IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

sabato 25 ottobre 2014

Disabili, fondi ridotti di un quarto

La scure dei tagli della Legge di stabilità cala anche sui disabili e sulle loro famiglie.




http://www.associazionelucacoscioni.it/sites/default/files/styles/large/public/immagini/renzi%20ice.png?itok=-KLcUsgj
Renzi, e per fortuna avevi fatto la doccia gelata!


Ben 100 milioni in meno nel Fondo per la non autosufficienza, cioè 250 invece di 350, e altri 17 milioni nel Fondo per le politiche sociali, che scenderebbe così a 300 milioni. Gli ennesimi tagli per questi fondi così importanti per una vera politica di autonomia per i disabili, ma insufficienti. Sempre più insufficienti. La loro storia é, infatti, più di riduzioni che di incrementi. Proprio per questo oggi alcune delle principali associazioni del mondo dell’handicap incontreranno i sottosegretari al Welfare, Salute e Finanze per scongiurare questo taglio contenuto nell’articolo 17 della bozza della Stabilità circolata in questi giorni, ma anche per rilanciare, chiedendo che il Fondo per la non autosufficienza sia invece incrementato a 1 miliardo, «una cifra ragionevole per quello che finora è risultato l’unico strumento di politiche di inclusione per i disabili gravi», spiega Carlo Giacobini, consulente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish), presente all’incontro.

Le associazioni si appellano allo stesso premier perché non si tratta solo di risorse ma di una più profonda azione politica per l’inclusione delle persone con disabilità. «Con tutto il rispetto per il ruolo dei tre sottosegretari – spiega Vincenzo Falabella, presidente della Fish – crediamo che vista l’estrema urgenza e rilevanza dei temi e delle prospettive in gioco, debba intervenire direttamente il presidente del Consiglio del quale chiediamo pubblicamente la presenza al tavolo del 23 ottobre». Un appello al quale Renzi ha risposto con una telefonata spiegando di non poter essere presente perché già impegnato negli altri incontri, ma assicurando che i tre ministeri coinvolti seguiranno con molta attenzione il tema. E sicuramente se ne parlerà anche nell’incontro odierno tra Renzi e le Regioni, che sono chiamate a gestire direttamente quei fondi.

Possibilità di correzioni? Ieri girava una nuova ipotesi di testo che prevedeva una riduzione dei tagli all’autosufficienza a 'solo' 50 milioni. Ma sarebbe comunque l’ennesimo colpo a questo fondo nato nel 2008 col governo Prodi con la dotazione di 300 milioni saliti a 400 nel 2009 e 2010. Nel 2011 viene completamente azzerato dal governo Berlusconi. Dopo una forte campagna delle associazioni, sostenuta da Avvenire,
si trovarono 100 milioni ma solo per i malati di Sla, cifra confermata nel 2012 dal governo Monti, che nel 2013 rifinanzia il Fondo ma con appena 275 milioni, saliti nel 2014 a 350 (governo Letta). Ora il nuovo taglio di quasi un terzo, che si tenta di scongiurare. Eppure la spesa per questo fondo risulterebbe un risparmio, evitando ricoveri impropri dei disabili e sostenendo la vita autonoma o in famiglia, e anche un investimento in occupazione, per le persone incaricate di assisterli.

Analoga la storia del Fondo per le politiche sociali nato sempre nel 2008 con 929 milioni, scesi a 583 nel 2009, a 435 nel 2010, a 273 nel 2011 per poi precipitare ad appena 70 milioni nel 2012. Una boccata d’ossigeno nel 2013 quando torna a salire a 344 milioni, ma poi nel 2014 nuovo calo a 317. Una discesa che dovrebbe ora proseguire fino a 300. E ricordiamo che questo fondo riguarda l’inclusione di vari soggetti in difficoltà, dai disabili agli immigrati, dagli anziani ai tossicodipendenti.


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domenica 19 ottobre 2014

Bari, stangata fiscale: promesse da marinaio e calcoli sbagliati

Qualcosa non quadra: da città più virtuosa d’Italia Bari è passata ai primissimi posti per tassazione municipale. La TASI è la terza più alta in tutto il paese. Ci battono solo Bologna e Milano. E non è precisamente una grande consolazione.


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Il delicato tema delle tasse era stato cavallo di battaglia di Antonio Decaro durante la campagna elettorale. Bari era stata descritta come città-esempio per aver presentato un bilancio in attivo, bloccata solo da quel cattivo sistema voluto dall’Europa che non consente di sforare il famoso tetto del 3 per cento per poter investire.
E con tanti soldi in cassa, in molti cittadini si è formato il convincimento che le tasse sarebbero scese o comunque non sarebbero aumentate. Ma subito dopo l’approvazione della famosa delibera, da Palazzo di Città hanno cominciato a filtrare sussurri rigorosamente anonimi ma preoccupati: le tasse aumentavano e come, in modo vertiginoso. E abbiamo dovuto aspettare la Camera di Commercio di Mestre per averne la certezza. A Bari non c’era arrivato nessuno e nemmeno durante il fumosissimo e noiosissimo dibattito in Consiglio Comunale, nè fra la maggioranza (e si può capire) nè fra l’opposizione (e si capisce meno) qualcuno ha potuto dire qualcosa di sicuro, al di là del solito ed inutile esibizionismo verboso. Certo: le aliquote applicate eralo le massime, ma il famoso “conto della serva”che a chiare lettere poteva rivelare la stangata in arrivo, quello nessuno lo ha fatto.
Ma nei CAF l’allarme è partito subito. E così il tam tam sotterraneo: Bari vivrà una tragedia fiscale ed è prevedibile che le tredicesime se ne andranno tutte in tasse. Una rapina, o poco meno. Ma i sussurri non si fermano qui. Le voci insistenti parlano anche di errori materiali di calcolo sulle aliquote da applicare, ormai cristallizzati nelle delibere attuative. Una tragedia nella tragedia, che insieme alla scusa davvero debole portata da Decaro a sua discolpa (ho ereditato questa situazione dalla precedente amministrazione) potrà solo indurre all’ira la popolazione e nient’altro.
Oggi il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri chiosa: “È vero che grazie al governo Renzi, i comuni italiani hanno potuto aumentare  l’aliquota della Tasi. Ma è anche un fatto, come registra il centro studi CGIA, che sono proprio le città più rosse, Bologna, Genova, Roma e Bari su tutte, ad aver raddoppiato l’aliquota. Risultato, un balzello che risulterà addirittura più caro della vecchia Imu sulla prima casa che il governo Berlusconi aveva eliminato. BARI, guidata oggi da Decaro, ma ieri da Emiliano, in perfetta continuità con la politica delle tasse del governo nazionale, non fa dunque eccezione.”
E i primi calcoli fatti per simulare le varie situazioni gli danno perfettamente ragione. Nel frattempo, il Comune ha approvato anche il piano triennale delle Opere pubbliche, c’è stata la ricapitalizzazione del carrozzone Amtab, sono state accuratamente evitate le norme antiparentopoli per le nomine nelle aziende partecipate, senza che la qualità della vita in città abbia subito visibili miglioramenti.
Ce n’è abbastanza, secondo noi, per una immediata verifica di questa amministrazione, soprattutto da parte di chi le ha conecsso fiducia a scatola chiusa, eleggendo Antonio Decaro.

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mercoledì 15 ottobre 2014

Alluvione di Genova: «Disastro colposo»: processo alla politica


Era tutto scritto. «Un quadro allarmante, tanto da rendere Genova una delle città con il più alto rischio idrogeologico in Europa ». Lo aveva dichiarato il 9 luglio di un anno fa il procuratore capo Michele Di Lecce dopo aver letto la perizia condotta nell’ambito dell’inchiesta sull’alluvione del 2011: sei morti e una città sottosopra



E da queste carte partirà la nuova inchiesta aperta sempre dai pm del capoluogo ligure. Disastro e omicidio colposo, questo il reato al momento a carico di ignoti. Nel mirino degli inquirenti le opere completate e quelle non realizzate in ambito idraulico, la manutenzione degli alvei dei torrenti e la catena di attività degli organi amministrativi: dalla mancata allerta, alla gestione dell’emergenza, fino al piano di protezione civile del Comune. 




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Il premier Matteo Renzi ha annunciato che verranno sbloccati due miliardi di euro, stanziamento che non riguarderà solo gli aiuti per Genova, spiegano fonti del governo, ma gli interventi per il dissesto idrogeologico in tutta Italia. «C’è l’impegno del Governo a sbloccare 95 milioni per lo scolmatore del Bisagno», ha detto il sindaco di Genova Marco Doria. Denaro parzialmente disponibile dal 2010 e mai utilizzato.
Lo 'Sblocca Italia' conterrà delle misure per accelerare gli interventi, ha annunciato la relatrice al provvedimento Chiara Braga, con un emendamento «per l’affidamento immediato di opere rilevanti e urgenti di contrasto al dissesto idrogeologico, anche sopra la soglia comunitaria degli appalti». 






