto da qualsiasi diffusione non autorizzata e deve rimanere protetto sottochiave o con accesso ristretto. Non potrà essere declassificato che cinque anni dopo l’entrata in vigore del TISA o, se non si giunge ad alcun accordo, cinque anni dopo lafine dei negoziati.”
L’accordo punta alla chiusura o alla privatizzazione di ogni forma di servizio assicurato dal settore pubblico, il che include la sanità, l’istruzione, i trasporti, servizi cruciali per i cittadini, che non andrebbero considerati come “mercanzia generatrice di profitti e facente parte della sfero del libero scambio.”
Verranno proibiti anche i fondi pensione statali, in quanto sono considerati monopoli. L’organizzazione Public Services International (PSI) che rappresenta circa 670 sindacati a livello mondiale, in aprile ha pubblicato un rapporto allarmante intitolato “TISA contro i servizi pubblici.”
Nel rapporto si spiega che il TISA impedirà ai governi di fornire servizi pubblici vitali, come la salute, i servizi postali, persino l’erogazione dell’acqua o dell’energia. “Il TISA garantirebbe la privatizzazione dei servizi pubblici. L’accordo proposto potrebbe anche vietare ai governi di riprendere il controllo, anche nel caso in cui il privato fallisse e non riuscisse ad assicurare il servizio.”
Inoltre limiterebbe la capacità dei governi di regolamentare i settori più importanti, come quello finanziario o energetico, delle telecomunicazioni, il flusso transfrontaliero delle informazioni.
E come ciliegina sulla torta, il TISA mira anche a ridurre ai minimi termini la supervisione nazionale delle attività finanziarie. L’accordo stipula che ognuna delle parti dovrà elencare i diritti di monopolio esistenti e sforzarsi di eliminarli o di ridurne la portata.

mercoledì 9 luglio 2014

Il Fmi insiste: "Prelievo forzoso". Conti correnti e fondi pensione in pericolo

A essere colpiti in primo luogo saranno i detentori di assicurazioni sulla vita e i fondi pensione

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Se n'è già parlato in più occasioni negli scorsi mesi, ora l'ipotesi torna ad essere ventilata da chi più spinge per questa ipotesi nel tentativo di arginare il debito dei Paesi più a rischio: il Fondo Monetario Internazionale.
 
DIE WELT - "Il FMI prepara una nuova tornata di espropri per i risparmiatori" - titolava Die Welt sabato 28 giugno:
"Un piano del Fondo monetario internazionale prevede che in futuro la riorganizzazione dei debiti sarà più rapida e applicata in maniera più radicale. A essere colpiti in primo luogo saranno i detentori di assicurazioni sulla vita e i fondi pensione. Il punto fondamentale è che sarà applicata una manovra più flessibile. Questo potrebbe sembrare una buona cosa, ma la conseguenza sarà che in futuro i creditori dovranno collaborare. In Europa questi creditori sono essenzialmente detentori di polizze di assicurazione sulla vita e altre forme di fondi pensione".
MEGLIO SPOSTARE I SOLDI? - Il giornale ed i suoi esperti economico-finanziari consigliano di investire direttamente in imprese e società e non in fondi pensione e piani di assicurazione sulla vita, in quanto non sarà possibile impedire al FMI di attuare i suoi prelievi forzosi. In altre parole, per investire i propri soldi sono finiti il risparmio e la previdenza. E’ più sicura la speculazione in Borsa.
 

domenica 6 luglio 2014

Gli ultimi giorni del pianeta Terra



Even though we can’t afford, the sky is over. Anche se non ce lo possiamo permettere, il cielo è sparito. (Serj Tankian, The sky is over)

Disfacimento

E’ proprio necessario riportare fonti e tradurre articoli per dimostrare che, se non accadrà un miracolo, il pianeta e l’umanità sono spacciati? Non occorre elencare i flagelli che stanno colpendo una Terra già fortemente provata da un modello di “sviluppo” aberrante.

