IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

sabato 25 gennaio 2020

Scandalo parcheggi, il capo dei "vigilini" resta in carcere „Scandalo parcheggi: il capo dei "vigilini" resta in carcere“


La decisione del gip: niente domiciliari per Antonio Raimondo

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Niente domiciliari, nonostante sia incensurato. Resta in carcere a Sollicciano Nicola Raimondo, 49 anni, il funzionario della Sas, Società dei servizi alla strada, arrestato lo scorso 13 gennaio insieme ad altre 11 persone nell'ambito dell'inchiesta della procura e della polizia municipale di Firenze sui parcheggiatori abusivi e sulle loro “relazioni pericolose” con i vigilini Sas.
Lo ha deciso stamani il gip del tribunale di Firenze Angelo Antonio Pezzuti, rigettando la richiesta di attenuazione della misura di custodia cautelare avanzata lo scorso 16 gennaio dai legali di Raimondo, al termine dell'interrogatorio di garanzia svoltosi in carcere fiorentino. I quell'occasione Raimondo, assistito dagli avvocati Annamaria Gallo e Francesco Stefani, aveva risposto per due ore alle domande del gip.
Il capo dei vigilini della Sas aveva dichiarato, tra l'altro, di avere inviato in passato tanto al consiglio di amministrazione quanto al direttore generale della Sas delle mail, in cui segnalava i presunti rapporti illeciti tra i parcheggiatori abusivi e Vittorio Sergi, ausiliario della sosta, anch'egli finito agli arresti.

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giovedì 16 gennaio 2020

Ataf, biglietto: pagamento contactless, Aduc denuncia le magagne del nuovo sistema

FIRENZE – Pubblichiamo il comunicato pervenutoci da Aduc che, a seguito di denuncia di un viaggiatore, informa della beffa del nuovo sistema di pagamento del biglietto contactless, tanto pubblicizzato dall’azienda.

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«Bella la tecnologia! Smaterializzare i contanti e pagare tramite POS è uno degli argomenti del momento: è più pratico e veloce, evita pagamenti in nero ed evita di andare in giro con contanti. Ataf, la compagnia di trasporto pubblico di Firenze consente, da qualche mese, di smaterializzare anche il biglietto pagandolo con la carta contactless. Non dovrò andare a cercare un tabaccaio dove comprarlo, non devo chiederlo all’autista rischiando che non ne abbia, non abbia il resto, non possa vendermelo poichè non sono rispettate le “condizioni di sicurezza e regolarità del servizio. Un’ottima iniziativa, ma.
Se compro il biglietto fisico devo timbrarlo (e se non lo faccio prendo una multa). Se pago con SMS devo attendere che mi arrivi il messaggio di conferma (fino a quel momento non sono in possesso di un regolare titolo di viaggio). Quando però faccio il biglietto digitale con la carta contactless la validatrice alla quale avvicino la carta si limita a dirmi biglietto valido, poi il messaggio scompare. E cosa succede se nel frattempo sale il controllore, verifica la mia carta a rileva che non ho un valido titolo di viaggio? E’ la mia parola contro quella della carta, o della macchinetta con cui il controllore fa le sue verifiche. A nulla vale garantirgli che io il biglietto l’ho fatto, e che la macchinetta mi ha risposto biglietto valido. Non ho nulla in mano, e prendo una multa ingiusta di euro 55,00 (oltre ad aver pagato euro 1,50 di biglietto).
E’ quanto accaduto ad un’utente dei trasporti pubblici di Firenze che si è rivolto poi ad Aduc, che ci ha chiesto come difendersi, cosa fare. Ci è bastato un controllo sul sito dell’Ataf per verificare che invece l’utente aveva ragione, il biglietto era stato emesso proprio all’ora che l’utente aveva indicato al controllore e quindi la multa va annullata. La nostra utente farà ricorso, allegando la prova scaricata dal sito di Ataf, e immaginiamo che verrà accolto. Ma a quanti è capitata la stessa cosa e si sono limitati ad inveire contro le diavolerie tecnologiche maledicendo il giorno in cui si sono fidati dell’innovazione? E perchè il controllore non ha suggerito all’utente di verificare sul sito? E perchè – soprattutto – al controllore quel pagamento non risultava? Chiediamo ad Ataf di verificare con cura le motivazioni di questi disservizi e di porvi rimedio, altrimenti gli utenti non si fideranno più di uno strumento che invece è utile e va incentivato, e penseranno che l’inerzia di Ataf sia motivata dal far cassa.
Emmanuela Bertucci, legale Aduc»
All’Azienda l’ardua risposta.