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Due anni fa i consulenti degli inquirenti liguri avevano setacciato gli oltre 22 percorsi fluviali, la maggior parte dei quali ormai completamente nascosti o interrati. La consulenza contiene tra l’altro la bocciatura del Piano comunale di emergenza in vigore all’epoca che «risulta generico e altamente carente sulla parte che riguarda gli scenari di rischio e la Carta del modello di intervento».  Esemplare il caso del rio Fereggiano. «Il progetto della Italstrade per il deviatore - si legge nella perizia - avrebbe evitato il disastro. Come mai l’opera venne finanziata, iniziata e mai completata? Come mai quei fondi non sono stati spesi per l’opera? Sono stati spesi 10 miliardi per un chilometro di galleria e poi i lavori sono stati interrotti. Se fosse stata portata a termine, il rio non sarebbe mai esondato». 






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A distanza di tre anni è successo di nuovo. Ora c’è chi da la colpa al Tar che ha bloccato gli appalti in seguito al ricorso di alcune ditte escluse dalla gara. Interventi per circa 30 milioni che il governatore Claudio Burlando è pronto a sbloccare con procedura d’urgenza, dunque superando la sospensiva dei giudici amministrativi. Ma non si tratta di opere risolutive. Se per un verso è vero che «l’urbanizzazione a valle ha determinato una saturazione edilizia con carenza di una qualsiasi gestione in tema di disciplina idrica delle aree», per l’altro «il Piano di bacino - concludono i periti - evidenzia via Fereggiano come zona con elevata criticità idraulica, in uno stato di degrado generalizzato, con pesanti interferenze tra la viabilità e i caseggiati e il reticolo idraulico. Per questo motivo si sarebbe dovuto intervenire prima, ma anche dopo, allestendo tutte le precauzioni». 







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Oliviero Mannucci: Io non sono di nessun partito o movimento politico se non il mio "Culo a Strisce", non ho fiducia neanche nel Movimento 5 Stelle, ma questa immagine trovata su Internet di Forza Nuova è eloquente, e penso interpreti il pensiero popolare, in riferimento alla precedente alluvione, ma vale anche per tutti gli altri "Ladroni d'Italia" locali e nazionali



Di tutto questo devono rispondere l’ex sindaco Marta Vincenzi e altri cinque indagati nell’inchiesta sull’alluvione il 4 novembre 2011, che provocò la morte di quattro donne e due bambine. Le udienze andranno avanti fino al 24 marzo 2015. Secondo gli inquirenti, in quella occasione l’intervento della protezione civile non venne sollecitato in maniera opportuna. Le strade e le scuole a rischio non furono chiuse e ai présidi degli istituti non venne ordinato di impedire che gli alunni lasciassero i plessi scolastici, riversando per le strade decine tra bambini e genitori, alcuni dei quali persero la vita inghiottiti dall’ondata di fango. Negligenze che scondo la procura si sono ripetute anche nei
giorni scorsi. 








Commento di Oliviero Mannucci: E' la solita vecchia storia italiana, quando ci scappano  morti e danni i politici si lanciano in mille promesse. Il problema del rischio idrogeologico in Italia non non c'è da ieri, esiste da sempre. Dovrebbe essere cura del governo stanziare fondi per risolverlo e vigilare sugli enti locali in modo che i lavori vengano svolti in maniera celere e  bene.  La Protezione Civile, quando c'era Bertolaso, aveva carta bianca, poteva fare tutte le opere che voleva, spendendo quanto voleva, ma spesso non erano opere di vera utilità pubblica, ma solo opere da Gabibbo, in quanto dispendiose e inutili, in quanto spesso utilizzate solo una volta per grandi eventi o non utilizzate affatto. Le cose serie, invece, quelle che servirebbero a mettere al sicuro vita dei cittadini, per essere realizzate, devono passare una trafila burocratica che non finisce mai. Poi quando succede un disastro come quello di Genova,  passato il momento caldo della situazione, il governo torna a non fare un cazzo a parte spremere  soldi agli italiani per metterseli in tasca o buttarli al vento. Oramai lo schema lo conosciamo. Qualche giorno ho letto sul televideo una dichiarazione di Gabrielli, il capo della protezione civile, che riferendosi alla alluvione di Genova, diceva così: "Qualcuno ha sbagliato a fare le previsioni", riferendosi naturalmente alle previsioni Meteo. Ma cazzo, che centrano le previsioni meteo adesso, sbagliate o giuste che siano, si sa la meteorologia non è una scienza esatta, se il territorio fosse stato messo in sicurezza per tempo non sarebbe successo quello che è successo, in taluni casi il silenzio farebbe fare pù bella figura a chi parla a sproposito. E chi c'è adesso a spalare il fango, non in nostri prezzolati politici, che si riempono le tasche con i loro suntousi stipendi pagati dai cittadini, ma tantissimi ragazzi, studenti, precari del lavoro e via dicendo, cioè le vittime di quei politici che ti mandano la Finanza nei negozi a controllare se hai battuto lo scontrino  e èperò quando c'è da dare l'esempio se la danno a gambe levate! E' questa l'Italia che volete fare?!  Continuate pure a leggittimare questo stato di cose andando a votare, io non lo faccio da più di trent'anni. E' vero che votare è un diritto, ma è anche un diritto avere dei politici onesti e capaci, in poche parole eleggibili per la loro credibilità e competenza e soprattutto consci del fatto che sono su quella poltrona a fare gli interessi dei cittadini e non i loro o quelli del partito, ma in Italia politici così non ce ne sono da più di 60 anni. CHE SCHIFO !!!!!!! ALTRO CHE DECRETO SBLOCCA ITALIA, QUI CI VORREBBE "IL DECRETO CALCI IN CULO E FUORI DALLE PALLE!"

giovedì 9 ottobre 2014

Pensioni d'oro con un mese di contributi, lo scandalo dei sindacalisti

Treu, commissario Inps: la mia legge usata in maniera furbesca, ma può essere modificata. Farò fare delle ispezioni

 Di nuovo bufera sulla legge 564, scritta nel 1996 da Tiziano Treu - nuovo commissario Inps - permette ai sindacalisti di ottenere una pensione d'oro dopo soltanto un mese di contributi. Il trucchetto è stato smascherato da Nadia Toffa delle Iene.


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Il trucchetto è semplice, spiegano  sul sito forexinfo.it - con la legge 564 del 1996, la base per il calcolo della pensione dei sindacalisti è costituita soltanto dall’ultimo mese di stipendio percepito. In questo modo per un sindacalista è sufficiente lavorare pochi mesi, o anche uno soltanto, magari facendosi riconoscere uno stipendio alto, per poi avere accesso per il resto della vita ad una pensione calcolata come se quello stipendio fosse stato percepito per tutta la vita lavorativa. Ma dal momento che in realtà così non è, l’intera pensione del sindacalista pesa sulle spalle dell’Inps, e quindi dei cittadini. 


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LA RISPOSTA DI TIZIANO TREU - In un servizio di Nadia Toffa delle Iene, viene intervistato l'ex ministro Treu, sul caso di un’ex professoressa, in pensione dal 2011, che oltre al suo assegno Inps riceve anche una pensione integrativa da sindacalista Snals. Peccato che nessuno dei lavoratori della sede del sindacato dove avrebbe lavorato la donna dice di aver mai visto la presunta collega. Treu, intervistato dalla iena, si è giustificato dicendo che qualcuno ha usato la legge in maniera furbesca, che era stata pensata per compensare gli scatti aziendali e professionali che i sindacalisti non ricevono in quanto distaccati all'esterno del proprio ufficio. Il commissario dell'Inps ha anche assicurato che farà fare delle ispezioni e che la legge può essere modificata. 

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martedì 7 ottobre 2014

Effetto Renzi: Italia peggio della Grecia…


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Il Fondo monetario internazionale taglia le stime di crescita per l’Italia nel 2014 e 2015. Quest’anno il Pil calerà dello 0,2% e tornerà positivo nel 2015, forse, visti i continui tagli in corsa del FMI, i cui economisti somigliano più a stregoni che ad analisti.I dati OCSE prevedono un calo doppio del nostro Pil.
Fanno meglio anche la Spagna e addirittura la Grecia (+0,6%), anche se partivano da una condizione talmente disastrata e con una disoccupazione quasi il triplo della nostra, che un rimbalzo, seppure ridicolo era inevitabile.

