IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

venerdì 15 luglio 2011

MORTACCI LORO, I LADRONI D'ITALIA CONTINUANO A PRENDERCI PER IL CULO

Lacrime e sangue per tutti, ma non per 'loro'!


Lavoraatoooriiiii? - Ecco qual'è l'atteggiamento dei nostri governanti verso il popolo italiano

L'Aula della Camera ha confermato la fiducia al governo di Silvio Berlusconi sulla manovra economica da 48 miliardi. I sì sono stati 316, 284 i no, 2 gli astenuti. Tra i provvedimenti della manovra la stretta sulle pensioni, con i prelievi sugli assegni più alti. Si pagherà un ticket di 10 euro per le visite specialistiche e diagnostiche e di 25 per gli interventi del pronto soccorso in codice bianco già da lunedì prossimo. Colpo di scure sulle agevolazioni fiscali: gli oltre 100 miliardi di valore subiranno un taglio del 5% nel 2013 e del 10% a partire dal 2014. E sarà un taglio indistinto che potrebbe colpire, ad esempio, anche le agevolazioni per le famiglie, per i figli a carico, per gli studenti e gli asili. Per un lavoratore e un pensionato il costo medio potrebbe essere di 1.200-1800 euro.


Bisognerebbe chiedere a Tremonti come mai nel momento in cui si chiedono questi sacrifici agli italiani il capitolo costi della politica scompare dalla finanziaria: nella manovra economica definita "macelleria sociale", apostrofata "lacrime e sangue" non è stata, infatti, inserita la norma che prevedeva l’abolizione del vitalizio (*) per gli ex parlamentari. Inoltre, nel testo appena approvato si parla vagamente di eventuale "taglio" agli stipendi dei parlamentari che ridurrebbe le uscite statali, ma soltanto a partire dalla prossima legislatura. Oltretutto quel che Tremonti ha diplomaticamente proposto nella manovra economica non è tanto il "taglio" degli stipendi ai parlamentari, quanto piuttosto l’adeguamento dei loro “salari” a quelli degli omologhi europei. Magari fosse così anche per pensioni e stipendi dei cittadini qualunque!!! In termini economici il risparmio dovrebbe essere - quando sarà!? e se sarà!? - del 50 per cento circa. A titolo esemplificativo, uno stipendio di 11.704 euro dovrebbe essere ridotto a 5.339!!! Attualmente l’esborso mensile per il pagamento degli stipendi dei parlamentari è di 1,7 miliardi di euro a cui si aggiungono tutti i costi relativi ad indennità, rimborsi spese, locazioni, auto blu e quant’altro giudicato necessario per la vita in Parlamento. Queste spese secondarie occupano comunque una parte consistente del bilancio. Adeguare gli stipendi parlamentari agli standard europei, non è una pratica che riguarda soltanto la vita degli onorevole. Dei tagli dovranno essere apportati anche negli enti locali. In realtà, a livello normativo, le riduzioni degli stipendi di consiglieri e rappresentanti regionali, provinciali e comunali, erano già inserite in una legge del 2010, ma il decreto attuativo della stessa legge, non è stato ancora definito. Per il momento meglio tartassare i soliti noti, poi si vedrà!!!
(*)
Il vitalizio è la pensione dei parlamentari. Si vociferava che fosse stata inserita nella manovra economica la soppressione di questo costo della politica, ma la norma non c'è! Come, pure, non c'è il taglio delle Province e l'accorpamento dei piccoli Comuni! Il vitalizio, per legge, è attribuito ai parlamentari e ai consiglieri regionali che abbiamo portato a termine almeno una legislatura ed, essendo una pensione, abbiano raggiunto i requisiti anagrafici richiesti. Per quanto riguarda la Camera, il deputato che voglia il vitalizio deve avere compiuto 65 anni. Il limite d’età non è lo stesso sempre, per esempio scende a 60 anni se aumentano gli anni di legislatura. Il vitalizio si calcola in percentuale sull’indennità parlamentare e varia dal 20 al 60 per cento in base agli anni di legislatura completati. Fatta questa dovuta premessa, cerchiamo di capire quanto si riuscirebbe a risparmiare abolendolo dalla vita politica italiana. A livello quantitativo, ogni mese, sono emessi dal Parlamento 2.238 vitalizi che sottraggono alle casse dello Stato circa 218 milioni di euro all’anno. L'On. Antonio Borghesi dell’Italia dei Valori ha proposto alla Camera, nel settembre del 2010, di eliminare il vitalizio per i Parlamentari che non hanno portato a termine la legislatura, perché - secondo le informazioni in possesso dell’On. Borghesi - ne usufruiscono anche tre ex parlamentari in carica per un solo giorno. La Camera allora respinse la proposta (con 498 voti contrati e 22 favorevoli, ovviamente dell'Idv), oggi ha votato la manovra e con essa la fiducia al governo proprio perchè quella norma non c'è!