Fonte

Commento di Oliviero Mannucci: ATAF, sinonimo di deficit ed inefficienza. Non sanno più cosa inventarsi per ripianare il buco di bilancio che con tanta "competenza" hanno creato nel corso degli anni. A rimetterci sono sempre gli utenti. Attenzione! Fate veramente molta attenzione. Se vi trovaste ad acquistare un biglietto alle colonnine automatiche, utilizzate i soldi contati, cioè esattamente Euro 1.50 ( se acquistate un solo biglietto) perché le macchinette in questione non rilasciano resto, e vi vedrete recapitare insieme al biglietto di viaggio, un altro biglietto per ricevere il rimborso del resto, agli appositi sportelli. Insomma, per ricevere un resto di centesimi 50, dovrete recarvi agli sportelli ATAF, che prima vi fanno prendere il numero per essere ricevuti, poi vi faranno fare una fila più o meno lunga eppoi quando arriverà il vostro turno, vi diranno che dovrete recarvi negli uffici perché loro allo sportello non sono abilitati a fare rimborsi. Insomma per avere indietro 50 centesimi, dovrete perdere un sacco di tempo. Insomma all'ATAF pensano che la gente non abbia un cazzo da fare. Questo è quanto è capitato al sottoscritto nel giorno di ieri alla stazione di Santa maria Novella di Firenze. Ma tanto oramai non mi meraviglio più di niente, l'ATAF è un azienda allo sfacelo.

lunedì 21 ottobre 2019

CON LE MANETTE NON SI COPRE IL DEFICIT DELLO STATO

 

La teoria finanziaria del governo giallorosso (ci scusino, i tifosi della Roma, non abbiamo nulla contro di loro e non spetta a noi difenderli da questa omonimia messa in voga) è questa: se con i limoni disponibili la limonata è scarsa, bisogna spremere di più i limoni. Più o meno: spremere anche la buccia. 

