IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

domenica 5 maggio 2013

Italia: altri 22 milardi per le Armi

Dopo gli F-35, altri 22 miliardi di euro per le spese militari

E' questa la cifra sbalorditiva che, in barba alla crisi, le Forze Armate italiane si apprestano ad impiegare per la cosiddetta digitalizzazione dell'Esercito, un record che batte persino le stime per l'acquisto dei famosi F-35 (14 miliardi di euro).

Un fiume di denaro pubblico che servirà, tra l'altro, a dotare un élite di 558 "soldati del futuro" (circa mezzo milione di euro ad unità) di tecnologia bellica high tech. 



Dall'avanguardistico mirino Specter integrato con una microtelecamera ad infrarossi, agli occhiali per la visione notturna montati sull'elmetto, ai mini navigatori gps piazzati sulla spalla al lanciagranate coassiale con correttore automatico di tiro fino al tablet blindato con touch screen per i comandanti. 

Su quest'ultimo "fondamentale" strumento, tuttavia, i tecnici manifestano qualche perplessità: c'è la possibilità, infatti, che possa non funzionare nelle battaglie ingaggiate nel fango (ma con chi le dovremmo ingaggiare le battaglie nel fango?). Insomma, roba fondamentale per il paese. Esattamente ciò che i cittadini chiedono. O no?

A proposito: la Costituzione italiana, all'articolo 11, recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"




Massimo Malerba 

L'Islanda risorge dalla crisi punendo banchieri e politici



Olafur Hauksson dà la caccia a una tipologia peculiare di banditi: i banchieri. Lo fa in quel di Reykjavik, capitale di quell'Islanda fino al 2008 nota soltanto per i geyser e per l'estate più breve di uno starnuto. Poi, d'improvviso, il virus dei mutui subprime e il crollo di Lehman Brothers arrivarono anche tra i ghiacci. E un Paese con 325mila abitanti, poco più del quartiere milanese di Quarto
Oggiaro, scoprì di dover fare i conti col fallimento di tre banche il cui valore equivaleva - fino al crac - a quasi il 1.000% del Pil. Un disastro nazionale, servito in diretta tv dal primo ministro dell'epoca, Geir Haarde, con un «Dio salvi l'Islanda».

In effetti, a oltre quattro anni da quello che sembrava un crac ineluttabile, l'isola a metà strada tra Groenlandia e Gran Bretagna è quasi salva. Quasi, perchè la crisi non è ancora al capolinea. Se i due miliardi di dollari messi a disposizione nel novembre del 2008 dal Fmi avevano garantito l'immediata sopravvivenza, per risalire la china gli islandesi hanno adottato una ricetta autoctona priva di quegli ingredienti tossici somministrati a più riprese alla Grecia, ma anche a Italia, Spagna e Portogallo, dai cuochi dell'austerity. Loro, invece, hanno subito nazionalizzato i tre maggiori istituti di credito, Kaupthing, Glitnir e Landsbanki, mettendo alla porta i top manager con bonus incorporato; poi, la cosiddetta «rivoluzione delle pentole» ha mandato a casa il governo e l'intero Parlamento. Ottenendo un altro, invidiabile, risultato: oggi l'Islanda è guidata da sole donne. Quote rosa al cubo.
Sul Paese, tuttavia, pesa da qualche anno la peggiore delle accuse: quella di «non aver onorato i debiti». Di aver cioè fatto default senza pagarne dazio. In effetti, i creditori esteri delle banche finite sotto l'ala statale non hanno ancora rivisto un centesimo. «In futuro risarciremo tutto», ha garantito il ministro Steingrímur Sigfússon. Che, qualche giorno fa, ha però incassato dalla corte dell'Efta (European free trade agreement) la decisione benevola secondo cui l'isola non deve risarcire i risparmiatori britannici e olandesi che avevano investito nei conti Icesave, una controllata di Landsbanki. È una sentenza che vale, per le casse islandesi, 2,6 miliardi. Ossigeno puro.
Non tutto è però stato risolto. Al Paese servono ancora misure di stimolo economico. E poi c'è una popolazione irritata per gli scarsi successi ottenuti nella caccia ai colpevoli del disastro finanziario. Per ora, poche le condanne inflitte: quattro anni e mezzo a due ex dirigenti della banca Byr; due anni all'allora direttore del ministero delle Finanze; un risarcimento di 3,2 milioni di euro pagato dall'ex presidente di Kaupthing. L'ex premier Geir Haarde se l'è cavata: niente carcere nè sanzioni pecuniarie pur essendo stato ritenuto colpevole di non aver informato i ministri sulle difficoltà finanziarie. 
Catapultato da un paesino di pescatori alla capitale, dove guida un team con più di 100 collaboratori, il Marshall in salsa islandese Olafur Hauksson ammette di essere frustrato per i risultati raggiunti. Ma il problema, aggiunge, è che «perseguire i banchieri non è facile perchè spesso la legge non è chiara su ciò che è reato nell'alta finanza. E trovare le prove di una frode non è facile». Ma Olafur deve guardarsi anche le spalle: due suoi ex collaboratori sono indagati per aver intascato circa 200mila euro in cambio di informazioni riservate offerte all'amministratore di una società in bancarotta. È proprio vero: il denaro non dorme mai.


Commento di Oliviero Mannucci: Ben fatto! Ora spero si faccia anche in Italia!

sabato 4 maggio 2013

Immigrati: Kyenge, su diritto cittadinanza soluzione con Gruppi politici



Roma, 4 mag. (Adnkronos) - ''Il governo ha delle priorita' che vanno messe avanti e vanno realizzate. All'interno di queste emergenze sicuramente troviamo anche il tema del 'diritto di cittadinanza', riuscire a dare identita' a molti figli che sono un milione di bambini di origine straniera che ancora oggi attendono di avere la cittadinanza italiana. Credo che sia un percorso importante che dovremmo fare non solo come ministero dell'Integrazione ma in collaborazione con altri ministeri, ma trovare una soluzione con i diversi gruppi politici''. Lo ha affermato il ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge in un'intervista a Sky Tg24.