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lunedì 6 ottobre 2014

LA DEUTSHE BANK STA SEDUTA SU UNA BOMBA NUCLEARE INNESCATA: 75.000 MILIARDI DI EURO DI DERIVATI (100 VOLTE I DEPOSITI)

BERLINO - Con 75’000 miliardi di euro, nel 2014 (erano 55.000 nel 2013) il colosso bancario germanico Deutsche Bank è diventato la banca più esposta ai prodotti derivati nel mondo. La banca non potrebbe far fronte a un forte deprezzamento di questi prodotti, perchè rappresentano 100 volte il totale dei depositi dei suoi clienti, 150 volte quello dei suoi fondi propri, …

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Finalmente le autorità finanziarie iniziano a preoccuparsi di questa situazione. Ma a preoccuparsi non sono le autorità europee o germaniche, bensì quelle americane. In una lettera indirizzata alla Deutsche Bank, la Federal Reserve di New York denuncia “un importante rischio operativo. I rapporti finanziari della banca riguardanti i prodotti derivati sono di qualità debole, sono imprecisi e inaffidabili. La dimensione degli errori suggerisce fortemente che l’insieme della struttura di reporting regolamentare dell’azienda necessita una profonda revisione.”
Un portavoce della Deutsche Bank ha replicato che “abbiamo lavorato diligentemente per rinforzare i nostri sistemi di controllo e ci siamo impegnati ad essere i migliori.” Per gestire l’immensa quantità e controllare la conformità, il rischio e la tecnologia dei prodotti derivati, la banca ha infatti assunto 1’300 collaboratori, di cui 500 lavoreranno negli Stati Uniti.

 LA DEUTSHE BANK STA SEDUTA SU UNA BOMBA NUCLEARE INNESCATA: 75.000 MILIARDI DI EURO DI DERIVATI (100 VOLTE I DEPOSITI)
L’abituale risposta delle banche sui prodotti derivati è che le loro diverse posizioni sono compensate e che l’esposizione rappresenta solo qualche miliardo. Ma dove acquistano queste posizioni? Da altre banche. E’ sufficiente che un solo istituto fallisca per causare un devastante effetto domino.
E in tal senso, è determinante sapere qual è nel suo complesso anche l'esposizione delle banche americane, in derivati. Tenetevi forte:
JP Morgan Chase - Attivi: circa 2.500 miliardi di dollari. Esposizione ai prodotti derivati: oltre 67.000 miliardi di dollari
Citibank - Attivi: circa 1.900 miliardi di dollari Esposizione ai prodotti derivati : circa 60.000 miliardi di dollari
Bank Of America - Attivi: circa 2.100 miliardi di dollari Esposizione ai prodotti derivati : circa 54.000 miliardi di dollari
Morgan Stanley - Attivi: 830 miliardi di dollari Esposizione ai prodotti derivati: 44.000 miliardi di dollari
Goldman Sachs - Attivi: 915 miliardi di dollari Esposizione ai prodotti derivati: 54’500 miliardi di dollari
Secondo il New York Times, le banche americane possiedono quasi 280’000 miliardi di dollari di prodotti derivati, anche se la crisi del 2008 ha mostrato a che punto questi prodotti siano pericolosi. Secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea (la banca centrale delle banche centrali), a livello internazionale le banche possiedono prodotti derivati per circa 710’000 miliardi di dollari.

Fonte notizia: express.be - che ringraziamo.

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IL SETTIMANALE TEDESCO DER SPIEGEL SCAGLIA UN ATTACCO SENZA PRECEDENTI A RENZI E ALL'ITALIA: ''PAESE IN AGONIA''


BERLINO - "Un paese in agonia". Lo scrive il tedesco der Spiegel, in un articolo sull'Italia di Matteo Renzi, le cui riforme "si insabbiano, l'economia crolla".
"Ciao Bella Italia - scrive il magazine -.
Da quando Berlusconi e' fuori gioco e il simpatico attivo Matteo Renzi, 39 anni, ha sostituito il noioso Enrico Letta, Berlino e Bruxelles pensano che l'Italia sia sulla buona strada. Ma non lo e', al contrario: il paese ristagna nella recessione".

 IL SETTIMANALE TEDESCO DER SPIEGEL SCAGLIA UN ATTACCO SENZA PRECEDENTI A RENZI E ALL'ITALIA: ''PAESE IN AGONIA''
Con nuovi record sul fronte del debito, della disoccupazione e del numero dei fallimenti.
L'articolo segnala che al Paese "non mancano affatto i soldi", ma la ''distribuzione e' fatale'': le banche ''non vogliono investire'' e le ''imprese non possono'' e ''questo vale anche per i cittadini'', che sono piu' ricchi dei tedeschi, (''con 4.000 euro di patrimonio netto per ogni italiano piu' di ogni tedesco'').
''I ricchi hanno tutto i poveri non si possono permettere niente'', e' la constatazione.
Spiegel descrive il pesante scenario di un'economia ''colpita dalla crisi'', che pero' era ''gia' malata da tempo'': ''gia' dal 2007 la produzione industriale complessiva e' crollata di un quarto''.

 http://tuttacronaca.files.wordpress.com/2014/02/slide_335564_3378605_free.jpg?w=560

Renzi ''ha iniziato con slancio'' - conclude Spiegel, citando i risultati sul fronte dell'abolizione dlel province e del Senato, e dell'abbassamento delle tasse, ''ogni i mese una riforma, ha detto alcuni mesi fa, ma soltanto poche vengono realizzate''.
Il magazine cita anche le contestazioni che vengono mosse al premier in Italia: come Massimo Cacciari che parla di ''annunciate''. Questo articolo fa il paio con un altro sempre pubblicato dallo Spiegel, il cui titolo era davvero emblematico: "L'Italia, un paese con un grande futuro alle spalle".
Der Spiegel, in generale, rappresenta il sentimento dell'uomo comune tedesco e allo stesso tempo è il veicolo ufficioso del governo, quando si tratta di temi di politica estera, come questo. Il segnale in arrivo dalla Germania quindi è molto chiaro: è la bocciatura di Renzi premier, dopo mesi di inconcludente poltica economica e "riformatrice", qualunque essa fosse, dato che non ha portato risultati.

Max Parisi


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venerdì 3 ottobre 2014

Renzi contestato a Ferrara dai Cinque Stelle. “Jobs act? Martedì incontrerò i sindacati”

Fischi e lancio di uova sul palco contro il premier. Ma lui: «Vi rispondo con un sorriso». Intervistato dalla Cnn: momento pericoloso, ora va cambiata l’Europa dei burocrati

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 Una contestazione con cartelli, fischietti e lancio di uova ha accolto il presidente del Consiglio Matteo Renzi al suo arrivo sul palco del Festival di Internazionale a Ferrara. Un gruppetto di una trentina di manifestanti ha urlato: «vai a casa, buffone». I contestatori dicono di appartenere al Movimento 5 stelle e a vari comitati contro la privatizzazione dell’acqua e per l’ambiente. Sui cartelli scritte contro l’Eni e contro la cementificazione del territorio. Alcuni cittadini si sono contrapposti ai manifestanti applaudendo il premier. «La prima cosa che ho imparato è il rispetto delle idee e delle persone, e credo che tante persone sono qui non per farsi una frattatina o una crepe ma per ragionare: a chi non ha altri argomenti che le uova, noi continuiamo a rispondere con un sorriso nonostante i tentativi di tappare la bocca», ha replicato il premier. 


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Commento di Oliviero Mannucci:
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Caro Renzi se con le promesse e le parole si potesse produrre energia, con tutte le chiacchiere che fa ci si illuminerebbe tutta l'Europa. Come fa a dire che il Governo è amico delle imprese, stanno chiudendo tutti piano piano. Invece di fare tante chiacchiere inutili, parlare di riforme che non farete mai, abbassate le tasse ai cittadini, riducete il costo del lavoro, diminuite la burocrazia, aumentate le pensioni minime, abbassate quelle massime, amministrate meglio il denaro pubblico che spesso viene sperperato e finisce nelle tasche di questo o quel politco o su qualche conto estero di qesto o quel partito, diminuitevi gli stipendi, usate i mezzi pubblici per andare in Parlamento o al Senato, ma soprattutto......ANDATE A LAVORARE!!!!!!!!! Dite che volete attirare gli imprenditori esteri ad investire in Italia, come credete di farlo, metendogli il sale sulla coda, o forse pensate di prenderli al lazo o di rapirli. Chi sarebbero quegli "stronzi" che verrebbero ad investire in un paese dove c'è una tassazione reale  che rasenta il 70% e che impone circa 150 adempimenti fiscali all'anno ad ogni imprenditore? Eppoi, mi scusi tanto, ma prima di attirare gli imprenditori esteri, non sarebbe meglio dare ossigeno agli imprenditori italiani. Voi politici non vivete la vita reale, siete dentro una MATRIX, non sapete un cazzo  dei problemi che ogni cittadino deve affrontare ogni giorno, perchè la sanità non funziona, (viene mandata la gente a casa a morire se supera una certa età), ma anche se una lastra te la fanno nella vita successiva bisogna pagare il ticket; perchè le scuole italiane fanno cagare, e infatti gli studenti si devono portare la carta igienica da casa; i giovani non trovano lavoro, se non rivolgendosi alla mafia; Equitalia uccide la gente per farvi sprecare i soldi guadagnati dai cittadini con il sudore della loro fronte per poi essere usati per comprare gli F35, che non servono ad un cazzo, che spero vi andranno  su per quel posto; ogni santa settimana, c'è uno scandalo che riguarda questo o quel politico o quel partito; volete combattere l'evasione fiscale? Abbassate le tasse e date il buon esempio voi per primi, altrimenti non è inviando la Guardia di Finanza a rompere i coglioni per uno scontrino non emesso che risolverete il problema, quando poi voi vi auocertificate i soldi che dovete utilizzare per l'attività politica e avete i vostri porta borsa pagati in nero; e intanto il paese va in malora....parole, parole, parole, soltanto parole, caro Renzi, cantava Mina nei primi anni 70. Ma non avete ancora capito che la FESTA E' FINITA! La sinistra rideva quando Berlusconi prometteva 1000000 di posti di lavoro in più, ora capisco perchè.... voi miravate a milioni di posti di lavoro in meno. State a discute su sto' cazzo d'articolo 18,  da mesi, e non avete capito ancora, che se continua così, non ci sarà bisogno più di nessuna legge che regola il lavoro, perchè piano piano la gente andrà tutta a casa, e alla fine verremo a tirarvi giù a calci in culo dalle vostre poltrone di velluto rosso perchè è solo questo che meritate. L'Italia non è un feudo creato per mantenere i vostri privilegi del cazzo,  ma una Repubblica  fondata su lavoro, dice la costituzione, non sul precariato e la disoccupazione. Cosa vi direbbero i padri fondatori dell'Italia se fossero qui, ma soprattutto cosa vi farebbero visto come vi state comportando? Vergognatevi di esistere!!!!!

