IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

martedì 16 giugno 2015

Libertè, egalitè, fraternitè....ma de che?

Scontro Italia-Francia sui migranti. Parigi: «Non passeranno» 

A pochi giorni dall'arrivo di François Hollande a Milano, dove domenica incontrerà Matteo Renzi, sale la tensione tra Italia e Francia. Le nostre autorità protestano sempre più apertamente contro l'atteggiamento della polizia transalpina a Ventimiglia, che rimandano da giorni in Italia i profughi che cercano di passare la frontiera. Ma da Parigi il ministro dell’Interno avverte: «I migranti non passeranno (per il valico di Ventimiglia, ndr) deve farsene carico l’Italia». 


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Renzi (che vedrà mercoledì anche David Cameron) chiede un nuovo piano europeo per gestire i flussi migratori e prepara un “piano B” in caso di mancato accordo. Anche se il portavoce del Commissario Ue all'Immigrazione chiosa: «Non siamo al corrente di piani B, stimiamo di aver trovato un buon equilibrio» nella proposta che domani sarà sul tavolo dei ministri dell'Interno della Ue. Il ministro dell'Interno italiano Angelino Alfano però avverte: l'Italia non accetterà un'Europa egoista. E definisce «un pugno in faccia all’Europa» le immagini dei migranti costretti a dormire sugli scogli a Ventimiglia. Oggi, intanto, saranno riaperti i varchi della frontiera italiana verso il Nord Europa, con la fine della sospensione degli accordi di libera circolazione nello spazio Schengen, misura adottata dalla Germania per il G7 di Emau.

Parigi: migranti non passano, se ne occupi l'Italia
Dall'inizio dell'anno «abbiamo avuto circa 8.000 passaggi e abbiamo fatto riammettere in Italia circa 6.000 migranti. Non devono passare, è l'Italia che deve farsene carico. Bisogna rispettare le regole di Schengen». Lo ha detto il ministro francese dell'Interno, Bernard Cazeneuve, in un'intervista alla radio francese. «Bisogna che l'Italia accetti di creare dei centri» per distinguere i migranti economici irregolari (da rimpatriare subito) dai rifugiati, ha aggiunto Cazeneuve, sottolineando che la Francia «non ha bloccato le frontiere».
Renzi: piano B? Italia fa da sola
A lui ha risposto a distanza il premier Matteo Renzi (in conferenza stampa dopo il bilaterale con il presidente messicano), per il quale «l'Europa ha il dovere di affrontare il problema immigrati tutti insieme, mentre l'atteggiamento muscolare che alcuni ministri di Paesi esteri stanno avendo va nella direzione opposta». E ha aggiunto: «L'Ue è ad un bivio: o ragiona come comunità e si fa carico di risolvere tutti insieme il problema, e questo è il piano A. Ma se non si trovano soluzioni alte, faremo da soli: il piano B è che l'Italia affronta il problema da grande paese che è».
Nuova notte sugli scogli a Ventimiglia
Un centinaio di profughi ha trascorso una seconda notte sugli scogli nella zona di Ponte San Ludovico a Ventimiglia, a pochi metri dalla frontiera con la Francia, presidiata dalle autorità d'Oltralpe che non consentono loro di varcare il confine. Molti di loro sono etiopi, eritrei, senegalesi, somali, sudanesi. Al grido di «indietro non torniamo», chiedono di poter raggiungere, attraverso la Francia, amici e parenti nei paesi del Nord Europa. Per i migranti, un centinaio in tutto, che, invece, hanno trascorso la notte nelle vicinanze della stazione ferroviaria di Ventimiglia, Trenitalia ha messo a disposizione del Comune una sala d'aspetto dove poterli sistemare. Tra loro anche donne e bambini.