Dalle radiazioni di Fukushima alle diuturne, esiziali operazioni di geoingegneria abusiva, dalle contaminazioni di ampie aree a causa dell’uranio impoverito alle discariche ed agli inceneritori che avvelenano l'aria, il suolo e le falde acquifere, dal traffico di rifiuti tossici alla deforestazione, dall’acidificazione degli oceani a causa del rilascio di gas naturale al deterioramento dell’ozonosfera, dall’estinzione di numerose specie viventi all’inquinamento elettromagnetico, è tutto una sequela di disastri da tempo annunciati, invano denunciati.

Gaia sembra ormai una bolgia dantesca. Si respira un’atmosfera da basso impero: il disfacimento, però, a differenza di quanto accadde nel III secolo, non è la ripercussione di un concorso di eventi sfavorevoli, quanto il risultato di un declino programmato in cui le parole d’ordine sono “crisi” e “devastazione”. Sono ferite inferte ad un’umanità sempre più debole e disorientata, blandita solleticando un fatuo narcisismo, una mal intesa e distorta rivendicazione di diritti.

Il gonzo di Firenze

Il sistema agisce per ledere e distruggere, ma sempre mascherando le sue azioni perverse che sono presentate come benefici: una campagna per le vaccinazioni, un’iniziativa per “tutelare” l’ambiente, una raccolta di fondi per compiere ricerche su una “malattia genetica rara”, una legge per combattere la disoccupazione… Ogni intervento, nel mondo orwelliano in cui siamo costretti a sopravvivere, va letto al contrario.

Probabilmente lo scenario più agghiacciante, ma spacciato per mirabolante innovazione a favore dei cittadini, è quello prospettato dal gonzo di Firenze: costui ha anticipato che presto ogni italiano riceverà un codice per consentirgli di gestire tutte le esigenze (rapporti con la pubblica amministrazione, movimenti di denaro, fruizione di servizi, istruzione…). E’ palese l’intento: digitalizzare l’intero spettro delle attività per trasformare gli individui in numeri che possono essere cancellati pigiando un tasto.

Che sia stato un minus habens a preannunciare il marchio, non cambia la sostanza delle cose, giacché il giullare tosco è il portavoce di poteri forti, gli stessi poteri che fomentano conflitti in ogni dove, tramano “rivoluzioni”, depredano risorse, massacrano intere etnie. Le loro parole sono di miele, ma il loro cuore è gonfio di fiele. Dai pulpiti, dalle logge, dalle tribune essi proclamano a gran voce di volersi adoperare per la pace, per la libertà e giustizia, ma covano un odio feroce che li sprona a scatenare guerre, a schiacciare i popoli, a prevaricare.

Una via d’uscita

Il cantante statunitense di origini armene, Serj Tankian, nell’epica canzone intitolata “The sky is over” (Il cielo è sparito), grida il suo dolore di fronte ad un mondo dilaniato in cui i carnefici rovinano paesi ed economie, dove la noncuranza della massa impedisce e rinvia la presa di coscienza, il semplice gesto, per dirla con James Hillman, di “guardare in alto”. “Guardare in alto” non significa solo – ed è già pratica auspicabile – volgere gli occhi al firmamento per prendere contezza della sua tragica metamorfosi, ma soprattutto preservare quell’attitudine a vedere oltre le contingenze e la superficie, ad intraprendere un percorso difficile ma significativo verso un riscatto risolutivo. E’ un’attitudine del tutto negata a disinformatori vecchi e nuovi, ai Quisling, ai persecutori a cottimo, ai ciarlatani scientisti. Il loro attuale successo, il loro ignominioso trionfo, conseguito grazie al sostegno dell’establisment e ad una corruzione capillare, è caparra di una disfatta ingloriosa, definitiva.
 

venerdì 4 luglio 2014

Unione Europea: il problema non è la Germania, ma la struttura disfunzionale su cui è fondata la stessa

Di Salvatore Santoru



 Spesso in gran parte dell'informazione alternativa e non, tutti i problemi dell'Unione Europea vengono addebitati alle politiche della Germania, e questo a mio parere non è altro che una visione superficiale della questione.
Difatti si confondono le cause con le conseguenze, e non si cerca il problema alla radice.