Commento di Oliviero Mannucci: Cara Cecile Kyenge, ho letto la tua dichiarazione pubblicata su Televideo Rai dove dici che sei orgogliosa di essere nera, e non di colore. Ti voglio dire cosa disse Einstein quando andando negli Stati Uniti un poliziotto gli domando: Di che razza è lei? e lui rispose: Umana! Tu appartieni all'Umanità e come tale vai rispettata, non ha importanza il colore della pelle. Se poi vogliamo vedere veramente fino in fondo, noi siamo tutti anime spirituali eterne temporaneamente cadute in un corpo materiale, se potessimo avere tutti questa visione cara Cecile, ci accorgeremmo ancora di pù che l'anima, non è ne nera, ne bianca, ne alta e ne bassa, ne inglese, ne francese, ne italiana. Chi ancora non ha capito queste cose, vive nell'illusione e non nella realtà! Fare avere a tutti questi bambini nati in Italia, ma di origine "straniera", la cittadinanza italiana è quindi un atto di civiltà. Buon lavoro!

venerdì 3 maggio 2013

"Una legge contro chi minaccia sul web" Laura Boldrini, presidente della Camera, dice basta ai messaggi violenti che promettono morte, violenze sessuali, torture: vuole una legge che regoli il web. Sei d'accordo?


Laura Boldrini, presidente della Camera, dice basta ai messaggi violenti che promettono morte, violenze sessuali, torture: vuole una legge che regoli il web.

Fonte

"Carissima" ( visto quanto ci costa!) le ricordo che le leggi per proteggere dalle minaccie esistono già, non c'è bisogno di perdere tempo a farne di nuove. Il problema è un altro? Vi dovreste innanzitutto ricordare che siete stati messi lì dai cittadini per servire il popolo italiano e non per comandarlo. Siete stati messi lì, per amministrare bene lo Stato e dare le risposte che tutti i cittadini da voi si aspettano. Lo sò che voi con tutti i soldi che prendete & benefits annessi, non vivete nella vita reale e quindi non sentite questa impellente esigenza di aiutare milioni di italiani a vivere meglio, ma se continuerete su questa linea non solo arriveranno sempre più minacce, ma sempre  più persone  passeranno ai fatti, fino ad arrivare ad una vera e propria rivoluzione. Vi dovete rendere conto che dal vostro modo di comportarvi dipende la vita di milioni di persone, molti imprenditori si sono suicidati, e i politici spesso questo non solo non se lo ricordano ma cercano anche di minimizzarlo. Non parliamo poi di tutti quegli anziani che dopo decenni di lavoro vanno avanti con pensioni da fame. Non parliamo di quelli che dopo decenni di lavoro la pensione non l'hanno neanche vista ( questa non una forma di violenza, di coercizione imposta dallo Stato al cittadino?) Le ricordo inoltre la "gentilezza" di Equitalia verso chi è in difficoltà, e di quanti giovani sono a spasso perchè grazie alle vostre misure da "illuminati" non c'è lavoro. Vogliamo poi parlare degli ospedali, dove gli anziani vengono spesso "rimbalzati" e se non hanno un figlio che se non ricorre ai Carabinieri non riesce a far curare il proprio caro ( esperienza diretta del sottoscritto). Monti disse, che in Italia, si erano ammazzati degli imprenditori, ma molto meno che in altri paesi. E questo a lui lo faceva dormire tranquillo?! Questo comportamento è inammissibile e vergognoso anche se si fosse ucciso un solo imprenditore a causa vostra, figuriamoci tutta la lista che si è verificata.Vogliamo  parlare della repressione applicata dalla Polizia ( ordinata dall'alto) contro gli studenti che manifestavano pacificamente, o della violenza ingiustificata di Bolzaneto e del G8 e di tanti altri casi che sono stati subito messi a tacere? Vogliamo parlare di come è stato mandato via Gaetano Ferrieri, che manifestava pacificamente davanti a Montecitorio autorizzato dal sindaco di Roma e poi allontanato improvvisamente con la forza, perchè cominciava a dare fastidio al Palazzo?!  Diventate seri e responsabili, date a noi cittadini i servizi per i quali paghiamo tante tasse e cercate di vivere nel mondo reale e vedrà che nessuno minaccerà più nessuno. Io al contrario di lei e dei suoi colleghi , ogni giorno vivo la vita reale e parlo con tante persone, invece di preoccuparvi delle minacce, dovreste, se siete persone intelligenti, preoccuparvi della percezione che ha la maggior parte della gente di voi politici. Se non fate il vostro dovere, siete considerati parassiti della società. Ma che pensate, che potete fare il bello e il cattivo tempo, e avere un popolo di pecore a mantenervi sulle vostre poltrone. Si ricordi : il maestro insegna sempre con l'esempio. Altrimenti faccia silenzio!!!!!

PS: Io farei una legge che regola l'inefficienza dei politici, se dopo un pò che sono alla  Camera e al Senato, non concludono nulla, via a casa, a lavorare veramente, perchè a quel punto siete solo una minaccia!!!!

Oliviero Mannucci

Movimento Popolare Liberazione Nazionale " Culo a strisce "

giovedì 2 maggio 2013

Finanziamenti privati ai partiti in prima pagina

01/05/2013 - Quaranta milioni: dai contributi di Prada, agli imprenditori Romeo e Borletti (Buitoni), passando per le "coop rosse": li svela il Fatto

Sbatti i finanziamenti privati ai partiti in prima pagina
I rimborsi elettorali arriveranno soltanto a giugno, ma nell’attesa le casse dei partiti non sono certo rimaste vuote. Quaranta sono i milioni di euro arrivati da finanziatori privati, come svela Carlo Tecce sul Fatto Quotidiano. Dai contributi di Prada, a quelli degli imprenditori Romeo e Borletti (Buitoni), passando per le “coop rosse”, i partiti sono riusciti a mettere da parte quote considerevoli. Un lungo elenco con nomi e cifre, proveniente dalla Camera, contenuto in 87 pagine di rendicontazione che riporta tutti i contributi di persone fisiche e giuridiche ai partiti, al di sopra dei 5 mila euro. Il periodo di riferimento è quello compreso tra il 1 novembre 2012 e il 28 aprile 2013.

