IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

domenica 30 giugno 2013

Hacker contro i 5 Stelle: Casaleggio sotto attacco

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Il colmo per Gianroberto Casaleggio? Venire attaccato da gli hacker: è accaduto proprio a lui, guru indiscusso dell'informatica e del pensiero grillino. L'assalto al suo sito è stato firmato Anonymous, la sigla dei pirati web, con tanto di messaggio-beffa per «Beppone» &Co.: «State diventando il cancro che vi eravate ripromessi di eliminare». Touché. E come se non bastasse Adriano Zaccagnini, deputato del Misto che ha lasciato pochi giorni fa il Movimento, ha condiviso su Facebook la rivendicazione dell'intrusione online. Occhi puntati sugli hacker veri, che però hanno preso le distanze dal trafugamento delle email di alcuni deputati.

Fonte 

Commento di Oliviero Mannucci: Hanno ragione gli hacker che hanno attaccato il sito del Movimento 5 Stelle,  La Grillo Casaleggio  & C. sta facendo proprio quello che anche io avevo previsto, sta diventando una forza politica come tutte le altre, che non conclude niente e succhia soldi ai cittadini italiani. Per operare un cancro c'è solo una soluzione: estirparlo dall'esterno ricorrendo anche alle maniere forti se necessario!!!


giovedì 27 giugno 2013

ATTENZIONE! La Germania propone il furto dell’8% sui conti deposito degli europei

Traduzione a cura di Nicoletta Forcheri di un articolo tratto da http://lejournaldusiecle.com/2013/06/25/lallemagne-propose-de-ponctionner-les-depots-des-europeens-de-8/

Sabato, durante la riunione tra i ministri delle Finanze UE sui metodi per aiutare le banche in difficoltà, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble ha proposto di effettuare un prelievo dell’8% sui depositi bancari per garantire la sopravvivenza delle banche in difficoltà, sostenendo che questa soluzione è la migliore poiché le perdite sarebbero molto più ingenti se le banche fallissero.


Tuttavia i ministri delle Finanze di Francia, Gran Bretagna e Svezia temono che ciò possa provocare una corsa massiccia agli sportelli e preferiscono quindi che i paesi conservino maggiore libertà per decidere il da farsi al caso per caso, quando saranno confrontati con il problema.
Il ministro delle Finanze tedesco ha ritenuto che le norme non possono variare in funzione delle situazioni, poiché ciò potrebbe creare un vantaggio competitivo a favore di determinate banche.
Il contributo forzoso dei depositanti è stato un argomento tabu fino ai primi di quest’anno, quando è stato applicato il piano di salvataggio di Cipro. La soluzione adottata nell’isola mediterranea attraverso il contributo obbligatorio dei risparmiatori con depositi superiori a 100000 euro ha creato un precedente che fungerà da modello per il salvataggio delle banche in futuro.
L’idea di Schauble non è nuova. Già nel 2011 il Boston Consulting Group aveva ritenuto che l’imposizione di una tassa del 30% su tutti gli attivi sarebbe stato l’unico modo per uscire dalla crisi dell’euro. Secondo alcuni economisti non ci sono altre soluzione che non quella di andare a prendere i soldi dove sono: sui conti dei risparmiatori.
Tra il 2008 e il 2011, i contribuenti europei hanno dedicato oltre 4500 miliardi di euro cioé un terzo del PIL dell’UE al salvataggio dei paesi e delle banche.
Mercoledì i ministri delle Finanze dell’UE proseguiranno i dibattiti per tentare di giungere a una soluzione entro il prossimo vertice europeo di giovedì e venerdì.

Fonti:   deutsche-wirtschafts-nachrichten.de / Express.be / Reuters / Le Journal du Siècle

venerdì 21 giugno 2013

Gawronski: l'Italia deve stampare denaro o sarà rasa al suolo


crisiIl rapporto Istat appena uscito prefigura un crollo di civiltà: la percentuale di concittadini in stato di «grave deprivazione» vola al 14,7. In soli sei anni il Pil pro capite è sceso dell’11,5%; nella graduatoria internazionale l’Italia passa dal 31˚al 45˚posto. Anche il futuro è stato ipotecato: calano infatti la ricchezza (-12%), gli investimenti pubblici (dal 4 al 2,9% del Pil), la capacità produttiva (-16% nell’industria), gli studenti universitari (-17%); crescono il debito pubblico, il debito estero netto (28% del Pil, sul quale l’Italia paga 12 miliardi di interessi l’anno), i giovani senza lavoro (57% fra disoccupati e scoraggiati). Perciò è essenziale a questo punto dire la verità. La crisi non dipende dai nostri vizi storici, bensì – lo dicono i dati – da uno straordinario, diffuso timore di spendere i soldi.
Per uscirne non è perciò necessario «cambiare gli italiani» o la struttura economica: la depressione della domanda, notoriamente, si cura sostenendo la domanda. Terapia tutt’altro che difficile: basta spendere soldi; e i soldi… si stampano. Ma noi abbiamo consegnato le leve macroeconomiche all’Europa. E i trattati europei – concepiti per combattere l’inflazione (l’eccesso di domanda) – offrono ai liberisti europei un inopinato potere di veto su tutto ciò che di significativo si potrebbe e si dovrebbe fare. Perciò resta il problema di fondo, «noto e così riassumibile: l’Italia deve rimanere credibile sul terreno dei conti pubblici, ma deve dare prova concreta di discontinuità in chiave pro crescita» (Guido Gentili). Cioè: deve alimentare la spesa, ma non ha i soldi per farlo.

Per uscire dall’impasse ci sono tre strade. La prima è cambiare consensualmente le politiche economiche dell’Eurozona. Non basta diluire l’austerità: occorre rovesciare le politiche economiche nel cuore dell’Europa. Ma né i partiti né il governo, a parte lamentarsi, hanno ripreso e avanzato nelle sedi europee le proposte degli economisti in questo senso: la liquidità immessa nel sistema finanziario non passa all’economia reale? La Bce distribuisca base monetaria ai governi, che la usino per aiutare i poveri e finanziare lavori pubblici nelle zone ad alta disoccupazione. La Bce alzi il target di inflazione e favorisca una rapida crescita dei salari tedeschi: gli squilibri di competitività rientreranno, senza dolore per nessuno. I paesi con più margini di manovra fiscale rilancino la domanda interna con il deficit spending: la depressione finirà. In ogni caso, la Germania ha sempre risposto picche; e continuerà a farlo. Per indurla a trattare seriamente non Gawronskibasta il crollo dei fondamenti teorici dell’austerità, o l’evidenza empirica: bisogna cambiare i suoi incentivi politici.
La seconda possibile via d’uscita è lasciare l’euro, e/o ristrutturare il debito. Bisognerà cominciare a parlarne: essa offre sicuri benefici (la fine della depressione), non è vero che il Pil cadrebbe del 30%; ma comporta anche rischi e costi elevati. Ci sarebbe una terza via, percorribile su base nazionale, che è sfuggita all’attenzione mediatica, e che consentirebbe di uscire dalla crisi “a velocità giapponese”. Bisogna però essere disposti ad approfittare di un clamoroso vuoto della normativa europea. E violare lo spirito, non la lettera, dei trattati. Come ha fatto finora la Germania, scambiando la “cultura della stabilità” con la “cultura della depressione”. Eludere le regole senza lasciare l’euro riaprirebbe anche il negoziato sull’Eurozona. Per realizzare una simile strategia ci vuole però un quadro politico assai più propenso all’innovazione, desideroso di sfidare l’ortodossia liberista. Capace di alzare la qualità della proposta, e offrire all’Europa un nuovo paradigma, nel dimostrabile interesse anche del popolo tedesco. Si può fare. Perciò si deve fare.
(Piergiorgio Gawronski, “Stampare denaro per uscire subito dalla crisi”, lettera indirizzata al direttore del “Corriere della Sera” il 25 maggio 2013, poi ripresa da “Il Fatto Quotidiano” e da “Come Don Chisciotte”).