Si preferisce usare i tedeschi come capro espiatorio, invece di mettere in discussione il modello disfunzionale su cui si basa l'UE.
Un modello disfunzionale di cui anche i tedeschi sono vittime.




Difatti, l'UE è fondata su un sistema essenzialmente antidemocratico, basato sul potere della cosiddetta "troika",  ovvero la BCE, il Fondo Monetario internazionale e la Commissione Europea, burocrati e tecnocrati non eletti da nessuno.


Bisogna specificare che le politiche portate avanti da molti governi tedeschi, sopratutto quello attuale della Merkel, siano state nocive sopratutto per i paesi mediterranei è vero, ma questa è solo una parte del problema, ed è come si suol dire limitarsi a guardare il dito senza volgere lo sguardo alla luna.


Infatti la contrapposizione tra paesi mediterranei e nordici è voluta, fa parte de "dividi et impera" messo in atto dall'oligarchia finanziaria che governa l'UE e che risponde ai dettami dell'alta finanza internazionale.

In sostanza l'UE non fa altro che gli interessi delle grandi banche e delle multinazionali, a scapito di quelli dei cittadini che in teoria rappresenta, ed è questo il vero problema.


Come ha affermato recentemente l'ex premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz, a proposito dell'euro e dell'UE  "l'euro è stato il più grande errore dell'Europa ma il suo problema principale non è nella struttura dei singoli paesi come l’Italia – anche se ci sono riforme da portare avanti – ma la struttura stessa dell’Eurozona".


Uno degli stessi più importanti padri fondatori della moneta unica,Robert Mundell, in un'intervista al Guardian del 2012 ha dichiarato praticamente che l'euro non è altro che l'arma che avrebbe spiazzato via norme e regolamenti sul lavoro costringendo i governi nazionali a tagliare la spesa sociale, privatizzare a buon mercato e svendere la propria sovranità alla stessa UE e ai grandi gruppi di potere che la guidano.

Disse Mundell che : "l’euro è tutt’uno con la Reaganomics; la disciplina monetaria impone la disciplina fiscale ed agisce anche sui politici , e quando la crisi morde allora alle nazioni resta ben poco da fare se non " liberalizzare " , privatizzare, deregolamentare e soprattutto distruggere il welfare garantito dallo Stato".

ROBERT MUNDELL (''PADRE'' DELL'EURO-DISASTRO): ''L'EURO E' L'ARMA ELIMINARE FINALMENTE WELFARE E SOVRANITA' NAZIONALI''

Non bisogna dimenticare le affermazioni del noto industriale e politico Étienne Davignon, un passato da commissario europeo e ritenuto un personaggio importantissimo per la nascita della stessa UE, in un'intervista alla testata giornalistica "EUobserver", secondo cui in poche parole la creazione dell'euro era stata decisa a tavolino in un meeting del famigerato gruppo Bilderberg, di cui Davignon così come tantissimi altri funzionari europei hanno fatto e/o fanno parte.

Essenzialmente l'UE è stata voluta dai grandi gruppi di potere mondiali, e secondo molti studiosi tra cui Giorgio Galli, uno dei più noti e importanti politologi italiani, anche occulti.

Su quest'ultima tematica(non inerente all'articolo in questione) per chi è interessato consiglio la lettura di un libro di Paolo Rumor,figlio del due volte Presidente del Consiglio Mariano Rumor,scritto in collaborazione con lo stesso Galli dal titolo "L'altra Europa", pubblicato per la "Hobby e Work" nel 2010.

La contrapposizione tra i cosiddetti paesi "PIGS" e quelli che l'UE considera "virtuosi", è fortemente voluta allo scopo di accelerare il progetto di unificazione e centralizzazione della stessa Unione, che si otterrà con la definitiva cessione di sovranità dei singoli paesi alla stessa UE.


Da una parte,in Germania, i media accusano i paesi del Sud di essere poco "competitivi" e "improduttivi", dall'altra nel Sud Europa, molti accusano i tedeschi di essere la causa di tutti i mali dell'UE, ma sostanzialmente queste non si rivelano altro che propagande.