FINANZIATORI-PRIVATI-PARTiTI

QUARANTA MILIONI AI PARTITI - Nell’elenco non manca quasi nessuno, escluso il MoVimento 5 Stelle. I grillini non sono presenti perché hanno ricevuto soltanto quote sotto la soglia prevista per legge: “Soltanto sottoscrizione per poche decine di euro”, si legge. Tutto ciò che supera i 4999 euro deve essere dichiarato in base alla normativa in vigore, che detta le regole per i finanziamenti privati che si aggiungono al sostegno pubblico. Mentre si attende  la torta dei 91 milioni di euro – la prima rata di rimborsi, tra spese per la campagna elettorale e finanziamenti ai gruppi – così i partiti hanno potuto contare sugli aiuti dei privati. Tecce cita Mario Monti, riuscito a “raccogliere oltre 2 milioni di euro profittando di imprenditori-candidati e di tecnici generosi come Enrico Bondi”. Non è stata invece preso in considerazione la lista dei candidati che hanno versato una quota al partito (9.600 per il Pdl e quasi il doppio per il Pd). Anche se il Fatto si chiede, con sarcasmo, se un giovane in lista, qualora non disponga di questi soldi, possa riuscire ad essere inserito allo stesso modo nelle liste bloccate del Porcellum. Nel computo totale dei quaranta milioni ricevuti, è il Pdl ad aver raccolto la cifrà più consistente: ben 13,9 milioni di euro. Subito dopo il Partito democratico, con 11,1 milioni e la Lega Nord con 4,6 milioni. C’è posto anche per Scelta Civica con 2 milioni e Rivoluzione Civile: per il movimento di Ingroia 1,1 milioni di euro ricevuti.



TUTTI I FINANZIATORI PRIVATI – Il Fatto spiega come non manchino bonifici particolari, come quelli dell’imprenditore Romeo che ha sostenuto l’ex dalemiano Nicola Latorre. E, qualora avvenga una scissione, dopo l’implosione dei democratici tra le correnti interne, Tecce sottolinea come l’area democristiana dovrà fare i conti con l’assenza dei lauti assegni piovuti dal mondo delle coop rosse e dei costruttori. “Perché lo fanno, per simpatia o per altro?”, si interroga il Fatto. Resta quantomeno l’ombra del tentato condizionamento del programma. Nel documento emergono tutti i nomi: così si scopre l’abilità del “tecnico” Mario Monti di raccogliere i 2 milioni per Scelta Civica. Tra i finanziatori c’è “Mrs Buitoni”, ovvero Carla Anna Ilaria Borletti dell’Acqua (la moglie) che ha donato ben 710 mila euro. Tecce spiega come fosse in lizza per un posto come ministro: “Per ora la sua generosità non è stata ripagata, ma potrebbe rientrare nella partita dei sottosegretari”. Cinquanta mila euro per i montiani anche da Bombassei del gruppo Brembo, mentre da Enrico Bondi, nominato ad dell’Ilva, si registra un contributo doppio (100 mila).  Proprio come Luca Cordero di Montezemolo, mentre la famiglia Merloni ha partecipato con 150 mila euro.

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PD E GLI AIUTI- Non mancano nemmeno i fondi privati raccolti dai democratici. Si legge:
La Isvafim non ha fatto mancare un sostegno di 30.000, anche se a M a tteo Renzi ne andarono il doppio per le primarie. La società di multiservizi fa capo ad Alfredo Romeo, in passato coinvolto in un’inchiesta a Napoli: assolto da accuse pesanti – era in grado di manovrare appalti – è stato condannato a due anni in primo grado per un singolo episodio di corruzione in merito a un’assunzione. Il mattone crede tanto in Latorre: 30.000 euro da Colonna Prima di Roma (che possiede le più suggestive terrazze romane), 30.000 ancora da Italiana Costruzioni e ben 50.000 da Sorgente Group.
C’è poi Patrizio Bertelli, marito di Miuccia Prada, “che credeva di poter spingere Pier Luigi Bersani a Palazzo Chigi con 100.000 euro”, oltre all’azienda bolognese Seci: l’unica a fornire una cifra cospicua, di cento mila euro.
PDL E GLI ALTRI – Curioso invece come non sia più Silvio Berlusconi a foraggiare il Pdl, bensì gli odiati ex An. Senza la liquidazione di An e i circa 5,6 milioni di euro raccolti magari molte spese – compresa la letterina Imu – non sarebbero state così semplici da sostenere. Poi sono arrivati i 57 mila euro del fidato Bonaiuti, i 35 mila di Sandro Bondi. Stessa cifra per Marco Milanese, ma non è bastata per una ricandidatura. Per la Lega non ci sono aiuti dalla famiglia Bossi, ma arriva il sostegno di 15.000 di Carbotermo spa. Ovvero, una società che gestisce gli impianti di riscaldamento al Pirellone. Poi c’è chi non voleva rischiare, non sapendo come sarebbero andare le elezioni:
“Una citazione va fatta per la Caronte&Tourist di Messina, che gestisce i traghetti per lo Stretto, e non ha scelto una chiara collocazione politica. Ha versato prima 50.000 al Pd di Messina e poi 40.000 al Grande Sud di Gianfranco Micciché, un berlusconiano in fuga”
Infine, c’è l’Udc, che storicamente gode dei capitali di Caltagirone, suocero di Pier Ferdinando Casini: “Sdesso sono imponenti i contributi del distributore Sidam srl (200.000 euro) e del costruttore Donati (100.000)”, si legge. Tanta fatica per Rivoluzione Civile, mentre casse vuote anche per Fli: gli unici versamenti sono arrivati (per 142 mila euro) da alcuni ex parlamentari. Poi è andata male anche alle urne.

