IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

venerdì 31 agosto 2012

AUMENTA LO "SPREAD" DELLA DISOCCUPAZIONE

La disoccupazione vola al 10,5%
Tre milioni i lavoratori precari

Su base trimestrale si tratta del tasso più alto dal 1999, lo rileva l'Istat secondo cui base mensile il dato è stabile al 10,7% come a giugno. Continuano a crescere i senza impiego tra i 15 e i 24 anni


MILANO - L'Italia non esce dalla crisi. Peggio. Sprofonda sempre più in basso e il tasso di disoccupazione nel secondo trimestre 2012 vola al 10,5%, in crescita di 2,7 punti percentuali su base annua. Lo rileva l'Istat analizzando i dati grezzi, ma si tratta, comunque, del tasso più alto, in base a confronti tendenziali, dal secondo trimestre del 1999. Numeri record anche tra i dipendenti a termine che nello stesso periodo sono stati 2 milioni 455mila, ai massimi dal 1993: aggiungendo anche i collaboratori (462mila) i precari sono poco meno di 3 milioni.

Il tasso di disoccupazione a luglio resta, invece, stabile al 10,7%, lo stesso livello di giugno, ma il più alto da gennaio 2004, quando iniziano le serie storiche mensili. Su base annua il tasso è in rialzo di 2,5 punti: nel complesso i senza lavoro sono 2 milioni 764mila, mentre le persone in cerca di occupazione sono cresciute del 33,6%, di 695mila unità. A pagare il prezzo più alto sono ancora i giovani: i senza lavoro tra i 15 e i 24 anni a luglio sono il 35,3%, in aumento di 1,3 punti percentuali su giugno e di 7,4 punti su base annua. Con un picco del 48%, su base trimestrale, tra le ragazze del Mezzogiorno. E, come se non bastasse, il ritmo di crescita annuo della disoccupazione giovanile è triplo rispetto a quello complessivo: le persone in cerca di lavoro sono 618 mila e rappresentano il 10,2% della popolazione in questa fascia d'età.

Non crescono, invece, gli occupati stabili a 23 milioni 25mila. Secondo l'Istat, la stabilità dell'occupazione è sintesi del calo della componente maschile e dell'aumento di quella femminile. E così il tasso di occupazione è pari al 57,1%. Gli inattivi tra 15 e 64 anni diminuiscono dello 0,2% rispetto al mese precedente con un tasso pari al 36%, in calo di 0,1 punti percentuali rispetto a giugno. Nel secondo trimestre si registra, quindi, un calo del numero degli occupati in termini tendenziali dello 0,2% (-48mila unità). L'aumento dell'occupazione più adulta con almeno 50 anni, soprattutto a tempo indeterminato, si contrappone al persistente calo su base annua di quella più giovane e dei 35-49enni. Al calo tendenziale dell'occupazione italiana (-133mila unità) si associa la crescita di quella straniera (+85mila unità). In confronto al secondo trimestre 2011, tuttavia, il tasso di occupazione degli italiani rimane stabile, mentre quello degli stranieri segnala una nuova significativa riduzione (dal 63,5% al 61,5%).

Eurozona.
Nuovo record per il tasso di disoccupazione dell'Eurozona che a luglio è salito all'11,3%, il livello più alto dalla nascita della moneta unica: lo ha reso noto Eurostat, che ha rivisto al rialzo il dato di giugno, passato dall'11,2 all'11,3%. Stabile, ma sempre al livello record del 10,4%, il tasso nell'Ue a 27 paesi. In termini assoluti, Eurostat stima che il numero di disoccupati nell'Ue a luglio sia salito a 25,254 milioni di persone di cui 18 nella sola Eurozona, pari ad un aumento di 343mila unità nei 27 e di 88mila unità nei 17. Rispetto a un anno fa, quando il tasso di disoccupazione era al 10,1% nell'Eurozona e al 9,6% nell'Ue-27, i disoccupati sono aumentati rispettivamente di 2,05 milioni e di 2,1 milioni. I paesi in cui la disoccupazione è più elevata sono la Spagna, dove una persone su quattro è senza lavoro (25,1%) e la Grecia (23,1% a maggio). I tassi più bassi sono invece stati registrati in Austria (4,5%), Olanda (5,3%), Germania e Lussemburgo (entrambi 5,5%). Sempre problematica anche la disoccupazione giovanile, ancora in aumento, arrivata al 22,6% nell'Eurozona e al 22,5% nell'Ue a 27, dove ci sono rispettivamente 204mila e 182mila giovani disoccupati in più rispetto a giugno, per un totale di quasi 5 milioni e mezzo di persone sotto i 25 anni senza lavoro. In Spagna e Grecia oltre la metà dei giovani è disoccupata (rispettivamente 52,9% e 53,8%).


Fonte: http://www.repubblica.it

Commento di Oliviero Mannucci: Grazie Monti, grazie politici ladroni, vedrete che alla fine ce la farete a far fallire tutte le imprese italiane, siete sulla buona strada! Continuate pure così poi si verrà tutti a mangiare a casa vostra!

giovedì 30 agosto 2012

Proposta: mandiamo i nostri politici chiacchieroni e spesso inconcludenti a lavoare in miniera, fosse la volta che imparano qualcosa


Carbonia, di padre in figlia in miniera: la dura vita delle ragazze del Sulcis


Sono quattro le minatrici asseragliate a Nuraxi Figus, a 400 metri sotto il livello del mare. Silvia: "Mio nonno lavorava alla Carbonsulcis, mio padre all'Alcoa, chissà se ci sarà posto anche per mio figlio". Valentina: "Ho sacrificato tutto per stare qui. Sfilerò fino a Roma per difendere il mio mestiere"

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Quattro donne. Quattro minatrici. Quattro volti, sotto ai caschi gialli, pronti alla lotta e all’occupazione della miniera di carbone di Nuraxi Figus. Silvia, Giuliana, Valeria e Valentina; la quinta moschettiera, Alessandra, è a casa per maternità, ma anche il suo cuore è a 400 metri sotto il livello del mare. Con le compagne e i ben più numerosi compagni, che si danno il cambio, trenta alla volta, in turni di otto ore, per raggiungere l’obiettivo di far arrivare la loro voce a Roma. E per farsi sentire più forte hanno già fatto presente di avere là sotto nelle gallerie 350 chili di esplosivo, minacciando di “essere pronti a tutto”. Anche la parte rosa di questa protesta è nera come lo è il carbone.