 Di Maio promette al popolo già da lui e dai suoi “liberati dalla miseria” con il reddito di cittadinanza (che costerà allo Stato, per il meccanismo di elargizione e di contenzioso il doppio di quello che andrà nelle tasche dei cittadini e degli stranieri che cittadini non sono) di “coprire” il deficit di bilancio con una bella, ulteriore strizzata dei limoni. Di quelli più grossi, assicura, per ottenere l’applauso di quegli altri, che però tanto fessi non sono. Ci vogliono le manette agli evasori, naturalmente per i più grossi? Certo, gli evasori mi stanno antipatici non meno dei ladri e dei truffatori, alla cui genia quelli che propriamente “evasori” si possono chiamare appartengono. Ma se l’evasione fiscale è nel nostro Paese una delle caratteristiche più spiccate, anche se non originali, ciò è perché si vogliono considerare “evasori” magari quelli che non se la cavano con le 350 voci dei moduli vari per il pagamento delle imposte, quelli che hanno scelto il commercialista sbagliato, professionisti di cui non oggi possono fare a meno, manco i mendicanti.
E, poi che significa “manette agli evasori”? Già oggi gli evasori più grossi ed “abili” ricorrono ad una serie di espedienti, falsi e pasticci vari che sono reati e comportano, se scoperti, le manette. In genere i cosiddetti “grandi evasori” dispongono dei commercialisti più abili e preparati che se la cavano (e li cavano) nel guazzabuglio di leggi, leggine, modifiche, aggiunte, interpetrazioni del sistema fiscale. Così, il giorno che un ufficio speciale antievasione riuscisse a fornire un rapporto plausibile sul fenomeno dell’evasione (che ho ragione di dubitare sia probabile) ne verrà fuori che i peggiori evasori, quelli cui Di Maio vuole vedere in manette, sono quelli che hanno scelto, o comunque hanno trovato il commercialista sbagliato.
Gli altri o sono falliti perché sono stati convinti da quell’angelo custode della vita economica (??) dei Cittadini italiani a “fare il loro dovere”, oppure hanno dato consigli tanto efficaci da farli passare per contribuenti onesti e puntuali quando non lo sono affatto. La realtà è che non si tratta di un numero più o meno di mariuoli che la fa in barba al Fisco (ed ai contribuenti babbei o mal assistiti). C’è un’economia sommersa, che Iddio ce la conservi, perché, se dovesse essere affogata, ci ritroveremmo tutti, e non solo gli attuali “evasori”, con, come si suol dire, il culo per terra. Non sono un economista e fosse per me l’economia e le finanze d’Italia andrebbero in rovina perché pago sicuramente più tasse di quel che dovrei: se trovassi troppi imitatori (il che è difficile) il Paese andrebbe in rovina. Non credo che questa sia la predicazione di un anarchismo fiscale. E’, piuttosto, una riflessione sulla complicazione delle cose semplici che affligge il nostro Paese. Malgrado le buone intenzioni di Di Maio (scusate il riferimento ad un’ipotesi ridicola oltre che impossibile) le “manette agli evasori”, cioè un’ulteriore spremuta di un po’ tutti direttamente o indirettamente, hanno un costo ed una conseguenza politico-economica che strangola il modesto risultato che se ne cava. Anzitutto è ridicolo e degno delle logiche degli “Amici del Bar dello Sport” fare i conti per l’anno prossimo affidando il “ripiano” del bilancio al ricavato di una più rigorosa lotta all’evasione. Manette agli evasori significa, infatti, altri processi, fabbriche chiuse, fallimenti. E, quel che conta di più, un aumento di spese per lo Stato manettaro. Aspettate che i beni dei “grandi evasori” vengano messi all’asta, che si mettano le manette, oltre ai contribuenti furbastri, ai varii Saguto, che si “esauriscano” i procedimenti. Aspettate che la paura delle manette crei più contribuenti onesti e puntuali (e commercialisti disponibili a perdere la fiducia i clienti consigliando loro di essere tali), e poi fate i conti con il fallimento di una parte considerevole dell’economia sommersa, con il suo “indotto” anche di economia alla luce de sole (si fa per dire) e il ripianamento dei bilanci lo salutiamo da lontano. Altro che “manovra per il 2020!!!”. C’è un solo modo di combattere l’evasione fiscale: rendere il meccanismo di prelievo meno complicato. Oggi, anche e soprattutto con il Fisco è troppo difficile essere onesti, quando non è impossibile per chi non voglia fallire il giorno dopo.Ma vallo a far capire a gente come questa che ci governa: pensano solo alle reazioni del pubblico di domani mattina!!Manette! Manette! Sì certo, ce ne vorrebbero, ma quando sono manette invocate, esaltate e predicate, sono quasi sempre per le mani sbagliate.
E non sono certo un modo per ripianare i bilanci.

Mauro Mellini

Fonte 

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Commento di Oliviero Mannucci:  Non c'è nulla da fare! I nostri politici non CAPISCONO o non vogliono CAPIRE. Più aumentano le tasse, più aumenta l'evasione. E' questa l'equazione. I lavoratori, le imprese, la gente che in generale si sporca le mani per vivere è al limite! A LUGANO è pieno di banche con i conti di tutti i partiti italiani, e non solo a LUGANO, e poi pretendono che si tassi anche le mancette che prendono i bambini che fanno la prima comunione. Ma cosa è questa roba? E' così che volete attirare gli imprenditori dall'estero,instaurando uno stato di Polizia fiscale?Le tasse devono avere un limite oltre il quale è un ladrocinio ( e questo limite è stato superato già di parecchio), e chi governa deve imparare a spendere bene le risorse. Più aumentate le tasse e i controlli, più c'è chi deve evadere per necessita o chiude, oppure va ad imprendere all'estero. E' così difficile da capire, non è questa la strada da seguire. Se gli italiani non sono ancora scesi in strada ( vedi Cile) è perché riesce a sopravvivere arraggiandosi come può, e questo non è un reato quando uno Stato iniquo ti succhia il sangue come una sanguisuga. Tassate le multinazionali che vi finanziano sottobanco per far passare le leggi che fanno comodo a loro perché gli fanno fare profitti astronomici piuttosto e imparate a gestire i soldi dei cittadini restituendo loro dei servizi degni di un paese civile. È facile, ogni volta che i conti non tornano ( perché siete degli incapaci) aumentare le tasse o spremere come limoni sempre i soliti.

giovedì 29 agosto 2019

LA SITA? UNA COMPAGNIA CONTROLLATA DALLE FERROVIE DELLO STATO ALLO SBANDO


La nuova piazza della stazione a Poggibonsi

Martedì 27 Agosto mi reco a Poggibonsi per alcune questioni di lavoro prevedendo di tornare a casa prendendo il bus delle 11.20, che sull'orario dalla SITA esposto alla fermata è sospeso sino al 25 Agosto, quindi il 27 è previsto che ci sia.

