"LADRI D'ITALIA" E' L'ORGANO D'INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO POPOLARE DI LIBERAZIONE NAZIONALE "CULO A STRISCE", CHE SI PREFIGGE DI MANDARE A CASA CON LE BUONE ( o con le cattive, facendogli APPUNTO, il culo a strisce) TUTTI I POLITICI CHE CAMPANO SULLE SPALLE DI MILIONI DI CITTADINI GUADAGNANDO MIGLIAIA DI EURO AL MESE PER NON FARE QUASI UN CAZZO E RENDERE LA VITA IMPOSSIBILE A CHI SI GUADAGNA LA VITA CON IL SUDORE DELLA PROPRIA FRONTE.
l presidente Giampaolino
segnala che "ciò che serve all’Italia dall’Europa sono stimoli per
crescere di più", sottolineando che il passaggio alla nuova legislatura
sembra proporre un primo tentativo di abbandonare una politica di
bilancio basata su consistenti aumenti di imposte
La Corte dei conti boccia l’austerità e fa i conti della crisi. In Italia, nel periodo 2009-2013, “la mancata crescita nominale del Pil ha superato i 230 miliardi”, ha detto il presidente, Luigi Giampaolino, sottolineando che “l’adozione di una linea severa di austerità
non ha impedito che gli obiettivi programmatici assunti all’inizio
della legislatura fossero mancati. Anzi, alla luce dei risultati,
l’intensità delle politiche di rigore adottate dalla generalità dei
Paesi europei è stata, essa stessa, una rilevante concausa dell’avvitamento verso la recessione”.
Si fa sempre più forte, quindi, il coro di voci contro l’eccessivo rigore. Lo stesso presidente della commissione Ue, José Manuel Barroso, ha preso le distanze lo scorso aprile dall’austerity a tutti i costi. ”Pur convinto che questa politica sia fondamentalmente giusta, credo abbia raggiunto i suoi limiti“,
ha detto, precisando che “perché una politica abbia successo non deve
soltanto essere messa a punto correttamente, deve avere anche un minimo
sostegno politico e sociale”. E anche il Fondo monetario internazionale, in uno studio pubblicato a inizio anno,
ha avvertito che “la politica di austerità imposta dai creditori
internazionali provoca disoccupazione e contrazione dell’economia”,
sottolineando che “non è solo inefficace: è dannosa“.
Giampaolino, presentando il rapporto 2013 sul coordinamento della finanza pubblica, ha evidenziato anche che “il consuntivo di legislatura ha mancato il conseguimento del programmato pareggio di bilancio”
per 50 miliardi. La perdita permanente di Pil, nell’arco della
legislatura passata, “si è tradotta in una caduta del gettito fiscale
superiore alle attese” di quasi 90 miliardi. “Ciò che serve all’Italia dall’Europa sono stimoli
per crescere di più, non deroghe per spendere di più”, ha spiegato
Giampaolino, “il passaggio alla nuova legislatura sembra proporre un
primo tentativo di operare in discontinuità da una politica di bilancio
che, a partire dall’estate 2011, ha dovuto fare affidamento su
consistenti aumenti di imposte, nonostante le condizioni di profonda recessione in cui versava l’economia”.
Il
numero uno della Corte dei conti ha lanciato infine un avvertimento sul
fronte dell’occupazione. “In Europa l’emergenza della decrescita e
della disoccupazione appare oggi acquisire quanto meno
un rilievo analogo a quello assegnato al percorso di riequilibrio di
disavanzi e debito pubblico”, ha detto, senza nascondere però che “il
livello crescente dello stock di debito pubblico non
consente di interpretare in modo men che rigoroso il sentiero di
risanamento. Sarebbero gli stessi mercati a punire questa scelta”.
Commento di Oliviero Mannucci: Chi segue questo blog, sa quante volte ho detto che la politica di austerity e rigore imposta dalla Merkel non ha fatto altro che aggravare la situazione. Tra l'altro l'austerity e il rigore, soprattutto in Italia l'hanno scontata i cittadini e la stanno ancora scontando. I politici non ne sono minimamente stati toccati, loro hanno mantenuto posto di lavoro, stipendi elevatissimi, privilegi. Non si lamentino poi i politici se aumenta l'astensionismo elettorale e se alla fine andremo a stanarli a Montecitorio per prenderli a sacrosante bastonate. Seneca diceva: se la politica non si occupa di te, tu non ti occupare della politica. Questo è giusto, ma c'è un limite a tutto, non si può diventare complici di chi continua a saccheggiare lo stato italiano fregandosene altamente dei problemi reali dei cittadini. Se non ci sarà un cambiamento di rotta da parte di chi governa, si passerà presto ai fatti! Che non si lamentino poi i nostri LADRONI D'ITALIA!
Ballottaggio al Campidoglio. Siena,
Brescia, Pisa, Treviso, Vicenza, Ancona e Imperia le altre città più
importanti. Flop dei grillini
Occhi puntati sul nuovo sindaco di Roma: è sfida Gianni Alemanno contro Ignazio marino
Elezioni amministrative 2013: il primo partito è
l’astensionismo, cresciuto quasi del 12% rispetto alle precedenti
consultazioni. Un calo netto. Sebbene inferiore alle previsioni di
domenica. Ha votato il 62,38% degli elettori a livello nazionale. Il
dato è di quasi 15 punti percentuali inferiore rispetto alle precedenti
consultazioni omologhe.
IL CALO DELL’AFFLUENZA clicca la tabella per ingrandirla
PD PRIMO PARTITO NELLA CAPITALE-
Proiezioni Piepoli su Roma per il Tg3: si va verso il ballottaggio
Marino-Alemanno. Ignazio Marino, candidato del centrosinistra, è avanti
con il 41,4%, il sindaco uscente del centrodestra è fermo al 30,3%.
Dietro ci sono De Vito al 12,8 e Marchini al 9,7. Si va verso il
ballottaggio per il Campidoglio. La proiezione Tecné per Sky assegna
invece a Marino il 42,6% e ad Alemanno il 28,3%. Quanto ai partiti, per
Piepoli il Pd è al 24,7%, il Pdl al 18,5%, l’M5s al 14,4%. Questi i
dati, con una copertura del 23,1%. Tonfo del Movimento 5 stelle: i grillini hanno già stufato? – VOTA QUINDICI CAPOLUOGHI – Il fantasma dell’astensione si
aggira anche per Roma e gli altri 15 capoluoghi di provincia in cui si
è votato per il rinnovo del sindaco. Cifre mai raggiunte prima, a
livello locale. Un segnale di cui i partiti dovranno necessariamente
tenere conto. Soltanto Viterbo è controtendenza. ROMA FERMA AL 52,8% – Nella Capitale si gioca la partita più importante per il sindaco: a Roma i votanti sono calati addirittura del 19%.
Un elettore su due non ha votato. Il dato del del 52,8% è di quasi 21
punti percentuali inferiore rispetto alle precedenti omologhe, quando
votò il 73,6%. Lo si apprende dal sito del Viminale. Hanno inciso,
secondo gli osservatori, la concomitanza con il derby di Coppa Italia Roma-Lazio (VIDEO)
e il maltempo. Siena (dopo lo scandalo Montepaschi che ha dilaniato il
Pd), Brescia, Pisa, Treviso, Vicenza, Imperia e Ancona, le città più
importanti. TONFO DI M5SIN VAL D’AOSTA – Gli
elettori sono stati chiamati al voto anche in Valle d’Aosta per il
rinnovo del consiglio regionale: i risultati, già noti, non danno
sorprese, vista l’affermazione come da tradizione, di Union Valdôtaine e
Union Valdôtaine Progressiste, che raccolgono rispettivamente il 33,47 e
il 19,21% dei voti: insieme, avranno 20 dei 35 seggi a disposizione.