La vignetta di Natangelo

Proprio con l’esplosivo ha avuto a che fare Silvia Marongiu: nel 1986, quando ha iniziato a lavorare in miniera, il suo lavoro consisteva nel trasportare i candelotti sottoterra dalla superficie. Oggi Silvia ha 48 anni . “Come parecchi di noi la mia storia tra quei cunicoli ha origini antiche. Mio nonno Adolfo lavorava già nella Carbosulcis, che all’epoca si chiamava Carbosarda”. E anche suo padre, Gavino, finì in Carbosarda. Non come il nonno, che guidava i trenini nei tunnel, oggi sostituiti dai pick up. “Papà gestiva il patrimonio immobiliare costruito a Carbonia in epoca fascista per i lavoratori. Con la crisi della miniera, tra il 1957 e il ’61, decise di andare via. Ci siamo trasferiti in Francia, tra Grenoble e Lione. Poi a Milano, dove sono nata io. Siamo rimasti in Lombardia fino ai mie sette anni, per poi ritornare nella casa che non avevo ancora visto, a Carbonia. E indovinate dove trovò impiego mio padre? All’Alcoa, l’altra azienda oggi sull’orlo del tracollo. Papà passò dal carbone all’alluminio . Ma tutta la mia storia è una cronaca di operaismo e immigrazione. Perché la mamma, Dora, era figlia di un siciliano intraprendente, Vincenzo, che come molti cercò fortuna al nord. Prima a Torino, poi in Francia. Si affidò agli scafisti dell’epoca. Persone senza scrupoli che accompagnavano al confine e poi ti lasciavano al tuo destino. Finì a lavorare nella stessa fabbrica dove poi arrivò mio papà, che così conobbe la mamma”. Silvia ha una figlia di 7 anni, un mutuo di 750 euro al mese e uno stipendio di 1500. Finché durerà la Carbosulcis almeno. “Spero di poterci lavorare ancora altri dieci anni. Perché al netto dell’ultima riforma delle pensioni è l’obiettivo per una paga neppure dignitosa”.

Da sinistra, Valeria, Alessandra e Giuliana. Sopra gli operai Alcoa e Eurallumina a Cagliari

VALENTINA Zurru, 45 anni, ne ha passati già 26 su e giù, dal sole alle tenebre. Il suo lavoro è non far crollare la terra sui minatori, per semplificare dice di “mettere i bulloni alle gallerie”. Ama il suo mestiere, è battagliera, pronta “a sfilare a Roma davanti ai palazzi del potere”, perché per tutta questa polvere e fango ha anche sacrificato la sua vita privata. “Non ho figli e in gran parte il mestiere che faccio ha pesato sulla scelta”. Giuliana Porcu, 45 anni, è una minatrice dal 1987. È un quadro aziendale, responsabile del servizio di prevenzione e protezione, in pratica gira le gallerie per svolgere l’analisi chimica e assicurarsi dell’adeguata presenza di ossigeno. “Sì, ma entrai come operaia, fummo assunte in sei all’epoca, tutte operaie, dopo aver conseguito il diploma di perito minerario a Iglesias”. Ha anche un vanto Giuliana: “La mia nonna. Era la cernitrice Pasqualina. Lavorava il carbone una volta portato in superficie insomma”. Il padre Giovanni? Un altro minatore, ma metallifero. “Mio figlio ha 13 anni e frequenta il primo liceo. Se un giorno fosse assunto in miniera non vedo perché dovrei esserne scontenta. Mio papà ha 90 anni, io nonostante tutto questo tempo là sotto sono in buona salute, quindi, in caso, ben venga. Soprattutto se non chiuderanno la Carbosulcis”.

VALERIA Santacroce è la meno “anziana” del gruppo. Assunta dall’azienda della Regione Sardegna nel 2007. “Sono ingegnere elettrico. Ho passato parecchi anni in Alcoa, con contratti a tempo determinato. Poi l’occasione Carbosulcis, prima come capo cantiere di una ditta esterna”. Oggi è la responsabile della sicurezza: “Non faccio altro che certificare che tutto rispetti gli standard, con continui sopralluoghi. “Sinceramente non avrei proprio immaginato che un giorno sarei finita anche io in miniera”. Già, perché nonno Bruno era operaio a Seruci, pozzi a pochi metri da quelli di Nuraxi Figus, sempre della Carbosulcis. “Lui faceva il lavoro più duro, l’estrazione del carbone. In un’epoca in cui le condizioni professionali erano ben peggiori. Ritornava a casa spesso letteralmente nero. Se lo è portato via un tumore nel 1991. E aveva la silicosi, malattia provocata dalla continua esposizione a polveri, al cento per cento. Mio papà Claudio ricorda bene quei giorni. Lui, invece, è un pensionato Alcoa, ci ho parlato prima. Mi ha detto che gli sembra il 1974, già si parlava di crisi. Di chiudere tutto”. Di annientare uomini, e donne, del Sulcis.

da Il Fatto Quotidiano del 29 agosto 2012

martedì 28 agosto 2012

Operazione Polverini, l'ospedale tutto per lei mentre i cittadini spesso muoiono nelle corsie

La governatrice del Lazio avrebbe occupato un intero reparto dell'ospedale S.Andrea per un normale intervento chirurgico

(La Presse)
polverini,lazio,sant'andreaRenata Polverini continua ad alimentare polemiche: prima per le spese della regione Lazio e dei suoi 500 portaborse, ora per un intervento chirurgico che, pare, necessiti di tutto un piano di un ospedale.


