IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

giovedì 21 gennaio 2021

Bollette arretrate, multa a Eni, Enel e Sen: quali sono i diritti dell’utente

 Federconsumatori: antitrust multa Enel Energia, Servizio Elettrico Nazionale  (SEN) ed Eni gas e luce - Chiamamicitta

Molti clienti delle tre società di energia elettrica si sono visti rigettare le istanze di prescrizione per i pagamenti di fatture arrivate tardi, e per questo l'Antitrust ha multato Eni, Enel Energia e Sen per 12,5 milioni di euro

 

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha sanzionato alcuni fornitori di gas e luce per una cifra complessiva di 12,5 milioni di euro. Le multe ammontano a 5 milioni per Eni gas e luce, 4 milioni per Enel Energia e 3,5 milioni per Sen – Servizio elettrico nazionale. Alla base del provvedimento c’è il rigetto, da parte delle società, delle istanze di prescrizione presentate dai consumatori per i mancati pagamenti a causa della fatturazione tardiva.

L’Autorità ha così chiuso i procedimenti istruttori avviati nei confronti di Eni gas e luce, Enel Energia e Sen, valutando come ingiustificato il rigetto delle richieste di prescrizione, in assenza di elementi idonei a dimostrare la responsabilità dei consumatori nel ritardo del pagamento delle bollette.

Le associazioni di consumatori hanno chiesto alla tre società il rimborso di quanto già versato e le scuse pubbliche da parte dei gestori delle forniture di gas e luce.

Prescrizione per le bollette arretrate: cosa dice la legge

La legge di bilancio del 2018 ha introdotto la possibilità per i consumatori di richiedere la prescrizione biennale di quanto dovuto agli operatori del settore energetico per i consumi di gas e luce pluriennali fatturati in ritardo. L’unica eccezione prevista è quella della “accertata responsabilità” degli utenti stessi.

In seguito alla entrata in vigore della legge, in molti hanno segnalato all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato il mancato accoglimento delle istanze di prescrizione biennale da parte delle tre società, con la richiesta di pagamento dei crediti da esse vantati.

Perché sono state multate Eni, Enel Energia e Sen

In migliaia di casi Eni gas e luce, Enel Energia e Sen avrebbero addebitato agli utenti la responsabilità della mancata lettura dei contatori, a fronte di tentativi di lettura da parte degli operatori dei servizi di fornitura. Tuttavia non solo questi tentativi non sarebbero stati documentati, ma sarebbero stati spesso smentiti da prove fornite dai consumatori.

In sede di conciliazione gli utenti hanno infatti documentato l’accessibilità al contatore o la presenza in casa del titolare dell’utenza, di un familiare o del portiere dello stabile per accogliere i dipendenti delle società e permetterne le operazioni di lettura dei consumi nei giorni dei presunti tentativi.

Eni gas e luce è stata multata per 5 milioni di euro, il massimo edittale, a causa del maggior numero di richieste di prescrizione rigettate in rapporto al numero delle istanze presentate dai consumatori. Ad aggravare la posizione della società, ha spiegato in un comunicato l’Antitrust, anche la recidiva in tema di condotte scorrette relative alla prescrizione.

Durante il procedimento è inoltre emerso che tanto Enel Energia quanto Servizio elettrico nazionale avrebbero addebitato immediatamente gli importi fatturati soggetti a prescrizione agli utenti che avevano scelto come pagamento la domiciliazione bancaria e postale o l’utilizzo della carta di credito, ignorando l’istanza di prescrizione o comunicando il rigetto soltato in seguito all’addebito.

Ai sensi dell’art. 1, comma 4, della legge di bilancio 2018, la numero 205 del 2017, e per effetto della delibera dell’Autorità, gli utenti hanno diritto a ottenere entro 3 mesi il rimborso dei pagamenti già effettuati a titolo di indebito conguaglio.

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mercoledì 13 gennaio 2021

"MEDICI CHE RIFIUTANO IL VACCINO CAMBINO MESTIERE" ▷ FRASE SHOCK IN TV: ...

