"Il Green pass? Così è un pericolo"
La vicepresidente del Garante per la privacy: "Ci vuole più cautela, Se
il certificato diventa indispensabile per esercitare diritti
fondamentali, come andare al lavoro, c'è il rischio che il vaccino sia
di fatto obbligatorio"
Intervento di Ginevra Cerrina Feroni, vice Presidente del Garante per la protezione dei dati personali
(Di Fabio Dragoni, "La Verità", 5 luglio 2021)
Le authority. In Italia sono quasi una
quindicina; la maggior parte delle quali istituite a partire dalla
seconda metà degli anni Novanta. Si occupano dei settori più disparati;
dall'elettricità alle comunicazioni; dalle assicurazioni alla
corruzione. Ma forse la più nota - anche al grande pubblico - è il
Garante per la protezione dei dati personali che proprio venerdì 2
luglio ha presentato la sua relazione relativa al 2020.

Ne parliamo con il vicepresidente Ginevra Cerrina Feroni,
avvocato e professore ordinario di diritto costituzionale e comparato
all'Università di Firenze. Un'innamorata della Costituzione.
Professoressa accetta questa definizione o la trova fuori luogo?
"Forse più passione che amore.
Diritto pubblico è stato il mio primo esame. Inizialmente però si. Amore
a prima vista. Principi e valori democratici irrinunciabili e non
negoziabili. Ho un profondo rispetto per lo Stato e le sue istituzioni.
Sono stata educata con codici etico-morali severi e ne vado fiera".
Quindi non si tocca.
"Si che si può.La seconda parte ha bisogno di costante manutenzione. Se ne parla da anni".
Rimane il fatto che ultimamente il Garante è diventato il guardiano della Costituzione... siete l'ultimo argine.
"Le Costituzioni democratiche, soprattutto quelle scritte nel
secondo dopoguerra, contengono garanzie e protezioni. Le chiamiamo
"democrazie protette". Il Garante per la Privacy fa parte di questo
complesso di garanzie. Sotto il profilo specifico ci occupiamo di
protezione dei dati. Monitoriamo e controlliamo, tanto per stare
sull'attualità, i provvedimenti via via adottati per fronteggiare
l'emergenza Covid-19. Gli strumenti individuati - penso all'App Immuni o
al Green pass - finiscono per immagazzinare moltissimi dati.
Verifichiamo che non siano un'occasione per raccogliere più informazioni
del dovuto. Da cui può discendere un abuso".
Si è diffusa la convinzione che si possa fare a meno di molte
libertà costituzionalmente garantite. Le chiusure non sono che un
esempio. Ma veramente la Costituzione è cosi inadeguata a far fronte a
situazioni di emergenza?
"Un errore grave. La salute si
collega al diritto alla vita; bene fondamentale da tutelare. Le
limitazioni sono talvolta necessarie. Purché non irreversibili e
sproporzionate. La "normalizzazione dell'emergenza", oserei dire
banalizzazione, è una condizione pericolosa perla tenuta della
democrazia".
Abituati all'emergenza.
"La Costituzione ha previsto il
decreto legge come strumento per far fronte all'emergenza. Ma il suo
continuo utilizzo ha finito per renderlo uno strumento di ordinaria
amministrazione. Ci siamo assuefatti".

Sono passati mesi in cui siamo stati privati di molte libertà...
"L'emergenza Covid-19 ha determinalo
una compressione dei diritti fondamentali costituzionalmente garantiti,
come mai era successo nella storia repubblicana. Le misure limitative
hanno interessato, lutto e tutti: libertà individuali, diritti sociali,
diritti economici, diritti politici. Ma la Corte costituzionale insegna
che non esistono "gerarchle" di valori costituzionali. La tutela dei
diritti deve essere "sistemica". Devo tutelare ad esempio il diritto
alla salute e il lavoro. Non sacrificarne uno nel nome dell'altro.
Considero rischiosa l'idea di uno "Stato di prevenzione". Ogni
arretramento su qualche diritto è una ferita".
Il professor Sabino Cassese ha pesantemente criticato l'abuso
nell'utilizzo dei dpcm e nel prorogare continuamente lo stato di
emergenza. Critica eccessivamente severa o giusta?
"Nella Costituzione si prevedono
diritti fondamentali. Non a caso definiti "inviolabili". Gli interventi
limitativi da parte del governo non sono quasi mai consentiti. La
riserva di legge in certe situazioni è assoluta. Specifiche materie
possono cioè essere disciplinate solo per legge. Sopra di loro la
Costituzione. Sotto tutto il resto. Come appunto i dpcm. Atti
amministrativi non legislativi. Limitare certi diritti è possìbile. Ma
deve essere il Parlamento a farlo. E quindi le forze politiche -
maggioranza e opposizione - Í cui rappresentanti sono eletti dal popolo
sovrano. Questo è ciò che sta scritto nei manuali di diritto
costituzionale, La Costituzione "materiale" è altra cosa. E non ha pari
dignità".