Fonte


Commento di Oliviero Mannucci: Quand'è che i tecnocrati europei, con il loro culo al caldo delle loro poltrone, capiranno  che è in atto una emergenza umanitaria di proporzioni enormi. La UE deve dare prova di maturità ed avviare al più presto due tipi di azioni: la prima, risolvere il contingente, aiutando i migranti che arrivano dai paesi in guerra. La seconda: avviare una sorta di piano Marshall, per aiutare i paesi in difficoltà a migliorare le condizioni di vita dei suoi abitanti. In passato molti paesi europei, compresa la Francia, si sono arricchiti rubando le risorse dei paesi da loro colonizzati con la forza e la violenza, distruggendo di fatto lo stato sociale  e culturale di tali paesi che sono stati ulteriormente impoveriti. Ora è arrivato il momento di restituire un pò di quanto rubato in passato, l'Europa, non può essere un fortino, deve accogliere chi necessità di aiuto, non può far finta di non vedere, altrimenti tradirebbe i principi sulla quale a parole, dovrebbe essere basata. Renzi farebbe bene a farsi da parte, non è con gli spot che si risolvono problemi così seri. Ma quale piano B? Quando non è riuscito ancora a fare niente per l'Italia, se non riempire il cervello della gente di chiacchiare.  Qui ci vuole un pò sale in zucca! Perchè mentre i politici si perdono in dimostrazioni più o meno muscolari, la gente muore! Un esempio lo hanno dato, come al solito, i cittadini di Roma e di altre città italiane, che si sono mobilitati in prima persona, portando cibo, coperte, acqua ai migranti in difficoltà. E' il momento di agire, non di chiacchierare. Capito Renzi?! Capito Francia !? Capito UE!? E ricordaevi anche dei cittadini europei, che senza di essi, non stareste con il culo al caldo sulle vostre  morbide poltrone!

giovedì 11 giugno 2015

Padre Zanotelli su Expo e acqua - Renzi obbedisce ai potentati economico-finanziari


Tangenti Mose, un anno dopo: tutti i corrotti in carcere ma il cancro è senza fine

La maxi retata travolge il Veneto portando alla luce un colossale giro di mazzette. Poco dopo l’inchiesta di Firenze dimostra che Tangentopoli non è certo sconfitta 


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VENEZIA. Quella mattina a Piazzale Roma, ad aspettare la conferenza stampa della procura, c’era perfino una tv russa. Erano venuti per la Biennale di Venezia e alle prime notizie di agenzia da Mosca li avevano smistati subito sugli arresti del Mose. Il giorno dopo lo scandalo era sui giornali e le tv di mezzo mondo. Quando si dice la rendita di posizione di cui gode Venezia. Gode si fa per dire, nei panni del sindaco Giorgio Orsoni, che si trovò segnalato come epicentro dello scandalo, anche se le due “onnipotenze” che lo gestivano erano il Consorzio Venezia Nuova e la giunta regionale di Giancarlo Galan. Per stare nel Veneto.
Come sappiamo, il 4 giugno 2014 fu il punto d’arrivo di una frana cominciata molto prima, il 28 febbraio 2013, con l’arresto di Piergiorgio Baita, Claudia Minutillo, Ambrogio Colombelli e Niccolò Buson per fatture false, appalti truccati e frode fiscale. E diventata una valanga il 13 luglio 2013 con l’arresto per gli stessi motivi di Giovanni Mazzacurati, con il sequestro del server del Consorzio e l’acquisizione di prove che inchiodarono il Magistrato alle Acque. Qui emerge che Piergiorgio Baita e la Mantovani non sono il perno ma una ruota del meccanismo. Coinvolti con lo stesso grado di responsabilità (anzi maggiore, perché Baita entra nel Cvn solo nel 2003 pagando 70 milioni a Impregilo che esce) sono le altre grandi imprese: Mazzi, Condotte, il Coveco.
Tutti elementi che permettono il passaggio al girone superiore, l’arresto di politici, amministratori pubblici, professionisti, imprenditori, magistrati, dirigenti dello Stato, ex ministri, perfino appartenenti alle forze di polizia, ufficiali superiori della Guardia di Finanza, servizi segreti. Nello scandalo Mose c’è la crema delle professioni liberali, l’ossatura dell’organizzazione sociale.
Un anno dopo cosa rimane? A parte i processi ancora aperti, nient’altro si direbbe. La classe dirigente politica e imprenditoriale, italiana e non solo veneta, ha ingoiato il rospo e rimosso tutto. La versione ormai data per acquisita è che i responsabili dello scandalo Mose sono tutti identificati. I ladri del denaro pubblico sono in carcere o sotto processo e per conseguenza, tirando un respiro di sollievo, la corruzione è stata debellata. Meno male. Abbiamo gli anticorpi e siamo usciti vincitori.
Poi il 16 marzo 2015 capita che la magistratura di Firenze arresti Ercole Incalza, il superburocrate del ministero delle infrastrutture e con lui Stefano Perotti, un ingegnere cui il primo affidava - dietro “conquibus” - la direzione lavori di grandi opere pubbliche. Gliene contano 17. Tra queste c’è anche la Pedemontana Veneta, in corso di realizzazione tra Vicenza e Treviso, costo 2 miliardi e 258 milioni di euro. L’arresto di Incalza travolge il ministro Luppi, che è costretto a dimettersi. Tornano alla ribalta le domande troppo frettolosamente archiviate: se Incalza è sopravvissuto a 7 governi, se il Consorzio Venezia Nuova è passato indenne attraverso il controllo di 14 ministri delle infrastrutture, dall’ex pm Antonio Di Pietro a Nerio Nesi e Alessandro Bianchi di Rifondazione Comunista, chi comanda veramente nelle grandi opere pubbliche? I politici o i supertecnici?
Nell’un caso e nell’altro, il finale della vicenda Mose è ancora da scrivere. La classe politica coinvolta si ferma a Giancarlo Galan, con una coda romana che arriva solo ad Altero Matteoli. Quanto ai superburocrati, non si va oltre gli ex presidenti del Magistrato alle Acque. E i loro referenti romani, gli Incalza della situazione, dove sono? Qui non si parla evidentemente di responsabilità penali. Le indagini della magistratura hanno toccato le persone ma non i meccanismi ed è su questi che occorre mettere le mani. Se non era compito dei magistrati farlo, a chi tocca rimettere in carreggiata il treno deragliato delle grandi opere pubbliche?
La domanda non è rivolta a vaghi interlocutori nazionali. Il Veneto è pieno di grandi opere pubbliche del cui iter poco si sa, o si fa sapere. Primo fra tutti il Mose: l’unico risultato dell’inchiesta, lamentano le imprese, è aver bloccato i lavori. A parte il ritardo nella consegna, rilanciano, chi ci pagherà il blocco dei cantieri per un anno?
Si potrebbe considerarlo una specie di “dazio” che lo Stato paga per aver dormito su sprechi e ruberie che avrebbe dovuto vedere, uno scotto insomma da accettare, se i commissari che hanno preso il posto di Mazzacurati riuscissero davvero a far ripartire i lavori su binari di legalità e trasparenza. Per esempio mettendo in fila
tutti i contratti che il Consorzio aveva in essere e tagliando senza pietà quelli che non sono essenziali al completamento del Mose. Inclusa l’idea che ritorna di andare a vendere il brevetto all’estero: chi lo comprerebbe dopo tutta la pubblicità negativa?