Non molto tempo fa avevano fatto scalpore le dichiarazioni di Nikos Christodoulakis,ministro delle finanze greco al tempo dell'entrata nell'euro del paese, in cui ammetteva di aver truccato i conti pur di entrare la Grecia nell'UE, e dichiarava anche che tutti i paesi avevano fatto così(compresa anche la Germania).

Bisogna dirlo chiaramente: ora come ora l'UE non va bene a nessuno ed è totalmente disfunzionale.
O meglio, fa comodo ai potentati finanziari,industriali e ai politici che beneficiano di tutto questo, ma per i popoli è una catastrofe, sopratutto per quelli mediterranei ma anche per quelli nordici.

Continuare ad insistere sulle conseguenze senza voler cercare e rimuovere la causa è inutile.

Bisogna mettere in discussione l'UE proprio dalle sue basi, perchè è lì che sta il problema.


Quindi per il momento un'uscita dall'eurozona se non dalla stessa UE, risulterebbe la soluzione migliore per rompere l'attuale stagnante status quo e al contempo porre le basi per un'altra e diversa Europa, libera,indipendente e sociale, e per rompere definitivamente con questa Unione antieuropea,antisociale e schiava della dittatura tecnocratica e finanziaria.

Usa, la flotta degli F35 a terra: «Non sono sicuri»

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L’intera flotta di 97 aerei militari Lockheed Martin Corp F-35 americani rimarrà a terra fino a che non verranno compiuti i “controlli necessari”. La direttiva arriva dal Pentagono, dall’Aereonautica e dalla Marina a pochi giorni dall’incidente in una base militare in Florida, avvenuto lo scorso 23 giugno: i primi accertamenti non hanno dato risposte soddisfacenti sul motivo dell’incendio (che non ha causato vittime). «Altri controlli sono dunque stati richiesti: gli F35 torneranno a volare solo quando saremo sicuri», riferisce un comunicato del ministero della Difesa.
Sospesa anche la trasvolata dell’Atlantico
Sud Corea in pole position per l’acquisto di quaranta velivoli F35
di alcuni esemplari di F35 che avrebbero dovuto partecipare al Farnborough International Airshow e al Royal International Air Tattoo, in Inghilterra, due importanti eventi per l’industria militare. Non sembrano invece cambiati i piani del governo sud coreano, che prevede di acquistare 40 F35 e che comunque sta monitorando la situazione.
Anche l’Italia si doterà di F35, ma come ha ribadito il ministro Pinotti, il «programma complessivo» resta sospeso e «sarà definito nuovamente» dopo la stesura del Libro Bianco che definirà ciò che serve «per soddisfare le nostre necessità di difesa». Oggi i contratti già sottoscritti e operanti riguardano solo i lotti 6 e 7, per sei velivoli complessivi.
Mogherini: «C’è una discussione per quali aerei comprare»
Sulla vicenda è intervenuta venerdì mattina anche la ministra Mogherini, titolare del dicastero degli Esteri: «Non sta a me dare giudizi tecnici. La strategia italiana di difesa è sotto revisione, c’è «una discussione anche su quali aerei comprare. Sicuramente anche noi avremo bisogno di riaggiornare i nostri strumenti militari, molti sono vecchi. Una discussione da fare anche con gli americani».

Fonte

Evasione dall'idiozia

Perchè pagar le tasse non è etico
Per prepararsi in modo razionale a prendere posizione sul tema dell’evasione fiscale in Italia, si dovrebbe riflettere su tre questioni che hanno un carattere preliminare:

1. Perché non far emergere l’enorme evasione fiscale delle banche sul signoraggio secondario, attuata col mettere al passivo uscite inesistenti delle somme che fingono di prestare, come illustrato nel saggi mio e di Antonio Miclavez Euroschiavi e nel mio La Moneta Copernicana? Perché non far emergere e recuperare il reddito occulto da signoraggio primario delle banche centrali, attuato col mettere al passivo il denaro circolante, come evidenziato anche da Paul Krugman a pag. 239 del suo Economia Internazionale II?