La notizia, ripresa in Rete lungo e in largo, è questa: per una normale operazione, fortunatamente non grave, Polverini si sarebbe riservata un intero reparto dell'ospedale Sant'Andrea di Roma, più precisamente il quinto piano della struttura, circa una trentina di stanze. Un po' zarina, un po' Madonna quando prenota una suite.

Il reparto, inoltre, come scrive Lettera43, era "chiuso per il periodo estivo, complici i tagli alla sanità e le conseguenti difficoltà nel garantire un'adeguata rotazione di medici e infermieri durante le ferie. Nell'occasione, il reparto sarebbe, tuttavia, stato prontamente riaperto proprio per far posto alla Polverini". Inoltre, la direzione del S.Andrea ha messo a disposizione di Diva Renata "tre infermieri per garantirle assistenza 24 ore su 24. Straordinari, ovviamente, a spese dei contribuenti".

L'opposizione in consiglio regionale ha annunciato un'interrogazione per fare chiarezza. Attendiamo replica di Renata Polverini, sperando non se la prenda anche lei con i "fascisti del web".

Fonte: http://elezioni.myblog.it


Vi ricordate questi casi:

Sanità, la Procura Roma avvia un'indagine su ospedali capitolini

La Procura di Roma indaga sulle presunte carenze nei pronto soccorso della Capitale, dopo le polemiche per alcune foto apparse sui giornali che hanno fatto scattare le ispezioni del Nas

Un paziente curato a terra al San Camillo
ROMA -

Tutti i reparti di pronto soccorso degli ospedali della Capitale, alle prese con carenze e disservizi, saranno oggetto di indagine da parte della procura di Roma che ha aperto un fascicolo, al momento, in 'atti relativi', cioè senza ipotesi di reato e senza indagati. A determinare l'apertura del procedimento da parte del procuratore reggente Giancarlo Capaldo, che ha delegato gli accertamenti ai pm Rosalia Affinito ed Elisabetta Ceniccola, è stata l'informativa dei Nas che ha evidenziato disfunzioni strutturali al pronto soccorso del San Camillo e a quello dell'ospedale di Tor Vergata. Nei giorni scorsi alcuni organi di stampa avevano riportato la notizia di malati costretti a stare distesi per terra su alcuni materassi, in assenza di posti letto o di barelle .

Proprio in merito all'inchiesta aperta dalla Procura di Roma, il ministro della Salute Renato Balduzzi ha chiesto una relazione "dettagliata" sull'intera vicenda alla Presidenza della Regione Lazio, si legge in una nota del Ministero. Nei giorni scorsi hanno suscitato polemiche le foto del pronto soccorso dell'ospedale romano San Camillo, in cui veniva eseguito un massaggio cardiaco su un paziente steso a terra.

«Tutti hanno rubato nel sistema sanitario. Hanno utilizzato i soldi della sanità per fare altro e questo ce lo dobbiamo dire con chiarezza». Lo ha detto la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, su La7, rispondendo alla domanda sul «perché siamo in questa situazione di emergenza sanitaria».

«Mio padre è morto al San Camillo e le posso anche dire in quelle condizioni. Mio padre aveva 29 anni e lo scambiarono al Pronto Soccorso per una persona anziana perché era stato male. Quindi conosco perfettamente quella struttura, vado sempre in quella struttura. Sono una persona come voi». Ha poi aggiunto la Polverini rispondendo ad una dottoressa dell'ospedale San Camillo che ha attaccato la Regione accusando di «non conoscere davvero le condizioni in cui versa la gente che si rivolge al Pronto Soccorso». La governatrice si è alterata rispondendo: «Mia madre è stata ricoverata al San Camillo ed è stata in un corridoio, quindi conosco bene gli ospedali del Lazio e in particolare quello». «Non siamo qui per fare pagliacciate ma per assumermi delle responsabilità e ci sto mettendo la faccia», ha concluso.

Fonte: http://www.grr.rai.it

VI RICORDATE QUESTO CASO:

Roma, respinto da 4 ospedali muore La Polverini chiede una commissione d’inchiesta

E’ la tragica odissea di Giorgio Manni, 51 anni, che a causa di forti dolori ai reni, che gli impedivano di respirare bene, si e’ rivolto a diversi Pronto Soccorso che gli rispondevano di curarsi a casa

Il pronto soccorso (Germogli)

Roma, 17 luglio 2011 - E’ morto dopo essere stato rimandato a casa per ben cinque volte dai quattro ospedali romani a cui aveva chiesto soccorso. E’ la tragica odissea di Giorgio Manni, 51 anni, che a causa di forti dolori ai reni, che gli impedivano di respirare bene, si e’ rivolto a diversi Pronto Soccorso, ultimo quello dell’ospedale di Subiaco, da cui poi e’ stato trasferito al Policlinico di Tor Vergata quando ormai le condizioni erano disperate.

Il governatore del Lazio Renata Polverini ha annunciato che “la Regione ha chiesto alla direzione sanitaria della Asl RmG di attivare immediatamente una commissione d’inchiesta sul decesso di Giorgio Manni”.

“E’ un quadro impressionante quello riportato dalla stampa di oggi, per questo ho chiesto ai carabinieri del Nas in servizio presso la Commissione d’inchiesta di avviare una istruttoria subito”. Cosi’ Ignazio Marino, presidente della Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, dopo la morte di un uomo rimandato a casa per ben cinque volte dai quattro ospedali romani a cui aveva chiesto soccorso.