Faccio quello che devo fare, e avanzatomi un po' di tempo decido anche di andare al supermercato a fare la spesa.
Alle 10. 35 mi reco alla fermata, per aspettareil bus delle 11.20, ci sono anche altre persone, passa il tempo, c'è un caldo bestiale, siamo sotto il sole, perchè gli intelligentoni che hanno fatto la piazza nuova di Poggibonsi a questa fermata non hanno previsto di mettere una pensilina sotto la quale ripararsi dal sole d'estate e dalla pioggia d'inverno.
 Arriva l'orario, ma non arriva nessun bus Firenze via Cassia, aspettiamo ancora, e ancora, nessun bus arriva.
 Inizio a telefonare al numero verde della SITA. A quello dedicato ai reclami non risponde nessuno, c'è solo una musichetta e una voce che dice di attendere.
Decido dopo vari tentativi di chiamare il numero dedicato alle informazioni, anche qui musichetta, una voce dice - Ci sono 3 chiamate prima del suo turno attendere - poi dopo alcuni minuti sotto il sole cocente, ci sono 2 chiamate prima del suo turno, passano ancora alcuni minuti, c'è una chiamata prima del suo turno eppoi dopo altri minuti viene chiusa la comunicazione, in pratica tutto tempo sprecato.
 Rifaccio la trafila, stessa situazione. A questo punto, a dir poco imbufalito, cerco su internet il numero dell'autostazione della SITA di Firenze, chiamo il centralino dove mi risponde il centralinista, gli spiego la situazione e di passarmi un responsabile, no mi dice lui, deve chiamare il numero verde, quello dove non risponde nessuno gli dico io, e insisto per farmi passare un responsabile.
 A questo punto, e solo a questo punto, vengo dirottato verso un qualcuno, che risponde senza qualificarsi ( dimmi il tuo nome e cognome e il numero di matricola ), gli spiego la cosa, mi mette in attesa, altra musichetta, mi risponde un altra persona che indovina dove mi dirotta nuovamente: AL CENTRALINO.
  Il centralinista, sbigottito pure lui mi risponde nuovamente, guardi io sono solo il centralinista non posso fare nulla. Allora ancora più imbufalito chiamo i Carabinieri di Siena che mi indirizzano ai Carabinieri di Poggibonsi, dove sempre sotto il sole, con i surgelati che nel frattempo stanno cominciando a camminare da soli, arrivo dopo 10 minuti a piedi.
  Li mi accoglie un agente, una brava ragazza, che prende i miei dati per fare un esposto. Il tempo passa e arriva l'ora di prendere il successivo bus, quello delle 14.00, che non c'è nenache quello.

Trovo alla fermata un ragazzo che doveva andare a Tavarnelle Val di Pesa, per sostenere un colloquio di lavoro. Il bus non arriva anche questa volta.
Incazzatissimo, richiamo la SITA, che mi riattacca la comunicazione. Perchè vedete, questi vigliacchi, quando mandano i loro controllori sul bus, se hai dimenticato l'abbonamento a casa ti fanno la multa, non vogliono sentire ragioni, ma quando sono in torto loro si defilano come conigli. Ritono dai Carabinieri con la fotografia  l'orario dalla SITA esposto fotografato con il mio telefono.


 I Carabinieri, sempre la signorina di prima, chiama il numero verde, dove non risponde nessuno e allora mi viene chiesto il numero dell'autostazione che io fornisco, e solo dopo altre ore viene chiarito che i bus che ci dovevano essere, non ci sono perchè non sono sospesi sino al 25 Agosto ma bensì sino al 1 Settembre e che l'orario esposto è sbagliato.