2. Pagare le tasse significa dare denaro in gestione ai politici. Come usano il denaro gli evasori? E come lo usano i politici? Chi dei due lo usa in modo più conforme all’interesse della nazione? Cioè, la nazione ha più beneficio se un imprenditore evade il fisco per il 10% del suo reddito e usa il conseguente risparmio fiscale per contenere i prezzi e restare sul mercato nonostante la concorrenza cinese e l’inefficienza dello Stato italiano, oppure se quel reddito viene pagato in tasse, ossia viene versato allo Stato e viene quindi gestito dai politici italiani che sappiamo come lo gestiscono?

3. Quali conseguenze avrebbe l’impossibilità di evadere per le imprese e per i lavoratori dipendenti che oggi evadono, e sull’andamento dell’economia? Che effetti avrebbe, sui loro costi di produzione e sulla competitività, l’impossibilità di evadere il fisco e i contributi? Riuscirebbero egualmente a restare sul mercato e a conservare il posto di lavoro e il reddito, oppure non ci riuscirebbero più? E quali conseguenze avrebbe ciò non solo per quelle imprese e quei lavoratori, ma per tutta la società? E quali conseguenze avrebbe, invece, un aumento dell’evasione, sull’economia e sulla recessione? Malefiche o Benefiche?
Se la lotta all’evasione (fiscale e retributiva) che i governi italiani, soprattutto della sinistra, si prefiggono e si vantano di voler condurre “seriamente”, raggiungesse i suoi obiettivi dichiarati, ossia se ponesse fine all’evasione, per l’economia nazionale sarebbe il tracollo.
Per contro, consentire silenziosamente una maggiore evasione, potrebbe essere uno strumento semplice ed efficace per uscire dalla recessione, rilanciando la voglia di investire, di spendere, di produrre, soprattutto per un governo con scarso spazio di manovra e che non può far emergere il nero bancario. Ancora di più consentirebbe di far sopravvivere alla crisi centinaia di migliaia di imprese che ora stanno morendo - un patrimonio prezioso, anzi indispensabile, per l’economia del Paese.
In futuro, con la ripresa, si potrà recuperare, magari con un condono. Ma, intanto, ora, dovremmo salvare la piccola e piccolissima impresa: un bene primario per tutti. Invece, i governi stanno arruolando migliaia di costosi “accertatori fiscali” che si scatenano sommando la loro azione a quella della recessione e della stretta creditizia.
E’ del resto palese che: Tasse e contributi, per le imprese, costituiscono un costo di produzione – un costo elevatissimo. Se un’impresa riesce a evadere il 30%, come mediamente fanno le imprese, significa che riduce i costi di produzione del 30%. Molte imprese riescono a stare sul mercato, nonostante i vari fattori negativi (costo e inefficienza della burocrazia, costo e scarsità del credito bancario, costo dell’energia, concorrenza straniera, ecc.) proprio grazie a questo risparmio. Se il governo le impedisce di realizzare questo risparmio, l’impresa si ritrova con costi di produzione aumentati del 30%.
A questo punto, l’imprenditore si trova costretto a scegliere tra diverse opzioni, tutte distruttive per l’economia nazionale:
– aumentare i prezzi;
– chiudere l’impresa;
– trasferirsi all’estero;
– tagliare su investimenti e costi;
– passare al nero totale.
Più precisamente: Se i costi di produzione aumentano del 30%, allora anche i prezzi devono aumentare del 30%. Il che si traduce in costi e servizi più cari del 30%. Per la gioia dei consumatori. Ma se l’impresa in questione aumenta i suoi prezzi del 30%, quasi sicuramente non riuscirà più a vendere, uscirà dal mercato, e dovrà chiudere, licenziare, cessare la produzione, quindi smettere di pagare tasse e contributi che prima pagava. I suoi dipendenti rimarranno disoccupati, a carico della collettività.
L’imprenditore, se può, trasferirà la sua attività in un paese straniero dove la tassazione è bassa e il costo del lavoro è pure basso – che so, la Slovacchia, la Romania, la Tunisia. Porterà con sé capitali, tecnologia, i suoi collaboratori più qualificati. E dall’estero farà concorrenza all’Italia, creando ulteriori difficoltà alle imprese che sono rimaste in questo paese. Ma questo è proprio ciò che moltissime imprese hanno già fatto e molte altre stanno facendo, e lo fanno soprattutto per le eccessive tasse italiane!