Cinque anni fa correvano insieme, e raccoglievano il 44,39%. A sorpresa,
però, il Movimento 5 stelle qui non capitalizza l’appoggio ai comitati
No Tav: i grillini si sono fermati al 6,6%, ben al di sotto del 18,5%
che avevano conquistato alle Politiche del febbraio scorso. LE ALTRE CITTA’: TENGONO I VECCHI PARTITI - Tra gli
altri comuni al voto, quelli tenuti maggiormente sotto osservazione sono
Siena, dove il dominio storico del centrosinistra potrebbe subire
contraccolpi dalle inchieste sul Monte dei Paschi di Siena; e Imperia,
città di Claudio Scajola. Significativi per dimensioni sono anche Pisa,
Brescia, Vicenza e Treviso, che è l’unico comune in cui il sindaco
uscente è della Lega Nord. Tuttavia il Carroccio sembra essere stato
penalizzato dagli elettori: Giancarlo Gentilini, stando alle prime
schede scrutinate, è infatti indietro di oltre 10 punti rispetto al
candidato di centrosinistra Giovanni Manildo. In tutti questi comuni,
dalle prime sezioni emerge un tendenza al calo del Movimento 5 Stelle e
una discreta tenuta dei cosiddetti partiti tradizionali. ALEMANNO: “PER ME LA PARTITA È APERTA” - “Per me la
partita è aperta: bisogna combattere fino alla fine per il bene di
Roma”. Lo ha detto il candidato del centrodestra, Gianni Alemanno, dopo
le prime proiezioni dalla sede del suo comitato elettorale. “Il
ballottaggio non è il secondo tempo di una partita ma una partita
totalmente diversa”, ha detto Alemanno. “Il dato importante è
l’astensione e per questo dobbiamo portare tutti al voto”, ha aggiunto.
“Dobbiamo portare al voto metà dei romani, bisogna capire il perché
dell’astensionismo soprattutto dei giovani”. “Credo – ha aggiunto
Alemanno – che il dato evidente più importante è che comunque arriviamo
al ballottaggio”. MARINO È SODDISFATTO - Ignazio Marino si è detto
“soddisfatto” dei primi risultati delle elezioni comunali di Roma. Lo si
apprende da fonti vicine al candidato del centrosinistra a sindaco di
Roma. Marino sta seguendo in tv lo spoglio da casa. “In questa città c’è
desiderio di cambiare. Di uscire dalla palude. Ora ne abbiamo la
possibilità. In queste due settimane io continuerò ad ascoltare tutti i
cittadini”. I GRILLINI AMMETTONO (IN PARTE) LA SCONFITTA – “Un
certo calo c’è, ma non ci sembra così vistoso. Non è un risultato così
negativo come viene detto”. E’ il primo commento alle proiezioni del
candidato sindaco di Roma M5S Marcello De Vito. “Il nostro 13-14% va
paragonato al 16,64% delle regionali di febbraio – ha detto De Vito -.
Entriamo in Consiglio e faremo una bella opposizione. I partiti hanno
fatto un grosso investimento economico e hanno intercettato i voti. I
giornali hanno parlato poco di noi. Anche Marchini col suo 10% ha tolto
anche a noi”.
Commento di Oliviero Mannucci: Il primo partito oggi in Italia è quello dell'astensionismo del quale faccio parte anche io, perchè non ci fate governare a noi, visto che siamo la maggioranza?
Il deputato del Movimento 5 Stelle incalza il premier anche
sul debito pubblico e nel corso del suo intervento si rivolge più volte a
lui chiamandolo "signor Letta". La vicepresidente della Camera, Marina
Sereni, interrompe l'esponente grillino e lo invita a rivolgersi al
presidente del Consiglio "in maniera appropriata"
C.N. – 22 Maggio 2013 – Il parlamentare Carlo Sibilia del Movimento 5 Stelle ha tenuto un discorso in Parlamento che ha molto messo in imbarazzo il premier Enrico Letta per tutto ciò che riguarda il signoraggio bancario, Mes e debito pubblico, esordendo così: “Mi spiega qual è il nesso tra banche e stati oggi Sig letta
? mi spiega qual è questo nesso se la banca centrale europea è di fatto
di proprietà delle banche centrali nazionali? Diremmo benissimo se le
banche centrali nazionali fossero di proprietà dei cittadini, dello
stato. peccato però che le banche centrali nazionali siano, di fatto,
banche di proprietà di istituti di credito PRIVATI”. “L’esempio è la banca d’Italia
- spiega Sibilia – che non è di proprietà dei cittadini italiani come
il nome potrebbe lasciar pensare, ma bensì di proprietà di Intesa San
Paolo, MPS, Unicredit, assicurazioni generale, tutte spa. Tutte
trasparentemente elencate sul sito della Banca d’Italia. Quindi è come
dire che dei soggetti privati siano proprietari della nostra moneta e ce
la prestino richiedendola indietro con interesse”. “Ma se la moneta è dei cittadini,
degli stati – si chiede il deputato grillino – allora perché ce la
prestano? ha mai sentito parlare di signoraggio bancario sig. Letta? ne
parlate mai alle riunioni del club Bilderberg? club di cui lei, il suo
predecessore Mario Monti, Emma Bonino guarda caso suo ministro degli esteri e Mario Draghi guarda caso direttore della Bce fate parte”. “Gli istituti privati - prosegue
Sibilia – stampano moneta cedendola in prestito e richiedendone
restituzione con interesse per creare questa spirale di stritolamento
che si chiama debito. Il consiglio europeo è responsabile di un Europa
non fondata sui diritti, non fondata sulla solidarietà tra i popoli, ma
di un Europa fondata sul debito. Debito come strumento di schiavitù degli stati”. “Dica questo al presidente Van Rompuy
– suggerisce il parlamentare in occasione dell’incontro di Letta a
Bruxelles – E poi chi è questo Van Rompuy? chi lo ha eletto? io so che
lei lo conosce sig. Letta perché anch’egli guarda caso è parte del club
Bilderberg. ma sappia che i cittadini italiani non sanno per nulla chi
sia e da dove venga questo personaggio che non è mai stato eletto in
nessuna elezione nazionale e presiede un organismo che condiziona gran
parte delle scelte dei cittadini europei e di tutto il mondo”. “Si ricorda il tormentone “ce lo chiede l’europa” – chiede il grillino al premier – bene allora dica a van Rompuy che “glielo chiede l’Italia”
, dica da parte nostra che l’Italia rifiuta il
MeccanismoEuropeodiStabilità mostro giuridico e anticostituzionale!,
dica da parte nostra che riteniamo questa politica di scatole cinesi,
austerithy, fiscal compact, patto di stabilità: non essere la politica
dell’Italia!” “Dica da parte nostra - incalza Sibilia – che l’Italia ha bisogno di visione politica e non di riforme imposte dall’europa
come egli stesso auspicava, dica che, in merito all’evasione fiscale,
ci prenderemo subito gli 80 miliardi evasi dal circuito delle slot
machine, dica che sigleremo convenzioni in favore della trasparenza
bancaria con i paradisi fiscali di tutta Europa che generano evasione
per decine di miliardi di euro e con i quali siamo stati sempre fin
troppo tolleranti se non protettivi, dica che ripristineremo il reato di
falso in bilancio”. “Sig. Letta - prosegue – lo
sappiamo che lei non dirà mai nulla di tutto questo a Van Rompuy, non
per una questione di coraggio quello forse, se è lì dov’è, non le manca,
ma perché da oltre 15 anni l’Italia che avete costruito voi partiti PD e
PDL, ormai modello Unico è diventata un servile scendiletto dei
banchieri di tutta europa. ma sappia, sig Letta, che i cittadini
italiani qui fuori vorrebbero che lei dicesse ciò le abbiamo suggerito
noi. Adesso – conclude Sibilia – pensi a quello che ha in mente di dire
Lei domani (oggi ndr) e ne tragga le sue conclusioni”.
