IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

sabato 11 giugno 2011

L’ESPRESSO: La vera storia di Renato Brunetta… il primo fannullone d’Italia!!!.

Clikka su link e guarda il video:

http://oknotizie.virgilio.it/go.php?us=99552bd7bee4c42

Piaciuta la storia? Bene, se vi è piaciuta, continuate a votare Brunetta ed il suo
padrone, ovvero Silvio Berlusconi. Se invece vi ha fatto decisamente incazzare
pensando a tutto quello che ci sta facendo passare e a tutto quello che ancora
ci farà piovere addosso: bene, in questo caso, evitate accuratamente di dare il
vostro voto al Grande Nano Imperatore ed alla sua corte di ciarlatani, nani (per
l’appunto), veline e ballerine!!!

Fonte: http://oknotizie.virgilio.it

Commento di Oliviero Mannucci: Gli Etruschi erano organizzati in città stato, i greci anche e molti altri popoli del passato. Facciamo la stessa cosa in Italia. Mandiamola a cagare la classe politica italiana, governiamo noi cittadini il territorio dove viviamo, la politica deve essere come il servizio militare di una volta, un cittadino può prestare servizio per un certo periodo e poi torna a fare il lavoro che faceva prima. BASTA CON LE SANGUISUGHE DELLA POLITICA che di fatto non fanno quasi un cazzo e prendeno stipendi da migliaia di euro, l'auto blu, le tessere per viaggiare gratis, per vedere i spettacoli gratis, le case in affitto a canoni da ridere etc. etc. Noi cittadini non siamo meno intelligenti di loro, mandiamoli a cagare una volta per tutti, che si spacchino la schiena anche loro come noi tutti i giorni affrontando tutti i problemi che spesso anche loro ci creano con una fiscalità iniqua che ha congelato la ripresa dell'Italia. E' ora di alzare la testa cari amici lettori, facciamogli il CULO A STRISCE a questi cialtroni!

martedì 7 giugno 2011

Referendum sul nucleare: via libera anche dalla Consulta


Secondo la Corte Costituzionale il decreto ‘omnibus’ non esclude espressamente l’utilizzazione di energia nucleare

(Rinnovabili.it) – Il referendum sul nucleare ci sarà senza ombra di dubbio. L’aveva già detto la Cassazione lo scorso 1 Giugno e lo ha ribadito nuovamente oggi la Corte Costituzionale, che in sostanza respinge il ricorso presentato dall’Avvocatura dello Stato sull’inammissibilità del quesito.
In particolare, il giudizio referendario sull’atomo – secondo la Consulta – proprio per la sua “matrice razionalmente unitaria“ e per i suoi “requisiti di chiarezza, omogeneità e univocità“ mira alla cancellazione di norme che il Governo, pur avendo proceduto con delle disposizioni abrogative, intende in realtà favorire attraverso l’adozione di “una strategia energetica nazionale che non escluda espressamente l’utilizzazione di energia nucleare“, e che risulta quindi “in contraddizione con l’intento perseguito dall’originaria richiesta referendaria“.

L’assunto centrale dell’Avvocatura dello Stato per il ricorso, (intrapreso espressamente su iniziativa della Presidenza del Consiglio), era partito in precedenza dal fatto che dovesse spettare proprio alla Corte Costituzionale, anziché all’Ufficio centrale della Cassazione, il compito di valutare la persistenza delle condizioni necessarie allo svolgimento del referendum in presenza di una modifica legislativa.
Nella richiesta presentata dall’Avvocatura, si leggeva inoltre “un’estraneità della nuova disciplina (intervenuta con il decreto omnibus, ndr) rispetto all’oggetto della proposta di consultazione referendaria“ tenuto anche conto che la previsione di un decreto per l’identificazione della strategia energetica nazionale “non contempla, in alcuna sua parte tra gli obiettivi, lo sviluppo dell’energia nucleare, a differenza della precedente previsione“.
Un anticipo della decisione comunque, era arrivato già ieri dal neopresidente della Corte Costituzionale Alfonso Quaranta che a margine del suo insediamento aveva sottolineato: “Personalmente ritengo che la Corte non possa fermare il referendum”.