Bce, i noglobal ai negozi: state aperti senza paura, i black-block sono quelli in giacca e cravatta

I commercianti temono disordini e danni. Gli attivisti del controvertice: noi tranquilli, temete piuttosto Draghi 

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 NAPOLI - I movimenti campani che domani scenderanno «in strada insieme a precari, studenti, disoccupati» si rivolgono ai residenti e ai commercianti dei Colli Aminei e Capodimonte interessate dal corteo contro il vertice del direttivo della Banca centrale europea, invitandoli a restare aperti. C’è apprensione per la manifestazione che partirà in mattinata dalla stazione Colli Aminei della Linea 1, per poi percorrere viale Colli Aminei e via Miano fino all’ingresso del parco di Capodimonte. Le ferite dei «disordini» del G8 di Genova ma anche del vertice napoletano dell’Ocse del 2001 sono ancora aperte al punto da temere il peggio anche se la Questura, per il vertice della Banca Europea, stavolta non prevede «Zone Rosse», ma vieta al corteo solo alcuni tratti che servono la zona ospedaliera.
«Abbiamo sentito di attività commerciali o di servizi che pensano di chiudere per paura non si sa di cosa, dell’avvento di non si sa quale catastrofe - scrivono gli attivisti sui social -. Non fatevi influenzare dal correre delle voci, in piazza ci saranno migliaia di napoletani come voi che la crisi la stanno subendo da anni e vogliono solo manifestare contro i veri responsabili». «Basterebbe chiedere agli abitanti e commercianti del centro storico o della zona della stazione, dove di solito partono la maggior parte dei cortei napoletani, che mai si sognerebbero di interrompere le normali attività durante un corteo - aggiungono - svolgendo anzi un servizio pubblico molto importante, supportando l’arrivo di migliaia di persone con servizi igienici e vendita di acqua e alimenti come succede a Roma o in altre città del paese. Nel ribadire l’invito a scendere in piazza ricordiamo che hanno prodotto più danni i banchieri riuniti all’interno del border della Bce che tutti i cortei degli ultimi 100 anni in Italia. Se c’è da avere paura di qualcosa o qualcuno, sicuramente fanno più paura i partecipanti al vertice e la loro figura di spicco Mario Draghi».

La Reggia di CapodimonteLa Reggia di Capodimonte
«BLACK BLOCK IN GIACCA» - Usano l’ironia gli attivisti dei movimenti campani contro la Bce e il vertice che si svolgerà domani a Napoli. E si dicono «molto preoccupati per l’arrivo di Black Block in giacca e cravatta». «Siamo molto preoccupati dalla notizia che uno sparuto ma violento gruppo di 20-30 persone abbia annunciato per domani l’intenzione di occupare e blindare la Reggia di Capodimonte, uno dei palazzi monumentali più belli della città di Napoli, negandolo al godimento dei cittadini - scrivono -. Dalle notizie che apprendiamo dai mezzi di informazione queste persone usano vestirsi in modo molto simile per confondersi tra loro, anche se il colore dominante non sarebbe propriamente il nero ma il blu scuro. Il loro assurdo gesto non sarebbe dettato da disagi economici e personali, dal momento che godono tutti di una più che florida situazione finanziaria, ma a quanto pare dall’incredibile pretesa di decidere della vita di milioni di persone che mai si sono sognate di delegarli in tal senso». «Adoratori fanatici del potere e del denaro sono convinti che il sacrificio delle esistenze di milioni di giovani, famiglie, pensionati, sia un atto dovuto alla moltiplicazione dei beni propri e di chi come loro sarebbe designato ad appartenere a questa classe di uomini superiori - aggiungono -. Il loro esplicito progetto è assediare le vite del 99% della popolazione con la speculazione finanziaria e il ricatto di una crisi che le loro stesse regole avrebbero provocato. Con l’uso privato di una nuova moneta avrebbero elevato il gioco delle tre carte al rango di war games globale: un gioco in cui già si sa in partenza chi vince e chi perde». «Domattina alcune migliaia di persone, studenti, precari, disoccupati, famiglie manifesteranno proprio in quella stessa zona per rivendicare più diritti, più libertà e più futuro - concludono -. Non possiamo credere che questi provocatori vogliano davvero sequestrare un luogo simbolo della città con blindati e militari minacciando in rappresaglia di condannare i manifestanti, tutti i loro amici e conoscenti e una gran massa di sconosciuti e incolpevoli a una condizione di eterna precarietà. Speriamo che alla fine la ragione prevalga, che queste persone rinsaviscano dai propri folli propositi, si spoglino delle loro divise e tornino a vivere uomini tra gli uomini. In ogni caso è un dovere di tutta l’umanità fermarli». PRIMI BLITZ ANTI-BCE - Una cinquantina di aderenti al movimento antagonista, per lo più studenti, ieri ha esposto striscioni e gridato slogan davanti alla sede di un’agenzia interinale, in via Sanfelice, davanti alla sede di Equitalia nei pressi di piazza Municipio e nei pressi del cantiere della linea 1 della metropolitana di Napoli dove la scorsa settimana ha perso la vita un operaio. «Europa dei padroni delle banche, lavoro nero e morti bianche», si leggeva su uno striscione. In un altro si invitava a partecipare al corteo in direzione del Museo di Capodimonte dove si riuniscono i 18 governatori della Banche Centrali dei Paesi dell’Eurozona, i componenti del board e il presidente della Bce Mario Draghi. L’anticipo di corteo è terminato davanti alla sede della Banca Nazionale del Lavoro in via Toledo, dove sono state lanciate in strada centinaia di fotocopie di banconote da 50 euro.
«LA QUINTA GIORNATA DI NAPOLI» - Ma già con un blitz di studenti e precari all’interno della sede storica del Banco di Napoli è stata lanciata la mobilitazione contro il vertice della Banca Centrale Europea e dei 18 governatori insieme alle rappresentanze del governo italiano «nel giorno in cui a Napoli ci saranno pure Napolitano e Barroso: praticamente l’intera Troika nei luoghi della sovranità assoluta, la Reggia di Capodimonte...» ironizzano i manifestanti: cassintegrati Fiat, lavoratori delle partecipate, reti studentesche, gruppi antirazzisti e centri sociali coi sindacati di base, ma al corteo sono previste delegazioni dei movimenti sociali da Palermo, Roma, Foggia o Cosenza. La mobilitazione di Napoli è inserita in un programma nazionale contro l’austerity con una serie di altri appuntamenti: l’8 ottobre a Milano, il 16 ottobre in diverse città, il 10 ottobre gli studenti a Napoli e 14 novembre a Roma. Il programma delle iniziative gioca sulle Quattro Giornate di Napoli - la celebrazione della cacciata dei battaglioni del Terzo Reich dalla città da parte della popolazione napoletana - dal 28 settembre al primo ottobre, «ricordando - dicono - che c’è una nuova liberazione da fare, quella dalla tecnocrazia che veste di finta “neutralità” le scelte antipopolari e la dittatura del capitale finanziario», ed ecco allora la Quinta Giornata di Napoli in occasione del vertice Bce. Vertice «per il Mezzogiorno», è invece, quest’ultimo, il saluto al direttivo Bce di economisti e banchieri del Sud.
MARIO DRAGHI E IL SUD - A giudizio degli economisti esisterebbe infatti una austerity a doppia velocità ed un’altra a a senso unico (vuoi anche “a vicolo cieco”) che vedrebbe proprio Draghi, paradossalmente, tra le pochissime voci critiche. Quando il presidente della Bce alla vigilia del vertice non si stanca di ripetere: senza grandi investimenti per lo sviluppo accanto ai tagli della spesa improduttiva non usciremo dalla crisi, rimarcando invece in altre occasioni l’importanza dell’appuntamento nel Meridione, sembra rivolgersi in particolare a Renzi e al suo esecutivo. All’evento partenopeo non partecipa il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha salutato oggi nel pomeriggio Draghi e il consiglio direttivo della Bce e domattina sarà invece alla Stazione Marittima - altra zona «sensibile» e presidiata - con il presidente della Commissione Europea José Barroso e il ministro dello sviluppo Federica Guidi all’assemblea delle piccole e medie imprese. A Palazzo Reale di Capodimonte con Draghi e il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ci sarà invece il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. L’evento è stato accolto felicemente dai maggiori banchieri del Sud.
IL PROGRAMMA DEL CONTROVERTICE - Accanto alle iniziative principali organizzate dal coordinamento promotore di «Block Bce» figurano decine di iniziative organizzate autonomamente da vari soggetti partecipanti. Il programma comune prevede, dopo le «azioni e blitz» già noti, mercoledì primo ottobre una giornata a Palazzo Corigliano (Università Orientale) con «workshop aperti sul rapporto tra politiche europee del lavoro, precarizzazione e condizione meridionale, sulla struttura della Bce e della Commissione Europea, sulla situazione dell’indebitamento sociale, sul processo di costruzione dello sciopero sociale» con operatori sociali e sindacati. A seguire un’assemblea e poi un momento musicale. Giovedi 2 ottobre la manifestazione con partenza alle 9.30 dalla stazione del metrò ai Colli Aminei. L’hashtag su twitter per seguire la mobilitazione è #laborsaolavita e #nobce. Su Facebook: la pagina Block Bce. Altre iniziative si sono già svolte al Lab Zer081 in largo Banchi Nuovi, come la proiezione di «Wolf of Wall Street» con la docente universitaria di sociologia Tiziana Terranova, all’ex asilo Filangieri con un live-Swing-anti Bce (concerto) ed a Santa Maria La Nova con la partecipazione di alcuni parlamentari europei legati al leader greco Tsipras.

