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mercoledì 13 gennaio 2021

Strage di Viareggio, il legale delle famiglie: “La prescrizione non è un’assoluzione, non ci sono innocenti”. Cosa succede dopo la sentenza

                  La strage di Viareggio senza colpevoli. In Cassazione prescritti gli omicidi colposi delle 32 vittime. Appello bis per tutti solo per il disastro

 Tiziano Nicoletti, tra i difensori delle famiglie delle vittime, spiega al Fatto.it perché la Cassazione ha deciso di far cadere l'aggravante dell’incidente sul lavoro, appiglio che finora aveva evitato la cancellazione del reato. 

Poi chiarisce cosa succederà ai manager rinviati in Appello bis, prevedendo una rideterminazione della pena "al ribasso". L'ex ad Moretti è un caso a parte: un altro avvocato dei familiari spiega che "è l'unico che ha rinunciato alla prescrizione per l'omicidio colposo plurimo"

 “La prescrizione non è un’assoluzione. Innocenti totali non ce ne sono”. Tiziano Nicoletti, tra i difensori delle famiglie delle vittime della strage di Viareggio, è chiaro sulla sentenza della Cassazione, che l’8 gennaio ha dichiarato prescritto, per tutti gli imputati, il reato di omicidio colposo plurimo: è passato troppo tempo. La Suprema corte infatti non ha riconosciuto l’aggravante dell’incidente sul lavoro, appiglio che aveva evitato finora la cancellazione del reato. Caduta l’aggravante, è scomparso anche quello. Perché questa decisione dei giudici? “Oltre ai macchinisti, che però non si sono costituiti parte civile nel processo, si sono fatti male dei privati cittadini a casa loro, quindi secondo la ricostruzione delle difese e a questo punto anche della Cassazione, le norme a tutela della salute dei lavoratori tutelano solo il luogo di lavoro e non l’ambiente esterno. Dal punto di vista giurisprudenziale – spiega Nicoletti al telefono con ilfattoquotidiano.it – è molto importante questa sentenza, perché crea un precedente per la definizione dell’incidente sul lavoro”.

                             

Nicoletti, insieme al collega Andrea Bagatti, anche lui difensore di alcune parti civili, spiega punto per punto qual è adesso la posizione degli imputati. Dai manager di Ferrovie, che non avevano messo a punto una valutazione del rischio nel trasporto di merci pericolose, agli operai italiani che, tre mesi prima dell’incidente, avevano montato sul carro per il trasporto del gpl l’assile (il tubo che collega le due ruote) prodotto nell’ex Unione Sovietica, e la cui ruggine era coperta da due mani di vernice, passando per gli operai tedeschi che avevano fatto i controlli a ultrasuoni sul pezzo. Quell’assile, in corsa a 90 km orari, si spezzò, causando il deragliamento del carico di gpl alla stazione di Viareggio, intorno alla mezzanotte del 29 giugno 2009.

Cosa succede dopo la sentenza di Cassazione – Il processo per la strage di Viareggio è monco, perché ha perso quasi tutti i reati (oltre all’omicidio colposo plurimo, erano già stati prescritti l’incendio colposo e le lesioni plurime gravi e gravissime), ma tutt’altro che finito. Gli imputati torneranno tutti di fronte alla Corte d’Appello di Firenze per una rideterminazione della pena al ribasso: i giudici dovranno sottrarre al conteggio le condanne per omicidio colposo. Alcuni saranno condannati per l’unico reato rimasto, il disastro ferroviario. Altri, potrebbero essere assolti nell’Appello bis. Ma quando inizierà? “Prima dovranno uscire le motivazioni della sentenza di Cassazione, per le quali non c’è un termine, dobbiamo solo aspettare. Penso qualche mese. In primo grado ci hanno messo 9 mesi, in appello 6 mesi. Il codice di procedura penale per i primi due gradi impone un termine, qui non c’è. Intanto continua a scorrere la prescrizione”, spiega Nicoletti. C’è il rischio che vada prescritto pure il disastro ferroviario? “Per ora non incombe. Per la prescrizione del disastro ferroviario sembrerebbe che si vada al 2027”, sostiene Bagatti. 