Quanto accaduto va verificato al piu’ presto, perche’ e’ inaccettabile che una persona malata sia obbligata a cercare assistenza spostandosi di ospedale in ospedale, per trovare da sola una soluzione. Sembra profilarsi una preoccupante inefficienza della rete di emergenza e urgenza regionale, per questo ho chiesto ai Nas di acquisire tutti i documenti relativi al paziente e quanto sia necessario a certificare le richieste di aiuto ai nosocomi e i motivi del mancato ricovero. Questo caso deve farci riflettere piu’ in generale sul funzionamento della rete di emergenza e urgenza del nostro Paese, le cui carenze organizzative erano gia’ state di recente rimarcate dalla Commissione Igiene e Sanita’ del Senato”.

Fonte: http://qn.quotidiano.net

E MENTRE LA GENTE MUORE O VIENE "CURATA" SUL PAVIMENTO DEI PRONTO SOCCORSO....

Quanto costa ai contribuenti l’assistenza sanitaria integrativa dei deputati

…non voglio farle perdere tempo – leggo OGGI dal suo apparire, mi sembra nella seconda metà degli anni “40 -
Le voglio solo significare che sono sempre d’accordo con i suoi pensieri, quelli che esplicita sul settimanale che dirige. – Grazie , glielo devo – Perchè i nostri governanti ( g ) non danno mai neppure un segno per dimostrare che si uniscono a noi per fare quelle economie semplici e necessarie, senza scomodare la Costituzione ? esempio, eliminare quelle mense da disederati della camera e del senato, eliminare i barbieri ed i parrucchieri, usare i ristoranti attorno alle camere e dar lavoro alle attività limitrofe.
Buon lavoro e distinti saluti da parte di un pensionato e se le avanza tempo, legga qui sotto, ma forse lo conosce giàPer la prima volta viene tolto il segreto su quanto costa ai contribuenti l’assistenza sanitaria integrativa dei deputati. Si tratta di costi per cure che non vengono erogate dal sistema sanitario nazionale (le cui prestazioni sono gratis o al più pari al ticket), ma da una assistenza privata finanziata da Montecitorio. A rendere pubblici questi dati sono stati i radicali che da tempo svolgono una campagna di trasparenza denominata Parlamento WikiLeaks. http://www.radicali.it/parlamento-wikileaks Va detto ancora che la Camera assicura un rimborso sanitario privato non solo ai 630 onorevoli. Ma anche a 1109 loro familiari compresi (per volontà dell’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini) i conviventi more uxorio. Ebbene, nel 2010, deputati e parenti vari hanno speso complessivamente 10 milioni e 117mila euro. Tre milioni e 92mila euro per spese odontoiatriche. Oltre tre milioni per ricoveri e interventi (eseguiti dunque non in ospedali o strutture convenzionati dove non si paga, ma in cliniche private). Quasi un milione di euro (976mila euro, per la precisione), per fisioterapia. Per visite varie, 698mila euro. Quattrocentottantotto mila euro per occhiali e 257mila per far fronte, con la psicoterapia, ai problemi psicologici e psichiatrici di deputati e dei loro familari. Per curare i problemi delle vene varicose (voce “sclerosante”), 28mila e 138 euro. Visite omeopatiche 3mila e 636 euro. I deputati si sono anche fatti curare in strutture del servizio sanitario nazionale, e dunque hanno chiesto il rimborso all’assistenza integrativa del Parlamento per 153mila euro di ticket. Ma non tutti i numeri sull’assistenza sanitaria privata dei deputati, tuttavia, sono stati desegretati. “Abbiamo chiesto – dice la Bernardini – quanti e quali importi sono stati spesi nell’ultimo triennio per alcune prestazioni previste dal ‘fondo di solidarietà sanitarià come ad esempio balneoterapia, shiatsuterapia, massaggio sportivo ed elettroscultura (ginnastica passiva). Volevamo sapere anche l’importo degli interventi per chirurgia plastica, ma questi conti i Questori della Camera non ce li hanno voluti dare”. Perché queste informazioni restano riservate, non accessibili? Cosa c’è da nascondere? Ecco il motivo di quel segreto secondo i Questori della Camera: “Il sistema informatizzato di gestione contabile dei dati adottato dalla Camera non consente di estrarre le informazioni richieste. Tenuto conto del principio generale dell’accesso agli atti in base al quale la domanda non può comportare la necessità di un’attività di elaborazione dei dati da parte del soggetto destinatario della richiesta, non è possibile fornire le informazioni secondo le modalità richieste”. Il partito di Pannella, a questo proposito, è contrario. “Non ritengo – spiega la deputata Rita Bernardini – che la Camera debba provvedere a dare una assicurazione integrativa. Ogni deputato potrebbe benissimo farsela per conto proprio avendo gia l’assistenza che hanno tutti i cittadini italiani. Se gli onorevoli vogliono qualcosa di più dei cittadini italiani, cioè un privilegio, possono pagarselo, visto che già dispongono di un rimborso di 25 mila euro mensili, a farsi un’assicurazione privata. Non si capisce perché questa ‘mutua integrativà la debba pagare la Camera facendola gestire direttamente dai Questori”. “Secondo noi – aggiunge – basterebbe semplicemente non prevederla e quindi far risparmiare alla collettività dieci milioni di euro all’anno”.

Fonte: http://www.oggi.it



Regioni, stipendi d'oro altro che sacrifici, quelli li facciano i cittadini!



Nella tabella sono indicati gli stipendi netti (indennità più rimborso). Per il rimborso è stato considerato il valore massimo. Fonte: P&G/L - Libero.