Fonte

domenica 13 luglio 2014

Ecco il contributo dell’Italia ai raid dell’aviazione di Tel Aviv

Armi. La cooperazione sancita da una legge del 2005. Coinvolte le forze armate all’interno di un vincolo di segretezza

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I cac­cia­bom­bar­dieri che mar­tel­lano Gaza sono F-16 e F-15 for­niti dagli Usa a Israele (oltre 300, più altri aerei ed eli­cot­teri da guerra), insieme a migliaia di mis­sili e bombe a guida satel­li­tare e laser.
Come docu­menta il Ser­vi­zio di ricerca del Con­gresso Usa (11 aprile 2014), Washing­ton si è impe­gnato a for­nire a Israele, nel 2009–2018, un aiuto mili­tare di 30 miliardi di dol­lari, cui l’amministrazione Obama ha aggiunto nel 2014 oltre mezzo miliardo per lo svi­luppo di sistemi anti-razzi e anti-missili. Israele dispone a Washing­ton di una sorta di cassa con­ti­nua per l’acquisto di armi sta­tu­ni­tensi, tra cui sono pre­vi­sti 19 F-35 del costo di 2,7 miliardi. Può inol­tre usare, in caso di neces­sità, le potenti armi stoc­cate nel «Depo­sito Usa di emer­genza in Israele». Al con­fronto, l’armamento pale­sti­nese equi­vale a quello di chi, inqua­drato da un tira­tore scelto nel mirino tele­sco­pico di un fucile di pre­ci­sione, cerca di difen­dersi lan­cian­do­gli il razzo di un fuoco artificiale.
Un con­si­stente aiuto mili­tare a Israele viene anche dalle mag­giori potenze euro­pee. La Ger­ma­nia gli ha for­nito 5 sot­to­ma­rini Dol­phin (di cui due rega­lati) e tra poco ne con­se­gnerà un sesto. I sot­to­ma­rini sono stati modi­fi­cati per lan­ciare mis­sili da cro­ciera nucleari a lungo rag­gio, i Popeye Turbo deri­vati da quelli Usa, che pos­sono col­pire un obiet­tivo a 1500 km.

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  L’Italia sta for­nendo a Israele i primi dei 30 veli­voli M-346 da adde­stra­mento avan­zato, costruiti da Ale­nia Aer­mac­chi (Fin­mec­ca­nica), che pos­sono essere usati anche come cac­cia per l’attacco al suolo in ope­ra­zioni bel­li­che reali.
La for­ni­tura dei cac­cia M-346 costi­tui­sce solo una pic­cola parte della coo­pe­ra­zione mili­tare italo-israeliana, isti­tu­zio­na­liz­zata dalla Legge n. 94 del 17 mag­gio 2005. Essa coin­volge le forze armate e l’industria mili­tare del nostro paese in atti­vità di cui nes­suno (nep­pure in par­la­mento) viene messo a cono­scenza. La legge sta­bi­li­sce infatti che tali atti­vità sono «sog­gette all’accordo sulla sicu­rezza» e quindi segrete. Poi­ché Israele pos­siede armi nucleari, alte tec­no­lo­gie ita­liane pos­sono essere segre­ta­mente uti­liz­zate per poten­ziare le capa­cità di attacco dei vet­tori nucleari israe­liani. Pos­sono essere anche usate per ren­dere ancora più letali le armi «con­ven­zio­nali» usate dalla forze armate israe­liane con­tro i palestinesi.
La coo­pe­ra­zione mili­tare italo-israeliana si è inten­si­fi­cata quando il 2 dicem­bre 2008, tre set­ti­mane prima dell’operazione israe­liana «Piombo fuso» a Gaza, la Nato ha rati­fi­cato il «Pro­gramma di coo­pe­ra­zione indi­vi­duale» con Israele. Esso com­prende: scam­bio di infor­ma­zioni tra i ser­vizi di intel­li­gence, con­nes­sione di Israele al sistema elet­tro­nico Nato, coo­pe­ra­zione nel set­tore degli arma­menti, aumento delle eser­ci­ta­zioni mili­tari con­giunte.


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In tale qua­dro rien­tra la «Blue Flag», la più grande eser­ci­ta­zione di guerra aerea mai svol­tasi in Israele, cui hanno par­te­ci­pato nel novem­bre 2013 Stati uniti, Ita­lia e Gre­cia. La «Blue Flag» è ser­vita a inte­grare nella Nato le forze aeree israe­liane, che ave­vano prima effet­tuato eser­ci­ta­zioni con­giunte solo con sin­goli paesi dell’Alleanza, come quelle a Deci­mo­mannu con l’aeronautica ita­liana. Le forze aeree israe­liane, sot­to­li­nea il gene­rale Ami­kam Nor­kin, stanno spe­ri­men­tando nuove pro­ce­dure per poten­ziare la pro­pria capa­cità, «accre­scendo di dieci volte il numero di obiet­tivi che ven­gono indi­vi­duati e distrutti». Ciò che sta facendo in que­sto momento a Gaza, gra­zie anche al con­tri­buto italiano.

Fonte 

 

London Review of Books: “L'ex fascista Giorgio Napolitano è un pericolo per la democrazia"

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"Napolitano è un pericolo per la democrazia in Italia": parole e musica non di un Beppe Grillo qualsiasi ma della prestigiosa London Review of Books, dove storici e ricercatori britannici hanno condannato l'operato di re Giorgio. A cui stanno già fischiando le orecchie: avviso di sfratto in corso