Fonte




mercoledì 1 maggio 2013

Il 1° maggio dei senza lavoro

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Oggi 1° maggio dovrebbe essere la giornata del lavoro. Ma quale, viene da dire? E allora precisiamo: è la festa del lavoro che non c’è. E quando c’è è precario, occasionale, al nero. Impieghi privi di diritti e tutele, quando appunto si può parlare di impiego visto che viviamo in un Paese con oltre 3 milioni di disoccupati e dove i giovani senza occupazione sono il 38,4% del totale. Un mercato sconvolto con tante, troppe persone costrette al ricatto.
Sembrano passati millenni da quando i padri fondatori misero nero su bianco la Costituzione scrivendo all’articolo 1 «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Va bene repubblica, qualche dubbio sul termine democratica, una messe di interrogativi sull’espressione «sovranità popolare», sconforto assoluto relativamente al termine lavoro. No, signori non ci siamo proprio. Il primo maggio di quest’anno non riesce ad essere una festa. Lo ha scritto anche il Presidente Napolitano nel suo tradizionale messaggio: «Purtroppo, oggi, c’è da pensare anche al lavoro che non c’è, al lavoro cercato inutilmente, al lavoro a rischio e precario. Abbiamo il dovere politico e morale di concentrarci su questi problemi».Un messaggio-appello inviato al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, al presidente della federazione maestri del Lavoro d’Italia, ai segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl.
E proprio ai sindacati mi rivolgo: quando andrete oltre la difesa di chi il lavoro ce l’ha già e vi batterete con altrettanta tenacia anche per chi il lavoro non l’ha mai avuto oppure l’ha perso, perché questo Paese ha deciso che l’austerità è meglio della crescita? Tanto i sindacati hanno fatto nel corso dei decenni per veder riconosciuti diritti che dovrebbero essere inalienabili, ma la sfida adesso è un’altra: occorre difendere i senza lavoro, quelli che non sono iscritti nelle liste, quelli che stanno perdendo la fiducia, quelli che l’hanno già persa, quelli che nessuno vuole ascoltare, quelli che certi considerano fuori mercato. Perché l’Italia è fatta di questi “ultimi” che lo sono diventati anno dopo anno, bruciando risorse personali, spendendo le proprie vite. Va bene organizzare cortei di cassaintegrati ma facciamo anche manifestazioni a sostegno dei disoccupati e degli inattivi.
Alle istituzioni è difficile potersi rivolgere. Quelle locali non hanno più fondi e chiamano in causa lo Stato centrale. Il Palazzo romano poi è troppo distante dalla realtà, una torre d’avorio dove in troppi sono sordi, ciechi e muti, miglia e miglia distanti dalla quotidianità.
Il dubbio atroce perciò si insinua: ha ancora senso celebrare una festa nel momento in cui il lavoro scarseggia e va finendo e intere famiglie devono fare i conti con una durissima crisi, la disoccupazione e spesso la povertà? Il coraggio non manca, quello che sfugge invece è il senso. Di una festa segnata in rosso sul calendario, della parola «lavoro» sempre più svuotata di sostanza e riempita di rabbia, rancore, dolore, rimpianto, illusione.
Mi ha colpito la frase di uno dei tanti disoccupati italiani: «Mi devastano ma non mi uccideranno». Ha ragione Martino, il lavoro permette di mangiare ma la speranza aiuta a sopravvivere.


martedì 30 aprile 2013

Se Letta fallisce ci aspettano i manganelli dell’Eurogendfor

Rieleggere Napolitano al Colle e puntare decisi a legittimare con una riforma costituzionale il presidenzialismo di fatto, svuotando di poteri e dignità il Parlamento in favore della Commissione Europea, della Bce e del Quirinale, serve a inasprire la crisi. Confermata la linea pseudo-neoliberista e fiscalista, gli uomini del Bilderberg, del Fmi e dell’Unione Europea sono i primi a congratularsi, annota Marco Della Luna. E Napolitano, col plauso di quasi tutti (incluso Berlusconi) incarica di formare il governissimo “senza alternative” nientemeno che Enrico Letta, che «come economista e come politico è assolutamente improponibile per il ruolo di premier, dato ciò che ha fatto, ciò che è stato e ciò che è tuttora». Anche se, forse, «si capisce perché è stato scelto», e per fare cosa: completare l’economicidio italiano. Impossibile sperare in un miracolo. Più probabile che, invece, la protesta per il disastro economico venga sigillata da una inaudita repressione, affidata alla nuova super-polizia europea.
Cresciuto alla scuola economica di Andreatta, primo grande privatizzatore del patrimonio pubblico
italiano e «autore di quella riforma monetaria che

repressione in Spagna
gettò il nostro debito pubblico nelle grinfie della vorace speculazione internazionale, facendolo raddoppiare in rapporto al Pil nel giro di pochi anni», Enrico Letta è stato “allevato” anche da Romano Prodi, «autore con Draghi della deregulation bancaria del 1999, che ha consentito alle banche di giocare nella bisca dei mercati speculativi coi soldi dei risparmiatori». Di Prodi, il giovane Letta fu anche sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e attualmente è membro di organismi di area Rockefeller come l’Aspen Institute e la Trilateral Commission, nonché frequentatore del Bilderberg, «ossia dei fari illuminanti della finanziarizzazione e della globalizzazione dell’economia e del mondo intero», spacciata per “liberalizzazione”, quando invece non è altro che «la fiscalizzazione dei danni da frode».
Già membro della commissione per l’introduzione dell’euro varata nel ’94, «coerentemente con questa linea di ingegneria finanziaria e sociale», nel ‘97 Enrico Letta ha persino scritto un libro intitolato “Euro sì. Morire per Maastricht”, edito da Laterza, in cui afferma che “vale la pena di morire” per l’euro e per Maastricht, e che non c’è paese che, come l’Italia, abbia tanto da guadagnare dall’adesione alla moneta unica, vero paradiso in terra per gli imprenditori nostrani. «Quindi Letta, come economista e come partecipe delle istituzioni di ambito monetario, o non capiva dove si stava andando – e allora è un pessimo economista – oppure voleva che le cose andassero così – e allora era ed è in palese conflitto di interessi con l’intera nazione», protesta Della Luna. In realtà, «non solo non aveva avvertito verso che cosa si andava con Maastricht, col blocco dei cambi, coi vincoli di bilancio e con la deregulation bancaria» ma, lungi dal lanciare l’allarme, «ha sempre spinto in quella direzione e ha professato un’obbedienza rigida, fino alla morte,