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I casi di Mauro Moretti e Michele Mario Elia – Per Mauro Moretti, ex ad di Rete Ferroviaria Italiana e di Ferrovie dello Stato, e Michele Mario Elia, ex ad di Rfi, la Cassazione ha chiesto un Appello bis per ridiscutere anche nel merito la condanna per disastro ferroviario, rispetto ad alcuni “profili di colpa”. Cosa si intende con profili di colpa? “Si parla di colpa omissiva: non aver fatto una o più cose, che saranno spiegate nella motivazione. Ad esempio non si erano occupati del problema della velocità o della tracciabilità dei carri affittati. Nella motivazione – chiarisce Bagatti – potremmo trovare che Moretti poteva occuparsi della velocità e di conseguenza evitare il disastro ferroviario, mentre non si poteva occupare della tracciabilità degli assili, perché non era sua competenza. Oppure non è condannato come ad di Rfi ma solo come ad di Fs o viceversa. L’esito di tutto questo sarà inevitabilmente una rivalutazione della pena, che sarà comunque al ribasso”. Moretti, tuttavia, aggiunge Gabriele Dalle Luche, difensore di alcuni familiari, “è l’unico che ha rinunciato alla prescrizione per l’omicidio colposo plurimo. Per questo, la Cassazione nel suo caso riconosce che è caduta l’aggravante dell’incidente sul lavoro, ma non riconosce che è caduto il reato. Lui sarà l’unico che dovrà fare i conti con la sua pena”. 

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Chi sono i condannati certi – Condannati in via definitiva per disastro ferroviario Uwe Kriebel, l’operaio tedesco delle officine Jugenthal di Hannover, che ha eseguito il controllo a ultrasuoni sull’assile, Helmut Brödel e Andreas Schröter, tecnici della Jungenthal, Rainer Kogelheide e Peter Linowsky, rispettivamente amministratore delegato e responsabile dei sistemi di manutenzione di Gatx Rail Austria, la società che ha affittato a Fs i carri cisterna. E poi ancora: Roman Mayer, responsabile della manutenzione della flotta dei carri merci di Gatx Rail Austria, Johannes Mansbart, ex ad di Gatx Rail Austria, Paolo Pizzadini e Daniele Gobbi Frattini, rispettivamente capo commessa e responsabile tecnico di Cima Riparazioni, la società di Mantova che aveva montato, tre mesi prima dell’incidente, l’assile criccato spedito dalla Jugenthal, e Vincenzo Soprano, ex amministratore delegato di Trenitalia e di Fs Logistica. “A loro – spiegano i legali – viene riconosciuta la prescrizione per omicidio colposo, restano condannati per il disastro ferroviario, saranno rimandati alla Corte di Appello solo per la rideterminazione della pena”.Il caso doppio di Mario Castaldo – Annullato per prescrizione l’omicidio anche per Mario Castaldo, che viene rimandato in Appello per essere nuovamente giudicato nel merito per il reato di disastro ferroviario in qualità di Direttore della Divisione Cargo di Trenitalia spa, “ma viene condannato in maniera irrevocabile per disastro ferroviario come ad di Cargo Chemical srl e come Responsabile della B.U. Industria Chimica e Ambiente di Fs Logistica spa. A quanti anni, non lo sappiamo ancora – precisa Nicoletti – perché anche per lui verrà rideterminata la pena in appello, perché viene meno un reato”.

Per chi sono annullate le condanne – Migliora la posizione di Emilio Maestrini, Responsabile dell’Unità produttiva Direzione ingegneria, sicurezza e qualità di sistema di Trenitalia, e di Francesco Favo, responsabile Istituto sperimentale, articolazione di Rfi, per i quali la Cassazione ha annullato la condanna per disastro ferroviario, rinviandola in Appello per valutare la loro intera responsabilità. Stessa cosa per Joachim Lehmann, supervisore dell’Officina Jugenthal, da cui è uscito l’assile arrugginito. “Assolto in primo grado, condannato in appello, per lui la Cassazione annulla la sentenza di condanna e lo rimanda alla Corte di Appello. Sembra – ipotizzano i legali – che chieda di assolverlo”.

Per le società “il fatto non sussiste” – La Cassazione ha infine annullato, senza bisogno di tornare in Appello, le condanne alle società Gatx Rail Austria GmbH, Gatx Rail Germania GmbH, Jungenthal Waggon GmbH, Trenitalia spa, Mercitalia Rail srl, RFI Spa, perché il fatto non sussiste. “Ma se tre ad di tre società sembrerebbero condannati, e aspettiamo le motivazioni per capire esattamente, siamo sicuri che non ci sia un problema di sistema, e che quindi non siano responsabili anche le società?”, si chiede Dalle Luche. “Com’è possibile che per le società il fatto non sussista?”.

Ilaria Lonigro

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