12 e 13 giugno votate si contro il nucleare
Le contraddizioni del centrodestra verso il referendum.
di Marianna Venturini
  A dieci giorni dall’appuntamento referendario e dopo  il sì della Cassazione al quesito sul nucleare, aumentano le speranze che il  tetto del quorum venga sfondato con la massima partecipazione possibile.
 Lo ha capito il leader dell'Italia dei valori (Idv) Antonio Di Pietro, che in un'intervista a Repubblica  si dice pronto alla piazza unitaria: «Non bastano i voti del  centrosinistra per superare il 50% dei votanti. Dobbiamo convincere  anche quelli dell'altra parte».
 Peccato che non sia così facile trovare partiti compatti. O ameno non come lo erano stati al momento del  voto in parlamento.
Il Pdl lascia libertà di voto e di spiaggia
  Per non ripetere la  batosta elettorale incassata con il voto amministrativo, il Popolo della libertà (Pdl) ha optato per la sostanziale libertà di voto.
 «Sono materie su cui vogliamo sentire gli italiani», ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
 Difficile non vedere nel depotenziamento politico dei quesiti il  tentativo estremo per non venire colpiti da un’altra sconfitta  elettorale. Infatti, il vicepresidente della Camera ed esponente  berlusconiano di prima linea, Maurizio Lupi, ha detto che «non va  caricata di valenza politica questa consultazione».
 Sottinteso c'è l'invito ad andare al mare, disertando le urne. E  infatti lo stesso Lupi ha preannunciato la sua scelta: «Non andrò a  votare, perché ritengo sia sbagliato affrontare la questione del  nucleare sull'onda dell'emotività».
 STORACE NON CI STA. Ci vuole un esterno al partito  berlusconiano per una reazione più netta. Chi si definisce «incredulo»  per la posizione del centrodestra è Francesco Storace, segretario  nazionale de La Destra.
 E pone domande ai suoi avversari: «Chi ha detto che sono nostri  avversari tutti quegli italiani che si esprimeranno per l'acqua come  bene pubblico? Che chi è contro il nucleare sta dall'altra parte del  campo?». In nome della coscienza ambientalista, che a destra trova  sponda «nell'anima sociale», per Storace è necessario dare indicazioni  di voto.
 Sul nucleare e sull’acqua arrivano tre sì convinti dal segretario della Destra. Quanto al quarto quesito, quello sul  legittimo impedimento,  Storace propone agli elettori «di rifiutare la scheda e di non  concorrere al quorum: ci pensi il Parlamento a stabilire, se ne è  capace, norme eque in materia di giustizia».
 MA C’È CHI LI SOSTIENE. Ha fatto di più Pasquale De  Luca, consigliere comunale del Pdl a Roma che ha evocato «lo storico  errore che commise la Democrazia cristiana negli anni Settanta» per  invitare il suo partito a «non prendere posizioni pregiudiziali o  ideologiche, soltanto perché sono referendum promossi da altri soggetti  politici».
Futuro e Libertà si frantuma
  Che Futuro e libertà raggruppi al suo interno  diverse correnti di pensiero non è una novità. Non stupisce, quindi, la spaccatura sul referendum contro il nucleare.
 Il leader in pectore del partito futurista e presidente della  Camera, Gianfranco Fini, ha detto: «È importante andare a votare a  prescindere da quanti sono i quesiti».
 Futuro e libertà «invita tutti gli iscritti alla partecipazione attiva»  ai referendum del 12 e 13 giugno, «lasciando agli stessi piena libertà  di coscienza» sui quesiti, ha specificato poi il vicepresidente del  partito, Italo Bocchino.
 TRE NO E UN SÌ. Ma Enzo Raisi ha spiegato che «da  relatore della legge che ha reintrodotto il nucleare in Italia,  approvata da tutto il Parlamento a eccezione dell'Italia dei valori,  voto no alla variazione della norma». Altri due no per il finiano  bolognese servono «all'abrogazione delle leggi che liberalizzano il  servizio idrico nazionale contro la politica dei monopoli delle  municipalizzate, veri e propri carrozzoni della politica italiana». Il  sì riguarda invece l'abolizione del legittimo impedimento, norma «nata  nel tentativo di perseguire un equilibrio sulla giustizia che però è  venuta meno nel susseguirsi continuo di leggi ad personam su questa  materia».