Enrico Letta

verso quelle illuminate riforme», che pare abbia addirittura contribuito a pianificare.
Siamo seri, aggiunge Della Luna: come si fa a non sapere che, se si blocca l’aggiustamento dei cambi tra alcuni paesi imponendo una moneta unica e li si priva degli strumenti monetari macroeconomici (regolazione del money supply, fissazione dei tassi), inevitabilmente si generano squilibri della bilancia dei pagamenti che crescono fino a determinare lo svuotamento di capitali, industrie e lavoratori qualificati a danno dei paesi meno competitivi? Così si avvantaggiano solo i più forti, e si aumenta irreversibilmente – anziché annullarlo – il divario tra gli uni e gli altri. «A meno che non si costituisca e si faccia funzionare un governo federale, con un bilancio federale che provveda alla redistribuzione dei surplus». E come fa, Letta, a “non sapere” che non può funzionare un sistema basato sulla Bce, che non può finanziare direttamente gli Stati ma solo proteggere il potere d’acquisto della sua moneta? «Non è credibile che l’enfant prodige Enrico non sapesse queste cose e neppure leggesse quegli economisti normalmente dotati e normalmente liberi che lo preannunciavano: perciò, quando scriveva “Morire per Maastricht”, non poteva non avere in mente questo esito infausto particolarmente per l’Italia».
Quindi diffidenza radicale verso il premier incaricato: da “bocciare” «non solo come economista, ma anche come statista, come cristiano, come uomo di sinistra. Come uomo tout court». Ultimo frutto avvelenato del Parlamento dei “nominati”: «La partitocrazia poteva salvarsi solo garantendo gli interessi dei poteri forti internazionali sull’Italia», sostiene Della Luna: già nel 2006, Napolitano aveva apposto la sua firma accanto a quella del premier Prodi, sulla riforma dello Statuto della Banca d’Italia, «riforma reclamata da Draghi per legittimare la piena proprietà privata della stessa Banca d’Italia», che poi infatti «si è mossa o non mossa come abbiamo visto nel caso Mps». Siamo di fronte alla «avanzata privatizzazione di un potere pubblico sovrano, quello monetario». E arriviamo al fatidico novembre 2011. Sempre Napolitano, «su richiesta della Merkel e di altri», ha sostituito Berlusconi con Monti, sostenendo poi in modo vigoroso tutta la micidiale politica finanziaria ed economica dell’uomo della Goldman Sachs,

 Napolitano

«pur vedendo i disastri» inferti al paese dalla  stretta “obbedienza” ai diktat della Germania.
Poco dopo aver concesso la grazie all’agente Cia Joseph Romano, già condannato per il rapimento illegale sul suolo italiano del mullah Abu Omar, ferocemente torturato in Egitto nonostante fosse estraneo al terrorismo islamico, Napolitano proietta ora verso Palazzo Chigi un uomo come Letta, “allievo” di eurocrati protagonisti delle riforme più perniciose per il paese. Padrini occulti di Letta, i potentati supremi dell’élite mondiale: «Tutti organismi di segno neoliberista, legati alla grande finanza apolide e propugnatori dei progetti “illuminati” della migliore cultura massonica». Molti, aggiunge Della Luna, sentivano il bisogno di un presidente della Repubblica che facesse gli interessi del popolo rispetto a quelli del capitalismo privato, e dell’Italia rispetto a quella degli stranieri, ma «sono stati frustrati». E ora a Napolitano si chiede di farsi garante dei rottami della partitocrazia e, al tempo stesso, di assicurare «l’obbedienza dell’Italia alle potenze dominanti e a una politica economico-finanziaria suicida, che avvantaggia il capitalismo bancario straniero a danno degli italiani».
E’ proprio a questa richiesta, sostiene Della Luna, che si deve il suo successo e la sua rielezione. La cattiva notizia è che tutto questo – al di là della volontà dello stesso Napolitano – deriva ineluttabilmente «dai vincoli gravanti sull’Italia nel contesto e nella gerarchia internazionale». Non è improbabile, aggiunge l’analista, che «Napolitano per primo deplori ciò che è costretto a fare», e che al tempo stesso «stia cercando di limitare le sofferenze degli italiani, nel corso di un processo che non ha avviato e che non può arrestare». La situazione intanto volge al peggio, l’economia italiana sta crollando e la nomenklatura mummificata dei partiti ha tempo «un anno e mezzo al massimo» per tentare di rilegittimarsi attraverso un rilancio dell’economia e dell’efficienza del sistema paese. Viceversa, potrebbe «allestire un apparato autocratico di repressione e di intimidazione poliziesche con cui domare l’inevitabile rabbia di popolo, che

 Grecia, protesta popolare contro l'austerity

potrebbe sfociare nella prima rivoluzione italiana», ovvero «la prima azione collettiva unificante e fondatrice di una unità nazionale italiana» vera e propria.
Qualcuno pensa davvero che, fra altri sei mesi di peggioramento economico, si potrà governare gli italiani con le buone? «In Italia – ricorda Della Luna – la ragion di Stato è ricorsa alle stragi terroristiche per delegittimare il dissenso radicale su temi socio-economici in altri periodi critici». Premessa: «Vorrei poter pensare che un governissimo di scopo, o un governo di unità e salvezza nazionali, possa rilanciare l’Italia, forte della straordinaria ampiezza della sua maggioranza; e non posso escludere, onestamente, che sia questo il disegno anche di Napolitano, oltre che dei capi di Pd, Pdl e “Scelta Civica”». Ma si tratta, purtroppo, di una pia illusione, perché «la continuazione sulla linea del rigore suicida è stata confermata, il programma dei partiti in campo e quello dei “dieci saggi” è risibile in rapporto ai problemi economici, e del resto gli strumenti per una diversa politica finanziaria  mancano, essendo stata ceduta la sovranità non solo monetaria, ma anche fiscale e finanziaria, ed essendo stato eretto a norma costituzionale il dogma monetarista».
A questi partiti manca la necessaria competenza tecnico-economica: i loro uomini non provengono certo da una scuola virtuosa. Piuttosto, sono ferratissimi in materie come la spartizione delle poltrone, di cui un governissimo è l’habitat ideale. Abbondano, invece, gli strumenti operativi per il Piano-B, quello della repressione: messi a disposizione dal Mes, il Fondo salva-Stati, nonché dal Trattato di Lisbona. Si profila un ruolo inedito per l’Eurogendfor, il corpo di polizia militare polivalente. E’ una milizia europea anti-rivolte, approvata da tutto il Parlamento italiano il 9 marzo 2010 nel silenzio totale dei media. Di stanza in Italia, Eurogendfor è composta esclusivamente di corpi militari e non civili, è sottratta alla normale responsabilità e giurisdizione, e per ora può agire senza limitazioni, utilizzando anche armamenti sub-letali come i gas tossici e le armi elettromagnetiche e acustiche. «E’ sostanzialmente un corpo di polizia quasi-militare straniero che il Cimin, comitato dei ministri degli interni europei, farà invitare dai governi sul cui territorio vi siano tensioni sociali, specialmente dovute a proteste popolari contro le misure economiche e fiscali imposte a tutela della grande finanza, come già avvenuto in Grecia».