 La SITA, mi fa sapere il Carabiniere che si è adoperato per aiutarmi, mi fa le sue scuse. 'STI CAZZI DELLE SCUSE! Che se io se mi dimentico l'abbonamento e faccio le mie scuse ai controllori loro la multa non me la fanno?  MA CAZZO, SE NON AGGIORNATE GLI ORARI COME FA UN UTENTE A ORGANIZZARSI ?
Questo è il modo di lavorare della SITA, cari signori, arroganza, ignoranza, strafottenza, non gliene frega niente degli utenti, a loro è sufficiente incassare, non a fornire un reale servizio. I loro mezzi, spesso viaggiano con le gomme liscie, alcuni autisti guidano stando al telefono, alcune vetture sembrano arrivare da zone di guerra, saltano le corse senza dare spiegazioni, non aggiornano gli orari alle fermate, cosa successa già in passato, insomma una compagnia allo sbando. Ma questa volta una vertenza tramite la FEDERCONSUMATORI se la beccano proprio tutta questi pezzi di merda!  Morale della favola, fra ritardi vari, esposto ai Carbinieri e via dicendo sono arrivato a casa alle 18.20 per colpa delle teste di cazzo! Meditate gente, meditate!

Oliviero Mannucci

venerdì 23 agosto 2019

E mentre i nostri politici stanno "lavorando" alacremente per le loro poltrone...A 3 anni dal sisma. Senza case (e senza speranza), Amatrice resta nella polvere

Da Arquata a Pescara del Tronto fino ai più piccoli Sommati e Retrosi, strade e paesi sono semideserti. La disperazione dei sindaci: «Non sappiamo più come andare avanti» 


Un istrice. Due. Attraversano tranquilli, i fari non li spaventano. Poco prima l’aveva fatto, di corsa, una volpe. Loro, padroni. Buio pesante, silenzio, stelle. Sterpaglia, erba, rami fin sulla stradina, presidiata e interdetta dai militari, fin quasi a coprirla per metà, fin su ad Accumoli, alle sue macerie. Spettrale, c’è anche poca luna stasera. Tragedia pietrificata. Cristallizzatasi. Non fa paura stare qui, fa male. Una casa, al piano terra, barattoli di sott’oli riposti ordinatamente, in fila, nel mobile, le antine rimaste aperte.
Bottiglie. Qui nella piazzetta all’ingresso dell’ex paesino, sulla destra, c’era una farmacia, un bar, c’era un arco, poco più avanti c’era il palazzo antico del Comune, c’erano i bambini, gli anziani, quelli che se n’erano andati e tornavano felici per passare almeno l’estate. C’era. C’erano. Adesso si sente frinire. Si sente, spettrale, questo sì, il rumore dei propri passi dentro un deserto di rovine, cupo, immobile, senza neanche vento. In una nicchia del muro, che intorno aveva un negozio d’alimentari, negli anni passati si vedevano bottiglie d’acqua minerale, accantonate ancora incellofanate, stanotte s’intravedono appena, la vegetazione le ha coperte. Nascoste. Ingoiate.

(Lapresse)
(Lapresse)
Profondi rossi. Tre anni dopo, nulla è troppo diverso. Neanche la notte ad Amatrice, neanche a Pescara del Tronto o ad Arquata. E sono ancora troppi i profondi rossi. Come le zone, i centri storici spesso, che furono devastate e che stanno lì, tutte, come millenovantacinque giorni fa. Come gli occhi dei vecchi, che non si riaccendono. In Umbria, uno striscione scritto con lo spray è firmato dallo "Spi Valnerina", che ha scritto «I terremotati pensionati vogliono ricostruire prima di morire».
Macerie. Sommati, Retrosi e via via le altre frazioni di Amatrice sono vuote e abbandonate. Da qualche parte, qui e là, un po’ di macerie sono state portate via, ma nei 138 Comuni del cratere creato dalle tre grandi “botte” che sbranarono il Centro Italia (il 24 agosto e il 30 ottobre 2016 e il 18 gennaio 2017) il trenta, trentacinque per cento rimane dov’era. S’incontrano panni stesi alle finestre, stanze squarciate, letti e tavoli di cucina, docce affacciate sul vuoto, lampadari che sul vuoto oscillano, scarpe, tovaglie, coperte. Chilometri e poi chilometri, tornanti, tratti di Salaria, Lazio, Umbria e Marche, fino a Visso, Norcia, Camerino, passando per altre frazioni come Campi e Preci, fra casette (le "<+CORSIVO50>Soluzioni abitative di emergenza<+TONDO50>") arrivate dopo due anni e che hanno già dato un bel po’ di problemi, verde di colline, cantieri, pochissimi, qui e là, cimiteri sempre sfasciati, animali, cavalli e mucche tornati a pascolare, avvilimento, tristezze, sensazione fra la gente d’esser stata lasciata sola e neppure più troppa rabbia. «Abbiamo avuto tre governi e tre commissari, ma non sappiamo ancora chi sono i nostri interlocutori», dice Aleandro Petrucci, sindaco di Arquata. «Non sappiamo come andare avanti». Il sindaco di Amatrice, Antonio Fontanella: «Non ci sono nemmeno più le macerie, solo qualche edificio. Non abbiamo più la memoria storica, solo una radura». Scoraggiato anche un altro sindaco, Mauro Falcucci, sindaco di Castelsantangelo sul Nera: «Nessuno rimuove gli ostacoli burocratici. Dopo tre anni abbiamo la sensazione di essere stati dimenticati».