Tra l’altro, nel corso del suo intervento, Sibilia si rivolge più volte al premier chiamandolo "signor Letta" e la vicepresidente della Camera, Marina Sereni, interrompe l'esponente grillino e lo invita a rivolgersi al presidente del Consiglio "in maniera appropriata".
La
stampa non mainstream svela luogo e data della riunione del Bilderberg
2013: appuntamento dal 6 al 9 giugno al Grove Hotel a Watford (Regno
Unito), sede da anni anche della celebre Conferenza Zeitgeist di Google.
Il Bilderberg è ad una svolta, con una vision del mondo collegato
perennemente alla rete internet?
Le riunioni del gruppo Bilderberg sono state sempre ammantate da un alone di mistero, tanto che fino allo scorso anno solo alcuni media, quelli cosiddetti di controinformazione,
scovavano e spesso anticipavano il luogo dove i potenti del mondo si
incontravano a porte chiuse e in gran segreto, naturalmente solo per
discutere della pace e del benessere del mondo.
Nel 2012, a sospresa, il gruppo Bilderberg ha cambiato invece strategia, pubblicando con un leggero anticipo non solo dove l'elite,
politica-finanziaria-accademica, si sarebbe riunita ma anche la lista
dei partecipanti al meeting. Nonostante questo, come al solito la
copertura dell'evento da parte dei media mainstream è stata quasi
inesistente, sebbene dal 31 maggio al 3 giugno 2012 a Chantilly si è riunita la crème de la crème mondiale, da Joaquín Almunia, Commissario europeo per la Concorrenza, ad Eric Schmidt, Ceo di Google. Naturalmente, anche l'Italia è sempre ben rappresentata al Bilderberg1, e proprio lo scorso anno ha debuttato (almeno ufficialmente) l'attuale premier italiano Enrico Letta, che poi su Facebook ha immediatamente tentato di rassicurare: "Non era la piovra soffocante che decide dei destini del mondo, incurante dei popoli e della democrazia". D'altronde, è noto che il Bilderberg è solo una riunione di filantropi. Se Enrico Letta parteciperà anche quest'anno non è ancora dato sapere, visto che per il momento la lista dei partecipanti non è stata ancora divulgata, mentre fonti di stampa hanno già svelato luogo e data del Bilderberg 2013. Indiscrezioni vorrebbero infatti che il meeting del gruppo Bilderberg 2013 si terrà nel Regno Unito dal 6 al 9 giugno, presso il lussuoso Grove Hotel a Watford.
Interessante notare come il Grove Hotel a Watford è dal 2007 anche la sede della Conferenza Zeitgeist di Google, che quest'anno precede solo di pochi giorni il meeting del gruppo Bilderberg. Alex Jones, speeker radiofonico americano e gestore dei siti Infowars e Prison Planet, in un articolo2 scritto a quattro mani con Paul Joseph Watson, ricorda come lo Zeitgeist di Google viene descritto dal London Independent come una sorta di "versione tenera del Bilderberg", tanto da ribattezzare il meeting a porte chiuse di quest'anno con un emblematico "Google-Berg".
Eric Schmidt è un habitué
del meeting a porte chiuse, ma non è solo questo ad aver convinto Alex
Jones del fatto che la visione del mondo di Google avrà sempre maggiore
influenza nelle riunioni del Bilderberg, impregnando con il suo zeitgeist, in senso filosofico, sempre di più la politica mondiale. Il "polifemo" di Mountain View, infatti, ci vede bene e ci vede lungo, tanto che il monocolo
di Google sembrerebbe avere la capacità di riuscire a monitorare e
controllare il comportamento delle persone in tutto il mondo attraverso
diversi tipi di mezzi e prodotti, non ultimi i Google Glass che potrebbero diventare gli occhi e le orecchie del Grande Fratello prossimo venturo.
Ma quale dovrebbe essere la vision di un possibile "Google-Berg"? Alex Jones pare avere pochi dubbi: l'obiettivo è la nuova religione del transumanesimo, alla quale tutti inevitabilmente devono prima o poi aderire se non vogliono essere considerati come dei "selvaggi sub-umani". Eric Schmidt in passate dichiarazioni non sembra aver mai nascosto il sogno di un mondo collegato perennemente alla rete internet,
dove l'individualità e la privacy sono solo un lontano ricordo: "Non
abbiamo bisogno di digitare nulla. Sappiamo dove sei. Sappiamo dove sei
stato. Siamo in grado più o meno di sapere che cosa stai pensando. -
avrebbe sostenuto il Ceo di Google - Sappiamo tutto quello che stai
facendo e il governo può tenerne traccia". Una filosofia, questa, che da qualche tempo sembra avere illustri testimonial (persino politici) anche in Italia.
Il
titolo parla già chiaro e non c'è bisogno di dilungarsi in tanti
discorsi, cosa che già fanno i politici da anni senza risolvere nulla,
anzi semmai il contrario, aggravando ulteriormente la situazione dei
cittadini. Anche le istituzioni sono coinvolte nel massacro che è in
atto, pianificato da una ricca èlite di banchieri usurai criminali,
appoggiati e supportati dalle stesse istituzioni, anche se si potrebbe
dire direttamente che questa banda di massoni deviati hanno ormai la
faccia tosta di detenere cariche istituzionali, muovendosi indisturbati
davanti ai vostri occhi, senza più quel bisogno di agire tanto
nell'ombra.
Se
credete che il titolo del post sia un'esagerazione vi invito a fare una
ricerca su google news, scrivete "suicidio" e vi accorgerete da soli che
cosa sta succedendo ogni giorno. Ci sono persone così disperate che
stanno pensando come ammazzare i propri figli e poi di come farla
finita.
Con
i mezzi democratici che abbiamo a disposizione, possiamo fare ben poco
per aiutare queste persone in difficoltà, è anche vero che esistono vari
movimenti nati di recente che possono intervenire, ma solo in alcuni
casi è possibile avere la meglio, ad ogni modo non estingueranno il
problema alla radice. Lo Stato non funziona, così come qualsiasi
politico, che non potrà mai risolvere interamente le questioni, al
massimo potrà cercare di alleviare o allungare le sofferenze dei
cittadini, il suo scopo primario sarà mantenere la propria posizione e
continuare a riempire il proprio portafoglio.
Questo
stato fondato sul debito, cioè su un denaro utilizzato solo per
schiavizzare le masse, non ha ragione di continuare ad esistere, se non a
permettere ancora a pochi ricchi di portare via quel poco che ci è
rimasto. E' arrivato il tempo di fermarsi e non alimentare più un
sistema bestia che non ha nulla da offrirci ma al contrario solo da
toglierci. Non servono a niente le manifestazioni in piazza che durano
un giorno, spesso organizzate dagli stessi poteri, quello che serve è
uno sciopero generale ad oltranza e non mi stancherò mai di dirlo.
La
ruota gira signori, continuare a far finta di niente sperando che domani
non tocchi a voi o ai vostri figli una situazione scomoda è solo una
mera illusione, chiudete i conti bancari, non fate più benzina,
consumate solamente prodotti locali, boicottate qualsiasi grande
marchio, perchè anche questo significa fermarsi, purtroppo in pochi
l'hanno capito.