Fonte: http://www.libreidee.org/2013/06/gawronski-stampare-denaro-o-litalia-sara-rasa-al-suolo/

giovedì 20 giugno 2013

Scandalo escort a Firenze. "Coinvolti anche politici"

"Ci sono politici di Palazzo Vecchio intercettati, sia di destra sia di sinistra". Continuano le voci sullo scandalo escort emerso a Firenze. I magistrati sono venuti a conoscenza di un traffico di ragazze che andava avanti da tempo nelle stanze del potere fiorentino. Coinvolti albergatori, imprenditori ma sull'agenda dell'Ape Regina ci sarebbero anche politici. Trovate chiamate di due utenze intestate al comune di Firenze. Scoperto "in azione" un funzionario comunale, collaboratore dell'assessore alla Mobilità Massimo Mattei (appena dimessosi per motivi di salute). Tutto sarebbe nato da un esposto di Alessandro Maiorano, dipendente del comune. E ora la bufera rischia di coinvolgere la giunta Renzi, che però ribatte: "Qui nessun bunga bunga, noi parte lesa".
IL CASO - Al momento sono 14 le persone fermate, tutte accusate per sfruttamento della prostituzione. Si tratta di medici, professionisti, dipendenti pubblici e albergatori. Sono coinvolte oltre 300 ragazze tra escort professioniste, studentesse e casalinghe: gli incontri proprio in un albergo. I clienti sceglievano le escort su un sito con server in Slovacchia. Poco dopo ricevevano un sms con orario e luogo dell'incontro.

youtube profileAlessandro Maiorano

LUCI ROSSE A PALAZZO VECCHIO - Il legame con il mondo della politica viene fuori quando dalle intercettazioni telefoniche disposte dai magistrati fiorentini si è appreso che la cosiddetta "Ape Regina" delle escort riceveva chiamate da due utenze dall'interno di Palazzo Vecchio. La possibilità è che gli inquirenti si siano imbattuti in questa vicenda a seguito di un esposto presentato da un dipendente del comune di Firenze, Alessandro Maiorano, che in data 23 febbraio 2012 chiedeva degli accertamenti interni per presunti casi di assenteismo.

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Ecco la prossima auto blu in dotazione ai politici toscani: la Ford Escort full optional

IL FUNZIONARIO - L'Ape Regina ha raccontato di un incontro "hot" con un funzionario del comune, avvenuto proprio all'interno di uno degli uffici di Palazzo Vecchio. Si tratta di un ex collaboratore dell'assessore alla Mobilità, Massimo Mattei (dimessosi pochi giorni fa dalla giunta per motivi di salute). L'interessato ha negato qualsiasi incontro, ma la escort sostiene che il rapporto è avvenuto nella sala delle conferenze ed è stato interrotto sul più bello dall'arrivo di una donna delle pulizie.
LE INTERCETTAZIONI - "Questo non è il bunga bunga di Renzi, quando ci si vede si fa a scambio di figurine, due le porto anch'io, ce le prestiamo. C'ho la nausea della puttante, ce ne ho talmente tante in albergo". Questo il testo di una delle intercettazioni raccolte dagli inquirenti e che vede coinvolti due degli indagati. Lo scandalo è arrivato anche a sfiorare il palazzo guidato da Renzi. Qualcuno è arrivato a chiamarlo "il Berlusconi di sinistra". Il sindaco però non ci sta: "In Procura c'è gente serie, nulla ci è stato comunicato. Allo stato sembra che siamo noi parte lesa, perché è saltata fuori una storia laterale e antipatica, cioè che gli alberghi non avrebbero pagato al Comune la tassa di soggiorno. Il resto lo vedremo".
"COINVOLTI GROSSI NOMI" - Nel frattempo le voci in città continuano a girare. E c'è chi sostiene che nelle forche caudine delle intercettazioni siano caduti anche politici, "sia di destra sia di sinistra". Insomma, potrebbero arrivare colpi di scena.

Fonte

Scandalo in Sicilia: viaggi ed escort per i politici con i fondi per i disoccupati


 

Retata alla Regione: 17 arresti

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  La Guardia di finanza ha scoperto un comitato d'affari che per anni, anche attraverso la corruzione di politici e dirigenti pubblici e l'emissione di fatture per operazioni inesistenti, ha pilotato gli appalti dei grandi eventi in Sicilia: 17 le persone coinvolte. Dodici sono finite in carcere e cinque agli arresti domiciliari. L'organizzazione si sarebbe appropriata anche di fondi comunitari destinati al finanziamento di progetti per la formazione professionale. L'inchiesta è stata coordinata dalla Procura di Palermo.

Le Fiamme gialle hanno anche sequestrato il capitale sociale e i beni di cinque società e denaro riconducibile agli indagati per un valore di 28 milioni di euro. Cinquanta le perquisizioni eseguite nelle abitazioni e negli uffici delle persone coinvolte che sono accusate di corruzione, illecito finanziamento ai partiti, frode fiscale e truffa.

Al centro del comitato d'affari ci sarebbe stato Fausto Giacchetto, il project manager già indagato, che avrebbe pagato tangenti, regalato viaggi e fornito escort a pubblici funzionari e politici in cambio di finanziamenti per un ente di formazione, il Ciapi, e dell'aggiudicazione di bandi regionali sulla comunicazione. Giacchetto è finito in carcere con la moglie e la segretaria. A svelare i meccanismi della corruzione sarebbero stati due collaboratori di Giacchetto. Oltre ai 17 arrestati l'inchiesta coinvolge una quarantina di persone che sono indagate: tra queste politici, come un senatore del Pdl, e dirigenti regionali.


Fonte

 

Commento di Oliviero Mannucci: Non voto da quasi 30 anni! La politica è una schifezza. Non risolve i problemi di nessuno, anzi spesso li crea. E' fatta da quasi tutta gente corrotta che non vive nella realtà. Mentre c'è gente che si è uccisa perchè non aveva un posto di lavoro, c'è qualcun altro che distrae i fondi destinati alla formazione professionale, per andare a puttane, viaggi etc. Su una cosa sono d'accordo con la religione islamica, se si applicasse la legge Coranica del taglio delle mani a tutti i ladri di denaro pubblico, politici o meno, avremmo milioni di persone monche. 

In Italia proclamato lo Stato di eccezione. Lo stesso strumento politico che facilitò l’ascesa di Hitler


 
 
 
 
 
 
 
Ciò che stiamo facendo è dovuto ad uno stato d’eccezione, mi lego a questo e al programma su cui il Parlamento ci ha dato la fiducia”, Enrico Letta, 5 giugno 2013.
Sovrano è chi decide sullo Stato di eccezione”, Carl Schmitth.
Nel caos dell’inutilità di un confronto politico sconfortante e opportunamente offuscato dal chiasso ipocrita di coloro che stanno dalla stessa parte, chi decide procede con passi da gigante verso l’utilizzo di quello stesso strumento politico che facilitò l’ascesa di Hitler al potere. Si chiama Stato di eccezione (permanente), lo si ritrova, come si vedrà meglio in seguito, nelle affermazioni del primo ministro italiano Enrico Letta.