Altro che spending review. Passati indenni nella crisi, gli amministratori regionali sono riusciti a evitare pure la scure dei tagli. E così i compensi netti dei politici rimangono altissimi. Si va dagli oltre 14 mila euro al mese (considerando il rimborso massimo) del governatore della Lombardia ai 7.500 che la Regione Emilia Romagna versa al presidente. Ovviamente al netto delle tasse.
A svelare gli stipendi d'oro è stato il quotidiano Libero che ha pubblicato i compensi degli amministratori regionali: dai governatori fino ai consiglieri, passando per il presidente del Consiglio regionale, agli assessori e ai capigruppo.
STIPENDI ALTI NONOSTANTE I TAGLI. Orientarsi nei numeri di ogni Regione non è semplice. Anche perché con l'imposizione dei tagli sommata al crescente sentimento anti-Casta, molti enti hanno provato a ridurre gli stipendi. Eppure le indennità e le diarie sono ancora molto generose. E a confermarlo è stato anche il rapporto della Conferenza dei presidenti, pubblicato il 10 luglio.
Si scopre così che esistono Regioni in cui i rimborsi - da sommare allo stipendio mensile - può infatti superare il valore dell'indennità di funzione.
PER FORMIGONI OLTRE 9 MILA EURO. In Lombardia, per esempio, Roberto Formigoni riceve un'indennità di 5.400 euro. Ma a questa - erogata per 12 mesi - vanno aggiunti i rimborsi, la cui cifra può variare dal minimo di 5.866,92 euro al massimo di 9.366,92. «L'indennità netta è di poco più di 12 mila euro al mese per 12 mensilità», aveva confermato a Libero proprio il governatore lombardo, per il quale è quindi previsto il rimborso minimo. Tuttavia Formigoni potrebbe arrivare a ben oltre 14 mila euro nel caso in cui gli fosse corrisposto il rimborso massimo.
INDENNITÀ BASSE, RIMBORSI PIÙ ALTI. Anche perché è possibile ricevere maggiori compensi: basta produrre all'amministrazione le ricevute giustificative per le spese ricevute, «nell'adempimento del mandato».
E nelle Regioni dove le indennità di funzione sono più basse - nella Puglia di Nichi Vendola non si arriva neppure a 5 mila euro - i rimborsi sono più alti: da 7.744,11 euro fino a 9.624,19.

Tra le Regioni più costose Puglia, Piemonte e Sicilia

Se il governatore della Lombardia (con il presidente del Consiglio del Pirellone) è il più ricco tra le 20 Regioni d'Italia, alle sue spalle la situazione dei colleghi non è peggiore. Vendola, nonostante l'indennità di funzione bassa, potrebbe arrivare a 14.500 euro mensili (identica cifra per il presidente del Consiglio della Puglia), mentre in Sicilia lo stipendio netto per il governatore arriverebbe a 14,100 euro. Più contenute le cifre del Piemonte: 14.400 euro al mese tra indennità e rimborso (massimo) per il presidente.
TRENTINO E UMBRIA LE VIRTUOSE. Il Trentino Alto Adige è invece una delle Regioni virtuose che ha applicato forti tagli agli stipendi. Tuttavia gli amministratori è corrisposto un rimborso identico per tutti, 3.200 euro al mese. Cambiano, però, le cifre dell'indennità: per il presidente (della giunta e del consiglio) sono 6.400 euro, per i consiglieri 2.800.
All'opposto, l'Umbria ha scelto di fissare un'identica indennità per tutti (3.700 euro al mese). Ma i rimborsi variano rispetto alla funzione. Così se per i vertici si arriva a circa 4 mila euro, per gli altri è di 2.900.
CONSIDERATI I VALORI IPOTETICI. I dati del rapporto della Conferenza dei presidenti, che per la prima volta ha offerto un confronto tra i costi dei politici regionali, non si riferiscono alle reali buste paga degli amministratori. «I numeri sono elaborati spersonalizzando il dato», è la precisazione che si legge nello studio e riportata da Libero, «e prendendo a riferimento, per il rimborso spese, il valore minimo e massimo teoricamente possibile».

In Puglia l'indennità di fine mandato arriva a 80 mila euro

Ma non è finita qui. La Conferenza dei presidenti ha provato a fare luce anche sull'indennità di fine mandato. Perché oltre allo stipendio mensile comprensivo di rimborsi, per gli amministratori locali, è previsto un trattamento al termine dell'esperienza politica. E non si tratta di cifre irrisorie.
La Puglia è la Regione più generosa. «L'importo netto dell'indennità di fine mandato è di 80 mila euro da moltiplicare per il numero di legislature per le quali è stata ricoperta la carica di consigliere».
Nel Lazio l'assegno è un po' meno generoso: circa 31 mila euro dopo il primo mandato, 58 mila dopo il secondo e 85 mila dopo il terzo. Cifre simili in Toscana: si va dai 36 mila euro per il primo mandato, fino ai 109 mila se si ha la fortuna di essere eletti per tre volte.
C'È ANCHE L'ASSEGNO VITALIZIO. In Abruzzo l'indennità di fine mandato è poco inferiore ai 30 mila euro, ma dopo 10 anni in Regione si arriva a poco meno di 60 mila euro e se si riesce a rimanere in carica per 15 anni si arriva a 73 mila. Anche se, è precisato, «dopo il decimo anno l'indennità è ridotta del 50%».
Poi ci sarebbe anche l'assegno vitalizio. Ultimo tassello che fa della politica la vera roccaforte dei privilegi.

Fonte: http://www.lettera43.it

I SACRIFICI, CHE LI FACCIANO I POVERI DIAVOLI CHE GIA' SI FANNO UN CULO TANTO DALLA MATTINA ALLA SERA

Che schifo! Mentre i disoccupati aumentano di giorno in giorno, di mese in mese ( perchè le aziende chiudono) coloro che dovrebbero rappresentarci prendono ogni mese valige di soldi. Io spero che chi legge questo blog abbia capito, che l'ITALIA E' UNA REPUBBLICA FONDATA SUL LAVORO...DEGLI ALTRI, che poi dovranno essere dissanguati sistematicamente con tasse elevatissime, per pagare i stipendi, vitalizi e pensioni d'oro a chi non fa un cazzo dalla mattina alla sera. Andrete ancora a votare la prossima volta?


Oliviero Mannucci

Movimento Popolare di Liberazione Nazionale "Culo a strisce"

giovedì 23 agosto 2012

FONDI DEI PARTITI AI TERREMOTATI E PROROGA ADEMPIMENTI FISCALI E CONTRIBUTIVI, LA MAGGIORANZA DICE “NO”.