Renzo Mazzarro

Fonte

Commento Oliviero Mannucci: Ma vi rendete conto? Eppoi quando arrivano le elezioni...? Andate a votare, ci dicono loro. Col CAZZO dico io!

martedì 2 giugno 2015

Di Pietro fatto fuori politicamente dopo queste dichiarazioni shock su Scie Chimiche e Signoraggio Bancario!


Ma chi fine ha fatto Di Pietro e la sua Italia dei Valori?Fatta fuori politicamente dopo queste dichiarazioni shock 

Signoraggio Bancario e Scie Chimiche…Ecco cosa si lasciò scappare l’ Onorevole Di Pietro in merito! Bisogna aprire gli occhi per non farsi comandare!VIDEO

Come disse anche Di Pietro: “IL SIGNORAGGIO BANCARIO E’ DAVVERO UNO SCANDALO, PEGGIO DI UN’ ESTORSIONE PROPRIO PERCHE’ E’ LEGALIZZATA”…
Che l’Italia venga sfruttata e usurpata come meglio si può, non è certo una novità!
Però che a farlo siano persone “estranee” che cercano di comandare su un territorio si NOSTRA PROPRIETA’ è davvero il colmo…Un controsenso vero e proprio!
Ed è quello che fanno gli Americani in terra nostra…Senza rendere conto a nessuno e senza chiedere il permesso a chi di dovere! DATO CHE SONO OSPITI…
Per quanto riguarda gli aerei…Il problema è ben più complesso del Signoraggio Bancario. I nostri Siti, i nostri spazi sono occupati da realtà militari non Italiani Ora…questi luoghi…posso comunque starci…Ma CI DEVE ESSERE ANCHE IL NOSTRO COINVOLGIMENTO!

Dato che riguardano noi e il nostro territorio…Dobbiamo poter avere voce in capitolo! Dobbiamo poter avere potere decisionale!
Commento di Oliviero Mannucci: "Caro" Renzi, si  fa per dire, visto che il prossimo anno vuoi mandare in manicomio chi crede alle scie chimiche, guardati questo video e al manicomio vacci tu visto  vistoo come stai distruggendo l'Italia !