Non si ha certo la pretesa di assimilare gli obiettivi dello Stato di eccezione invocato dall’attuale governo a quelli del Führer. D’altra parte non si può nemmeno venire meno al dovere di allertare una vigilanza democratica sugli altissimi rischi di sospensione della Democrazia che si corrono quando si invoca un mezzo politico tanto potente quanto incerto.
Un po’ di storia e di dibattito giuridico sono essenziali per comprendere la portata del fenomeno, si procederà poi con un tentativo di ricostruzione dell’attuale scenario politico, che evidentemente mira ad un imponente abbattimento dei diritti: da quelli che compongono l’assetto costituzionale, come le prerogative del Parlamento, a quelli dei lavoratori, ormai privati della libertà di potere programmare un futuro dignitoso.
Giorgio Agamben, nel suo libro (Lo Stato di eccezione, 2003), definisce lo Stato di Eccezione come “quella sospensione dell’ordine giuridico che siamo abituati a considerare una misura provvisoria e straordinaria”, e avverte che tale strumento politico sta diventando un “paradigma normale di governo”, in cui l’eccezione viene confusa con la regola, gli equilibri costituzionali cessano di funzionare e il confine fra democrazia e assolutismo tende a cancellarsi.
Lo Stato di eccezione è stato teorizzato per la prima volta da Carl Schmitt nel 1921, politologo e giurista nonché sostenitore del regime nazista, che considerava lecita la dittatura se interpretata come misura temporanea ed eccezionale. In uno dei suoi principali scritti (La dittatura, 1921, cui segue Teologia politica, 1922), egli individua due tipi di dittature: quella “commissaria” e quella “sovrana”. Nella prima la “eccezione” ha come obiettivo il ripristino o la modifica della Costituzione vigente, mentre la seconda è riconducibile ad un “gioco di forza” messo in atto da un potere politico che intende creare un nuovo “ordine”.
L’allargamento dei poteri “legislativi” dell’esecutivo, con un conseguente indebolimento delle prerogative costituzionali del Parlamento e del principio della separazione dei poteri, è storicamente legato a due ordini di emergenze: la guerra e/o la crisi economica.
Il livello di massima espressione dell’invadenza del potere esecutivo nell’attività legislativa riconducibile al concetto di Stato di eccezione è stato raggiunto con il regime nazista dove le parole del Führer assumevano “forza di legge” (Eichmann).
Come messo in evidenza da Agamben, Hitler non avrebbe probabilmente potuto prendere il potere se gli ultimi anni della Repubblica di Weimar non fossero stati condotti in regime di Stato di eccezione, una dittatura presidenziale che di fatto determinò la fine della repubblica parlamentare. Attenzione, tecnicamente né Hitler né Mussolini sospesero le costituzioni vigenti, ma affiancarono ad esse un sistema di potere “avente forza di legge” giustificato dallo Stato di eccezione, determinando in tal modo l’esistenza di ciò che viene definito “Stato duale”.
In Italia, lo Stato di eccezione si manifesta con la decretazione d’urgenza. Dai governi fascisti sino ai giorni nostri essa è divenuta una prassi, ossia una regola e non una vicenda straordinaria (Stato di eccezione permanente). Ciò significa che il Parlamento non è più l’organo sovrano cui spetta il potere legislativo, assorbito, in quote via via crescenti, dall’esecutivo.
La divisione dei poteri garantita formalmente dal nostro assetto costituzionale è venuta meno, e “in senso tecnico, la Repubblica non è più parlamentare, ma governamentale” (Agamben).
Dopo questa breve dissertazione, risulta abbastanza chiaro che chiunque abbia un minimo di cognizione circa il valore storico-politico dello Stato di eccezione non si lascia sfuggire la portata delle affermazioni del ministro Letta.
Si potrebbe facilmente obiettare che l’abuso dello strumento normativo (decreto-legge) di cui dispone l’esecutivo “nei casi straordinari di necessità e di urgenza” (art. 77 Cost.) sia ormai divenuta una prassi consolidata, e ciò ridurrebbe il carattere per così dire straordinario delle dichiarazioni del premier.
Ciò è vero, ma se si considera l’aggravarsi della crisi economica e sociale che soffoca il paese (“eccezione”) e il dichiarato intento di modificare la Costituzione avendo come obiettivi sia un non meglio definito presidenzialismo (si rimanda alle recenti critiche di Aldo Giannuli) sia la consistente cessione di sovranità in favore di entità sovranazionali (nuovo “ordine”), in primis l’Unione Europea, ci si rende agevolmente conto che la progressiva sospensione delle garanzie costituzionali sta trasformando la nazione in un “terra di conquista” in cui il sovrano non coincide con il popolo ma con l’oligarchia politica che è in grado di affermarsi secondo un “puro gioco di forze”. Una volta che la strada è spianata non ci si può aspettare che nessuno la percorra.
In politica una parola non vale l’altra, e il netto richiamo del Governo allo Stato di eccezione potrebbe essere interpretato come il chiaro intento di volersi spingere molto oltre i limiti che la Costituzione impone al Governo per l’utilizzo del potere legislativo in circostanze “eccezionali”.
In altri termini, mentre la decretazione d’urgenza può essere definita come il limite inferiore dello Stato di eccezione, poiché costretta entro un certo confine “giuridico” interno in cui le violazioni sono contestabili in quanto abusi, l’aver ricondotto esplicitamente il proprio operato politico ad un siffatto regime, di per se stesso privo di limiti definiti, potrebbe essere inteso come una precisa volontà politica di travalicare qualsiasi barriera democratica, determinando di fatto una vera e propria sospensione dell’ordine giuridico esistente.
Cosa ci attende? Difficile a dirsi, ma ad ogni modo è relativamente certo che lo Stato di eccezione che si sta manifestando in questa fase politica si muove, come già accennato, entro due direttrici: il presidenzialismo e la creazione di una unione politica a livello europeo. La prima fortemente voluta da Berlusconi e la seconda perfettamente in linea con il progetto europeista di cui la sinistra non fa certo mistero.
Ciò che unisce queste due “visioni” è ovviamente l’accentramento dei poteri nelle mani di pochi, fine che per essere raggiunto necessita di un “legittimo” indebolimento del Parlamento nazionale.
E’ facile ipotizzare che sia attualmente in corso una “negoziazione” politica per la ricerca di un punto di equilibrio fra i diversi portatori di interessi “privilegiati”, tutti comunque condizionati da un vincolo esterno, ossia la crisi della economia reale da cui dipende il consenso elettorale. L’abbattimento dei diritti dei lavoratori in paesi come l’Italia che sino a un po’ di anni addietro potevano vantare un livello di tutele degno di un paese civile è espressione di questi obiettivi politici: la crisi dell’euro, o meglio ancora della bilancia dei pagamenti che più esprime il “deficit” di produzione e gli altri squilibri dell’eurozona obbligano a far leva sulla riduzione del costo del lavoro per potere mantenere una moribonda competizione nei mercati esteri pur di non mettere in discussione la moneta unica.
Rimandando ad altre sedi gli approfondimenti relativi alla sostenibilità dell’euro e ai motivi per cui l’austerità colpisce anche territori dotati di una propria sovranità monetaria come la Gran Bretagna, è fortemente improbabile che le scelte politiche “eccezionali” con cui si intende far fronte alla crisi siano nella direzione di una soluzione democratica e orientata al benessere collettivo. In primo luogo perché sia l’ordinamento interno che quello comunitario dispongono già degli strumenti necessari allo scopo, è una questione di scelte politiche. L’unico effetto “utile” che si otterrebbe con la creazione di un nuovo “ordine” sarebbe quello di allontanare chi decide da chi dovrebbe eleggerlo. Fermo restando, si badi bene, che i regimi, dai più democratici ai più assolutistici, sopravvivono a lungo se supportati dal consenso del popolo. Questa verità storica obbligherà la politica a confrontarsi con i problemi reali, ed è in questo senso che deve essere interpretato il dietro front sull’austerità, in realtà ancora tutto da dimostrare.
Il fatto poi che il primo ministro nel commentare i lavori dell’esecutivo affermi che “se faremo un buon lavoro la democrazia italiana tornerà ad essere una democrazia matura” non sposta i termini delle questioni esposte, nel senso che non si comprende in che maniera il trattamento riservato alla Costituzione possa garantire maggiore democrazia. Al contrario, si rivela la volontà di creare un nuovo “ordine” sovranazionale di matrice europeista, evidentemente più incisivo rispetto a quello attuale, piuttosto che il ripristino o la modifica della Costituzione vigente. Secondo il pensiero schmittiano, rispettivamente “dittatura sovrana” e “dittatura commissaria”. Anche se non è questo il contesto per discuterne, la prima scelta deve essere necessariamente inserita nell’ambito dell’acceso dibattito giuridico inerente la collocazione dello Stato nell’ordinamento internazionale e l’incerto significato reale della multilevel governance (v. più avanti il richiamo al libro di G.L. Cecchini) con cui si legittima, per certi versi, la gerarchizzazione del rapporto fra stati membri e Unione Europea. Il fatto che il “sistema” reputi necessario spingere verso un rafforzamento dei poteri dell’UE, ed in particolare in favore della creazione degli Stati Uniti d’Europa, è da interpretare come una dimostrazione di “debolezza” dell’attuale impianto comunitario.
Se “sovrano è chi decide sullo Stato di eccezione” (Schmitth) allora l’affermazione di Enrico Letta dovrebbe essere intesa come una sorta di autoproclamazione dell’esecutivo a “sovrano d’Italia”, ovvero come dichiarata sospensione del principio della separazione dei poteri.
Nonostante il quadro non sia certamente confortante, si invita il lettore a considerare questo articolo come un supporto per potersi orientare nella giungla mediatica.
Senza appesantire ulteriormente la lettura, e con la promessa di ritornare sull’argomento, si riporta di seguito la coraggiosa riflessione del giurista Gian Luigi Cecchini, contenuta nel suo recente libro “Il colpo di stato – Media e diritto internazionale” (2012), scritto assieme al giornalista Giuseppe Liani.
“Il supremo potere coercitivo, ossia il potere di disporre, attraverso catene di comando dirette, l’implementazione coercitiva del diritto [spetta] al Governo, organo soggetto al Parlamento, sempre che non si tratti di un Governo cui siano stati surrettiziamente attribuiti poteri speciali dal Presidente della Repubblica con il consenso degli stessi partiti, che, di tal guisa, abdicando alle proprie funzioni, avrebbero favorito un vero e proprio auto-colpo di stato”.
Breve nota per gli addetti ai lavori. Lo scritto di Cecchini contiene un interessante commento critico circa l’impostazione adottata da Agamben nei termini in cui esso tenta di delineare una dimensione dello Stato di eccezione non ascrivibile nel novero delle teorizzazioni giuridiche (capitolo V), nel senso di appartenenza dello stato di eccezione all’ordine giuridico, questione strettamente legata al suo collegamento con il diritto internazionale che, secondo l’autore, risulta assente nella trattazione di Agamben.
Tratto da: http://terrarealtime.blogspot.com/