Il GRUPPO CONSIGLIARE LEGA NORD in REGIONE SCRIVE:

“La maggioranza del Pd nega i soldi dei partiti ai terremotati e, per giunta, smentisce il presidente Vasco Errani”. Così il gruppo regionale del Carroccio dopo la bocciatura, pochi minuti fa in aula, di un emendamento che impegnava i soldi del finanziamento pubblico ai partiti per le zone terremotate e di un ordine del giorno per lo spostamento fino al 31 maggio 2013 (data della fine dello stato di emergenza) della sospensione dei termini amministrativi per il pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali e per derogare a quella data il patto di stabilità interno.
“Da una parte – spiegano i consiglieri Mauro Manfredini, Manes Bernardini, Roberto Corradi e Stefano Cavalli – la maggioranza si appella a decisioni condivise per risolvere la difficile situazione delle zone terremotate, dall’altra di fronte a proposte concrete fa un passo indietro in nome dei soliti pregiudizi di partito. La bocciatura dell’ordine del giorno per la proroga dei termini per il pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali fino al 31 maggio 2013 è il segno di un Pd sonnecchiante. In aula, infatti, il governatore Vasco Errani aveva condiviso la nostra proposta, salvo poi bocciarla approfittando della temporanea assenza del presidente dall'assemblea”.

Fonte: http://notiziefabbriani.blogspot.it

Commento di Oliviero Mannuucci: La solita storia, i partiti si autoelargiscono rimborsi elettorali anche del 500% rispetto alla spesa sostenuta, promettono di rinunciare ad una tranche dei soldi che impunemente rubano agli italiani, per darli ai terremotati dell'Emilia, e poi se li tengono. Io spero che chi leggerà questo articolo, la capirà una volta per tutte che i partiti e la loro sporca politica sono il vero cancro dell'Italia! Più della tanto sbandierata evasione fiscale, sono i partiti che rubano agli italiani il denaro da loro con tanto sacrificio guadagnato!

mercoledì 22 agosto 2012

Monti fa pagare l'IMU anche ai terremotati dell'Emilia

Sisma, Agenzia delle Entrate: stop alle agevolazioni dal 1° ottobre


Ore 19 - Allineare al 30 novembre prossimo, per i residenti nelle zone colpite dal terremoto, le scadenze di tutti gli adempimenti tributari, fiscali, contributivi e amministrativi. Inoltre, per quanti continuano ad avere problemi abitativi o produttivi in conseguenza del sisma, definire un ulteriore slittamento al 30 giugno 2013 dei termini per i relativi versamenti.

E’ quanto chiedono al governo i presidenti di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto in una lettera inviata oggi, che recepisce anche esigenze manifestate in questi giorni da esponenti delle Istituzioni, da cittadini e da rappresentanti del mondo delle imprese.

Nella lettera indirizzata al presidente del consiglio Monti e al ministro dell’economia e delle finanze Grilli, i presidenti Errani, Formigoni e Zaia sottolineano che il disallineamento delle sospensioni delle scadenze per i termini di pagamento di oneri e contributo sta creando “disorientamento dei contribuenti rispetto agli obblighi in vigore e a quelli sospesi dai diversi provvedimenti”. Da qui la richiesta di allineare al 30 novembre 2012 i termini di sospensione degli adempimenti.

La particolare situazione di difficoltà che interessa poi le zone colpite dal sisma, strettamente legata al tema della ricostruzione, rende necessario anche – secondo l’opinione espressa dai tre presidenti di Regione – uno “slittamento dei termini di versamento fino al 30 giugno 2013", in favore dei soli soggetti effettivamente danneggiati, cioè coloro i quali "a causa della inagibilità della casa di abitazione o dello studio professionale o delle difficoltà connesse con il riavvio delle attività produttive per la messa a norma dei locali o per la loro ricostruzione, risultino particolarmente esposti a problemi di liquidità e di equilibrio finanziario”.

Ore 16 - Il 14 agosto scorso, il governatore dell'Emilia Romagna Vasco Errani aveva chiesto di prolungare le agevolazioni fiscali per i terremotati, ovvero rinviare i pagamenti delle tasse per chi ha subito danni dal sisma fino a tutto il 2013. La richiesta però è stata respinta dall'Agenzia delle Entrate: dal 1° ottobre, in assenza di novità, gli emiliani torneranno dunque a pagare le tasse sulla casa anche se le loro proprietà sono inagibili o parzialmente distrutte.



Il 16 agosto, l'Agenzia delle Entrate ha precisato, infatti, che non ci sarà alcuna ulteriore proroga per il pagamento della tasse fino al 2013. "La scadenza del termine di sospensione degli adempimenti e dei versamenti tributari rimane fissata al 30 settembre 2012 fermo restando la possibilità di regolarizzare entro il 30 novembre 2012, senza applicazione di sanzioni e interessi, gli adempimenti concernenti le ritenute e relativi al periodo dal 20 maggio all'8 giugno 2012" si legge in una nota.

Il Commissario per la ricostruzione Errani, in un incontro con i cittadini a San Felice sul Panaro, però non si arrende: "Torneremo a lavorare sulla richiesta di rinvio di tutti i pagamenti per chi ha la casa inagibile o ha avuto danni all'azienda. Chi ha avuto la casa inagibile non può pagare l'Imu anche nel 2013, un imprenditore che ha avuto danni non deve pagare le tasse nel 2013". Errani promette battaglia e annuncia che porterà la questione a Roma, direttamente sul tavolo del governo.