Se
continuerete ad alimentare la macchina che vi sta consumando lentamente e
ad accettare passivamente ogni comando, leggi, paradigmi o ideologie
imposte dai poteri, utili solo a dividerci, siete già condannati alla
massima schiavitù orwelliana. Poi non dovete stupirvi se incontrate per
strada persone disperate con un piccone in mano che vi vogliono spaccare
il cranio, in fondo loro sono delle vittime dello Stato, i veri
carnefici sono ben altri, con la complicità dei politici, che oltretutto
andate a votare, perchè vi hanno insegnato che il voto è un diritto, un
dovere e, non una forma di schiavitù. Che cosa ci guadagnate realmente
andando a votare? Molti dicono che bisogna scegliere il male minore,
forse perchè non hanno mai conosciuto il bene maggiore che inizialmente è
solo ed unicamente dentro noi stessi!
Quindi
concludendo, che fare per arrestare o prevenire questa ondata di
malessere generale che porta al suicidio, creato intenzionalmente per
depopolare silenziosamente da coloro che da anni decidono per noi?
Rispondo con una domanda: come hanno fatto gli schiavi incatenati tempo
fa a liberarsi dalle catene? Si sono ribellati e non hanno più accettato
di sottostare ai loro padroni. La tua consapevolezza dove arriva,
preferisci continuare ad essere uno schiavo o provare a liberarti e
conoscere, almeno per una volta nella tua vita, che cosa significhi
essere davvero libero? Richie Havens - Freedom
Nell'ufficio contravvenzioni del Comune di Roma era stato creato una sorta di ufficio preposto all'insabbiamento dei verbali
Parlamentari, ma anche poliziotti e carabinieri.
Godevano di un trattamento speciale: bastava una telefonata per
cancellare una multa. E successo all'Ufficio contravvenzioni del Comune
di Roma dove, a partire dal 2011, sarebbe operativo un "reparto
speciale" capace di insabbiare migliaia di verbali. Un ufficio "colpo di
spugna" di cui hanno goduto soprattutto le auto blu di senatori, deputati e funzionari dello Stato.
Lo scandalo è emerso nel corso delle indagini della Procura che hanno condotto all'arresto di Tiziana Diamanti e Angelo Vitali,
due dipendenti dell'Ufficio e sembra essere solo all'inizio. Non è
ancora chiaro quanti favori siano stati fatti. Non si conoscono le
persone coinvolte. E non si è ancora fatta chiarezza sull'origine dei
favori. Mazzette, corruzione o abuso di potere? Pochi ancora gli
elementi nelle mani degli inquirenti. Le indagini si basano sulle
dichiarazioni di due funzionari. A denunciare gli insabbiamenti è stato
Pasquale Pelusi, direttore del dipartimento Risorse economiche
dell'ufficio, insospettito dall'improvvisa scomparsa di un numero di
verbali troppo consistente per essere casuale. E poi ci sono le parole
di uno degli arrestati, Tiziana Diamanti. La donna ha ammesso di aver
cancellato i verbali ma ha aggiunto di averlo fatto eseguendo gli ordini dei superiori.
Non sarà facile individuare i colpevoli: a complicare l'inchiesta è la scomparsa del materiale cartaceo che
costituirebbe la prova del reato. Solo con quei documenti sarà
possibile capire se le operazioni sono state condotte per favorire un
gruppo privilegiato di cittadini escludendoli dal pagamento delle
contravvenzioni. Molti sono i punti interrogativi. Non è ancora chiara
la dimensione dello scandalo, il numero delle persone coinvolte.
(Affaritaliani.it)
Commento di Oliviero Mannucci: Ecco perchè l'Italia va male e non andrà mai bene, perchè è piena di ladroni e lestofanti, ma no, non parlo di cittadini comuni, ma di chi dovrebbe far rispettare l'ordine e dovrebbe dare l'esempio!!!!! VERGOGNA!!!!! Poi chiedono i sacrifici agli italiani, dovete pagare l'IMU, bisogna eliminare l'evasione fiscale e via dicendo. I primi ad evadere sono proprio loro! VERGOGNA!!!!
Oskar Lafontaine, il ministro delle finanze tedesco che lanciò
l’Euro, ha chiesto la fine della moneta unica per permettere la ripresa
dell’Europa del sud, avvertendo che il percorso attuale sta “portando al
disastro.”
“La situazione economica sta peggiorando di mese in mese, e la
disoccupazione ha raggiunto un livello che mette sempre più a rischio le
stesse strutture democratiche” ha detto. “I tedeschi ancora non hanno
realizzo che i paesi dell’Europa meridionale, compresa la Francia, prima
o poi saranno costretti dalla miseria a combattere contro l’egemonia
tedesca” ha detto, attribuendo gran parte delle responsabilità della
crisi alla compressione salariale della Germania per guadagnare quote di
esportazione.
(The Telegraph)
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Questa volta non è da Oltremanica dove gli euroscettici del partito Ukip
nelle elezioni locali di giovedì scorso in Inghilterra e Galles hanno
ottenuto un successo esplosivo sulla scena politica britannica, ma è
dalla Germania che soffia sempre più forte aria di fronda contro il
progetto dell’Europa unita.
Anche chi è stato fra i più strenui sostenitori dell’euro sta cambiando idea. E’ il caso di Oskar Lafontaine,
l’ex ministro delle finanze tedesco, le cui parole fanno eco a quelle
pronunciate dal capo del Tesoro francese, Pierre Moscovici, secondo cui
“e’ giunta la fine del dogma of austerity”.
Ebbene, fra il 1998 e il 1999 ha lavorato alacremente nella squadra che si è occupata di supervisionare il varo dell’euro;
oggi è un’altra storia: è finito a militare nelle fila dei più accesi
euroscettici. Come ricordato dal giornalista Ambrose Evans-Prithard del
quotidiano britannico The Telegraph, Lafontaine è arrivato a chiedere un break-up della moneta unica per consentire che l’Europa meridionale possa tornare a crescere. (e Wall Street Italia aveva infatti parlato del caso Fontaine.
“La situazione economica sta peggiorando di mese in mese, la
disoccupazione ha raggiunto livelli che mettono in dubbio la
democrazia”, ha denunciato. A suo avviso “i tedeschi non hanno ancora
capito che l’Europa meridionale, tra cui anche la Francia sarà costretta per uscire dallo stato di miseria a combattere contro l’egemonia tedesca prima o poi”, colpevole di guadagnare continuamente quote sull’export.
Lafontaine sul sito web del Partito della Sinistra tedesca si è rivolto direttamente alla Cancelliera tedesca, Angela Merkel,
dicendole di svegliarsi dal suo torpore ipocrita e di pensare per una
volta anche ai Paesi in difficoltà per forzare un cambiamento nella
politica a spese degli elettori tedeschi.
Una tesi forte che si ritrova nelle dichiarazioni del ministro delle Finanze francese, Pierre Moscovici che ha chiesto la fine delle politiche di austerità, perché non ci siano strappi nelle relazioni fra Parigi e Berlino.
Sempre più economisti osservano che la moneta comune avrebbe potuto
essere sostenibile se i Paesi della zona euro avessero concordato una politica salariale
comunitaria. Invece così non è stato perché – spiegano – “le
istituzioni stabilite per il coordinamento sono state aggirate dai
governi e oggi il sistema non funziona”. Una recente analisi riportata
dal quotidiano, Handelsblatt, ha segnalato come Grecia, Portogallo o Spagna
dovrebbero contrarre i loro salari del 20-30% per essere di nuovo
competitivi, mentre la Germania dovrebbe apprezzarli di un ulteriore
20%.