Alcuni imprenditori cercheranno di sopravvivere in Italia, riducendo il margine di profitto e tagliando le spese al massimo – ossia licenziando i lavoratori non indispensabili e rinunciando agli investimenti e all’innovazione, quindi destinandosi a diventare obsoleti in breve tempo. Altri imprenditori decideranno di passare interamente al nero, all’evasione totale. E in quanto all’altro grande ambito di evasione, ossia coloro che, pensionati o no, lavorano in nero, e coloro che fanno un doppio lavoro, e coloro che lavorano a tempo pieno con un contratto part-time.
Queste persone riescono a lavorare perché non pagano tasse né contributi sul loro lavoro nero. Se dovessero pagarli, il loro lavoro costerebbe d’un tratto il 90% circa in più tra tasse e contributi, e non sarebbe più conveniente. Alcuni (pensionati, pubblici dipendenti) non avrebbero nemmeno il diritto di fare il lavoro in questione. Perciò molti di questi lavoratori dovrebbero cessare l’attività, perdendo il relativo reddito. Ma questo reddito è spesso necessario a sostenere le spese di un mutuo, o dello studio di un figlio, o le rate di un leasing. Le conseguenze sono immaginabili.
Ovviamente, non è che i nostri ministri ignorino queste elementari considerazioni. Sanno benissimo che una lotta efficace all’evasione produrrebbe il collasso economico, non benefici per la collettività. Ma il loro fine è, appunto, molto diverso dal bene della collettività. È il bene dei loro mandanti.
La Casta tende a massimizzare l’imposizione fiscale, non la quantifica secondo esigenze oggettive – crea queste esigenze in modo illegale per potersi impadronire del reddito dei cittadini, arricchirsi e ricattarli. Anche attraverso il signoraggio e l’indebitamento pubblico. Del resto, l’evasione, nel Nord Italia, è mediamente del 13% – più bassa che in Germania, Austria e altri paesi concorrenti. Nel Sud, invece, supera il 50%. Ma i controlli si concentrano solo al Nord. Non nelle basi della mafia.
Il vero scopo, non confessato ma facilmente constatabile, della campagna fiscale dell’ultimo governo Prodi, era costringere le numerosissime piccole imprese, soprattutto venete e lombarde, a chiudere, sia per eliminare una classe sociale che vota contro quella Casta politica, sia per fare spazio alle grandi imprese industriali, di servizi e alla grande distribuzione e alle public utilità companies consociate alla politica, alle pseudo-cooperative. Ossia a tutto ciò che è gestito dai partiti statalisti e dai sindacalisti.
In effetti l’elettorato della sinistra, che non brilla per informazione né per realismo, e che è legato a concezioni arcaiche dell’economia e dello Stato, crede che l’imprenditore si lasci spremere, quindi vota per queste politiche sbagliate. Invece l’imprenditore, soprattutto se possiede idee, tecnologie, e capitali, se ne va – pianta in asso l’apparato statale che gli mangia addosso, che lo mette in condizione di non poter investire, di non poter guadagnare. Le persone di mentalità statalista non hanno ancora capito che i capitali e le capacità emigrano. Licenziano, chiudono, emigrano e poi vanno a fare concorrenza dall’estero. Solo i più piccoli, i più deboli, i più vecchi, i meno dotati rimangono nonostante tutto.
Il Gazzettino di Rovigo di oggi dà notizia che ieri i militi della Guardia di Finanza hanno condotto una intensa lotta all’evasione fiscale controllando i bottegai e infliggendo sanzioni a 94 di loro per inosservanza degli obblighi circa gli scontrini fiscali (che, come sappiamo, sono emessi sempre o quasi, ma i clienti non li prendono o li buttano subito via). Capire che quella non è lotta all’evasione ma una presa per i fondelli da parte del regime della partitocrazia ladra e fedele agli interessi della finanza predatrice, è già evadere dall’idiozia.
Marco Della Luna
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