In Alto Adige troppi «no vax» tra i sanitari. Burioni: «Il governo rifletta sul vaccino obbligatorio»

 

La decisione annunciata dalla Provincia autonoma dopo la constatazione che la percentuale di popolazione immunizzata è la più bassa d’Italia

                               In Alto Adige troppi «no vax» tra i sanitari. Burioni: «Il governo rifletta sul vaccino obbligatorio»

Su 20.620 dosi di vaccino consegnate in provincia di Bolzano, ne sono state somministrate solo 6.078. Appena il 31,8%, la quota più bassa d’Italia (la media nazionale è del 73,6%). Pesa la forte presenza di «obiettori», anche tra il personale sanitario: finora, infatti, ha aderito alla prima fase della campagna solo il 50,2% dei professionisti, 5.062 persone. È l’assessore alla sanità, Thomas Widmann, a presentare i dati: «La partenza non è stata ottimale – riconosce – ma si può rimediare. Con Roma, siamo riusciti a trattare sulla “scaletta” delle fasce di popolazione da vaccinare per prime: da oggi, le dosi non utilizzate sugli operatori sanitari andranno agli over 80. L’obiettivo è somministrare entro la settimana il 60% di quelle consegnate».

L’Alto Adige è, storicamente, una «fortezza» no vax: nel 2018, le vaccinazioni obbligatorie introdotte dal decreto Lorenzin avevano una copertura dell’85%. Una soglia tra le più basse d’Italia. Per morbillo, parotite, rosolia e meningococco la percentuale scende fino ad avvicinarsi al 60%. Addirittura, contro il virus influenzale solo, il 37% dei residenti si era protetto nel 2019. «Non c’è una forte apertura alla “cultura” dei vaccini – continua Widmann –. Basti pensare che solo il 18,7% degli operatori sanitari ricorre all’antinfluenzale, mentre nelle altre regioni italiane la quota si avvicina al 60%». Un contesto nel quale si inseriscono anche i primi dati sull’andamento della campagna vaccinale contro il Covid-19: a pesare è, soprattutto, la presenza di «obiettori» in periferia.

Dati che mettono a rischio la consegna del vaccino di Moderna, arrivato stamattina proprio attraverso il valico del Brennero: 47 mila dosi che si sta ipotizzando di distribuire alle realtà più «virtuose» (in termini di somministrazioni già effettuate). Il tema dell’obbligatorietà del vaccino, specie tra il personale di ospedali e residenze per anziani, diventa così di primo piano. Il caso di Bolzano ripropone la questione dell’obbligatorietà del vaccino, un punto su cui è tornato il virologo Roberto Burioni con un tweet: «Molti, troppi operatori sanitari rifiutano senza motivazioni razionali il vaccino, mettendo a rischio i pazienti che dovrebbero curare. Si pone il problema politico, il Governo deve decidere urgentemente se rendere obbligatoria per i sanitari la vaccinazione con una legge».

Sono intanto 99 i nuovi contagi accertati con i tamponi molecolari, in base all’ultimo bollettino dell’Azienda sanitaria altoatesina (Asl). A questi si aggiungono 303 test antigenici positivi. Altre 4 le vittime del coronavirus, con 405 ricoveri (25 dei quali nelle terapie intensive). Numeri «stabili», secondo il governatore Arno Kompatscher: «Se dovessero risalire, siamo pronti a chiudere tutto». Intanto, però, annuncia l’entrata in vigore della nuova ordinanza a partire da sabato: confermate le regole già in vigore, compresi i due «strappi» su spostamenti (liberi dalle 5 alle 22 all’interno dei confini provinciali) e cene al ristorante (consentite fino alle 22 «con obbligo di prenotazione»). Sui bar, invece, è in arrivo una stretta, che avvicinerà l’Alto Adige al resto d’Italia: l’asporto sarà consentito solo fino alle 18. La data cerchiata sul calendario resta quella di lunedì 18, con l’annunciata riapertura degli impianti di risalita: «Considerato che ad utilizzarli sarebbero solo i residenti – osserva Kompatscher – non vedo motivi per un rinvio. Anzi, probabilmente la riapertura aiuterebbe a distribuire meglio le persone, evitando così gli assembramenti che abbiamo visto sulle piste negli ultimi giorni».

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Commento di Oliviero Mannucci: Ecco dei sanitari che capiscono qualcosa. Quando si parla con uno scienziato, qualsiasi cosa gli si dice contrario alla convinzione scientifica comune, vieni tacciato di ignoranza e di essere un complottista, perché, loro gli "scienziati" si arroccano sulla loro torre d'avorio; il metodo scientifico sperimentale. Un metodo che non garantisce affatto  l'oggettività  della legge che viene enunciata. In questo caso, un nuovo vaccino, per essere sicuro, deve essere testato nel tempo, per essere sicuri che non crei danni alla salute di chi se lo fa iniettare. Devono passare, minimo 10 anni quindi, per rispettare i crismi del metodo scientifico sperimentale, che viene usato come fa più comodo dagli "scienziati". In questo caso, bastano pochi mesi, per affermare che il vaccino è sicuro. E se fra dieci anni, tutti i vaccinati si trasformassero in zombie?! Meditate gente, meditate.