Il 12 e 13 giugno quindi, gli elettori saranno chiamati comunque a decidere se bocciare o meno la ripresa della produzione di energia nucleare in Italia con la costruzione di nuove centrali, anche in vista della sospensione del progetto di legge che nella sua ultima formulazione sembrava essere in attesa di future valutazioni sulla sicurezza degli impianti.

Fonte: http://www.repubblica.it

venerdì 3 giugno 2011

Centrodestra diviso sui quesiti? Sti cazzi!

12 e 13 giugno votate si contro il nucleare

Le contraddizioni del centrodestra verso il referendum.

di Marianna Venturini


A dieci giorni dall’appuntamento referendario e dopo il sì della Cassazione al quesito sul nucleare, aumentano le speranze che il tetto del quorum venga sfondato con la massima partecipazione possibile.
Lo ha capito il leader dell'Italia dei valori (Idv) Antonio Di Pietro, che in un'intervista a Repubblica si dice pronto alla piazza unitaria: «Non bastano i voti del centrosinistra per superare il 50% dei votanti. Dobbiamo convincere anche quelli dell'altra parte».
Peccato che non sia così facile trovare partiti compatti. O ameno non come lo erano stati al momento del voto in parlamento.

Il Pdl lascia libertà di voto e di spiaggia

Per non ripetere la batosta elettorale incassata con il voto amministrativo, il Popolo della libertà (Pdl) ha optato per la sostanziale libertà di voto.
«Sono materie su cui vogliamo sentire gli italiani», ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Difficile non vedere nel depotenziamento politico dei quesiti il tentativo estremo per non venire colpiti da un’altra sconfitta elettorale. Infatti, il vicepresidente della Camera ed esponente berlusconiano di prima linea, Maurizio Lupi, ha detto che «non va caricata di valenza politica questa consultazione».
Sottinteso c'è l'invito ad andare al mare, disertando le urne. E infatti lo stesso Lupi ha preannunciato la sua scelta: «Non andrò a votare, perché ritengo sia sbagliato affrontare la questione del nucleare sull'onda dell'emotività».
STORACE NON CI STA. Ci vuole un esterno al partito berlusconiano per una reazione più netta. Chi si definisce «incredulo» per la posizione del centrodestra è Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra.
E pone domande ai suoi avversari: «Chi ha detto che sono nostri avversari tutti quegli italiani che si esprimeranno per l'acqua come bene pubblico? Che chi è contro il nucleare sta dall'altra parte del campo?». In nome della coscienza ambientalista, che a destra trova sponda «nell'anima sociale», per Storace è necessario dare indicazioni di voto.
Sul nucleare e sull’acqua arrivano tre sì convinti dal segretario della Destra. Quanto al quarto quesito, quello sul legittimo impedimento, Storace propone agli elettori «di rifiutare la scheda e di non concorrere al quorum: ci pensi il Parlamento a stabilire, se ne è capace, norme eque in materia di giustizia».
MA C’È CHI LI SOSTIENE. Ha fatto di più Pasquale De Luca, consigliere comunale del Pdl a Roma che ha evocato «lo storico errore che commise la Democrazia cristiana negli anni Settanta» per invitare il suo partito a «non prendere posizioni pregiudiziali o ideologiche, soltanto perché sono referendum promossi da altri soggetti politici».