L’avviso di sfratto a Giorgio Napolitano arriva da Londra, regno dell’alta finanza europea, per mezzo della prestigiosa rivista London Review of Books.
Gli storici e i ricercatori inglesi, accademici di statura internazionale, che compongono il board della rivista hanno ospitato e recensito il nuovo saggio di Perry Anderson, storico di fama mondiale, la cui conclusione è inequivocabile: “Giorgio Napolitano è la vera minaccia per la democrazia italiana”.
Altro che il salvatore della patria, altro che “roccia su cui fondare la Terza Repubblica”, come scrivono i pennivendoli di fiducia. Secondo Anderson, “Napolitano è una vera pericolosa anomalia, un politico che ha costruito tutta la carriera su un principio: stare sempre dalla parte del vincitore".
Il saggio, intitolato “The Italian Disaster”, racconta – con stile british, asciutto e senza fronzoli – la vera storia di Re Giorgio. A cominciare da un fatto incontrovertibile, che pochi conoscono e che potrebbe scatenare un putiferio: da studente Napolitano ha aderito al GUF, il Gruppo Universitario Fascista. Lo ha frequentato il tempo necessario per capire che l’aria stava cambiando e bisognava prendere le contromisure: salto della quaglia et voilà, Napolitano diventa comunista sfegatato, plaudendo all’intervento sovietico in Ungheria e asserendo che “solo i folli e i faziosi possono davvero credere allo spettro dello stalinismo".
Negli anni Settanta diventa “il comunista favorito di Kissinger", visto che il nuovo potere da coltivare sono ora gli Stati Uniti.
Ma il meglio, anzi il peggio di sé, Napolitano - secondo la ricostruzione dello storico britannico - lo offre proprio da presidente della Repubblica: “Nel 2008 firma il lodo Alfano, che 'garantisce a Berlusconi come primo ministro e a lui stesso come presidente l'immunità giudiziaria'. Il lodo verrà dichiarato poi incostituzionale e trasformato nel 2010 nel 'legittimo impedimento', anch'esso dichiarato incostituzionale nel 2011”.
E poi una sequenza inarrivabile per dispotismo, autocrazia e violazioni di norme elementari: dal mancato scioglimento delle Camere nel 2008, all'entrata in guerra contro la Libia del 2011 (scavalcando la costituzione, senza un voto parlamentare e violando un trattato di non aggressione), passando per le trame con Monti e Passera per sostituire Berlusconi.
Per non parlare, poi, della vicenda della ri-elezione al secondo mandato ("a 87 anni, battuto solo da Mugabe, Peres e dal moribondo re saudita") e del siluramento del “nipotino” Letta da presidente del Consiglio, sostituito dal “nipotino” Renzi, senza passare per le urne. Secondo quanto scrive Anderson, “Napolitano, che dovrebbe essere il guardiano imparziale dell'ordine parlamentare e non interferire con le sue decisioni, rompe ogni regola”.
"La corruzione negli affari, nella burocrazia e nella politica tipiche dell'Italia sono adesso aggravate dalla corruzione costituzionale".
E per finire, come un macigno sopra la testa di Re Giorgio, arriva il paragone con Nixon, il peggiore presidente nella storia americana. Anderson, infatti, rievoca il caso Mancino e la richiesta di impeachment contro Napolitano da parte di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso. La risposta del nostro presidente è stata l'invocazione della totale immunità nella trattativa Stato-mafia. Ed è proprio in questo che lo storico britannico parla di “Nixon-style”, termine che evoca scandali come il Watergate. “Ma gli esiti italiani sono stati diversi, come ben sappiamo”, fa notare Anderson.
Adieu, Re Giorgio. Rien va plus.

Fonte: infiltrato.it

venerdì 11 luglio 2014

AGGHIACCIANTE: Wikileaks svela l’accordo segreto tra Stati Uniti e Unione Europea… Se entra in vigore è la fine della civiltà !

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Mentre senza troppo clamore Stati Uniti e Commissione europea elaborano il futuro partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP), è nel riserbo più assoluto che lavorano anche al Trattato sugli scambi nei servizi (TISA) che implica 50 paesi, fra i quali gli Stati Uniti, i paesi dell’Unione europea e la Svizzera, per un totale di circa il 68% degli scambi mondiali in materia di servizi.
Il sito Wikileaks ha pubblicato la bozza del trattato riguardante i servizi finanziari. Si tratta di abolire tutte le restrizioni che limitano ancora i colossi bancari e gli hedge funds.
Il clima di segreto assoluto appare già nelle prime righe dell’accordo sui servizi finanziari, dove si afferma che “l’accordo deve essere protetto da qualsiasi diffusione non autorizzata e deve rimanere protetto sottochiave o con accesso ristretto. Non potrà essere declassificato che cinque anni dopo l’entrata in vigore del TISA o, se non si giunge ad alcun accordo, cinque anni dopo lafine dei negoziati.”
L’accordo punta alla chiusura o alla privatizzazione di ogni forma di servizio assicurato dal settore pubblico, il che include la sanità, l’istruzione, i trasporti, servizi cruciali per i cittadini, che non andrebbero considerati come “mercanzia generatrice di profitti e facente parte della sfero del libero scambio.”
Verranno proibiti anche i fondi pensione statali, in quanto sono considerati monopoli. L’organizzazione Public Services International (PSI) che rappresenta circa 670 sindacati a livello mondiale, in aprile ha pubblicato un rapporto allarmante intitolato “TISA contro i servizi pubblici.”
Nel rapporto si spiega che il TISA impedirà ai governi di fornire servizi pubblici vitali, come la salute, i servizi postali, persino l’erogazione dell’acqua o dell’energia. “Il TISA garantirebbe la privatizzazione dei servizi pubblici. L’accordo proposto potrebbe anche vietare ai governi di riprendere il controllo, anche nel caso in cui il privato fallisse e non riuscisse ad assicurare il servizio.”
Inoltre limiterebbe la capacità dei governi di regolamentare i settori più importanti, come quello finanziario o energetico, delle telecomunicazioni, il flusso transfrontaliero delle informazioni.
E come ciliegina sulla torta, il TISA mira anche a ridurre ai minimi termini la supervisione nazionale delle attività finanziarie. L’accordo stipula che ognuna delle parti dovrà elencare i diritti di monopolio esistenti e sforzarsi di eliminarli o di ridurne la portata.

mercoledì 9 luglio 2014

Il Fmi insiste: "Prelievo forzoso". Conti correnti e fondi pensione in pericolo

A essere colpiti in primo luogo saranno i detentori di assicurazioni sulla vita e i fondi pensione

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Se n'è già parlato in più occasioni negli scorsi mesi, ora l'ipotesi torna ad essere ventilata da chi più spinge per questa ipotesi nel tentativo di arginare il debito dei Paesi più a rischio: il Fondo Monetario Internazionale.
 
DIE WELT - "Il FMI prepara una nuova tornata di espropri per i risparmiatori" - titolava Die Welt sabato 28 giugno:
"Un piano del Fondo monetario internazionale prevede che in futuro la riorganizzazione dei debiti sarà più rapida e applicata in maniera più radicale. A essere colpiti in primo luogo saranno i detentori di assicurazioni sulla vita e i fondi pensione. Il punto fondamentale è che sarà applicata una manovra più flessibile. Questo potrebbe sembrare una buona cosa, ma la conseguenza sarà che in futuro i creditori dovranno collaborare. In Europa questi creditori sono essenzialmente detentori di polizze di assicurazione sulla vita e altre forme di fondi pensione".
MEGLIO SPOSTARE I SOLDI? - Il giornale ed i suoi esperti economico-finanziari consigliano di investire direttamente in imprese e società e non in fondi pensione e piani di assicurazione sulla vita, in quanto non sarà possibile impedire al FMI di attuare i suoi prelievi forzosi. In altre parole, per investire i propri soldi sono finiti il risparmio e la previdenza. E’ più sicura la speculazione in Borsa.
 

domenica 6 luglio 2014

Gli ultimi giorni del pianeta Terra



Even though we can’t afford, the sky is over. Anche se non ce lo possiamo permettere, il cielo è sparito. (Serj Tankian, The sky is over)

Disfacimento

E’ proprio necessario riportare fonti e tradurre articoli per dimostrare che, se non accadrà un miracolo, il pianeta e l’umanità sono spacciati? Non occorre elencare i flagelli che stanno colpendo una Terra già fortemente provata da un modello di “sviluppo” aberrante.

Dalle radiazioni di Fukushima alle diuturne, esiziali operazioni di geoingegneria abusiva, dalle contaminazioni di ampie aree a causa dell’uranio impoverito alle discariche ed agli inceneritori che avvelenano l'aria, il suolo e le falde acquifere, dal traffico di rifiuti tossici alla deforestazione, dall’acidificazione degli oceani a causa del rilascio di gas naturale al deterioramento dell’ozonosfera, dall’estinzione di numerose specie viventi all’inquinamento elettromagnetico, è tutto una sequela di disastri da tempo annunciati, invano denunciati.

Gaia sembra ormai una bolgia dantesca. Si respira un’atmosfera da basso impero: il disfacimento, però, a differenza di quanto accadde nel III secolo, non è la ripercussione di un concorso di eventi sfavorevoli, quanto il risultato di un declino programmato in cui le parole d’ordine sono “crisi” e “devastazione”. Sono ferite inferte ad un’umanità sempre più debole e disorientata, blandita solleticando un fatuo narcisismo, una mal intesa e distorta rivendicazione di diritti.

Il gonzo di Firenze

Il sistema agisce per ledere e distruggere, ma sempre mascherando le sue azioni perverse che sono presentate come benefici: una campagna per le vaccinazioni, un’iniziativa per “tutelare” l’ambiente, una raccolta di fondi per compiere ricerche su una “malattia genetica rara”, una legge per combattere la disoccupazione… Ogni intervento, nel mondo orwelliano in cui siamo costretti a sopravvivere, va letto al contrario.

Probabilmente lo scenario più agghiacciante, ma spacciato per mirabolante innovazione a favore dei cittadini, è quello prospettato dal gonzo di Firenze: costui ha anticipato che presto ogni italiano riceverà un codice per consentirgli di gestire tutte le esigenze (rapporti con la pubblica amministrazione, movimenti di denaro, fruizione di servizi, istruzione…). E’ palese l’intento: digitalizzare l’intero spettro delle attività per trasformare gli individui in numeri che possono essere cancellati pigiando un tasto.