Repressione in Grecia

Non è un esercito comune e paritario dei popoli europei, creato per difendersi da possibili attacchi esterni: «E’ l’esercito dei banchieri e dei paesi creditori, creato per tener sottomessi i popoli debitori, farli pagare e prendergli i risparmi e i redditi», dice Della Luna.
«Immaginatevi reparti di polizia militarizzata formati di tedeschi mandati contro una sommossa popolare di italiani disperati e rovinati dalle politiche finanziarie fatte in obbedienza a Berlino e nel suo interesse». Militari tedeschi, che già «vedono gli italiani come gente con poca voglia di lavorare», gente che «minaccia il loro benessere e la loro egemonia». Soldati tedeschi che sanno benissimo che, «per ciò che faranno, non saranno soggetti a giudici italiani», consapevoli che il governo italiano dipende da quello di Berlino per poter continuare a sostenere il suo debito pubblico. «Quanti scrupoli avranno, a tirare il grilletto?». Quelli che hanno firmato l’adesione-sottomissione dell’Italia all’Eurogendfor, continua Della Luna, sono gli stessi che poi vanno solennemente a commemorare le vittime di Marzabotto, di Sant’Anna di Stazzema e delle Fosse Ardeatine. Da “Morire per Maastricht” a “Uccidere per Maastricht”? «L’Italia neorepubblichina fa leggi per legittimare chi la dovrà occupare». Conclude amaramente Della Luna: «I miei lettori sanno che io raccomando l’emigrazione e sono convinto che gli italiani siano incapaci di una ribellione politica – e proprio per questo i politici italiani possono permettersi di fare ciò che fanno. Con i francesi, gli inglesi o gli americani, non si azzarderebbero».

Carabinieri. Inizia lo scioglimento dell’Arma

arma carabinieri

L'Arma dei carabinieri, in osservanza del trattato di Velsen procede a tappe forzate al proprio smantellamento con la chiusura di numerosi reparti, sino all’inevitabile scioglimento dell’Arma.
La legge n.84 del 12 giugno 2010 riguarda direttamente l’Arma dei Carabinieri, che verrà assorbita nella Polizia di Stato, e questa degradata a polizia locale di secondo livello. Allo stesso tempo, l’art.4 della medesima legge introduce i compiti dell’Eurogendfor
Entro il 30 aprile quindi, nel quadro dei provvedimenti di razionalizzazione operati dal Comando Generale conseguentemente ai tagli imposti dal contenimento della spesa, saranno soppresse le aliquote Artificieri antisabotaggio dei comandi provinciali di Latina, Messina, Caltanissetta e Brindisi, nonché del Gruppo Operativo Calabria e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Sardegna.

Fonte 

lunedì 29 aprile 2013

Monti, divertito, raccontava ai francesi i sacrifici imposti agli italiani: “Ho fatto un’orgia”

Redazione- 29 aprile 2013-

Il Mario Monti di cui nessuno parla

 http://www.dagospia.com/img/foto/11-2011/vignetta-benny-monti-137191_tn.jpg
 
“Ho fatto un’orgia”, i giornalisti francesi  non riescono a tradurre il termine e l’ineffabile Professore, con un mefistofelico e beffardo sorriso, ne spiega il significato in relazione ai sacrifici imposti agli italiani.E’ da analizzare la sua faccia, dopo dopo aver pronunciato la parola “orgia”: la faccia che fa.
Una faccia che grida vendetta, anche e soprattutto di fronte ai numerosissimi suicidi, alle folle di disoccupati ed alle schiere di talenti sprecati. Un'orgia appunto, che è stata permessa ed anzi promossa da Berlusconi e Bersani.Questa la considerazione del precedente governo nei confronti dei cittadini, questa la realtà che i media tradizionali hanno sempre nascosto.

Fonte

MORIRE PER MAASTRICHT, CON ENRICO LETTA E L’EUROGENDFOR (IL MATRIMONIO TRA PARTITOCRAZIA E POTERI FORTI PORTERA’ MISERIA E REPRESSIONE VIOLENTA)

DI MARCO DELLA LUNA
marcodellaluna.info

Obbedienza a Maastricht fino alla morte: parola di Enrico Letta
















Rieleggere Napolitano al Colle e puntare decisi a legittimare con una riforma costituzionale il presidenzialismo di fatto, svuotando di poteri e dignità il parlamento in favore della Commissione Europea, della BCE e del Quirinale, serve appunto a questo. E’ stata subito confermata la linea (pseudo)neoliberista e fiscalista, gli uomini del Bilderberg, del FMI e dell’UE sono i primi a congratularsi.

E Napolitano, col plauso di quasi tutti, incluso Berlusconi, incarica di formare il governissimo “senza alternative” l’on. Enrico Letta, che, come economista e come politico, è assolutamente improponibile per il ruolo di premier, dato ciò che ha fatto, ciò che è stato e ciò che è tuttora. Però si capisce anche perché e per cosa è stato scelto…