"Le trattative non sono ancora chiuse", ha sottolineato il ministro degli Interni Cancellieri. Per Confesercenti si tratta di una "scelta incomprensibile, che non tiene conto della realtà", una decisione "grave, offensiva per chi sta cercando, con enormi sacrifici, di tornare alla normalità". Rifondazione Comunista chiede: "Facciano marcia indietro. Non è giusto far pagare Imu, Irpef e quant'altro anche a chi ha subito danni a causa del sisma. Ancora una volta si sacrificano gli interessi dei cittadini e dei territori, in nome del rigore di bilancio". Il partito chiede anche che i tagli si compiano altrove: "Ad esempio evitando spese per opere dannose e inutili, come la Tav in Val di Susa e il ponte sullo stretto di Messina o l'acquisto di 90 cacciabombardieri per 15 miliardi di euro". Dalle fila del Pdl, la modenese Isabella Bertolini fa sapere: "Presenterò alla Camera un ordine del giorno per chiedere al governo di prorogare di almeno un anno le scadenze per il pagamento dei tributi per chi vive e lavora nelle aree colpite dal terremoto".

Anche Lapam e Ascom Confcommercio restano in attesa che Regione, Ministero delle Finanze e Agenzia delle Entrate risolvano il pasticcio della proroga della sospensione dei pagamenti nelle zone terremotate. Ascom stila un elenco di punti per la rinascita del territorio partendo proprio dal periodo di sospensione del versamento di tributi e contributi fino a maggio 2013, e ancora la detassazione delle imprese triennale e la decontribuzione per due anni sulle nuove assunzioni, oltre a un meccanismo di credito d’imposta per la ricostruzione degli edifici danneggiati in ragione della percentuale stabilita sull’entità del danno (fino al max 80%).

Fonte: http://24emilia.com

COMMENTO DI OLIVIERO MANNUCCI: NON SAREBBE INVECE IL CASO DI SOSPENDERE I SOLDI CHE VANNO AI PARTITI E REQUISIRE QUELLI CHE HANNO ACCUMULATO IN PIU' GRAZIE AI GENEROSI RIMBORSI ELETTORALI CHE SI SONO AUTO ELARGITI, CONTRO LA VOLONTA' DELLA GENTE!


domenica 19 agosto 2012

E' morto l'uomo che si era dato fuoco davanti a Camera Deputati

Troppo gravi le ustioni, si era cosparso di benzina per problemi economici


E' morto l'uomo che si era dato fuoco davanti a Camera Deputati

Roma, 19 ago. (TMNews) - All'ospedale Sant'Eugenio di Roma è morto stanotte, in seguito alle gravissime ustioni, l'uomo che lo scorso 11 agosto si era dato fuoco davanti la Camera dei Deputati, in piazza Montecitorio. Angelo Di Carlo, 54 anni di Roma ma residente da alcuni anni a Forlì, si era cosparso il corpo con un liquido infiammabile contenuto in una bottiglia, quindi si era dato fuoco con un accendino. Vedovo, aveva problemi di natura economica e questioni familiari legate a un'eredità. Immediatamente soccorso dai carabinieri di stanza sul posto, l'uomo era stato portato all'ospedale Sant'Eugenio con ustioni del secondo e terzo grado sull'85% della superficie del corpo. Sav/Kat

Fonte: http://notizie.virgilio.it

ITALIA MAGLIA NERA PER INEFFICIENZE E COSTI BUROCRAZIA

Rapporto Confcommercio: Raddoppiato il tempo di attesa per sentenza di fallimento o insolvenza. Peggiorano infrastrutture, servizi pubblici, sistema giudiziario. Cresce numero tangenti. Bene solo la sanità

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Roma - Mancata semplificazione normativa, lungaggini burocratiche, bassa qualità dei servizi pubblici e onerosità degli adempimenti collocano il nostro Paese in fondo alle classifiche nel confronto internazionale. Rispetto agli altri Paesi, l’Italia registra il più basso livello di efficienza del sistema giudiziario ed è agli ultimi posti per la capacità di risolvere controversie tra imprese, per la diffusione di pagamenti irregolari e tangenti, per i costi e i tempi di adempimento degli obblighi fiscali (occorre un numero di ore quasi 5 volte superiore a quello del Lussemburgo); inoltre, negli ultimi dieci anni, il tempo di attesa per una sentenza di fallimento o di insolvenza è praticamente raddoppiato passando da uno a quasi due anni (quasi 5 volte i tempi dell’Irlanda e il doppio del Regno Unito); anche sul fronte dei servizi pubblici resi ai cittadini l’Italia registra risultati tutt’altro che brillanti, in particolare per la scarsa qualità ed efficienza delle istituzioni e delle infrastrutture; nel campo dell’istruzione, ad una percezione abbastanza positiva della qualità della scuola primaria, fa riscontro una minore performance del sistema educativo superiore, anche a causa della scarsa diffusione del web all’interno delle scuole; solo sul versante della sanità si registra un risultato positivo. Sono questi alcuni dati che emergono dal rapporto sulle determinanti dell’economia sommersa realizzato dall’Ufficio Studi di Confcommercio.

I risultati dell’indicatore composito evidenziano per l’Italia il più basso livello di efficienza del sistema giudiziario tra i paesi considerati. Nella graduatoria 2010, l’Italia occupa l’ultimo posto su 26 paesi, preceduta da Grecia, Slovacchia, Slovenia e Messico. L’indicatore sull’efficienza del quadro giuridico di riferimento per le controversie tra imprese, mostra per l’Italia una situazione fortemente critica. Nella graduatoria del 2010 l’Italia occupa la penultima posizione preceduta da Portogallo, Grecia, Slovenia e Messico.L’Italia, inoltre, si distingue per la diffusione di pagamenti irregolari e di tangenti e occupa nella graduatoria del 2010 il 25° posto, prima della Slovacchia. Al contrario, i paesi del Nord Europa, dove la corruzione è ritenuta quasi inesistente, occupano i primi posti della classifica.