Fra il governo Conte bis ed il successivo esecutivo Draghi
esistono o no oggettivi segnali di discontinuità nella prassi? Maggior o
minore utilizzo di strumenti più sbrigativi come appunto i dpcm?
Coinvolgimento del Parlamento?
"Sono governi diversi. Il secondo è
un esecutivodi unità nazionale, auspicato dal capo dello Stato, in un
momento di estrema difficoltà per il Paese. L'obiettivo è principalmente
il Pnrr e la sua attuazione. Ne fanno parte quasi tutte le forze
politiche dell'arco costituzionale, evidentemente tra loro eterogenee ma
unite da un obiettivo comune. È una grande opportunità".
Si parla e spesso straparla
molto di transizione digitale, inginocchiamenti e discriminazioni. Ma il
Garante ha messo in guardia dal fatto che potrebbe essere proprio
l'intelligenza artificiale a discriminare... che vuoi dire?
"La tecnologia non è neutrale. È
importante ma non può essere fonte di discriminazione. Ha a che fare col
potere e, quindi, con la democrazia. Gli algoritmi possono essere
utilizzati come strumenti di controllo. Come Garante stiamo da tempo
decidendo delicate questioni legate alla intelligenza artificiale.
Abbiamo costituito un nuovo dipartimento. La collaborazione col governo
su questi temi diventerà parte essenziale dell'attività dei prossimi
anni".

Il confronto più importante, quello di alcuni giorni fa con
l'Agenzìa delle entrate a proposito della fattura elettronica...sistema
attraverso il quale sono raccolte moltissime informazioni.
"Nessuna polemica. L'istruttoria è
ancora aperta ma è in corso una proficua collaborazione fra il Garante e
l'Agenzia. Sul tavolo abbiamo alcune soluzioni per la gestione e
memorizzazione delle fatture elettroniche. I principi sono quelli della
minimizzazione e della proporzionalità nel trattamento dei dati. Ci
muoviamo in un quadro regolamentare condiviso a livello europeo".
A proposito di polemiche, gli europeisti Cottarelli e Calenda se la prendono con voi. Siete un intoppo burocratico.
"Talvolta sento curiosamente
affermare in modo quasi compiaciuto che la privacy non esiste più. Ma i
nostri dati vanno tutelati. Attività, non semplice e spesso scomoda.
Ricerchiamo un equilibrio tra esigenze aìl'apparenza contrapposte.
Sempre in una logica di massima collaborazione. L'App IO, ad esempio,
che presentava alcune criticità per la protezione dei dati, dopo una
profìcua interlocuzione col governo, è stata sostanzialmente sistemata e
abbiamo dato il via libera. La privacy non è un ostacolo ina un
presidiodi garanzia per i cittadini che chiede l'Europa".
Sullo sfondo la domanda che impera ogni consesso sociale e
che - uso le sue parole · invade "la sfera più intima di ogni
individuo"... Ma tu ti sei vaccinato?
"È cosi. Lo osservo come fenomeno
sociologico. Una domanda che apre ogni conversazione. Argomento divisivo
come pochi. Si possono rompere amicizie decennali. La giudico,
ovviamente non in un contesto confidenziale, una domanda invasiva. La
Costituzione ci insegna di rispettare tutte le opinioni tanto più quelle
legate aìla autodeterminazione nelle scelte sanitarie come è il
decidere se vaccinarsi o non vaccinarsi".

Perché non si può imporre l'obbligo di vaccinazione?
"La Costituzione, art. 32, tutela la
salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della
collettività. Non esclude certo che vi siano obblighi vaccinali, tanto
che ve ne sono nel nostro ordinamento e la Corte costituzionale li ha
giudicati legittimi. Il nodo problematico è l'obbligatorietà per vaccini
ancora in fase sperimentale di cui, per ovvie ragioni, non si possono
conoscere gli effetti a medio e lungo termine. Credo che abbia un
qualche significato che in Europa non ci sia nessun Paese che abbia
introdotto l'obbligo, neppure per il personale sanitario, e che il
Consiglio d'Europa abbia escluso la legittimità dell'obbligo".
Mi rivolgo a Ginevra Cerrina Feroni soprattutto in quanto
avvocato. Alla base di ogni prestazione resa in campo sanitario vi è la
sottoscrizione del cosiddetto consenso informato da parte del
paziente... reso edotto dei rischi cui potrebbe incorrere chiedendo
quella prestazione (sia essa una radiografía o un intervento
chirurgico). Ma se quel paziente è obbligato per legge a ricorrere a
quella prestazione che valore ha quel documento?
"La contraddizione c'è. Oltre che
informato il consenso deve essere prima di tutto libero, prestato senza
costrizioni libere o morali. Laddove il trattamento sia effettuato in
maniera obbligato ria èevidente come la base giuridica debba essere
ricercata in un altro strumento, per esempio la legge, e non in un
consenso che a questo punto scarica tutta la responsabilità della scelta
sul somministrato".
Cosa c'è che non va nel cosiddetto Green pass? Lei ha parlato di "fughe in avanti".
"Sotto il profilo della protezione
dati le nostre indicazioni sono state accolte. Resta un nodo aperto, non
risolto. A cosa servirà il certificato verde? L'indeterminatezza
potrebbe aprire ad usi sproporzionati del certificato, magari con
differenze tra Regione e Regione, non solo per partecipare a un grande
evento (il che può essere ragionevole), ma magari per andare al
ristorante, al teatro o per esercitare diritti-doveri fondamentali, come
andare a scuola o al lavoro. rischio cioè è che l'obbligo vaccinale,
pur in assenza d ìlegge ,lodiventi in modo surrettizio. É il cuore del
costituzionalismo. Ci vuole cautela".
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