mercoledì 19 giugno 2013

MARI D’ITALIA: TEATRO DI GUERRA



di Gianni Lannes
Altro che vacanze al sole, tranquillità in spiaggia e cocomeri in fresco. Una terra in mezzo al Mare Mediterraneo usata dagli alleati - ossia padroni - peggio di una portaerei. In attesa di una catastrofe, ecco il bollettino bellico del mese di giugno dell’anno di grazia corrente. Alcuni esempi a caso, tra i tanti, senza contare gli eventi segreti.
«Brillamento di ordigni bellici dal 17 al 20 giugno 2013», nelle acque adriatiche di Ancona, recita l’Ordinanza numero 68/2013, a firma del contrammiraglio Giovanni Pettorino. Nella stessa zona, ma sarà solo una singolare coincidenza, si sono verificati alcuni terremoti qualche giorno fa, nel corso di un’operazione simile, pericolosa e comunque inquinante.  

Ben ritrovati ad Augusta, in Sicilia, base aeronavale degli Stati Uniti d’America che accoglie navi e sommergibili atomici, nonché porto commerciale dove transitano ed attraccano navi gasiere, chimichiere, petroliere e quant’altro. Il copione militare sulla faglia sismica marina più pericolosa del Belpaese prevede «Lancio di siluro da elicottero» (ordinanza numero 71/2013), poi «Tiri a caldo da parte di unità navali» (ordinanza numero 74/2013), contemporaneamente «unità a propulsione ed armamento nucleare della NATO in immersione» (ordinanza numero 65/2013 e ordinanza numero 73/2013).
Non va meglio a La Spezia:  dal 20 al 28 giugno (ordinanza numero 117/2013) sono previste le ricorrenti “esercitazioni militari”. 
E non si scherza affatto in Sardegna, il più grande poligono d’Europa, esteso dalla terraferma dell’isola al Tirreno.  Qui si testano armamenti ed ordigni di ultima generazione: alla voce ordinanze numero 111/2013, 112/2013, 116/2013.

Italia, ministero Difesa: direttiva di guerra per l'anno 2013
Mare tricolore interdetto con procedure d'urgenza. Perchè? Date un'occhiata alla direttiva di guerra per il 2013, emanata dal ministro della Difesa. E scansate pure i negazionisti cretini: tanto sono un caso patologico di disinformazione permanente, bene che vada sono prezzolati dal miglior offerente.


http://terremoti.ingv.it/it/ultimi-eventi/920-evento-sismico-in-adriatico-centro-settentrionale.html

sabato 15 giugno 2013

Grillo, alta tensione nel M5S: dissidenti lavorano a statuto del nuovo gruppo

http://www.shockdom.com/webcomics/giannif77vignette/files/2012/08/jodefa_Grillo-09.08.2012.jpg

ROMA - Acque sempre più agitate nel Movimento 5 stelle, con i ribelli che contestano la linea di Beppe Grillo sempre più allo scoperto. I dissidenti del M5S lavorano intanto a uno statuto per la formazione di un nuovo gruppo parlamentare alla Camera. Ma, con l'avvio della procedura di espulsione della senatrice Adele Gambaro, tutto è stato accelerato e il testo è quasi pronto. Un piccolo gruppo lo sta limando.

Intanto il M5S si mobilita a sostegno di Grillo. Su Twitter e Facebook parlamentari e meet-up cinque stelle stanno facendo girare un invito per manifestare a favore del blogger genovese davanti alla Camera dei deputati. «Martedì 18, dalle ore 9 alle ore 12 - si legge - tutti in piazza Montecitorio per manifestare il nostro sostegno a Beppe Grillo e i nostri parlamentari».

Si tratta di poche righe con le quali i deputati "ribelli" sottolineano che intendono dare continuità al progetto del M5S ma - viene spiegato - «con maggiore attenzione alla gestione della democrazia interna». La formazione dei gruppi parlamentare necessità della stesura di uno statuto. La seconda condizione, sulla quale i dissidenti stanno lavorando anche in queste ore, è raggiunge l'adesione di almeno 20 colleghi (numero minimo per la formazione di un gruppo parlamentare alla Camera).

I tempi stringono. Lunedì, c'è l'assemblea congiunta con i senatori che potrebbe sancire l'avvio della procedura di espulsione della senatrice Adele Gambaro. In quella occasione, se la procedura non verrà sospesa, il nuovo gruppo potrebbe uscire definitivamente allo scoperto. L'eventuale allontanamento della parlamentare bolognese, infatti, sta portando definitivamente alla luce le spaccature interne tra i parlamentari cinque stelle. Una crepa che dal Senato rischia ora di estendersi anche a Montecitorio.

Nessuna espulsione per la senatrice Gambaro, «manca l'oggetto del contendere», «la libertà di parola c'è ancora, no?». Lo afferma in un'intervista al Corriere della Sera la parlamentare 5 stelle Alessandra Bencini. «È vero che va esercitata preferibilmente all'interno del gruppo - spiega - ma è anche vero che abbiamo una Costituzione. E il fatto che l'Adele abbia parlato ai media non significa che si sia messa fuori dal gruppo». La cosa non è piaciuta a Grillo, «il nostro megafono - dice - anzi, al nostro detonatore fuori campo. Avrei preferito che anche lui venisse a parlare al gruppo invece di scrivere sul blog. Ha fatto come la Gambaro, no?». Se si arrivasse al voto confida «nell'intelligenza collettiva». Altrimenti «faremo due calcoli. Se ci sono i due terzi, la decisione ha valore, altrimenti no. Vorrà dire che usciremo prima del voto».

«Votare per l'espulsione di Adele? Non esiste. Io non voto per l'espulsione di nessuno. Per principio». Lo afferma a Repubblica il senatore del Movimento 5 Stelle Fabrizio Bocchino aggiungendo che la linea politica del movimento «non la decidono i post di Grillo. Noi discutiamo in assemblea, sempre. E lo faremo anche lunedì pomeriggio». «Se vogliono proporre la mia espulsione, lo facciano pure. Se vogliono espellermi, sono liberi di votarlo e di farlo - dice -. Io sono qui, sono nel movimento. Sono solo un portavoce dei cittadini e a loro rispondo. Rendiconto tutto, lavoro e lo faccio essendo in pace con la mia coscienza».