Qualche esperto di mercato ammette l’evidenza e riconosce che “se
apprezzamenti e svalutazioni in tal senso non sono possibili, è meglio dire addio alla moneta comune“.
In fondo “sarà necessario imporre rigorosi controlli di capitale per
regolare i flussi di capitale. Ma dopo tutto – ricorda – l’Europa ha già
compiuto questo primo passo con il caso Cipro”.
Durante il periodo di transizione, l’Unione europea dovrà fornire
aiuti ai Paesi che dovranno effettuare svalutazioni per evitare un
collasso. Ma c’è anche qualche economista che abbozza a una soluzione.
“Una pre-condizione per far funzionare il sistema monetario europeo
sarebbe quello di riformare il settore finanziario come se fosse una
cassa di risparmio pubblica”. Come ricorda la saggezza popolare, la
speranza è sempre l’ultima a morire, ma gli ultimi dati macro sulla
disoccupazione in Europa la soffocano.
(WallStreetItalia)
“L’Italia è un paese da distruggere, un posto bello e
inutile, destinato a morire, dove tutto rimane uguale, immobile, in mano a dinosauri…”(da La Meglio Gioventù)
“THE WINNER IS…”
Giorgio Napolitano! Finalmente
il Parlamento, dopo prolungatotravaglio, è riuscito a partorire un nuovo
nome per lo scranno più alto di Roma. Beh, “nuovo” non è forse
l’aggettivo più indicato… Diciamo
che, quantomeno, la benamata “partitocrazia” ha cavato fuori qualcosa dal
cilindro!
Certo, non proprio il Bianconiglio… Ma “Italialand” ha ben
poco del Paese delle Meraviglie, apparendo piuttosto un gingillodisgraziatamente
finito nelle mani di una classe politica infantile e trastullante...
La (ri)nomina quirinalizia
ha assunto una valenza propriamente reazionaria, conservatrice, in perfetto stile “ancien régime”.Eppure, in soli due mesi, molto è già cambiato: si è assistiti, di fatto, alla trasformazione in senso semipresidenziale
della Repubblica ed alla nascita del primo governo -per alcuni “fantoccio”-
del Presidente! Tutto ciò, è bene ricordarlo, “a
Costituzione invariata”... Dove trae
fondamento giuridico, or dunque, il
nuovo assetto politico-istituzionale? Verrebbe da pensare all'esistenza di una “Costituzione
ombra”: una Carta segreta, a metà tra le leggi di
Murphy e le tavole mosaiche, i cui principi
o massime fondamentali possiamo solo maliziosamente immaginare...
I
LEGGE DI NAPISAN: “Se
cerchi il futuro, guardati alle spalle…”
Il messaggio lanciato, perfino “urlato”,
dalla maggioranza degli italiani alle
ultime Politiche (dal 25% degli elettori del movimento antisistema di Grillo,
come dal 25% di coloro che hanno disertato le urne) è stato forte ed inequivocabile: “vogliamo cambiamento, rinnovamento, pulizia!”. Come il Parlamento -il più giovane della nostra Repubblica- ha risposto a questo grido? Rieleggendo al
Quirinale, per un altro mandato settennale, un degnissimo signore di 88 anni.
Dopo le elezioni politiche faunisticamente
più stravaganti della storia (trasformate in una gara tra lepri, giaguari, grilli e
caimani, mentre nei talk show i candidati esibivano le proprie bestiole domestiche), mancava solo ritrovarsi un gattopardo al Colle,
101 sciacalli nel Pd… e 1007 struzzi in Parlamento! Mai disperare: almeno i partiti hannorisposto agli inviti ad unricambio
generazionale. Se le risposte, però, si
chiamano Letta ed Alfano, come non chiedersi se hanno sbagliato domanda???
II
LEGGE DI NAPISAN: “Se vuoi galvanizzare i parlamentari, strapazzali… ma non di
coccole!”
Nel film
“Sogni d’oro”, Nanni Moretti strappava una calorosa standing ovation, ad un
pubblico teatrale fin lì alquanto apatico, intonando un chiaro e forte: “Pubblico di
merda! Pubblico di merda! Pubblico di merda!”. In occasione del discorso di re-insediamento
di Giorgio II, non pochi increduli spettatori avranno avuto l’impressione
di assistere ad un remake improvvisato di quella scena! Più il vecchio Presidente rincarava il suo atto d’accusa nei confronti
di una classe politica messa pubblicamente in croce, inchiodata alle proprie
responsabilità, più i parlamentari rispondevano
commossi con applausi a scena aperta, scorticandosi le mani! “Se mi troverò dinanzi ad assurdità, come
quelle appena passate, non esiterò a trarne conseguenze dinanzi al Paese!”,
concludeva il suo discorso. Ed ecco, in un’Aula Montecitorio sempre più estasiata,
riecheggiare in sottofondo una sola invocazione: “Santo
subito”!
III
LEGGE DI NAPISAN: “Se
sei convinto che Berlusconi sia politicamente morto, per non ricrederti, aspetta
almeno tre giorni…”
Tre giorni: tanti sono bastati
al Pd per “concordare di non saperconcordare” su altro nome all’infuori di
Napolitano! Il tutto con la “viva e vibrante
soddisfazione” di Berlusconi, unico vero vincitore della partita per il
Quirinale, segnando con
scioltezza due gol a porta sguarnita:
◆ il
primo, assicurandosi alla Presidenza,
più che un mastino napoletano, un “cagnolino di guardia” della Costituzione
(un Presidente “mani di penna” pronto a controfirmare qualsiasi testo di legge gli si sottoponga esempre vigile contro ogni
“eccesso d’indipendenza” di stampa e magistratura: persino capace di
porsi in conflitto con una Procura ed ottenere la
distruzione di intercettazioni che lo riguardavano, con ciò conquistandosi la viva e sincera ammirazione di Silvio!);
◆ il
secondo, spalancando le porte alla
nascita del tanto invocato “governissimo”, di cui la rielezione di
Napolitano ha rappresentato solo una prima “prova tecnica d’inciucio” (solo tre giorni dopo il Presidente assegnava a
Letta l’incarico per la formazione del nuovo esecutivo). Altro che “non vittoria” (altra “genialata comunicativa” dell’astro morente della
politica italiana, Bersani): le elezioni
del 25 febbraio hanno segnato una vera “debacle” per il Pd!
IV
LEGGE DI NAPISAN: “Se
una rotta conduce alla deriva, sarà certo seguita dal Pd…”
La Sinistra si è sempre contraddistinta per tratti di
puro “masochismo”: una pulsione
autodistruttiva sintetizzabile nello slogan “facciamoci del male!”. Questa volta,
però, il “tafazismo democratico” ha dato la
prova migliore di sé in assoluto. Attaccare oggi il Pd è operazione fin troppo semplice,
un po’ come sparare sulla Croce Rossa… Ma come rimanere inermi
dinanzi all’ennesimo “disastro politico” di un Partito capace di collezionare una
sfilza di disfatte tali da far impallidire la macchina da guerra del funesto
Occhetto?
