di Martina Castigliani
Rischiare
la vita per la comunità, ma a proprie spese. Dal 31 marzo 2013, i
Vigili del Fuoco di tutta Italia, in caso di incidente sul lavoro,
devono pagarsi da soli le spese sanitarie. “Noi capiamo la difficile
situazione del nostro Paese”, ha commentato Vincenzo Zazzaro,
rappresentante sindacale Cgil a Napoli, “ma lavorare in queste
condizioni è diventato impossibile.
In oltre vent’anni di servizio non mi erano mai capitate condizioni tanto degradanti”. Sono meno di 30mila per coprire tutto il territorio nazionale, vittime anche loro della crisi economica e da tre mesi ogni volta che sono coinvolti un un’azione devono tenere conto che in caso di incidente per curarsi dovranno mettere mano al portafoglio.
In oltre vent’anni di servizio non mi erano mai capitate condizioni tanto degradanti”. Sono meno di 30mila per coprire tutto il territorio nazionale, vittime anche loro della crisi economica e da tre mesi ogni volta che sono coinvolti un un’azione devono tenere conto che in caso di incidente per curarsi dovranno mettere mano al portafoglio.
Il taglio è
arrivato dal ministero del Tesoro: a fine dicembre scorso (con una
proroga fino al 31 marzo), una nota ufficiale ha annunciato la fine dei
finanziamenti destinati all’Ona, Opera Nazionale di Assistenza, ente
benefico che si occupava dell’assicurazione per gli infortuni, i danni
subiti e le visite mediche. Aspetti che ora sono interamente a carico
del singolo. Nel 2008 la prima decurtazione del 50% nei fondi, poi nel
2011 un taglio ulteriore fino a oggi, quando si sono dovute disdire le
polizze. E cominciano a vedersi le conseguenze. Uno dei primi episodi è
successo a Reggio Emilia, a metà aprile scorso. Francesco Sicilia,
rimasto coinvolto in un incendio insieme al collega Reina, viene
ricoverato d’urgenza all’ospedale di Parma. Fisioterapia, guanti
speciali per proteggere le mani causa ustioni e ricovero. Tutto a carico
del Vigile del Fuoco e della sua famiglia. “E’ incredibile”, ha
commentato Mattia Scarpa, della Conapo Reggio Emilia, “ci chiedono di
dare la vita per lo Stato e poi le nostre vite sembra importare meno.
Sicilia potrà tornare al lavoro solo a settembre e nel frattempo tutte
le spese sono a suo carico”. Una delle opzioni rimaste, è quella di
chiedere una causa di servizio. “Si mandano i documenti
all’amministrazione che poi ci dirotta ad una Commissione medica che a
sua volta dovrà valutare il rimborso”. Una procedura che prende tempo e
che costringe gli operatori ad anticipare i fondi.
“L’Ona è
indebitata”, ha continuato Andrea Zazzaro, “e siamo ridotti a queste
condizioni. Stiamo mandando lettere e cercando di far sentire la nostra
voce. Quello che non aiuta è avere un governo che cambia continuamente
ed interlocutori costretti a prendere posizioni e poi rimangiarsi la
parola”. Prima è stata la volta del ministro Anna Maria Cancellieri che
aveva assicurato di impegnarsi in materia, poi le elezioni”. La
trattativa ora è con il sottosegretario Gianpiero Bocci, in attesa,
dicono, che arrivino soluzioni concrete. “L’assistenza sanitaria al
personale”, si legge nelle lettere di protesta ufficiali, “non può
ricadere sui singoli lavoratori lasciati completamente in balia delle
assicurazioni private o polizze che proprio per la pericolosità di
lavoro dai Vigili del Fuoco svolto, risultano costose ed inadeguate”.
Domande a cui non è ancora stata data una risposta. L’ultimo tentativo a
livello istituzionale è quello di Maria Edera Spadoni, deputa del
Movimento 5 Stelle che ha presentato un’interrogazione, dove si punta il
dito anche sulle cattive condizioni di lavoro: “Il corpo dei Vigili del
Fuoco verte in una situazione generale umiliante, sia dal punto di
vista della retribuzione ma ancor di più della disparità esistente tra
le risorse economiche a disposizione e quelle utilizzate per stipendi
dirigenziali o sprechi inutili; sono anni che il Corpo denuncia
l’arretratezza di mezzi e il taglio delle risorse, diminuite del 35 per
cento in 10 anni in conseguenza soprattutto dei disastrosi «tagli
lineari» di precedenti manovre economiche”.
Una condizione
di precariato che danneggia l’efficienza e rischia di non garantire una
corretta assistenza. “La cosa che dispiace di più”, ha concluso Zazzaro,
“è il non poter assistere i cittadini come vorremmo. Ci chiedono sempre
più impegno e spesso siamo limitati nei mezzi e nelle possibilità.
Lavorare così è diventato davvero difficile”.
Commento di Oliviero Mannucci: Meno sanità per tutti, la scuola a scatafascio, le carceri italiane come gironi danteschi dell'inferno, tasse alle stelle e una conseguente recessione, stanno facendo recedere l'Italia a un paese del terzo mondo. Intanto i nostri politici, continuano ad incassare valigiate di soldi ogni mese, sia a livello individuale che a livello di partito. Quando c'è da tagliare i servizi per i cittadini, sono sempre molto solerti, ma quando c'è da tagliare i loro stipendi e tutti i loro privilegi, spesso "si dimenticano". Signori, l'avete capito in che paese viviamo? Spero di si! E' ora di mandarli fuori a calci nel culo! Sbaglia il Movimento 5 Stelle che vuole fare le cose con le buone. Ci vuole un intervento molto più deciso per cacciareuna classe politica ladra ed iniqua, incapace, che ha portato il paese al fallimento! E' ora di scollarli dalle poltrone, quanto volete aspettare ancora!? Io sono pronto, e voi!!!!!
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