«È la fine». Altri striscioni sparsi fra le tre regioni. Come «2016-2019 terremotati dimenticati» o «Il tempo passa, la ricostruzione è ferma e il paese muore», da «Vergogna, no ricostruire, no ospedale, no bus, è la fine» a «La morte dei paesi abbandonati da tutti». Da quella prima scossa, tre anni fa, sono circa 73mila gli edifici dichiarati inagibili. I cantieri avviati qualche centinaio, le domande per il contributo alla ricostruzione sono 10mila, poco più del tredici per cento. Addirittura la stessa rimozione delle macerie va avanti appunto col contagocce. Anzi, per esempio, è rimasta ferma otto mesi in Umbria e la Regione Marche, a luglio, ha denunciato il rischio di sospenderla per la scarsità di fondi governativi.
Passerelle finite. Le istituzioni sembrano navigare a vista e con rotta ormai consolidata, più il paesino o la frazione sono piccoli, più non ci si è messa mano. «Valiamo pochi voti», ripete molta gente. Aggiungendo che «qui, dopo le passerelle del primo anno, politici non se ne vedono più». Vero. Com’è pure vero che da queste parti, specie in quegli stessi piccolissimi centri, gran parte delle case sono “seconde” e che i proprietari latitano. Un po’ per la grande paura fra 2016 e 2017, un po’ perché poco convinti che valga la pena metter mano al portafogli.
Toccata e fuga. È a sera che si capisce molto e molto meglio. Siamo ad agosto, adesso anche a ridosso dell’anniversario, i turisti ci sono, sono tanti, spesso venuti qui per voglia di dare una piccola mano. I ristoranti amatriciani, per esempio, sono strapieni e senza aver prenotato è difficile riuscire a mangiare. Ma sono gite, visite da toccata e fuga, poche ore e via.
La sera tutto diventa altro. Mostra un volto più vero, meno scanzonato e reattivo, meno estivo. Diverso. Solo. Senza luci nei centri commerciali e di aggregazione, a parte qualche spettacolino musicale per pochi, senza più persone, che nemmeno saprebbero dove passeggiare. Qualcuno, pochi, è seduto fuori dalle casette, nell’aria che sa di fresco. Qualcun altro, ancora meno, gli anziani, siede e fissa il cielo.
Lo spettro. Tre anni dopo, lo spettro è un rischio che sta facendosi realtà. Amatrice contava 1.200 residenze, ora sono sotto le 1.000 oppure ad Accumoli i residenti sono scesi a 400 ed erano 600. Lo dicono i sindaci: «Più tempo ci vorrà per ricostruire, meno saremo». Tante famiglie e tanti giovani se ne sono andati. Gli altri restano. Quelli che si perdono fissando il cielo. Feriti. Avviliti. Fieri. E che resteranno.

 

Figlio di Salvini su moto d’acqua, la procura di Ravenna apre un fascicolo

L’episodio il 30 luglio: il ragazzo usò un mezzo della Polizia di Stato. Si muove il pm


La Procura di Ravenna ha aperto un fascicolo contro ignoti sull’episodio del 30 luglio a Milano Marittima: il figlio 16enne di Matteo Salvini fece un breve giro in mare su una moto d’acqua della Polizia di Stato guidata da un agente in servizio. È quanto si deduce dalla richiesta pervenuta nei giorni scorsi al Viminale su delega della magistratura in merito all’identificazione dei due appartenenti alle forze dell’ordine che cercarono di impedire a un giornalista di Repubblica di filmare la scena.

 
 

giovedì 8 agosto 2019

I “tassisti-squali” di Ciampino: vero incubo del turista medio

Se siete turisti e atterrate a Ciampino trovate gli squali. Avete alte possibilità di essere raggirati da un gruppo di tassisti che presidiano l’aeroporto.