La percezione di come lo Stato, nella sua articolazione politica e amministrativa, risponde ai cittadini-imprese è rimasta sostanzialmente invariata nell’ultimo decennio nel nostro Paese. Ma nel confronto con altri paesi europei ed extra europei la qualità-quantità dell’output pubblico in Italia è tra i peggiori, ricoprendo il terzultimo posto nella graduatoria dei 26 paesi presi in considerazione, superata nel giudizio negativo da Grecia e Messico nel 2000 e da Slovacchia e Messico nel 2010.
La qualità e l’efficienza delle Istituzioni, il primo tra gli indicatori elementari, rappresenta sicuramente un nodo cruciale per la competitività e la crescita di un sistema economico. Per la qualità complessiva delle infrastrutture (strade, ferrovie, porti e trasporto aereo) l’Italia, nel 2010, è all’ultimo posto nella graduatoria a 26 paesi, ben lontana sia da Francia e Germania (che si posizionano, rispettivamente al primo e al quinto posto), che da Paesi quali Spagna, Grecia o Irlanda. L’indicatore di base relativo a sanità e istruzione primaria assegna all’Italia un ottimo 7° posto (contro il 12° registrato nel 2000) nella classifica a 26 paesi.

Per quanto riguarda la salute, l’indicatore elementare (che tiene conto tra l’altro dell’elevata speranza di vita e bassa mortalità infantile) pone l’Italia tra i paesi più virtuosi. Per quanto riguarda i posti letto ospedalieri l’Italia risulta avere un valore tra i più bassi nell’offerta; al di sotto del nostro paese compaiono nella graduatoria la Danimarca, il Regno Unito, il Portogallo, la Spagna e la Svezia. Relativamente al numero di medici in rapporto alla popolazione l’Italia è caratterizzata da un’alta densità del personale medico operante nelle strutture sanitarie. Per quanto riguarda l’Istruzione superiore e il training, l’Italia si colloca al 22° posto. Anche se le iscrizioni alla scuola secondaria e terziaria sono positive, rimane decisamente bassa la percezione della qualità del sistema educativo nel suo complesso: si segnalano lacune nelle materie matematiche e scientifiche e poca diffusione del web all'interno delle scuole.

Infine il costo dell’adempimento spontaneo degli obblighi fiscali è il terzo fattore che rende più gravosa l’obbligazione dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione. “In altre parole, a parità di condizioni, maggiori oneri per l’adempimento spontaneo implicano – si legge nel Rapporto della Confcommercio - più conveniente l’opzione exit dal sistema dell’economia emersa verso il sommerso economico”. In mancanza di una misura specifica della complessità burocratica, sono stati presi in considerazione due indicatori elementari elaborati dalla Banca Mondiale: a) i giorni necessari per avviare un’impresa; b) le ore necessarie in un anno a preparare le pratiche per definire l’obbligazione fiscale e poi per saldare la medesima. Con queste due variabili si è poi costruito l’indicatore composito che ha permesso di avere una misura, seppur approssimata, del grado di complessità burocratica comparabile tra paesi. Sulla base dei risultati di questo indicatore, l’Italia occupa le ultime posizioni della graduatoria dei 25 paesi (è stata esclusa Malta per mancanza di informazioni attendibili), evidenziando così come il nostro Paese soffra in maniera accentuata di eccessiva burocrazia, malattia che non ha registrato negli anni alcun miglioramento. Nella graduatoria 2010 l’Italia occupa, infatti, il ventesimo posto, prima di Portogallo, Slovacchia, Spagna, Messico e Giappone, peggiorando di una posizione la sua classifica rispetto al 2000. (ilVelino/AGV)

Monti nei giorni scorsi ha detto : l'Italia è in guerra contro gli evasori, una piaga che rende poco credibile il nostro paese all'estero. Ma non ricorda che l'Italia è famosa nel mondo anche per molte altre cose, che vengono molto prima dell'evasione e imputabil a chi ci governa.



L'Italia è famosa nel mondo per i più alti stipendi che percepiscono i nostri politici. L'Italia è famosa nel mondo per avere una pressione fiscale tra le più alte al mondo. L'Italia è famosa per i 60000000000 di euro di tangenti che si spartiscono i politici. L'Italia è famosa per il paese che ha più auto blu del mondo in rapporto ai suoi abitanti. L'Italia è famosa nel mondo per le condizioni delle carceri. L'Italia è famosa nel mondo per il prezzo della benzina, uno dei più alti del pianeta, l'Italia è famosa nel mondo per i cosidetti "esodati", l'Italia è famosa nel mondo per le pirlate di certi nostri politici, ultimamente l'Italia è diventata famosa nel mondo per il gran numero di persone che si sono ammazzate a causa delle tasse. L'Italia è famosa nel mondo.... mi sembrano sufficienti quelle scritte sopra. Voi che pensate? Se i partiti politici non avessero spesso i loro conti all'estero, se qualcuno dei nostri leader politici non avessero le case a Montecarlo, e se alcuni altri sapessero chi gli compra e gli ristruttura le case senza fargli spendere niente e via dicendo, forse l'Italia sarebbe più famosa nel mondo per le cose belle che ha, e non per le cose brutte. Monti & C. continuano a perseguire la linea dell'aumento delle tasse, già altissime e a parlare di ripresa. Ma quale ripresa ci potrà essere per le imprese se le condizioni a cui devono sottostare sono queste? E infatti quest'anno c'è stato un record d'imprese che hanno chiuso. La naturale conseguenza di ciò è che chi può evade, perchè si sente vessato da uno stato diretto da una governance corrotta e iniqua, partiti che nel tempo, grazie ai rimborsi elettorali, investono i soldi dei cittadini in beni ( case, gioielli, conti all'estero esentasse) per arricchire il partito e i suoi dirigenti ( che già guadagnano al mese valige di soldi) invece di restituirli ai cittadini in opere e servizi, e poi si va a predicare l'onestà a chi per guadagnare soldi, deve farsi un culo così dalla mattina alla sera. Ma che si vergognino, Monti e tutti quelli come lui.

Oliviero Mannucci