Fonte

giovedì 13 giugno 2013

I commercianti: «Troppe tasse, sfiducia e burocrazia. La politica crea un clima di incertezza»


Il crollo dei consumi, le tasse, la burocrazia, una generale mancanza di fiducia che porta a tirare avanti con il freno a mano tirato. E una certa inadeguatezza delle politiche degli enti locali, Comune in testa. Eccoli gli anelli della catena che sta strangolando le attività dei commercianti milanesi, quale che sia il loro settore

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La previsione di Confesercenti - una «desertificazione» dell'intera rete del commercio al dettaglio in dieci anni - non è, dicono in coro, esagerata.
«Dieci anni? Anche meno», dichiara convinto Arnaldo Marsili, che gestisce da una vita una sartoria in via Venini (e che dei sarti di Milano è stato anche Presidente). Il negozio è di sua proprietà: «Ho fatto un investimento quando potevo, con sacrificio, ma sono riuscito a portare avanti il mio progetto». Però, fa notare, «la politica non aiuta gli artigiani, li punisce con l'Imu e altre tasse. Pretende che chi è sempre stato in bottega, a 80 anni, si faccia la posta certificata. Assurdo».
L'ipotesi della chiusura nel giro di qualche anno non la esclude Antonio Solenne, titolare con il fratello di una gioielleria in via Spallanzani. Il calo negli acquisti, racconta, è evidente: «Prima la gente comprava oggetti in oro per battesimi o comunioni, ora solo argento. Per fortuna ci sono i turisti, che ci salvano». Mentre «da fuori Milano non viene più nessuno, per colpa delle domeniche a piedi». Nel frattempo i costi di affitto sono triplicati. Ecco perché, se non si smuove qualcosa, «potremmo chiudere».
La critica allo stop alle auto la domenica arriva anche da Franco Marini, proprietario di una negozio di abiti maschili, uno dei pochi a gestione italiana in via Paolo Sarpi. «Va bene chiudere in Duomo, o in una via come questa, che da quando è pedonalizzata è più bella, ma non in tutta la città. Quest'amministrazione vede i commercianti come dei ladri, quindi non li aiuta. In passato, invece, c'erano più bandi pubblici per sostenere le botteghe e il commercio in generale».
Una «maggiore flessibilità e visione commerciale» da parte di Palazzo Marino è ciò che auspica anche Giorgio Pellegrini, presidente dei macellai milanesi e titolare di una nota «boutique della carne». Dove, oltre ad acquistare, si può anche mangiare. «Ma poiché si tratta di “somministrazione non servita”non posso tenere dei tavolini fuori», spiega. E commenta: «È un'occasione sprecata, anche in vista di Expo, per me come per tutti gli esercenti: far mangiare il turista a tutte le ore renderebbe più internazionale la città». Senza contare che «con un servizio al tavolo assumerei un quarto dipendente, oltre ai tre che ho già».
Per Alvise Andolfo, proprietario di un negozio di articoli di arredamento in via Melzo, la chiave di tutto sta proprio nella «fiducia». Che, sostiene, «si crea con una città più pulita e più sicura. Sarei disposto a pagare di più per averla. Ma invece di dirci “tenete duro, con Expo ce la faremo”, chi governa crea un clima di incertezza e terrore».

Fonte

mercoledì 12 giugno 2013

Fisco: Confartigianato, utili imprese tassati al 68,3%. Invertire trend

http://buseca.files.wordpress.com/2012/08/timthumb.jpg

(ASCA) - Roma, 11 giu - ''Pare quasi che si faccia di tutto per costringerci a varcare il confine per trovare condizioni di normalita' in cui fare impresa. Normalita' significa non subire un fisco che tassa il 68,3% degli utili lordi d'impresa, mentre, ad esempio in Svizzera, questa aliquota e' appena del 30,2%''.

Lo ha detto il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, nella sua relazione all'assemblea annuale.

''Eppure rimaniamo qui, in Italia, perche' qui abbiamo le nostre radici - ha aggiunto Merletti -, e vogliamo continuare a vivere e a lavorare nella nostra terra. Ma in condizioni simili a quelle degli altri Paesi europei''.

Per questo, secondo Merletti ''e' il momento di dare un chiaro segnale di inversione di tendenza in materia fiscale e, con l'uscita dell'Italia dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo, si possono creare nuove opportunita' avendo, comunque, sempre ben saldo il controllo dei conti pubblici.

Bisogna ridare fiducia alle imprese e alle famiglie con un riequilibrio della tassazione a loro favore e rivitalizzare la domanda interna. Senza domanda non si cresce: se non ripartono i consumi interni non e' pensabile che la nostra crescita si basi solo sull'export''.

sen/cam/bra

Commento di Oliviero Mannucci: come ho sempre detto, non è aumentando le tasse che si risolvono i problemi, anzi....l'esatto contrario. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, è piena recessione. E nonostante la guerra all'evasione fiscale, gli evasori aumenatno ogni giorno di più. Non si fa così la guerra all'evasione, non si fa mandando gli agenti della Guardia di Finanza a spremere come limoni chi si fa il culo dalla mattina alla sera. La vera guerra all'evasione si fa abbassando le tasse e spendendo bene i soldi dei cittadini. Se gli imprenditori pagassero una giusta tassazione, potrebbero migliorare le condizioni di lavoro, fare innovazione, stare meglio sul mercato interno e globale, assumere di più. Aumenta l'occupazione, più cittadini possono acquiastare beni e servizi e risparmiare di più. L'economia si rimette in moto da sola a questo punto.


1) Abbassando le tasse: Il cittadino non percepisce più di vivere in uno stato ladro
2) Migliorare i servizi: Il cittadino vede restituirsi quanto ha pagato
3) Effetti: diminuisce la disoccupazione
4) Effetti: diminuiscono gli evasori fiscali
5) Diminuisce l'astensionismo alle elezioni
6) Le entrate allo Stato aumentano in maniera più duratura

Se invece la situazione non cambierà, come ho già precedentemente detto, alla fine chiuderanno tutti, nessuno pagherà più niente a nessuno, la gente scenderà in strada con i bastoni, i politici verranno messi alla gogna o cacciati a calci nel culo. La sinistra c'è la tanto con Berlusconi, perchè dicevano di lui che va a puttane, bè se il governo che c'è adesso, dove c' è anche la sinistra non rispetterà gli impegni di togliere l'IMU sulla prima casa e non fermerà l'aumento dell'IVA, farà si che l'intero paese andrà a puttane. Ci siamo capiti adesso!

lunedì 10 giugno 2013

Si aggrava la recessione, Istat: consumi e Pil in calo, grazie Monti, grazie Fornero, avete "salvato l'Italia" con le vostre misure del cazzo !!!!

La produzione industriale va giù per il 20esimo mese consecutivo. Segno negativo anche per il Pil: -2,4% rispetto al primo trimestre 2012

TMNews

Roma, 10 giu. (TMNews) - Si aggrava la recessione: i consumi delle famiglie, avverte l'Istat, sono in calo nei primi tre mesi del 2013. La spesa delle famiglie sul territorio nazionale ha registrato una contrazione in termini tendenziali del 3,4%. In calo anche il Pil nel primo trimestre dell'anno (-2,4% rispetto allo stesso periodo del 2012), e crolla la produzione industriale, scesa ad aprile del 4,6 rispetto allo stesso mese dello scorso anno (si tratta del ventesimo calo consecutivo).

Il dato del Pil risulta peggiore delle aspettative. La stima preliminare diffusa lo scorso 15 maggio aveva infatti rilevato una diminuzione congiunturale dello 0,5% e un calo tendenziale del 2,3%. La variazione acquisita del Pil per il 2013 è invece pari a -1,6%.

Continua pertanto ad aggravarsi la recessione, e i dati odierni, ha commentato il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, indicano "quanto la crisi sia grave e stia colpendo duro alcuni settori", come quello dell'auto, la cui produzione industriale ad aprile ha registrato un -14,3%. Calano però in modo significativo anche i beni di consumo(-5,8%) e, in misura minore, i beni strumentali e i beni intermedi (-4,5% per entrambi). Segna un calo più contenuto l'energia (-2,3%), mentre il settore che in aprile ha registrato la diminuzione più vistosa è quello dell'attività estrattiva (-14,8%).

In controtendenza i settori della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica ed ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi, che segnano una crescita del 10%; quelli della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+3,6%) e quelli della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (+1,4%).