Che sia stato un minus habens a preannunciare il marchio, non cambia la sostanza delle cose, giacché il giullare tosco è il portavoce di poteri forti, gli stessi poteri che fomentano conflitti in ogni dove, tramano “rivoluzioni”, depredano risorse, massacrano intere etnie. Le loro parole sono di miele, ma il loro cuore è gonfio di fiele. Dai pulpiti, dalle logge, dalle tribune essi proclamano a gran voce di volersi adoperare per la pace, per la libertà e giustizia, ma covano un odio feroce che li sprona a scatenare guerre, a schiacciare i popoli, a prevaricare.

Una via d’uscita

Il cantante statunitense di origini armene, Serj Tankian, nell’epica canzone intitolata “The sky is over” (Il cielo è sparito), grida il suo dolore di fronte ad un mondo dilaniato in cui i carnefici rovinano paesi ed economie, dove la noncuranza della massa impedisce e rinvia la presa di coscienza, il semplice gesto, per dirla con James Hillman, di “guardare in alto”. “Guardare in alto” non significa solo – ed è già pratica auspicabile – volgere gli occhi al firmamento per prendere contezza della sua tragica metamorfosi, ma soprattutto preservare quell’attitudine a vedere oltre le contingenze e la superficie, ad intraprendere un percorso difficile ma significativo verso un riscatto risolutivo. E’ un’attitudine del tutto negata a disinformatori vecchi e nuovi, ai Quisling, ai persecutori a cottimo, ai ciarlatani scientisti. Il loro attuale successo, il loro ignominioso trionfo, conseguito grazie al sostegno dell’establisment e ad una corruzione capillare, è caparra di una disfatta ingloriosa, definitiva.
 

venerdì 4 luglio 2014

Unione Europea: il problema non è la Germania, ma la struttura disfunzionale su cui è fondata la stessa

Di Salvatore Santoru



 Spesso in gran parte dell'informazione alternativa e non, tutti i problemi dell'Unione Europea vengono addebitati alle politiche della Germania, e questo a mio parere non è altro che una visione superficiale della questione.
Difatti si confondono le cause con le conseguenze, e non si cerca il problema alla radice.





Si preferisce usare i tedeschi come capro espiatorio, invece di mettere in discussione il modello disfunzionale su cui si basa l'UE.
Un modello disfunzionale di cui anche i tedeschi sono vittime.




Difatti, l'UE è fondata su un sistema essenzialmente antidemocratico, basato sul potere della cosiddetta "troika",  ovvero la BCE, il Fondo Monetario internazionale e la Commissione Europea, burocrati e tecnocrati non eletti da nessuno.


Bisogna specificare che le politiche portate avanti da molti governi tedeschi, sopratutto quello attuale della Merkel, siano state nocive sopratutto per i paesi mediterranei è vero, ma questa è solo una parte del problema, ed è come si suol dire limitarsi a guardare il dito senza volgere lo sguardo alla luna.


Infatti la contrapposizione tra paesi mediterranei e nordici è voluta, fa parte de "dividi et impera" messo in atto dall'oligarchia finanziaria che governa l'UE e che risponde ai dettami dell'alta finanza internazionale.

In sostanza l'UE non fa altro che gli interessi delle grandi banche e delle multinazionali, a scapito di quelli dei cittadini che in teoria rappresenta, ed è questo il vero problema.


Come ha affermato recentemente l'ex premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz, a proposito dell'euro e dell'UE  "l'euro è stato il più grande errore dell'Europa ma il suo problema principale non è nella struttura dei singoli paesi come l’Italia – anche se ci sono riforme da portare avanti – ma la struttura stessa dell’Eurozona".


Uno degli stessi più importanti padri fondatori della moneta unica,Robert Mundell, in un'intervista al Guardian del 2012 ha dichiarato praticamente che l'euro non è altro che l'arma che avrebbe spiazzato via norme e regolamenti sul lavoro costringendo i governi nazionali a tagliare la spesa sociale, privatizzare a buon mercato e svendere la propria sovranità alla stessa UE e ai grandi gruppi di potere che la guidano.

Disse Mundell che : "l’euro è tutt’uno con la Reaganomics; la disciplina monetaria impone la disciplina fiscale ed agisce anche sui politici , e quando la crisi morde allora alle nazioni resta ben poco da fare se non " liberalizzare " , privatizzare, deregolamentare e soprattutto distruggere il welfare garantito dallo Stato".

ROBERT MUNDELL (''PADRE'' DELL'EURO-DISASTRO): ''L'EURO E' L'ARMA ELIMINARE FINALMENTE WELFARE E SOVRANITA' NAZIONALI''

Non bisogna dimenticare le affermazioni del noto industriale e politico Étienne Davignon, un passato da commissario europeo e ritenuto un personaggio importantissimo per la nascita della stessa UE, in un'intervista alla testata giornalistica "EUobserver", secondo cui in poche parole la creazione dell'euro era stata decisa a tavolino in un meeting del famigerato gruppo Bilderberg, di cui Davignon così come tantissimi altri funzionari europei hanno fatto e/o fanno parte.

Essenzialmente l'UE è stata voluta dai grandi gruppi di potere mondiali, e secondo molti studiosi tra cui Giorgio Galli, uno dei più noti e importanti politologi italiani, anche occulti.

Su quest'ultima tematica(non inerente all'articolo in questione) per chi è interessato consiglio la lettura di un libro di Paolo Rumor,figlio del due volte Presidente del Consiglio Mariano Rumor,scritto in collaborazione con lo stesso Galli dal titolo "L'altra Europa", pubblicato per la "Hobby e Work" nel 2010.

La contrapposizione tra i cosiddetti paesi "PIGS" e quelli che l'UE considera "virtuosi", è fortemente voluta allo scopo di accelerare il progetto di unificazione e centralizzazione della stessa Unione, che si otterrà con la definitiva cessione di sovranità dei singoli paesi alla stessa UE.


Da una parte,in Germania, i media accusano i paesi del Sud di essere poco "competitivi" e "improduttivi", dall'altra nel Sud Europa, molti accusano i tedeschi di essere la causa di tutti i mali dell'UE, ma sostanzialmente queste non si rivelano altro che propagande.


Non molto tempo fa avevano fatto scalpore le dichiarazioni di Nikos Christodoulakis,ministro delle finanze greco al tempo dell'entrata nell'euro del paese, in cui ammetteva di aver truccato i conti pur di entrare la Grecia nell'UE, e dichiarava anche che tutti i paesi avevano fatto così(compresa anche la Germania).

Bisogna dirlo chiaramente: ora come ora l'UE non va bene a nessuno ed è totalmente disfunzionale.
O meglio, fa comodo ai potentati finanziari,industriali e ai politici che beneficiano di tutto questo, ma per i popoli è una catastrofe, sopratutto per quelli mediterranei ma anche per quelli nordici.

Continuare ad insistere sulle conseguenze senza voler cercare e rimuovere la causa è inutile.

Bisogna mettere in discussione l'UE proprio dalle sue basi, perchè è lì che sta il problema.


Quindi per il momento un'uscita dall'eurozona se non dalla stessa UE, risulterebbe la soluzione migliore per rompere l'attuale stagnante status quo e al contempo porre le basi per un'altra e diversa Europa, libera,indipendente e sociale, e per rompere definitivamente con questa Unione antieuropea,antisociale e schiava della dittatura tecnocratica e finanziaria.

Usa, la flotta degli F35 a terra: «Non sono sicuri»

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L’intera flotta di 97 aerei militari Lockheed Martin Corp F-35 americani rimarrà a terra fino a che non verranno compiuti i “controlli necessari”. La direttiva arriva dal Pentagono, dall’Aereonautica e dalla Marina a pochi giorni dall’incidente in una base militare in Florida, avvenuto lo scorso 23 giugno: i primi accertamenti non hanno dato risposte soddisfacenti sul motivo dell’incendio (che non ha causato vittime). «Altri controlli sono dunque stati richiesti: gli F35 torneranno a volare solo quando saremo sicuri», riferisce un comunicato del ministero della Difesa.
Sospesa anche la trasvolata dell’Atlantico
Sud Corea in pole position per l’acquisto di quaranta velivoli F35
di alcuni esemplari di F35 che avrebbero dovuto partecipare al Farnborough International Airshow e al Royal International Air Tattoo, in Inghilterra, due importanti eventi per l’industria militare. Non sembrano invece cambiati i piani del governo sud coreano, che prevede di acquistare 40 F35 e che comunque sta monitorando la situazione.
Anche l’Italia si doterà di F35, ma come ha ribadito il ministro Pinotti, il «programma complessivo» resta sospeso e «sarà definito nuovamente» dopo la stesura del Libro Bianco che definirà ciò che serve «per soddisfare le nostre necessità di difesa». Oggi i contratti già sottoscritti e operanti riguardano solo i lotti 6 e 7, per sei velivoli complessivi.
Mogherini: «C’è una discussione per quali aerei comprare»
Sulla vicenda è intervenuta venerdì mattina anche la ministra Mogherini, titolare del dicastero degli Esteri: «Non sta a me dare giudizi tecnici. La strategia italiana di difesa è sotto revisione, c’è «una discussione anche su quali aerei comprare. Sicuramente anche noi avremo bisogno di riaggiornare i nostri strumenti militari, molti sono vecchi. Una discussione da fare anche con gli americani».