Cresciuto nella scuola economica di Andreatta (autore di quella riforma monetaria che gettò il debito pubblico italiano nelle grinfie della vorace speculazione internazionale, facendolo raddoppiare in rapporto al pil nel giro di pochi anni) nonché di Prodi (autore, con Draghi, della deregulation bancaria del 1999, che ha consentito alle banche di giocare nella bisca dei mercati speculativi coi soldi dei risparmiatori); di Prodi fu anche sottosegretario alla Presidenza del consiglio. Enrico è inoltre membro di organismi di area Rockefeller ( Aspen Institute, Trilateral Commission), frequentatore del Bilderberg, ossia dei fari illuminanti della finanziarizzazione, della liberalizzazione (o pseudo-liberalizzazione, se consideriamo che la fiscalizzazione dei danni da frode non rientra certo nel liberalismo), della globalizzazione dell’economia e del mondo intero. Coerentemente con questa linea di ingegneria finanziaria e sociale, Enrico Letta, già membro della commissione per l’Euro 1994-1997, ha persino scritto un libro intitolato: “Euro sì. Morire per Maastricht”, Laterza 1997, in cui afferma che vale la pena di morire per l’Euro e Maastricht come nel 1939 valeva la pena di “morire per la Polonia” e che …non c’è un Paese che abbia, come l’Italia, tanto da guadagnare nella costruzione di … una moneta unica….” (2) e…”abbiamo moltissimi imprenditori piccoli e medi che … quando davanti ai loro occhi si spalancherà il grandissimo mercato europeo, sarà come invitarli a una vendemmia in campagna. E’ impossibile che non abbiano successo…il mercato della …moneta unica sarà una buona scuola. Ci troveremo bene… (3) ” (Fonte: Perché hanno messo Enrico Letta? in www.cobraf.com) 24.04.2013 su comedonchisciotte qui .

Quindi Letta, come economista e come partecipe delle istituzioni di ambito monetario, o non capiva dove si stava andando – e allora è un pessimo economista – oppure voleva che le cose andassero così - e allora era ed è in palese conflitto di interessi con l’intera nazione. In realtà, egli non solo non aveva avvertito verso che cosa si andava con Maastricht, col blocco dei cambi, coi vincoli di bilancio, con la deregulation bancaria – non solo non aveva lanciato l’allarme, ma ha sempre spinto in quella direzione, e ha professato un’obbedienza rigida, fino alla morte, verso quelle illuminate riforme, anzi pare abbia addirittura contribuito a pianificarle.

Siamo seri: come si fa a non sapere che, se si blocca l’aggiustamento dei cambi tra alcuni paesi imponendo una moneta unica, e li si priva degli strumenti monetari macroeconomici (regolazione del money supply, fissazione dei tassi), inevitabilmente si generano squilibri della bilancia dei pagamenti che crescono fino a determinare lo svuotamento di capitali e industrie e lavoratori qualificati a danno dei paesi meno competitivi e a vantaggio di quelli più competitivi, a meno che non si costituisca e si faccia funzionare un governo federale con un bilancio federale che provveda alla redistribuzione dei surplus? e come fa a non sapere che una banca centrale unica, per giunta privata della facoltà di finanziare i singoli Stati, e avente l’unico fine istituzionale di proteggere il potere di acquisto della moneta? Non è credibile che l’enfant prodige Enrico non sapesse queste cose e neppure leggesse quegli economisti normalmente dotati e normalmente liberi che lo preannunciavano.

Quindi diffidenza radicale verso di lui, non solo come economista, ma anche come statista, come cristiano, come uomo di sinistra. Come uomo tout court.

“Tutto ciò che fa il parlamento è democratico” rassicura Stefano Rodotà, candidato dal M5S, dall’alto delle sue laute e meritate rendite pubbliche, dimenticando di precisare:. “Soprattutto se quel parlamento è un parlamento di nominati, nominati da non più di venti persone delle segreterie/cda dei partiti”.

La partitocrazia poteva salvarsi solo garantendo gli interessi dei poteri forti internazionali sull’Italia.

Napolitano già nel 2006 aveva apposto la sua firma accanto a quella del premier Prodi, sulla riforma dello Statuto della Banca d’Italia, riforma reclamata da Draghi per legittimare la piena proprietà privata della stessa Banca d’Italia. Che poi si è mossa o non mossa come abbiamo visto nel caso MPS. Anche quella è stata un’avanzata privatizzazione di un potere pubblico sovrano, quello monetario.

Napolitano, nel novembre del 2011, su richiesta della Merkel e di altri, aveva sostituito Monti a Berlusconi, e poi ha sostenuto vigorosamente tutta la politica finanziaria ed economica di Monti, pur vedendo i disastri che essa cagionava al Paese, nella sua obbedienza alle prescrizioni della Germania.

Napolitano, da ultimo, ha concesso la grazia all’agente della CIA, col Joseph Romano, già condannato, che rapì, su suolo italiano, Abu Omar, per farlo torturare in Egitto – l’ha concessa senza che nemmeno Romano dovesse disturbarsi per richiederla.

Napolitano il 24.04.13 ha dato l’incarico di formare il nuovo governo a Enrico Letta, PD,, economista della scuola di Andreatta e di Prodi (autori, come abbiamo visto, delle riforme più perniciose per il paese, già sottosegretario alla presidenza del consiglio sotto Prodi, dirigente dell’Aspen Institute Italia, frequentatore del Gruppo Bilderberg, membro della Trilateral Commission – tutti organismi di segno neoliberista, legati alla grande finanza apolide, e propugnatori dei progetti illuminati della migliore cultura massonica.

Molti sentivano il bisogno di un presidente della Repubblica che facesse gli interessi del popolo rispetto a quelli del capitalismo privato, e dell’Italia rispetto a quella degli stranieri. Sono stati frustrati.

Ora a Napolitano si conferma, all’interno, la richiesta di farsi da garante della coesione della partitocrazia necessaria alla tutela degli interessi della partitocrazia stessa; e, dall’esterno, di farsi garante della obbedienza dell’Italia alle potenze dominanti, e a una politica economico-finanziaria suicida, che avvantaggia il capitalismo bancario straniero a danno degli italiani.

E’ a questa richiesta che si deve il suo successo e la sua ri-elezione, a questa capacità di duplice e congiunta garanzia, di giunzione tra gli interessi forti esterni e quelli sempre meno forti interni, che gli assicura il sostegno “delle cancellerie che contano”?

In ogni caso, sia chiaro che non intendo esprimere un giudizio politicamente o moralmente negativo su Napolitano: il ruolo che egli svolge sicuramente non è esaltante, i suoi atti sopra ricordati nemmeno, ma probabilmente l’uno e gli altri non sono una scelta sua, derivano ineluttabilmente dai vincoli gravanti sull’Italia nel contesto e nella gerarchia internazionale. Non è improbabile che Napolitano per primo deplori ciò che è costretto a fare, e che stia cercando di limitare le sofferenze degli italiani nel corso di un processo che non ha avviato e che non può arrestare.