Segno negativo invece per le esportazioni, calate dell,1,9% nel primo trimestre. Come precisa l'Istat, si tratta del calo più grave dal primo trimestre del 2009.

Fonte

giovedì 6 giugno 2013

Truffa informativa in diretta tv

di Carlo Priolo

 
Fantastico sentirli parlare di democrazia. Noi gli unici democratici, gli altri dittatori, padroni, personaggi da autoritarismo populista, manipolatori di consensi. Anche il nuovo segretario del PD, il pluridecorato sindacalista Epifani ha tenuto a sottolineare che il PD è l’unico partito oggi presente nel panorama italiano decisamente democratico, in quanto al suo interno si dibatte, si litiga, non si vota all’unanimità, esiste il confronto delle idee, ci sono le correnti (quelle della vecchia DC). Insomma si è definitivamente usciti dal centralismo democratico. Gli atri dal PdL di Berlusconi all’IdV di Di Pietro, dalla Lega di Bossi alla Sel di Vendola, da PRC di Ferrero alla Destra di Storace, da PCL di Ferrando a MS-FT di Romagnoli, da CSP di Rizzo all’UDEUR di Mastella, come pure la SVP di Theiner sono tutti partiti antidemocratici, diretti da padroni, fascisti, dittatori, affabulatori da mercato rionale.
Ma veniamo al democratico Floris, monarca in prima serata del servizio pubblico. Titolare della cattedra di formazione dell’opinione pubblica televisiva, docente di scienze politiche in versione telematica RAI TV, dominatore incontrastato dell’approfondimento della cultura politica del bel Paese. Ogni martedì sera il demiurgo della comunicazione politica pubblica ci propina quella truffa informativa che tanto piace a quel popolo erede del PCI, che non ha ancora imparato le regole della democrazia e non le imparerà mai, essendo geneticamente stalinista nell’anima e nel pensiero. Non posso essere liberamente con voi, finché non sarò libero di esservi contro, ripetevano i dissidenti sovietici quando partivano per i gulag, campi di lavoro correttivi, gestiti dalla polizia politica dell'URSS; un lavoro forzato per far capire ai compagni che tradiscono che per difendere il partito e, quindi, la democrazia bisogna reprimere gli oppositori politici con ogni mezzo. L’intelligente Floris per apparire equilibrato e neutrale invita uno o al massimo due rappresentanti della parte opposta, ma i figuranti che applaudono a comando sono tutti scelti opportunamente di sinistra.
La scelta degli avversari è molto oculata: se di spessore li interrompe con la pubblicità o con i servizi di Nando (Pagnoncelli) o altri, se scarsi li lascia parlare, come la portavoce dei parlamentari PdL, la Carfagna, in modo che si fanno del male da soli. Poi nelle scelte dei difensori della democrazia e della legalità batte tutti. Riesce a riesumare cadaveri di ogni specie umana forniti di titoli accademici di tutto rispetto. E’ un po’ di tempo che predilige i filosofi. Martedì ci ha servito una isterica professoressa di filosofia che ha criticato gli argomenti all’ordine del giorno (IMU, cuneo fiscale, debito pubblico, patto di stabilità, legge sui condomini, lavoro per i giovani, sostegno alle piccole e medie imprese, problema del credito, ruolo delle Banche e via cantando) e ha proposto i grandi temi del dibattito universale nella versione Zagrebelsky, quello Palasharp di Milano, un incontro tra le pattuglie dei più intelligenti e colte del Paese, non per parlare dei fenomeni sociali ed economici, delle strutture sociali, le loro organizzazioni, dei processi che uniscono (e separano) le persone, ma per invitare Berlusconi a “dimettersi”, sostenuta tra gli altri, da Umberto Eco e Roberto Saviano.
Il grande giurista Zagrebelsky, con la sua performance stile parroco di campagna ha evidenziato pesanti carenze in tema di politica, denunciato la mancanza dei fondamentali, assenza di studi e cognizioni che attengono alla politica come scienza e come prassi. Argomentazioni sconcertanti, che potrebbero essere attribuite a qualche nonna vecchio stampo, ricche di invettive, offese gratuite, confezionate in salsa “politica”. Noi non chiediamo nulla per noi, ma chiediamo per tutti, ha ripetuto banalmente nel corso dell’intervento. Parafrasando le sue stesse parole ( “non giudichiamo i reati, ma i comportamenti da un punto di vista politico”) possiamo sostenere che non serviva un uomo dallo spessore di Zagrebelsky per reiterare tutte le idiozie persecutorie che hanno investito il dibattito politico italiano ed hanno creato il vero regime della intolleranza, della falsità, della prepotenza dei facinorosi.
Copiare le rivolte spontanee, gli umori degli estremisti (salvo, dopo averli procurati, dissociarsi), le proteste illiberali degli studenti e dei c.d. intellettuali, potenziare le accuse del popolo indignato porta al regime, alla dittatura, al comunismo, al fascismo. Progetti per il futuro costruiti sulle barricate, propositi di cambiamento elaborati bastonando i poliziotti, assecondare passivamente le sciocchezze gridate dalla piazza e portate in Parlamento porta direttamente al regime, che a parole si vuole combattere. Il regime rosso della TV pubblica, con il campione di Ballarò, silenzia tutti, condanna, reprime, decide la morte politica dei dissidenti. Un modo dannoso di difendere i diritti, di ignorare i doveri, che si ritorce contro quelle stesse categorie che si crede di difendere. Una impostazione totalmente errata, un egualitarismo inteso al modello della CGIL, una cognizione della realtà distorta: gli immigrati tutti uguali, i magistrati tutti uguali, i dipendenti pubblici tutti uguali, gli artigiani tutti uguali, i commercianti tutti uguali, i lavoratori tutti uguali. Poi la grande divisione da una parte Noi per il bene del Paese, dall’altra Voi per il male del Paese.
Pubblico sì, privato no. Un manicheismo da dementi. Abbandonato il totem Zagrebelsky la sedicente professoressa di filosofia ha tuonato che non vuole i condoni edilizi, censurando la responsabilità della destra di averli approvati. Sembra di ascoltare, come nelle vecchie sezioni del PCI, quei militanti che dipingevano i democristiani forchettoni e ladri di polli. Bisognerebbe spiegare alla professoressa che il condono è la soluzione (forse errata, sicuramente criticabile) dell’abuso edilizio, la cui responsabilità ricade tutta sui comuni. L’abuso nasce sul “territorio”; il territorio è governato dai Sindaci e dalle Giunte comunali, che dovrebbero vigilare attraverso il corpo della Polizia Municipale in modo che non avvengano abusi edilizi. Come è possibile che solo dopo che lo scheletro in cemento armato di un palazzo ha raggiunto il 4° piano viene fermato dalle denunce dei proprietari dei terreni limitrofi, mentre la polizia municipale interviene prontamente se viene perimetrato con un cordolo in cemento, alto 20 cm, un campo da tennis? L’intervento della professoressa è stato chiuso da una standing ovation, alla quale ha partecipato con un bel sorriso il simpatico Floris. Il bello democratico della diretta.

Fonte 

mercoledì 5 giugno 2013

ITALIA E LA "DEMOCRAZIA" DEL MANGANELLO: Terni, tafferugli al corteo Thyssen, ferito anche il sindaco

Il primo cittadino è rimasto colpito da una manganellata. Il segretario Epifani: "Mai visto nulla di simile"

http://www.ilmessaggero.it/MsgrNews/ART/20130605_sindaco_colpito.jpg
Il sindaco di Terni ferito dalle "forze dell'ordine"

 

Momenti di tensione tra la polizia e i manifestanti a Terni, durante il corteo di protesta dei lavoratori della ex Thyssen, la fabbrica di acciaio del gruppo Ast (Acciai speciali Terni). Il corteo si sarebbe dovuto fermare sotto la prefettura della città, invece i manifestanti hanno proseguito fino alla stazione con l'intenzione di occuparla.
Sono scattate le cariche della polizia durante le quali è rimasto ferito anche il sindaco della città, Leopoldo Di Girolamo, colpito alla testa da una manganellata di un poliziotto.
FERITO IL SINDACO -  Al primo cittadino di Terni sono stati applicati due punti di sutura alla testa. Di Girolamo è rimasto in osservazione all'Ospedale Santa Maria e il referto medico parla di ferita lacero contusa al cuoio capelluto per "trauma diretto". Il sindaco si è definito "molto amareggiato"
EPIFANI -  "Non ricordo un episodio simile a Terni", ha scritto il segretario del Pd su Twitter. "Ai lavoratori e al sindaco un abbraccio e un sostegno alle ragioni dell'occupazione e del lavoro", ha aggiunto.