 URSO PER QUATTRO NO. Su Fareitalia Mag, Adolfo Urso ha dichiarato il suo voto contrario ai quattro quesiti.
 «La liberalizzazione dei servizi idrici e il nucleare civile sono  strumenti importanti per la modernizzazione del Paese e non vanno  pregiudicati per interessi di parte spesso del tutto strumentali. Con la  demagogia che alimenta le paure», ha scritto Urso, «si pregiudica il  futuro, con il trasformismo che corrode la classe dirigente si perpetua  il passato».
 I FALCHI VOGLIO QUATTRO SÍ. È la parte più oltranzista del partito, quella capeggiata dal falco Fabio Granata, a schierarsi per i quattro sì.
 «Futuro e Libertà chiama al voto per sancire il valore della  cittadinanza attiva e della partecipazione democratica. Insieme a Flavia  Perina, Antonio Buonfiglio e alla redazione de Il Futurista lanciamo un appello agli italiani: votate tutti e votate quattro sì», ha scritto l'esponente dell'ala movimentista dei finiani.
 Sicché la presa di posizione di Bocchino resta utopia. Il manipolo di  uomini ha idee talmente contrastanti tra loro che viene da chiedersi  come facciano a stare nello stesso gruppo. Viceversa, sarebbe potuta  andare peggio e con quattro quesiti in discussione le possibilità di  voto sono molto alte.  
La Lega tace mentre la base rumoreggia
  Durante la conferenza stampa alla Camera sui referendum, Antonio Di  Pietro ha ammiccato ai sostenitori di centrodestra, del Pdl e in  particolare a quelli leghisti: «Io sono convinto che gli elettori della  Lega non vogliano centrali nucleari sul loro territorio». Ancora più  esplicitamente, si è rivolto ai «molti dirigenti leghisti» che «ci  stanno riflettendo».
 Il pensiero è andato subito ai due presidenti di regione, il piemontese  Roberto Cota e il veneto Luca Zaia, senza dubbio poco inclini a  ospitare ipotetiche quanto antipatizzanti centrali nucleari.
 Lo stesso leader Umberto Bossi ha definito «attraenti» i quesiti sull'acqua.
 IN ATTESA DI UNA DECISIONE UFFICIALE. Del resto, dopo la batosta elettorale  delle amministrative, il Carroccio deve evitare di farsi travolgere da  un'altra sconfitta targata Pdl. In ballo c'è anche la verifica  parlamentare dell'ultima settimana di giugno e la Lega non può farsi  trovare impreparata.
 Su nucleare e acqua pubblica, il programma del partito è in linea con  le richieste del comitato referendario. Di ufficiale per ora non c’è  nulla e finché la Lega non avrà emanato direttive sulla consultazione  del 12 e 13 giugno il corteggiamento continuerà.
 Così, mentre il Carroccio tergiversa sulla definizione della linea da  seguire, ci ha pensato la base a mettere in chiaro la linea.
 Contro il legittimo impedimento, per esempio, i sostenitori del  Carroccio hanno le idee chiare e vogliono votare per abrogarlo. Lo  dicono senza mezze misure negli sfogatoi online che sopravvivono alla  censura di partito.
 Il forum di Radio Padania, per esempio, è stato chiuso perchè preso d'assalto dalla base in rivolta.
 I GIOVANI PADANI SONO AGGUERRITI. I veri pasdaran del  partito sono i Giovani padani che, raccolti nel loro forum su internet  si confrontano senza censure. «Io vado a votare, fosse l’ultima cosa che  faccio nella vita», ha scritto Albertos. «Se Berlusconi e Bossi  vogliono farmi una centrale sotto casa me lo devono chiedere. Non siamo i  loro sudditi».
 Un utente giudica i quesiti referendari «questioni che vanno al di là  del partito». Per un altro visitatore, «sarebbe giusto che la Lega desse  un segno stavolta. L’aria è cambiata e se non vuole proprio affondare  del tutto con B, si deve schierare da qualche parte».
Commento di Oliviero Mannucci: Io non sono ne di destra ne di sinistra, ne di sopra ne di sotto, ne a strisce ne a poit. So solo che le centrali nucleari non le voglio, l'acqua deve essere pubblica perchè è di tutti e che i politici disonesti devono andare al gabbio! Il resto, aria fritta!!!!
                   



 
 
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