La cosa più di
sinistra che Bersani è riuscito ad esternare in campagna elettorale -mentre molti stavano ancora a chiedersi il senso della metafora del passerotto
in mano e del tacchino sul tetto…- è stata “smacchieremo il giaguaro”. Come
sorprendersi, allora, se la “lepre di Bettola” è finita stordita da un Grillo e
sbranata da un Caimano? Passi l’avallo al governo Monti (allorquando al Pd, con un po’ di coraggio in più, sarebbe bastato un ritorno anticipato alle urne per realizzare
la sua “mission” storica: polverizzare Berlusconi!); passi la rinuncia a far campagna elettorale (rassicurati da sondaggi
preannuncianti una vittoria “a mani basse” del centrosinistra); passi l’orgogliosa riottosità nell’accettare
la candidatura Rodotà (come aspettarsi, del resto, che un partito di Sinistra
sostenesse una candidatura di Sinistra???). Ma
quanto tempo dovrà passare per far dimenticare la “figuraccia” del Pd
nel raggiungere una “vaga intesa” su di un nome per il Quirinale? Il “Titanic democratico”, sotto
l’abile guida di un Bersani emulante le gesta di capitan Schettino:
◆ giovedì 18 aprile, affondava Marini (la cui candidatura, emersa a sorpresa nella notte, cancellava
con un “colpo di spugna” la linea politica seguita per 50 giorni dal Partito);
◆ venerdì 19, affondava Prodi (il cui nome era emerso frettolosamente in mattinata per correre ai
ripari, stravolgendo nuovamente quel pò di logica politica sottostante la candidatura
Marini);
◆ sabato 20, recuperava dagli abissi il
relitto di Napolitano (cui ci
si è, infine, disperatamente appigliati per mancanza di altre scialuppe!).
Non
è chiaro se i parlamentari democratici, molti alla prima
esperienza, abbiano scambiato la partita politica per il Quirinale per una partita di battaglia navale... E non è chiarose, quantomeno, ne conoscessero le regole del gioco, essendosi colpiti
ed affondati da soli! In
appena quattro mesi (due di campagna
elettorale, due post elettorali), Bersani
è riuscito a sfasciare un partito che vantava 3
milioni di “fessi” disposti persino a pagare pur di illudersi dicontare qualcosa! C’è chi sostiene che “in
Italia spesso chi ha le idee migliori è un perdente” (Pier Luigi Celli): anche se così fosse, i
segretari del Pd rimarrebbero l’eccezione che conferma la regola...
La profezia di Nanni Moretti del
2002 (“Con
questi dirigenti non vinceremo mai, non
sanno più parlare al cuore, alla testa e all’anima delle persone!”) sembra divenuta una maledizione. Se due indizi fanno una
prova, di prove se ne hanno oramai tante da poter pronunciare sentenza:
◆ il Pd vince quando
perde le primarie (si vedano le ultime elezioni a Milano, Genova, Cagliari,
Palermo, Puglia);
◆ il Pd perde tutte
le volte in cui vince le primarie (si veda la disfatta elettorale di Veltroni
prima, Bersani poi; non fanno testo i casi Crocetta e Serracchiani,
entrambi candidati di rottura che hanno giocato la campagna
elettorale tutta “per” il Pd ma “contro” il Pd).
Dal
2002 ad oggi,
in realtà, qualcosa è cambiato: nel 2008
è nato il Pd, all’insegna del motto “morti due partiti… se ne fa un
altro!”. Cos’è
il Pd? Il primo esperimento di “vivisezione
politica” della storia: un OPM (“organismo politicamente modificato”) creato dalla fusione
a freddo tra le due anime storiche del centrosinistra, quella postdemocristiana e quella
postcomunista. Cosa ha rappresentato il “sogno democratico”, in una formula il veltroniano “Yes, we can”?
Un’illusione (quella di costruire un partito a “vocazione maggioritaria”) frutto di una presunzione (quella di concepire un “partito-coalizione” in un
sistema politico non bipartitico) e
trasformatasi presto in un incubo
(quello di veder presentato come “nuovo” un partito retto dalla
vecchia classe dirigente di Ds e Margherita). Il risultato? Un
partito né “pesante” (stile ex Pci) né
“leggero” (stile ex Forza Italia), bensì
“gassoso”, ovverossia inconsistente: un “amalgama malriuscito”, ebbe
modo di definirlo Massimo D’Alema; un “tubetto
senza dentifricio”, per Arturo Parisi.
V
LEGGE DI NAPISAN: “Avvertenza:
occupare a lungo una poltrona può causare dipendenza!”
“Non
mi convinceranno mai a restare”: queste le parole di Napolitano,in un’intervista al Corriere della Sera del 14 aprile scorso. Peccato
che, trascorsa una settimana, lo stesso si rendesse disponibile ai
partiti per un reincarico! B&B (Bersani and Berlusconi), in pellegrinaggio su al Colle come fosse Canossa, evidentemente
hanno offerto al riluttante Giorgione una prospettiva più allettante di quella
di trascorrere i suoi ultimi anni in un anonimo B&B (Bed and Breakfast)
sull’isola di Stromboli…In fin dei conti, anche
senza vista mare, al Quirinale il clima non è poi così male… ed il servizio
gratuito ed “All Inclusive”!
VI
LEGGE DI NAPISAN: “Le
parole sono importanti: pronunciatele con prudenza!”
“Golpe!”: questo ilprimo epiteto venuto in
mente a Beppe Grillo per commentare la rielezione di Giorgio II. “Le parole sono importanti!”, avrebbe risposto il Nanni Moretti di “Palombella Rossa”,
per cui è doveroso precisare che si tratta
di un’emerita idiozia, di una sciocchezza: anzi, di un’offesa alla lingua
italiana! La ragione? Molto ovvia:
◆ in
primis, nessuna norma costituzionale o regola democratica è stata violata;
◆ in secundis,
il nome di Napolitano è stato indicato da oltre i due/terzi dell’Assemblea dei
grandi elettori. Detto questo, è
sempre legittimo esercitare il diritto di critica, anche nei confronti del Capo dello
Stato. Non è un abominio, così, affermare che il secondo
mandato presidenziale costituisce una “anomalia costituzionale” senza precedenti
nella nostra storia! Per comprenderlo, non occorre certo leggere il blog di
Grillo. Basta rileggersi l’autorevole parere degli ultimi due presidenti della nostra
Repubblica ancora viventi:
◆ Carlo Azeglio Ciampi, rifiutando nel 2006 ogni ipotesi di rielezione, sostenne
che la mancata rielezione del Presidente era da considerarsi “una consuetudine significativa da non
infrangere”, aggiungendo che “il rinnovo
di un mandato lungo, quale quello settennale, mal si confà alle caratteristiche
proprie della forma repubblicana del nostro Stato”;
◆ lo
stesso Napolitano, fino al 7 marzo scorso, ebbe modo di dire che “il già lungo settennato al Quirinale
corrisponde bene alla continuità delle nostre Istituzioni ed anche alla legge
del succedersi delle generazioni”, ribadendo, il 14 aprile, che la sua
rielezione “sarebbe una non soluzione,
perché ora ci vuole il coraggio di fare delle scelte, di guardare avanti. Sarebbe
sbagliato fare marcia indietro, ai limiti del ridicolo: niente soluzioni
pasticciate e all’italiana”. Come non giudicare, allora, la
rielezione del Capo dello Stato una scelta “ai limiti del ridicolo”, una "non
soluzione": anzi, una “soluzione pasticciata e all’italiana”?
VII
LEGGE DI NAPISAN: “Se
la Costituzione né funziona né si riforma… basta raggirarla!”