Strage di Viareggio, il legale delle famiglie: “La prescrizione non è un’assoluzione, non ci sono innocenti”. Cosa succede dopo la sentenza

                  La strage di Viareggio senza colpevoli. In Cassazione prescritti gli omicidi colposi delle 32 vittime. Appello bis per tutti solo per il disastro

 Tiziano Nicoletti, tra i difensori delle famiglie delle vittime, spiega al Fatto.it perché la Cassazione ha deciso di far cadere l'aggravante dell’incidente sul lavoro, appiglio che finora aveva evitato la cancellazione del reato. 

Poi chiarisce cosa succederà ai manager rinviati in Appello bis, prevedendo una rideterminazione della pena "al ribasso". L'ex ad Moretti è un caso a parte: un altro avvocato dei familiari spiega che "è l'unico che ha rinunciato alla prescrizione per l'omicidio colposo plurimo"

 “La prescrizione non è un’assoluzione. Innocenti totali non ce ne sono”. Tiziano Nicoletti, tra i difensori delle famiglie delle vittime della strage di Viareggio, è chiaro sulla sentenza della Cassazione, che l’8 gennaio ha dichiarato prescritto, per tutti gli imputati, il reato di omicidio colposo plurimo: è passato troppo tempo. La Suprema corte infatti non ha riconosciuto l’aggravante dell’incidente sul lavoro, appiglio che aveva evitato finora la cancellazione del reato. Caduta l’aggravante, è scomparso anche quello. Perché questa decisione dei giudici? “Oltre ai macchinisti, che però non si sono costituiti parte civile nel processo, si sono fatti male dei privati cittadini a casa loro, quindi secondo la ricostruzione delle difese e a questo punto anche della Cassazione, le norme a tutela della salute dei lavoratori tutelano solo il luogo di lavoro e non l’ambiente esterno. Dal punto di vista giurisprudenziale – spiega Nicoletti al telefono con ilfattoquotidiano.it – è molto importante questa sentenza, perché crea un precedente per la definizione dell’incidente sul lavoro”.

                             

Nicoletti, insieme al collega Andrea Bagatti, anche lui difensore di alcune parti civili, spiega punto per punto qual è adesso la posizione degli imputati. Dai manager di Ferrovie, che non avevano messo a punto una valutazione del rischio nel trasporto di merci pericolose, agli operai italiani che, tre mesi prima dell’incidente, avevano montato sul carro per il trasporto del gpl l’assile (il tubo che collega le due ruote) prodotto nell’ex Unione Sovietica, e la cui ruggine era coperta da due mani di vernice, passando per gli operai tedeschi che avevano fatto i controlli a ultrasuoni sul pezzo. Quell’assile, in corsa a 90 km orari, si spezzò, causando il deragliamento del carico di gpl alla stazione di Viareggio, intorno alla mezzanotte del 29 giugno 2009.

Cosa succede dopo la sentenza di Cassazione – Il processo per la strage di Viareggio è monco, perché ha perso quasi tutti i reati (oltre all’omicidio colposo plurimo, erano già stati prescritti l’incendio colposo e le lesioni plurime gravi e gravissime), ma tutt’altro che finito. Gli imputati torneranno tutti di fronte alla Corte d’Appello di Firenze per una rideterminazione della pena al ribasso: i giudici dovranno sottrarre al conteggio le condanne per omicidio colposo. Alcuni saranno condannati per l’unico reato rimasto, il disastro ferroviario. Altri, potrebbero essere assolti nell’Appello bis. Ma quando inizierà? “Prima dovranno uscire le motivazioni della sentenza di Cassazione, per le quali non c’è un termine, dobbiamo solo aspettare. Penso qualche mese. In primo grado ci hanno messo 9 mesi, in appello 6 mesi. Il codice di procedura penale per i primi due gradi impone un termine, qui non c’è. Intanto continua a scorrere la prescrizione”, spiega Nicoletti. C’è il rischio che vada prescritto pure il disastro ferroviario? “Per ora non incombe. Per la prescrizione del disastro ferroviario sembrerebbe che si vada al 2027”, sostiene Bagatti. 