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Evasione dall'idiozia

Perchè pagar le tasse non è etico
Per prepararsi in modo razionale a prendere posizione sul tema dell’evasione fiscale in Italia, si dovrebbe riflettere su tre questioni che hanno un carattere preliminare:

1. Perché non far emergere l’enorme evasione fiscale delle banche sul signoraggio secondario, attuata col mettere al passivo uscite inesistenti delle somme che fingono di prestare, come illustrato nel saggi mio e di Antonio Miclavez Euroschiavi e nel mio La Moneta Copernicana? Perché non far emergere e recuperare il reddito occulto da signoraggio primario delle banche centrali, attuato col mettere al passivo il denaro circolante, come evidenziato anche da Paul Krugman a pag. 239 del suo Economia Internazionale II?

2. Pagare le tasse significa dare denaro in gestione ai politici. Come usano il denaro gli evasori? E come lo usano i politici? Chi dei due lo usa in modo più conforme all’interesse della nazione? Cioè, la nazione ha più beneficio se un imprenditore evade il fisco per il 10% del suo reddito e usa il conseguente risparmio fiscale per contenere i prezzi e restare sul mercato nonostante la concorrenza cinese e l’inefficienza dello Stato italiano, oppure se quel reddito viene pagato in tasse, ossia viene versato allo Stato e viene quindi gestito dai politici italiani che sappiamo come lo gestiscono?

3. Quali conseguenze avrebbe l’impossibilità di evadere per le imprese e per i lavoratori dipendenti che oggi evadono, e sull’andamento dell’economia? Che effetti avrebbe, sui loro costi di produzione e sulla competitività, l’impossibilità di evadere il fisco e i contributi? Riuscirebbero egualmente a restare sul mercato e a conservare il posto di lavoro e il reddito, oppure non ci riuscirebbero più? E quali conseguenze avrebbe ciò non solo per quelle imprese e quei lavoratori, ma per tutta la società? E quali conseguenze avrebbe, invece, un aumento dell’evasione, sull’economia e sulla recessione? Malefiche o Benefiche?
Se la lotta all’evasione (fiscale e retributiva) che i governi italiani, soprattutto della sinistra, si prefiggono e si vantano di voler condurre “seriamente”, raggiungesse i suoi obiettivi dichiarati, ossia se ponesse fine all’evasione, per l’economia nazionale sarebbe il tracollo.
Per contro, consentire silenziosamente una maggiore evasione, potrebbe essere uno strumento semplice ed efficace per uscire dalla recessione, rilanciando la voglia di investire, di spendere, di produrre, soprattutto per un governo con scarso spazio di manovra e che non può far emergere il nero bancario. Ancora di più consentirebbe di far sopravvivere alla crisi centinaia di migliaia di imprese che ora stanno morendo - un patrimonio prezioso, anzi indispensabile, per l’economia del Paese.
In futuro, con la ripresa, si potrà recuperare, magari con un condono. Ma, intanto, ora, dovremmo salvare la piccola e piccolissima impresa: un bene primario per tutti. Invece, i governi stanno arruolando migliaia di costosi “accertatori fiscali” che si scatenano sommando la loro azione a quella della recessione e della stretta creditizia.
E’ del resto palese che: Tasse e contributi, per le imprese, costituiscono un costo di produzione – un costo elevatissimo. Se un’impresa riesce a evadere il 30%, come mediamente fanno le imprese, significa che riduce i costi di produzione del 30%. Molte imprese riescono a stare sul mercato, nonostante i vari fattori negativi (costo e inefficienza della burocrazia, costo e scarsità del credito bancario, costo dell’energia, concorrenza straniera, ecc.) proprio grazie a questo risparmio. Se il governo le impedisce di realizzare questo risparmio, l’impresa si ritrova con costi di produzione aumentati del 30%.
A questo punto, l’imprenditore si trova costretto a scegliere tra diverse opzioni, tutte distruttive per l’economia nazionale:
– aumentare i prezzi;
– chiudere l’impresa;
– trasferirsi all’estero;
– tagliare su investimenti e costi;
– passare al nero totale.
Più precisamente: Se i costi di produzione aumentano del 30%, allora anche i prezzi devono aumentare del 30%. Il che si traduce in costi e servizi più cari del 30%. Per la gioia dei consumatori. Ma se l’impresa in questione aumenta i suoi prezzi del 30%, quasi sicuramente non riuscirà più a vendere, uscirà dal mercato, e dovrà chiudere, licenziare, cessare la produzione, quindi smettere di pagare tasse e contributi che prima pagava. I suoi dipendenti rimarranno disoccupati, a carico della collettività.
L’imprenditore, se può, trasferirà la sua attività in un paese straniero dove la tassazione è bassa e il costo del lavoro è pure basso – che so, la Slovacchia, la Romania, la Tunisia. Porterà con sé capitali, tecnologia, i suoi collaboratori più qualificati. E dall’estero farà concorrenza all’Italia, creando ulteriori difficoltà alle imprese che sono rimaste in questo paese. Ma questo è proprio ciò che moltissime imprese hanno già fatto e molte altre stanno facendo, e lo fanno soprattutto per le eccessive tasse italiane!
Alcuni imprenditori cercheranno di sopravvivere in Italia, riducendo il margine di profitto e tagliando le spese al massimo – ossia licenziando i lavoratori non indispensabili e rinunciando agli investimenti e all’innovazione, quindi destinandosi a diventare obsoleti in breve tempo. Altri imprenditori decideranno di passare interamente al nero, all’evasione totale. E in quanto all’altro grande ambito di evasione, ossia coloro che, pensionati o no, lavorano in nero, e coloro che fanno un doppio lavoro, e coloro che lavorano a tempo pieno con un contratto part-time.
Queste persone riescono a lavorare perché non pagano tasse né contributi sul loro lavoro nero. Se dovessero pagarli, il loro lavoro costerebbe d’un tratto il 90% circa in più tra tasse e contributi, e non sarebbe più conveniente. Alcuni (pensionati, pubblici dipendenti) non avrebbero nemmeno il diritto di fare il lavoro in questione. Perciò molti di questi lavoratori dovrebbero cessare l’attività, perdendo il relativo reddito. Ma questo reddito è spesso necessario a sostenere le spese di un mutuo, o dello studio di un figlio, o le rate di un leasing. Le conseguenze sono immaginabili.
Ovviamente, non è che i nostri ministri ignorino queste elementari considerazioni. Sanno benissimo che una lotta efficace all’evasione produrrebbe il collasso economico, non benefici per la collettività. Ma il loro fine è, appunto, molto diverso dal bene della collettività. È il bene dei loro mandanti.
La Casta tende a massimizzare l’imposizione fiscale, non la quantifica secondo esigenze oggettive – crea queste esigenze in modo illegale per potersi impadronire del reddito dei cittadini, arricchirsi e ricattarli. Anche attraverso il signoraggio e l’indebitamento pubblico. Del resto, l’evasione, nel Nord Italia, è mediamente del 13% – più bassa che in Germania, Austria e altri paesi concorrenti. Nel Sud, invece, supera il 50%. Ma i controlli si concentrano solo al Nord. Non nelle basi della mafia.
Il vero scopo, non confessato ma facilmente constatabile, della campagna fiscale dell’ultimo governo Prodi, era costringere le numerosissime piccole imprese, soprattutto venete e lombarde, a chiudere, sia per eliminare una classe sociale che vota contro quella Casta politica, sia per fare spazio alle grandi imprese industriali, di servizi e alla grande distribuzione e alle public utilità companies consociate alla politica, alle pseudo-cooperative. Ossia a tutto ciò che è gestito dai partiti statalisti e dai sindacalisti.
In effetti l’elettorato della sinistra, che non brilla per informazione né per realismo, e che è legato a concezioni arcaiche dell’economia e dello Stato, crede che l’imprenditore si lasci spremere, quindi vota per queste politiche sbagliate. Invece l’imprenditore, soprattutto se possiede idee, tecnologie, e capitali, se ne va – pianta in asso l’apparato statale che gli mangia addosso, che lo mette in condizione di non poter investire, di non poter guadagnare. Le persone di mentalità statalista non hanno ancora capito che i capitali e le capacità emigrano. Licenziano, chiudono, emigrano e poi vanno a fare concorrenza dall’estero. Solo i più piccoli, i più deboli, i più vecchi, i meno dotati rimangono nonostante tutto.
Il Gazzettino di Rovigo di oggi dà notizia che ieri i militi della Guardia di Finanza hanno condotto una intensa lotta all’evasione fiscale controllando i bottegai e infliggendo sanzioni a 94 di loro per inosservanza degli obblighi circa gli scontrini fiscali (che, come sappiamo, sono emessi sempre o quasi, ma i clienti non li prendono o li buttano subito via). Capire che quella non è lotta all’evasione ma una presa per i fondelli da parte del regime della partitocrazia ladra e fedele agli interessi della finanza predatrice, è già evadere dall’idiozia.
Marco Della Luna
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