La trasformazione del ruolo del Capo dello Stato è un
processo storico che si può far risale addirittura alla presidenza Pertini e si
è ancor più palesato sotto la presidenza Cossiga. Negli ultimi due anni, però, questo processo ha registrato
una brusca accelerazione: sotto la
presidenza Napolitano, per cause di forza maggiore (la concomitanza di
crisi finanziaria e politica), si è
assistito ad un’evoluzione della forma di Stato in senso semipresidenziale. Sintomi di questa “patologia” -tale in quanto sviluppatasi al di fuori dei canoni della
Costituzione- sono stati:
◆ prima, la nascita del governo Monti, un governo tecnico del Presidente;
◆ poi, la rielezione di Napolitano, in netto contrasto con lo spirito dei Padri Costituenti;
◆ per ultimo, la nascita del governo “Alf-etta”, un governo politico del
Presidente (formato dietro suo esplicito diktat, assumente come base di programma
il rapporto dei dieci saggi di nomina presidenziale e nel quale il Capo dello
Stato ha svolto un ruolo decisivo per la formazione della squadra
ministeriale). Piccolo particolare: ad oggi, l’Italia è
una repubblica parlamentare ed il Capo dello Stato è di nomina politica. Non è augurabile, allora, che il
prossimo presidente della Repubblica sia eletto direttamente dai cittadini,
piuttosto che da una combriccola di segretari riunitisi in segrete stanze? Non sono maturii tempi per una riforma organica della
seconda parte della Costituzione? E perché mai delegare tale compito ad una fantomatica
“Convenzione per le riforme”, quando in Parlamento già sono presentidue apposite
Commissioni Affari Costituzionali?
VIII
LEGGE DI NAPISAN: “Se
credete nella democrazia rappresentativa e partecipata… avete mai pensato di
trasferirvi in Svizzera?”
“Mai e poi mai con Berlusconi!”:
questo l’unico slogan vincente del Pd in campagna elettorale, mentre Bersani già strizzava l’occhiolino a Monti…
Oh perbacco! Chi avrebbe mai creduto che,
dopo poche settimane, i vice di
Bersani (Letta) e Berlusconi (Alfano) si sarebbero ritrovati “fianco a fianco” alla
guida dello stesso governo? “Mai e poi mai con Monti!”:
questo il messaggio scandito “a caratteri cubitali” da Berlusconi, dopo aver decretato la fine anticipata del governo tecnico…
Acciderbolina! Chi avrebbe mai immaginato
che, dopo pochi mesi, Pdl e
Scelta Civica sarebbero tornati a governare insieme, ricostituendo la stessa maggioranza
reggente il governo Monti? “Mai e poi mai senza Monti!”:
questa la litania recitata fino alla noia da Casini, pronto a idolatrare l’ex Premier come un salvatore della
Patria… Perdindirindina! Chi avrebbe mai
scommesso un cent che sarebbe bastata un’analisi post-voto a suggerire a Casini di prendere
le distanze dal Professore? L’Italia è davvero, per dirla alla Montanelli, “un Paese senza memoria, che
ignora il proprio ieri”… Con
la “doppia mossa” Napolitano-Letta, la “partitocrazia italiota” ha
adottato una strategia di difesa ben precisa: barricarsi dentro il
Palazzo, non concedere alcun spiffero alvento
del
cambiamento, sbarrare le porte per silenziare le piazze, sedersi attorno
al tavolo per aiutarsi a rattoppare le vesti a brandelli dei partiti,
nel
tentativo di ricostruire una “presentabilità perduta”! In tutto questo, qual è il peso
della volontà (sovranità) popolare?Il “governissimo” -benservito,
sul piatto del Pdl, dai 101 “franchi tiratori” del Pd- è proprio l’appalesarsi
della “paura fottuta” dei partiti di sottoporsi al giudizio degli elettori! Come stupirsi se è divenuta consuetudine
per gli elettori “disertare le urne” (o
votare il M5S…) piuttosto che
legittimare una classe politica sempre più “aliena”, marziana, capace di rispondere
al malcontento crescente solo “blindandosi” e rafforzando le scorte?
IX
LEGGE DI NAPISAN: “Perché
invocare una Terza Repubblica… quand’è possibile risuscitare la Prima?”
“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che
tutto cambi”: ancora una
volta sembra avveratasi la celebre profezia di Tancredi ne “Il Gattopardo”. “Canti di giubilo” si sono alzati alla notizia della nascita del governo
“Alf-etta”. Stampa e tv governativa, all’unisono,
hanno esaltato gli elementi di novità, giovinezza, parità di genere del
nuovo esecutivo… in perfetto stile telegiornali “Istituto Luce” del Ventennio! Più che
incontri segreti, pare che al Palazzo si siano tenute “sedute spiritiche” per
risuscitare l’antico, consociativo “spirito Cencelli”, che sembrava sepolto tra le ceneri del ‘900. Il governo “Alf-etta”costituisce la più intelligente operazione di “alchimia politica” possibile per camuffare quello che ha tutte le caratteristiche proprie di un “inciucio” ed occultare la riemersione, dagli abissi della Prima Repubblica, di una “balena bianca”! Si direbbe che, dal tentativo della classe politica di “sbiancare” con un colpo di spugna le proprie macchie, è uscito fuori un governo “bianchissimo”: anzi, il più bianco
che si può!
X
LEGGE DI NAPISAN: “Se
vuoi giustificare una porcata, basta non chiamarla per nome, appellandosi a
formule di distrazione di massa quali governo di servizio…”
Senza giri di parole, la rielezione di Napolitano e la nascita del “governissimo” sono state le “chiavi di
porco” utilizzate dalla “banda del buco” dei partiti per scassinare la
democrazia, saccheggiandone la sovranità!Alla fine di questo “Romanzo Quirinale”, politici per anni recitanti la parte di acerrimi
avversari, gettata la maschera, si sono seduti allo stesso banchetto,
dando al Paese il “benservito”! Il governo “Alf-etta”
è la personificazione del nuovo compromesso storico, con una non piccola differenza: ieri le parti in causa si chiamavao Moro
e Berlinguer, oggi Alfano (ancora alla ricerca del “quid” perduto…) e
Letta (un giovane già vecchio, cresciuto al latte del seno dello zio!). “Di’ una cosa di sinistra, di’ una cosa
anche non di sinistra, di civilità… Di’ una cosa, di’ qualcosa! Reagisci!”: questo
l’appello rivolto a un D’Alema d’annata da Nanni Moretti nel
film “Aprile”. Per i strani corsi e ricorsi della storia, nell’aprile
appena scorso, la cosa più di sinistra che il Pd è riuscito a dire è stata: “Si
a Napolitano, no a Rodotà; si a Berlusconi, no a Grillo”. Molti elettori democratici
si erano già rassegnati ad ingerire la “pillola Monti”… Nessuno, però, si sarebbe aspetto d’assumere anche la “supposta
Berlusconi”! Molti di loro non si chiederanno più “dove ha
sbagliato il mio partito?”, bensì “come ho potuto così ingenuamente sbagliare
partito?”. Ogni espediente
comunicativo, stratagemma lessicale, artifizio retorico si è tentato per addolcire
il passivo “bunga bunga” richiesto agli elettori di centrosinistra. Qualche esempio? Nessun accenno al termine “inciucio”, solo “governo
di servizio”; vietato parlare di “tradimento elettorale”, solo di senso di
responsabilità; un tabù le parole “incoerenza” o “trasformismo”, meglio appellarsi
al “dovere verso la Patria”… Le parole
d’ordine più correntemente gettate in pasto agli italiani? ◆ “Governo subito, governo purché sia!”. Ma perché mai, in democrazia, la prospettiva di un ritorno
alle urne sarebbe tanto deprecabile?