(Affaritaliniani.it)

Fonte

Commento di Oliviero Mannucci: Se qualcuno spara vicino a Montecitorio è un violento da condannare, se la Polizia, su ordini che arrivano dall'alto spaccano la testa a chi manifesta per far valere i propri diritti calpestati  dai soliti noti, allora è corretto. Questa è l'Italia di oggi, una Repubblica fondata sul lavoro? No! Una Repubblica fondata sui manganelli.

Il Governo dei cazzi vostri

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Dio sa se io non sia riluttante all’impiego sgangherato del turpiloquio, ma vi sono costretta quando il sistema di governo è riassumibile con lo slogan: cazzi vostri

 http://www.oggiweb.it/public/ellekappa.jpg

Terremoto? Cazzi vostri. Straripano i fiumi? Cazzi vostri? Frana la montagna? Cazzi vostri? Aspettate una tac da un anno? Cazzi vostri. Dovete lasciare il lavoro per accudire un malato? Cazzi vostri? Siete disoccupati? Cazzi vostri.
La cultura imperante dice che bisogna essere ambiziosi, intraprendenti, flessibili, dinamici, spregiudicati, egoiste, egocentrici, finanziariamente fantasiosi, consumisti, globalizzati, cosmopoliti. E al tempo stesso temperanti, oculati, obbedienti, conformisti, familisti. Perché sono cazzi nostri. Smantellato l’welfare? Teniamo a casa le donne. Le scuole pubbliche non hanno  attrezzature? E portatele da casa, compresa la carta igienica. Siete ammalati? Andate in clinica oppure provate con ingegnose terapie alternative, stamine fai da te, cura Di Bella oppure, scelta estrema, Lourdes.  I vostri figli sono disoccupati? Ma licenziatevi, perbacco e lasciate il posto a loro.
Perfino l’Imo, l’International Labour Organization nel ‘Rapporto sul mondo del lavoro 2013′ sembra sconcertato dall’ultima trovata delle relazioni industriali creative del governo italiano, una simpatica evoluzione familistica che propone, come soluzione al “problema giovani”,  la staffetta generazionale.  All’Italia servono circa 1,7 milioni di “nuovi” posti di lavoro per riportare il tasso di occupazione ai livelli pre-crisi,ma vanno bene anche quelli  usati, di seconda mano, come i libri di scuola.
L’Italia occupa un’invidiabile collocazione tra i Paesi dove la disoccupazione continua ad aumentare (era al 6,1% nel 2007) e dove sono cresciute le disparità di reddito a causa della recessione, segnando anzi «uno degli aumenti più brutali» dell’Unione europea: la sfida della ricerca di un posto di lavoro è particolarmente difficile per i giovani tra 15 e 24 anni. Il  tasso di disoccupazione di questa fascia di età è salito di 15 punti percentuali e ha raggiunto il 35,2% nel quarto semestre 2012».  Il rapporto conferma anche il diffondersi dell’occupazione precaria:  dal 2007 il numero dei lavoratori flessibili e mobili secondo gli eufemismi di governo,  é aumentato di 5,7 punti percentuali e ha raggiunto il 32% degli occupati nel 2012, percentuale  incrementata dalla cosiddetta riforma Fornero.
Eh si, perfino l’Ilo ritiene sconsiderata l’ipotesi immaginifica del nuovo ministro, noto per essersi prodotto in una cauta rinuncia a calcolare le remunerazioni del ceto partitico,  ma spericolato nel proporre soluzioni spericolate per i comuni cittadini.  Perfino a un organismo ben incuneato nel sistema decisionale globale, la trasmissione in via ereditaria del posto di lavoro, pare, nel migliore dei casi, una solenne cretinata. e per di più, non nuova, che si sa i ricchi e i privilegiati lo hanno sempre fatto, ma garantendosi la personale permanenza in atenei, industrie, cliniche, baronie, feudi, fino a età avanzata. O meglio trovando forme compensative ancora più remunerative, pingui consigli di amministrazione, presidenze, elezioni molto promosse e facilitate, mentre i delfini crescono in terreni di coltura ben concimati.
Ma non per noi, non per i nostri figli, cui  sono stati negati reddito di cittadinanza, tutoraggio, apprendistato, perpetuando la condanna alla precarietà, alla mobilità. No, per le famiglie italiane dovrebbe sembrare desiderabile e auspicabile una nuova declinazione della guerra sociale, non più solo quella di classe, ma la sua escalation in conflitto generazionale, già innescato peraltro, se ormai è convinzione diffusa che pensionati, lavoratori dipendenti, altro non siano che fastidiosi parassiti, mangiapane a tradimento, sanguisughe ben rappresentata da partiti corrotti e corruttori, egoiste e malsane da punire con la miseria, l’indigenza e la riprovazione sociale.
Perfino l’Ilo capisce che siamo di fronte alla forma più estrema e iniqua di ricatto, oltraggiosa dopo una riforma che ha spostato l’età pensionabile, infame perché rovescia sugli individui il peso di scelte poco solidali e che minano la coesione sociale, ingiuriosa in presenza di una situazione di crisi indotta e incrementata proprio per favorire l’arbitrarietà e la discrezionalità dell’economia “informale”, tanto che ormai l’unico bene che si può trasmettere alle generazioni future, insieme alla miseria è lo sdegno.


Fonte

martedì 4 giugno 2013

Bilderberg 2013: ecco la lista dei partecipanti



Bilderberg 2013 



Bilderberg 2013 che si terrà tra qualche giorno a Watford, UK.
Chairman

FRA Castries, Henri de Chairman and CEO, AXA Group

DEU Achleitner, Paul M. Chairman of the Supervisory Board, Deutsche Bank AG

DEU Ackermann, Josef Chairman of the Board, Zurich Insurance Group Ltd
GBR Agius, Marcus Former Chairman, Barclays plc
GBR Alexander, Helen Chairman, UBM plc
USA Altman, Roger C. Executive Chairman, Evercore Partners
FIN Apunen, Matti Director, Finnish Business and Policy Forum EVA
USA Athey, Susan Professor of Economics, Stanford Graduate School of Business
TUR Aydintasbas, Asli Columnist, Milliyet Newspaper
TUR Babacan, Ali Deputy Prime Minister for Economic and Financial Affairs
GBR Balls, Edward M. Shadow Chancellor of the Exchequer
PRT Balsemão, Francisco Pinto Chairman and CEO, IMPRESA
FRA Barré, Nicolas Managing Editor, Les Echos
INT Barroso, José M. Durão President, European Commission
FRA Baverez, Nicolas Partner, Gibson, Dunn & Crutcher LLP
FRA Bavinchove, Olivier de Commander, Eurocorps
GBR Bell, John Regius Professor of Medicine, University of Oxford
ITA Bernabè, Franco Chairman and CEO, Telecom Italia S.p.A.
USA Bezos, Jeff Founder and CEO, Amazon.com
SWE Bildt, Carl Minister for Foreign Affairs
SWE Borg, Anders Minister for Finance
NLD Boxmeer, Jean François van Chairman of the Executive Board and CEO, Heineken N.V.
NOR Brandtzæg, Svein Richard President and CEO, Norsk Hydro ASA
AUT Bronner, Oscar Publisher, Der Standard Medienwelt
GBR Carrington, Peter Former Honorary Chairman, Bilderberg Meetings
ESP Cebrián, Juan Luis Exe