Confermata la policy recessiva: quindi aspettiamoci agitazioni popolari e prepariamoci alla violenza di Stato e dell’Unione Europea

La partitocrazia, traballante per la sua delegittimazione e i disastri delle sue scelte, rinuncia a ogni finzione di cambiamento invocato dalla gente, modifica come e quanto serve la costituzione, e si prende qualche mese aggiuntivo ricompattandosi e mummificandosi. Ha un anno e mezzo al massimo, per realizzare due cose:

-o rilegittimarsi attraverso un rilancio dell’economia e dell’efficienza del sistema paese;

-oppure allestire un apparato autocratico di repressione e di intimidazione poliziesche con cui domare l’inevitabile rabbia di popolo, che potrebbe sfociare nella prima rivoluzione italiana (la quale sarebbe anche la prima azione collettiva unificante e fondatrice di una unità nazionale italiana, sinora n on realizzatasi).

Qualcuno pensa che, fra altri sei mesi di peggioramento economico quale stiamo avendo da anni, si potrà governare gli italiani col loro consenso e con le buone, senza ricorrere alla violenza di Stato? Ricordo che in Italia la ragion di Stato è ricorsa alle stragi terroristiche per delegittimare il dissenso radicale su temi socio-economici in altri periodi critici.

Vorrei poter pensare che un governissimo di scopo, o un governo di unità e salvezza nazionali, possa rilanciare l’Italia, forte della straordinaria ampiezza della sua maggioranza; e non posso escludere, onestamente, che sia questo il disegno anche di Napolitano, oltre che dei capi di Pd. Pdl, Scelta Civica. Ma non lo credo proprio.

Purtroppo, però e per ora, la continuazione sulla linea del rigore suicida è stata confermata, il programma dei partiti in campo e quello dei Dieci saggi è risibile in rapporto ai problemi economici, e del resto gli strumenti per una diversa politica finanziaria  mancano, essendo stata ceduta la sovranità non solo monetaria, ma anche fiscale e finanziaria, ed essendo stato eretto a norma costituzionale il dogma monetarista Inoltre, ai partiti manca la competenza tecnica-economica e i loro uomini sono specializzati e selezionati nel senso che sappiamo; infine, le larghe intese sono automaticamente spartitorie. Gli strumenti per la seconda soluzione, la soluzione repressiva, invece, ci sono tutti, grazie al MES, al Trattato di Lisbona e all’Eurogendfor, che è il corpo di polizia antirivolta europea, approvato da tutto il parlamento il 09.03.10, composto esclusivamente di corpi militari e non civili, sottratto alla normale responsabilità e giurisdizione, e per ora senza limitazioni nei tipi di armi che può usare contro i civili – vedi gas e armi elettromagnetiche e acustiche più o meno subletali.E’ sostanzialmente un corpo di polizia quasi-militare straniero che il Cimin, comitato dei ministri degli interni europei, farà invitare dai governi sul cui territorio vi siano tensioni sociali, specialmente dovute a proteste popolari contro le misure economiche e fiscali imposte a tutela della grande finanza, come già avvenuto in Grecia.

Non è un esercito comune e paritario dei popoli europei, creato per difendersi da possibili attacchi esterni. E’ l’esercito dei banchieri e dei paesi creditori, creato per tener sottomessi i popoli debitori e farli pagare e prendergli i risparmi e i redditi4.

Immaginatevi reparti di polizia militarizzata formati di tedeschi mandati contro una sommossa popolare di italiani disperati e rovinati dalle politiche finanziarie fatte in obbedienza a Berlino e nel suo interesse. Militari tedeschi che vedono gli italiani come gente con poca voglia di lavorare e molta di sprecare, che minaccia il loro benessere e la loro egemonia. Militari tedeschi che sanno che, per ciò che faranno, non saranno soggetti a giudici italiani. Militari tedeschi che sanno che il governo italiano dipende dal sì tedesco per poter continuare a sostenere il proprio debito pubblico. Quanti scrupoli avranno, a tirare il grilletto? E quelli che hanno firmato l’adesione o sottomissione dell’Italia a questa Eurogendfor sono tra coloro che vanno solennemente a commemorare Marzabotto, S. Anna di Stazzema e le fosse Ardeatine…   Da “Morire per Maastricht” a “Uccidere per Maastricht!” L’Italia neorepubblichina fa leggi per legittimare chi la dovrà occupare.

Insomma, sapendo che l’economia italiana non ripartirà, soprattutto con la linea di austerità che è già stata riconfermata, è ovvio che il governo delle larghe intese avrà come asse portante, oltre all’attacco al risparmio, alla residua ricchezza degli italiani, l’organizzazione di un forte apparato autoritario e repressivo, iniziando con un adeguato battage mediatico preparatorio, che lo giustifichi moralmente.

“Il dissenso può essere espresso solo nelle forme della legalità”, continua la rassicurazione di Rodotà, dall’alto dei suoi redditi e della sua autorevolezza di sinistra. Ma che fare se le forme della legalità vengono svuotate e calpestate dal palazzo che difende i suoi interessi contro quelli di un popolo che non rappresenta, anzi tradisce? Emigrare o insorgere, o aspettare che la schifezza marcisca del tutto e cada da sé? I miei lettori sanno che io raccomando l’emigrazione e sono convinto che gli italiani siano incapaci di una ribellione politica – e proprio per questo i politici italiani possono permettersi di fare ciò che fanno. Con i francesi, gli inglesi o gli americani, non si azzarderebbero.

Marco Della Luna
Fonte: http://marcodellaluna.info
Link: http://marcodellaluna.info/sito/2013/04/25/morire-per-maastricht-con-enrico-letta-e-leurogendfor/
25.04.2013

1) http://archiviostorico.corriere.it/1997/giugno/04/Morire_per_Maastricht_sacrifici_porteranno_co_0_97060411003.shtml
2) http://archiviostorico.corriere.it/1997/giugno/04/Morire_per_Maastricht_sacrifici_porteranno_co_0_97060411003.shtml
3) http://archiviostorico.corriere.it/1997/giugno/04/Morire_per_Maastricht_sacrifici_porteranno_co_0_97060411003.shtml
4)http://www.golemxiv.co.uk/2011/10/foreign-riot-police-now-operating-in-greece/  

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