◆ “Tornare al voto col Porcellum? Che Dio ce ne
scampi!”. Verissimo. Ma perché mai dovrebbe
ricadere sugli elettori la colpa dei partiti, mostratisi incapaci, in un anno e mezzo di governo
Monti, di cambiare la tanto vituperata legge elettorale? E cos’ha impedito al nuovo Parlamento di dedicare i due mesi trascorsi ad
approntare subito una riforma elettorale, piuttosto che traccheggiare invano? ◆ “Il governissimo? Non ci sono alternative!”. Niente di più falso! Di alternative ve ne sarebbero state almeno
tre: governo di scopo (per la sola riforma elettorale) con chi ci sta,
governo di cambiamento Pd-M5S, elezioni anticipate a giugno. “Falso” affermare che il M5S si
è reso indisponibile a qualsiasi ipotesi di governo: l’indisponibilità era,
di certo, nei confronti di un governo di minoranza Bersani. Perché lo “smacchiatore
di giaguari” non ha subito fatto un passo indietro, perse le
elezioni, per facilitare una convergenza con i “pentastellati”? E perché, dopo 55
giorni d’inconcludenti avance, Bersani ha voltato le spalle ai grillini proprio
quando questi ponevano sul piatto del compromesso il nome di Rodotà? ◆ “Grillo? Inimmaginabile come alleato
di governo!”. Alla fine nel Partito
Democratico ha prevalso la logica gattopardesca, tipicamente sicula, del “megghio u tintu canusciuto ca u bonu a
canuscise”… Benissimo. Ma come spiegare ai propri
elettori d’aver ritenuto il Cavaliere d’Arcore (appena cinque mesi fa staccante
la spina al governo Monti) un personaggio più serio ed affidabile? E come reagirà la base del Pd, per
mesi rassicurata dal mantra bersaniano del “mai con Berlusconi” e “o governo di
cambiamento, o voto”? Di
certo, i militanti democratici avranno
una (anzi 101) ragioni in meno per difendere il proprio partito dall’etichetta
“Pd-menoelle”: Pdl, piuttosto, pare ormai
acronimo di “Partito di Letta”!
“Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto
che disperdersi verso Grillo”, confessava un
ingenuo Letta
(Enrico) in tempi non sospetti (13 luglio 2012). Per una volta, un dirigente Pd ne ha “azzeccato” una: alle
prossime elezioni, difatti, sarà altamente probabile che molti voti andranno al Pdl… piuttosto
che disperdersi verso il Pd! A buon intenditor…
“Noi fummo i gattopardi, i leoni. Chi ci sostituirà
saranno gli sciacalli, le iene. E tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e
pecore, continueremo a crederci il sale della terra”(Don Fabrizio, da Il Gattopardo)
“IPSE
DIXIT” (CRONOLOGIA DI UN PARTITO
SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI…)
“Occorre un grande patto costituente
tra progressisti e moderati che escluda dal governo i populismi di Grillo, Berlusconi
e Di Pietro”(Enrico Letta,
26 giugno 2012)
“L’ipotesi di una grande coalizione col Pdl dopo
le elezioni è molto lontana. E la lontananza è data dal ritorno in campo di Silvio Berlusconi,
che rende questa ipotesi poco credibile”(Enrico Letta,
22 agosto 2012)
“Quella di una Grande Coalizione col Pdl è
una prospettiva completamente affossata dal ritorno di Berlusconi”(Enrico Letta,
23 agosto 2012)
“Nella prossima legislatura non possiamo
governare con un patto politico con Berlusconi”(Enrico Letta, 3
ottobre 2012)
“Tra Pd e Monti ci sarà dialogo e
competizione leale. Il nostro avversario comune è Berlusconi”(Enrico Letta,
23 dicembre 2012)
“Se dovesse esserci necessità di governare
con un alleato, non potremmo rivolgerci né a Berlusconi né a Grillo”(Enrico Letta,
28 dicembre 2012)
“L’alternativa è tra noi e Berlusconi”(Enrico Letta, 4
febbraio 2013)
“Abbiamo chiaro da tempo che l’errore fatto
negli anni Novanta e quando abbiamo governato è stato di non riuscire a fare
una buona legge sul conflitto
di interessi e la riforma del sistema radiotelevisivo. E anche
se i buoi sono scappati dalla stalla, in questa legislatura bisogna rimediare a
tutti i costi: il Pd
obbligherà Berlusconi a sciogliere i suoi conflitti di
interesse se si vuole ricandidare”(Enrico Letta,
21 febbraio 2013)
“I nostri elettori non capirebbero un
accordo con Berlusconi”(Ivan
Scalfarotto, 28 febbraio 2013)
“Lo dico con anticipo, io un’alleanza
con Berlusconi non la voto”(Emanuele
Fiano, on. Pd, 28 febbraio 2013)
“Il Pd è unito su una proposta chiara.
Noi diciamo no a ipotesi di governissimi con la destra”(Anna
Finocchiaro, 5 marzo 2013)
“Non sono praticabili né credibili in
nessuna forma accordi di governo fra noi e la destra berlusconiana”(Pier
Luigi Bersani, 6 marzo 2013)
“Nel dire no a un governo con
Berlusconi non dobbiamo avere alcuna
ambiguità”(Enrico Letta, 6
marzo 2013)
“In Italia non è possibile che, neppure
in una situazione d’emergenza, le maggiori forze politiche del centrosinistra e
del centrodestra formino un governo insieme”(Massimo
D’Alema, 8 marzo 2013)
“Grande coalizione? Fossimo in Germania e ci
fosse la Merkel sarebbe la soluzione perfetta. Purtroppo siamo in Italia e c’è
Berlusconi, la vedo complicata”(Enrico Letta, 8
marzo 2013)
“Berlusconi oggi propone un governo della concordia.
Ma con quale coraggio e con quale coerenza lo fa, dal momento che nell’unico
caso in cui sostenevamo lo stesso governo per fronteggiare la crisi più grave
del dopoguerra ha tolto la spina prima del tempo solo per i suoi interessi”(Enrico Letta,
20 marzo 2013)
“Fare cose non comprensibili dagli
elettori non sono utili né per l’Italia né per gli italiani. Non mi pare questa
la strada”(Beppe
Fioroni, 25 marzo 2013)
“Un governo Pd-Pdl è inimmaginabile”(Matteo
Orfini, on. Pd, 27 marzo 2013)
“Il governissimo predisporrebbe il
calendario di giorni peggiori”(Pierluigi
Bersani, 8 aprile 2013)
“Pensare che dopo 20 anni di guerra
civile in Italia, nasca un governo Bersani-Berlusconi non ha senso. Il
governissimo come è stato fatto in Germania qui non è attuabile”(Enrico
Letta, 8 aprile 2013)
“Nessun governissimo Pd-Pdl”(Roberto
Speranza, capogruppo del Pd alla Camera, 8 aprile 2013)
“Il governissimo non è la risposta ai
problemi”(Pier
Luigi Bersani, 13 aprile 2013)
“Serve un governo di cambiamento vero
ed è impensabile farlo con chi in questi anni ha sempre dimostrato di avere
idee opposte alle nostre”(Fausto
Raciti, on. Pd, 14 aprile 2013)
“Non c’è nessun inciucio: se questa
elezione fosse il preludio per un governissimo io non ci sto e non ci starebbe
neanche il Pd”(Cesare
Damiano, 18 aprile 2013)
20
aprile 2013:Giorgio
Napolitano viene rieletto alla Presidenza della Repubblica
“Abbiamo sempre escluso le larghe
intese e le ipotesi di governissimo”(Rosy
Bindi, 21 aprile 2013)
“Sono contrario a un governo Pd-Pdl”(Andrea
Orlando, on. Pd, 22 aprile 2013)
“Non si può riproporre qui una grande
coalizione come in Germania. Non ci sono le condizioni per avere in uno stesso
governo Bersani, Letta, Berlusconi e Alfano”(Dario
Franceschini, 23 aprile 2013)
28 aprile
2013:Il
governissimo “Alf-etta” presta giuramento al Quirinale