ITA Rocca, Gianfelice Chairman,Techint Group
cutive Chairman, Grupo PRISA
CAN Clark, W. Edmund President and CEO, TD Bank Group
GBR Clarke, Kenneth Member of Parliament
DNK Corydon, Bjarne Minister of Finance
GBR Cowper-Coles, Sherard Business Development Director, International, BAE Systems plc
ITA Cucchiani, Enrico Tommaso CEO, Intesa Sanpaolo SpA
BEL Davignon, Etienne Minister of State; Former Chairman, Bilderberg Meetings
GBR Davis, Ian Senior Partner Emeritus, McKinsey & Company
NLD Dijkgraaf, Robbert H. Director and Leon Levy Professor, Institute for Advanced Study
TUR Dinçer, Haluk President, Retail and Insurance Group, Sabanci Holding A.S.
GBR Dudley, Robert Group Chief Executive, BP plc
USA Eberstadt, Nicholas N. Henry Wendt Chair in Political Economy, American Enterprise Institute
NOR Eide, Espen Barth Minister of Foreign Affairs
SWE Ekholm, Börje President and CEO, Investor AB
DEU Enders, Thomas CEO, EADS
USA Evans, J. Michael Vice Chairman, Goldman Sachs & Co.
DNK Federspiel, Ulrik Executive Vice President, Haldor Topsøe A/S
USA Feldstein, Martin S. Professor of Economics, Harvard University; President Emeritus, NBER
FRA Fillon, François Former Prime Minister
USA Fishman, Mark C. President, Novartis Institutes for BioMedical Research
GBR Flint, Douglas J. Group Chairman, HSBC Holdings plc
IRL Gallagher, Paul Senior Counsel
USA Geithner, Timothy F. Former Secretary of the Treasury
USA Gfoeller, Michael Political Consultant
USA Graham, Donald E. Chairman and CEO, The Washington Post Company
DEU Grillo, Ulrich CEO, Grillo-Werke AG
ITA Gruber, Lilli Journalist – Anchorwoman, La 7 TV
ESP Guindos, Luis de Minister of Economy and Competitiveness
GBR Gulliver, Stuart Group Chief Executive, HSBC Holdings plc
CHE Gutzwiller, Felix Member of the Swiss Council of States
NLD Halberstadt, Victor Professor of Economics, Leiden University; Former Honorary Secretary General of Bilderberg Meetings
FIN Heinonen, Olli Senior Fellow, Belfer Center for Science and International Affairs, Harvard Kennedy School of Government
GBR Henry, Simon CFO, Royal Dutch Shell plc
FRA Hermelin, Paul Chairman and CEO, Capgemini Group
ESP Isla, Pablo Chairman and CEO, Inditex Group
USA Jacobs, Kenneth M. Chairman and CEO, Lazard
USA Johnson, James A. Chairman, Johnson Capital Partners
CHE Jordan, Thomas J. Chairman of the Governing Board, Swiss National Bank
USA Jordan, Jr., Vernon E. Managing Director, Lazard Freres & Co. LLC
USA Kaplan, Robert D. Chief Geopolitical Analyst, Stratfor
USA Karp, Alex Founder and CEO, Palantir Technologies
GBR Kerr, John Independent Member, House of Lords
USA Kissinger, Henry A. Chairman, Kissinger Associates, Inc.
USA Kleinfeld, Klaus Chairman and CEO, Alcoa
NLD Knot, Klaas H.W. President, De Nederlandsche Bank
TUR Koç, Mustafa V. Chairman, Koç Holding A.S.
DEU Koch, Roland CEO, Bilfinger SE
USA Kravis, Henry R. Co-Chairman and Co-CEO, Kohlberg Kravis Roberts & Co.
USA Kravis, Marie-Josée Senior Fellow and Vice Chair, Hudson Institute
CHE Kudelski, André Chairman and CEO, Kudelski Group
GRC Kyriacopoulos, Ulysses Chairman, S&B Industrial Minerals S.A.
INT Lagarde, Christine Managing Director, International Monetary Fund
DEU Lauk, Kurt J. Chairman of the Economic Council to the CDU, Berlin
USA Lessig, Lawrence Roy L. Furman Professor of Law and Leadership, Harvard Law School; Director, Edmond J. Safra Center for Ethics, Harvard University
BEL Leysen, Thomas Chairman of the Board of Directors, KBC Group
DEU Lindner, Christian Party Leader, Free Democratic Party (FDP NRW)
SWE Löfven, Stefan Party Leader, Social Democratic Party (SAP)
DEU Löscher, Peter President and CEO, Siemens AG
GBR Mandelson, Peter Chairman, Global Counsel; Chairman, Lazard International
USA Mathews, Jessica T. President, Carnegie Endowment for International Peace
CAN McKenna, Frank Chair, Brookfield Asset Management
GBR Micklethwait, John Editor-in-Chief, The Economist
FRA Montbrial, Thierry de President, French Institute for International Relations
ITA Monti, Mario Former Prime Minister
USA Mundie, Craig J. Senior Advisor to the CEO, Microsoft Corporation
ITA Nagel, Alberto CEO, Mediobanca
NLD Netherlands, H.R.H. Princess Beatrix of The
USA Ng, Andrew Y. Co-Founder, Coursera
FIN Ollila, Jorma Chairman, Royal Dutch Shell, plc
GBR Omand, David Visiting Professor, King’s College London
GBR Osborne, George Chancellor of the Exchequer
USA Ottolenghi, Emanuele Senior Fellow, Foundation for Defense of Democracies
TUR Özel, Soli Senior Lecturer, Kadir Has University; Columnist, Habertürk Newspaper
GRC Papahelas, Alexis Executive Editor, Kathimerini Newspaper
TUR Pavey, Safak Member of Parliament (CHP)
FRA Pécresse, Valérie Member of Parliament (UMP)
USA Perle, Richard N. Resident Fellow, American Enterprise Institute
USA Petraeus, David H. General, U.S. Army (Retired)
PRT Portas, Paulo Minister of State and Foreign Affairs
CAN Prichard, J. Robert S. Chair, Torys LLP
INT Reding, Viviane Vice President and Commissioner for Justice, Fundamental Rights and Citizenship, European Commission
CAN Reisman, Heather M. CEO, Indigo Books & Music Inc.
FRA Rey, Hélène Professor of Economics, London Business School
GBR Robertson, Simon Partner, Robertson Robey Associates LLP; Deputy Chairman, HSBC Holdings
ITA Rocca, Gianfelice Chairman,Techint Group
POL Rostowski, Jacek Minister of Finance and Deputy Prime Minister
USA Rubin, Robert E. Co-Chairman, Council on Foreign Relations; Former Secretary of the Treasury
NLD Rutte, Mark Prime Minister
AUT Schieder, Andreas State Secretary of Finance
USA Schmidt, Eric E. Executive Chairman, Google Inc.
AUT Scholten, Rudolf Member of the Board of Executive Directors, Oesterreichische Kontrollbank AG
PRT Seguro, António José Secretary General, Socialist Party
FRA Senard, Jean-Dominique CEO, Michelin Group
NOR Skogen Lund, Kristin Director General, Confederation of Norwegian Enterprise
USA Slaughter, Anne-Marie Bert G. Kerstetter ’66 University Professor of Politics and International Affairs, Princeton University
IRL Sutherland, Peter D. Chairman, Goldman Sachs International
GBR Taylor, Martin Former Chairman, Syngenta AG
INT Thiam, Tidjane Group CEO, Prudential plc
USA Thiel, Peter A. President, Thiel Capital
USA Thompson, Craig B. President and CEO, Memorial Sloan-Kettering Cancer Center
DNK Topsøe, Jakob Haldor Partner, AMBROX Capital A/S
FIN Urpilainen, Jutta Minister of Finance
CHE Vasella, Daniel L. Honorary Chairman, Novartis AG
GBR Voser, Peter R. CEO, Royal Dutch Shell plc
CAN Wall, Brad Premier of Saskatchewan
SWE Wallenberg, Jacob Chairman, Investor AB
USA Warsh, Kevin Distinguished Visiting Fellow, The Hoover Institution, Stanford University
CAN Weston, Galen G. Executive Chairman, Loblaw Companies Limited
GBR Williams of Crosby, Shirley Member, House of Lords
GBR Wolf, Martin H. Chief Economics Commentator, The Financial Times
USA Wolfensohn, James D. Chairman and CEO, Wolfensohn and Company
GBR Wright, David Vice Chairman, Barclays plc
INT Zoellick, Robert B. Distinguished Visiting Fellow, Peterson Institute for International Economics