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  Racconta un tassista onesto che conosce bene il problema e che come tanti suoi colleghi preferisce non andare mai al posteggio dell’aeroporto low cost: «Finché ci sono i controlli, bene o male, la situazione tiene; ma di sera o quando quelli della “squadra vetture” dei vigili hanno un cambio turno succede di tutto». Gli squali di Ciampino spesso rifiutano i passeggeri romani troppo informati sulla reale tariffa fissa (dall’aeroporto verso le Mura Aureliane 30 euro). E al turista meno smaliziato chiedono 30 euro a persona, che in alcuni casi, se il tassista usa un mini-van, viene indebitamente moltiplicato per 8, vale a dire per il numero di passeggeri. In passato alcuni degli squali sono stati sanzionati, ma le 2.000 euro di multa sono una goccia rispetto ad incassi gonfiati grazie ai raggiri. Soluzione? «Secondo me - spiega il tassista onesto - bisognerebbe rivedere la tariffa fissa, ma anche introdurre nuovi sistemi, consentendo ad esempio corse con più clienti, magari raggruppando passeggeri con destinazioni differenti, sempre in centro. Bisogna togliere il terreno sotto i piedi agli squali di Ciampino».

Fonte

Commento di Oliviero Mannucci: i tassisti, sono sempre sul piede di guerra quando si tratta di far rispettare i loro diritti, ma qui a Firenze, dove sono io, sono i peggiori frequentatori della strada che si possano trovare. Questa mattina stavo camminando su UN MARCIAPIEDE in una via stretta di Firenze, e sapete cosa è successo? Da dietro a me è sopraggiunto un taxi che senza troppi problemi e salito sul marciapiede proprio davanti a me ostruendomi il passaggio perché a suo dire doveva far passare un altra auto ( che era un altro taxi) e quindi io non dovevo protestare come ho fatto. Caro tassista del mio cazzo, prima si rispetta chi sta camminando sul marciapiede, poi eventualmente, una volta passato il pedone, se non arriva nessun altro a piedi si può salire un attimo su marciapiede, far passare l'auto che è dietro e poi si ritorna in strada e non si rimane a stazionare su marciapiede impedendo di fatto il passaggio ad altri pedoni che stanno arrivando. Io vi avviso, ho nel mio zaino, un bel martelletto, la prossima volta se provate a fare i prepotenti, dovrete ricorrere a CAR GLASS, non ci sono giustificazioni a questo comportamento da coglioni, CHIARO!!!! .
Ci siamo capiti imbecilli patentati non si sa da chi? Inoltre molti di voi fregano i turisti, siete proprio una razza scellerata, VIVA UBER!

giovedì 1 agosto 2019

Caso moto d'acqua, Salvini insulta il videomaker di Repubblica Lo Muzio: "Vada a riprendere i bambini in spiaggia, visto che le piace tanto"

Il vicepremier contro il giornalista autore del filmato pubblicato due giorni fa. In conferenza stampa a Milano Marittima interrompe le sue domande: "Andiamo insieme in pedalò, visto che sei maggiorenne ti posso invitare". Poi l'attacco a Repubblica: "Se voglio ridere leggo il vostro giornale"

 Caso moto d'acqua, Salvini insulta il videomaker di Repubblica Lo Muzio: "Vada a riprendere i bambini in spiaggia, visto che le piace tanto" 

Il video di Salvini junior sulla moto d'acqua della polizia, a Milano Marittima, proprio non va giù al ministro dell'Interno. Matteo Salvini oggi in conferenza stampa ha insultato il giornalista Valerio Lo Muzio, che ha ripreso le immagini pubblicate in esclusiva sul sito di Repubblica. Il vicepremier ha interrotto più volte il videomaker che provava a fare domande: "Lei che è specializzato - ha detto - vada a riprendere i bambini, visto che le piace tanto". "Mi sta dando del pedofilo?", è stata la replica del giornalista."I figli devono essere tenuti fuori dalla polemica politica, attaccate me, lasciate stare mio figlio", ha detto ancora Salvini. E poi con voce alterata: "Mi vergogno a nome di chi coinvolge i bambini nella polemica politica. Non parlo di figli e di bambini. Non ho altro da aggiungere".