Futuro e Libertà si frantuma

Che Futuro e libertà raggruppi al suo interno diverse correnti di pensiero non è una novità. Non stupisce, quindi, la spaccatura sul referendum contro il nucleare.
Il leader in pectore del partito futurista e presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha detto: «È importante andare a votare a prescindere da quanti sono i quesiti».
Futuro e libertà «invita tutti gli iscritti alla partecipazione attiva» ai referendum del 12 e 13 giugno, «lasciando agli stessi piena libertà di coscienza» sui quesiti, ha specificato poi il vicepresidente del partito, Italo Bocchino.
TRE NO E UN SÌ. Ma Enzo Raisi ha spiegato che «da relatore della legge che ha reintrodotto il nucleare in Italia, approvata da tutto il Parlamento a eccezione dell'Italia dei valori, voto no alla variazione della norma». Altri due no per il finiano bolognese servono «all'abrogazione delle leggi che liberalizzano il servizio idrico nazionale contro la politica dei monopoli delle municipalizzate, veri e propri carrozzoni della politica italiana». Il sì riguarda invece l'abolizione del legittimo impedimento, norma «nata nel tentativo di perseguire un equilibrio sulla giustizia che però è venuta meno nel susseguirsi continuo di leggi ad personam su questa materia».
URSO PER QUATTRO NO. Su Fareitalia Mag, Adolfo Urso ha dichiarato il suo voto contrario ai quattro quesiti.
«La liberalizzazione dei servizi idrici e il nucleare civile sono strumenti importanti per la modernizzazione del Paese e non vanno pregiudicati per interessi di parte spesso del tutto strumentali. Con la demagogia che alimenta le paure», ha scritto Urso, «si pregiudica il futuro, con il trasformismo che corrode la classe dirigente si perpetua il passato».
I FALCHI VOGLIO QUATTRO SÍ. È la parte più oltranzista del partito, quella capeggiata dal falco Fabio Granata, a schierarsi per i quattro sì.
«Futuro e Libertà chiama al voto per sancire il valore della cittadinanza attiva e della partecipazione democratica. Insieme a Flavia Perina, Antonio Buonfiglio e alla redazione de Il Futurista lanciamo un appello agli italiani: votate tutti e votate quattro sì», ha scritto l'esponente dell'ala movimentista dei finiani.
Sicché la presa di posizione di Bocchino resta utopia. Il manipolo di uomini ha idee talmente contrastanti tra loro che viene da chiedersi come facciano a stare nello stesso gruppo. Viceversa, sarebbe potuta andare peggio e con quattro quesiti in discussione le possibilità di voto sono molto alte.

La Lega tace mentre la base rumoreggia

Durante la conferenza stampa alla Camera sui referendum, Antonio Di Pietro ha ammiccato ai sostenitori di centrodestra, del Pdl e in particolare a quelli leghisti: «Io sono convinto che gli elettori della Lega non vogliano centrali nucleari sul loro territorio». Ancora più esplicitamente, si è rivolto ai «molti dirigenti leghisti» che «ci stanno riflettendo».
Il pensiero è andato subito ai due presidenti di regione, il piemontese Roberto Cota e il veneto Luca Zaia, senza dubbio poco inclini a ospitare ipotetiche quanto antipatizzanti centrali nucleari.
Lo stesso leader Umberto Bossi ha definito «attraenti» i quesiti sull'acqua.
IN ATTESA DI UNA DECISIONE UFFICIALE. Del resto, dopo la batosta elettorale delle amministrative, il Carroccio deve evitare di farsi travolgere da un'altra sconfitta targata Pdl. In ballo c'è anche la verifica parlamentare dell'ultima settimana di giugno e la Lega non può farsi trovare impreparata.
Su nucleare e acqua pubblica, il programma del partito è in linea con le richieste del comitato referendario. Di ufficiale per ora non c’è nulla e finché la Lega non avrà emanato direttive sulla consultazione del 12 e 13 giugno il corteggiamento continuerà.
Così, mentre il Carroccio tergiversa sulla definizione della linea da seguire, ci ha pensato la base a mettere in chiaro la linea.
Contro il legittimo impedimento, per esempio, i sostenitori del Carroccio hanno le idee chiare e vogliono votare per abrogarlo. Lo dicono senza mezze misure negli sfogatoi online che sopravvivono alla censura di partito.
Il forum di Radio Padania, per esempio, è stato chiuso perchè preso d'assalto dalla base in rivolta.
I GIOVANI PADANI SONO AGGUERRITI. I veri pasdaran del partito sono i Giovani padani che, raccolti nel loro forum su internet si confrontano senza censure. «Io vado a votare, fosse l’ultima cosa che faccio nella vita», ha scritto Albertos. «Se Berlusconi e Bossi vogliono farmi una centrale sotto casa me lo devono chiedere. Non siamo i loro sudditi».
Un utente giudica i quesiti referendari «questioni che vanno al di là del partito». Per un altro visitatore, «sarebbe giusto che la Lega desse un segno stavolta. L’aria è cambiata e se non vuole proprio affondare del tutto con B, si deve schierare da qualche parte».

Commento di Oliviero Mannucci: Io non sono ne di destra ne di sinistra, ne di sopra ne di sotto, ne a strisce ne a poit. So solo che le centrali nucleari non le voglio, l'acqua deve essere pubblica perchè è di tutti e che i politici disonesti devono andare al gabbio! Il resto, aria fritta!!!!