         Strage di Viareggio "catastrofe causata dall'uomo" | Attualità FIRENZE

I casi di Mauro Moretti e Michele Mario Elia – Per Mauro Moretti, ex ad di Rete Ferroviaria Italiana e di Ferrovie dello Stato, e Michele Mario Elia, ex ad di Rfi, la Cassazione ha chiesto un Appello bis per ridiscutere anche nel merito la condanna per disastro ferroviario, rispetto ad alcuni “profili di colpa”. Cosa si intende con profili di colpa? “Si parla di colpa omissiva: non aver fatto una o più cose, che saranno spiegate nella motivazione. Ad esempio non si erano occupati del problema della velocità o della tracciabilità dei carri affittati. Nella motivazione – chiarisce Bagatti – potremmo trovare che Moretti poteva occuparsi della velocità e di conseguenza evitare il disastro ferroviario, mentre non si poteva occupare della tracciabilità degli assili, perché non era sua competenza. Oppure non è condannato come ad di Rfi ma solo come ad di Fs o viceversa. L’esito di tutto questo sarà inevitabilmente una rivalutazione della pena, che sarà comunque al ribasso”. Moretti, tuttavia, aggiunge Gabriele Dalle Luche, difensore di alcuni familiari, “è l’unico che ha rinunciato alla prescrizione per l’omicidio colposo plurimo. Per questo, la Cassazione nel suo caso riconosce che è caduta l’aggravante dell’incidente sul lavoro, ma non riconosce che è caduto il reato. Lui sarà l’unico che dovrà fare i conti con la sua pena”. 

        Via al processo d'appello per la strage di Viareggio: per alcuni reati c'è  la prescrizione

Chi sono i condannati certi – Condannati in via definitiva per disastro ferroviario Uwe Kriebel, l’operaio tedesco delle officine Jugenthal di Hannover, che ha eseguito il controllo a ultrasuoni sull’assile, Helmut Brödel e Andreas Schröter, tecnici della Jungenthal, Rainer Kogelheide e Peter Linowsky, rispettivamente amministratore delegato e responsabile dei sistemi di manutenzione di Gatx Rail Austria, la società che ha affittato a Fs i carri cisterna. E poi ancora: Roman Mayer, responsabile della manutenzione della flotta dei carri merci di Gatx Rail Austria, Johannes Mansbart, ex ad di Gatx Rail Austria, Paolo Pizzadini e Daniele Gobbi Frattini, rispettivamente capo commessa e responsabile tecnico di Cima Riparazioni, la società di Mantova che aveva montato, tre mesi prima dell’incidente, l’assile criccato spedito dalla Jugenthal, e Vincenzo Soprano, ex amministratore delegato di Trenitalia e di Fs Logistica. “A loro – spiegano i legali – viene riconosciuta la prescrizione per omicidio colposo, restano condannati per il disastro ferroviario, saranno rimandati alla Corte di Appello solo per la rideterminazione della pena”.Il caso doppio di Mario Castaldo – Annullato per prescrizione l’omicidio anche per Mario Castaldo, che viene rimandato in Appello per essere nuovamente giudicato nel merito per il reato di disastro ferroviario in qualità di Direttore della Divisione Cargo di Trenitalia spa, “ma viene condannato in maniera irrevocabile per disastro ferroviario come ad di Cargo Chemical srl e come Responsabile della B.U. Industria Chimica e Ambiente di Fs Logistica spa. A quanti anni, non lo sappiamo ancora – precisa Nicoletti – perché anche per lui verrà rideterminata la pena in appello, perché viene meno un reato”.

Per chi sono annullate le condanne – Migliora la posizione di Emilio Maestrini, Responsabile dell’Unità produttiva Direzione ingegneria, sicurezza e qualità di sistema di Trenitalia, e di Francesco Favo, responsabile Istituto sperimentale, articolazione di Rfi, per i quali la Cassazione ha annullato la condanna per disastro ferroviario, rinviandola in Appello per valutare la loro intera responsabilità. Stessa cosa per Joachim Lehmann, supervisore dell’Officina Jugenthal, da cui è uscito l’assile arrugginito. “Assolto in primo grado, condannato in appello, per lui la Cassazione annulla la sentenza di condanna e lo rimanda alla Corte di Appello. Sembra – ipotizzano i legali – che chieda di assolverlo”.

Per le società “il fatto non sussiste” – La Cassazione ha infine annullato, senza bisogno di tornare in Appello, le condanne alle società Gatx Rail Austria GmbH, Gatx Rail Germania GmbH, Jungenthal Waggon GmbH, Trenitalia spa, Mercitalia Rail srl, RFI Spa, perché il fatto non sussiste. “Ma se tre ad di tre società sembrerebbero condannati, e aspettiamo le motivazioni per capire esattamente, siamo sicuri che non ci sia un problema di sistema, e che quindi non siano responsabili anche le società?”, si chiede Dalle Luche. “Com’è possibile che per le società il fatto non sussista?”.

Ilaria Lonigro

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