"Sto facendo una domanda al ministro dell'Interno, voglio sapere chi mi ha minacciato. Non ritiene che vada chiarito?", ha detto Lo Muzio parlando degli uomini della sicurezza che l'hanno allontanato due giorni fa mentre riprendeva con la telecamera.

Ma Salvini ha continuato a non rispondere. E ha concluso:  "Andiamo insieme in pedalò, visto che sei maggiorenne ti posso invitare".


La questura di Ravenna ha avviato accertamenti sugli agenti coinvolti. Due gli aspetti da valutare: la legittimità della "passeggiata" di Salvini junior a bordo della moto d'acqua della polizia e il comportamento degli agenti nei confronti del giornalista: "O l'abbassi o te la levamo", la frase rivolta al videomaker a proposito della telecamera. "Adesso sappiamo dove abiti", un'altra frase detta dagli uomini della sicurezza a Lo Muzio due giorni fa.

Ma Salvini oggi in conferenza stampa non ha voluto neppure rispondere al giornalista di Repubblica Carmelo Lopapa che gli poneva domande su Gianluca Savoini e sul caso Moscopoli. Ed ha attaccato il giornale: "Repubblica è un giornale che mi diverte un sacco. Se voglio ridere leggo il vostro giornale".


Fonte 

Commento di Oliviero Mannucci: Ministro Salvini, ma non sarebbe stato meglio chiedere scusa a tutto il popolo italiano?! Non avrebbe fatto più bella figura?! Questi sono i fatti che mi dicono che faccio bene a non votare più per nessuno, perché voi politici avete perso il senso della misura. Quando avete quella poltrona sotto il sedere credete di essere onnipotenti e dimenticate il rispetto per i vostri datori di lavoro e sovrani, il popolo italiano. Se io mi fossi trovato su quella spiaggia con una telecamera avrei fatto la stessa cosa del giornalista che l'ha filmata, e sa perché? Se io non pago...che dire, l'assicurazione della mia automobile, perché in difficoltà economiche, non mi vengono a chiedere : Come mai? Me la sequestrano e basta! Se la legge è uguale per tutti, chi sbaglia paga, ed è giusto che paghi, a maggior ragione chi come lei dovrebbe dare l'esempio e che oltre ad aver sbagliato alla grande, cerca di usare con arroganza il proprio potere per far minacciare chi ha semplicemente compiuto un dovere civico. Bell'esempio che ha dato a suo figlio!

giovedì 4 luglio 2019

L’Enel gli chiede 45 mila euro: vince la causa dopo 10 anni

Dopo la sostituzione del contatore guasto nel 2009, l’ente di gestione del servizio elettrico gli aveva chiesto il pagamento di consumi arretrati. Per questo a Pietro Grippi, l’Enel che oggi prende il nome di Servizio elettrico nazionale, avvio una procedura per il pagamento di 45 mila euro a titolo di risarcimento.
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Dopo 10 anni però sembra essere finito l’incubo dell’uomo che è riuscito a dimostrare l’infondatezza della richiesta, riuscendo ad ottenere la revoca del decreto ingiuntivo. Il gestore è anche stato condannato al pagamento di 4.300 euro.
Il giudice onorario della terza sezione civile del Tribunale, Francesca Taormina, ha accolto le tesi dell’avvocato Giuseppe Geraci secondi cui i consumi sarebbero sì avvenuti quando il panificio di via Amedeo d’Aosta, a Settecannoli, era sotto sequestro per altre vicende e in parte inattivo ma il modo di procedere dell’allora Enel fu discutibile. Il gestore sostituì il contatore guasto, con una percentuale di errore dell’80 per cento sui consumi effettivi, senza dare la possibilità all’utente di difendersi rispetto all’ipotesi avanzata. Il modo di procedere venne  contestato anche dall’amministratore giudiziario, nominato dal Tribunale.
Determinante per la decisione del giudice è stata anche la perizia del consulente tecnico nominato dallo stesso tribunale. L’Enel, in sostanza, avrebbe dovuto seguire la regolare prassi per accertare la situazione del contatore. “Incombe al gestore dimostrare la corrispondenza tra il dato fornito dal contatore e il dato trascritto nella fattura”, si legge nella sentenza. La valutazione, inoltre, sarebbe dovuta essere dettagliata e doveva essere resa nota al cliente prima di operare la sostituzione del contatore. Cosa che è necessario fare, secondo quanto disposto dall’Authority per l’energia, informando in maniera dettagliata il cliente, perché possa effettuare le sue considerazioni.

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