Fonte: http://liberalvox.blogspot.com

Commento di Oliviero Mannucci: NON BISOGNA PIU' ANDARE A VOTARE, DOBBIAMO DELEGITTIMARE QUESTA CLASSE POLITICA LADRONA, CHE VIVE FUORI DALLA REALTA', IN ITALIA CI SONO QUASI 12 000 000 DI PERSONE CHE VIVONO IN POVERTA' O DI STENTI, E ALTRE FAMIGLIE CHE ARRIVANO APPENA A FINE MESE E LORO AUMENTANO ANCORA LE TASSE. NON ANDATE PIU' A VOTARE, DELEGITTIMIAMO QUESTA CLASSE POLITICA LADRONA E AFFAMATRICE DEL POPOLO.

Solo tagli da manicure ai costi della politica, la solità Repubblica delle Banane


La Casta risparmia otto milioni sui 47 miliardi di tagli previsti

ROMA- «Meno aerei blu, più Alitalia», motteggiava non più di un mese fa il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. «Privilegi, cumuli e rendite vitalizie per chi abbia svolto un incarico politico e istituzionale, sono un costo su cui credo la collettività vedrebbe positivamente una sforbiciata», aggiungeva il collega degli Esteri Franco Frattini. Bei tempi. Quando la manovra era ancora allo studio e dai Palazzi al lavoro trapelava la formula magica: taglio ai costi della politica.
Ecco qui la manovra, pronta per il voto finale di oggi alla Camera: tra sforbiciate alle famiglie e agli enti locali, dopo aver dovuto depennare in tutta fretta la liberalizzazione degli ordini causa rivolta dei deputati-avvocati del Pdl con tanto di minaccia di non votare la fiducia, quanti tagli sono destinati a colpire la Casta? Poca roba, meno di 8 milioni di euro.

Voli di stato riservati solo alle cinque più alte cariche (ma ci possono essere eccezioni), auto blu di cilindrata non superiore ai 1600 cc (ma per le più alte cariche può anche superarla), taglio del 20% agli stanziamenti per Cnel, autorità indipendenti, Consob e organi di autogoverno della magistratura, rimborsi elettorali ai partiti dovuti solo fin quando dura la legislatura (e non più, com’è stato finora, anche quando la legislatura si interrompe). Qualche risparmio sulle generose retribuzioni dei parlamentari? Non si può chiedere al cappone di festeggiare il Natale, è massima spesso ripetuta: e infatti lo si chiede ai capponi prossimi. L’adeguamento degli stipendi alla media (ben più bassa) europea (anzi, dei «sei principali Stati dell’area euro», come specifica un emendamento approvato al Senato), così come il taglio del 10% dei rimborsi elettorali ai partiti, scatteranno solo dalla prossima legislatura. Ticket della sanità per tutti subito, stipendi più magri per i parlamentari, la prossima volta. «Ci sarebbe stato il ricorso del funzionario e tutto si sarebbe bloccato», ha giustificato la scelta Tremonti. Starà tranquillo il ministro Rotondi, che subito si era preoccupato di quei parlamentari «costretti a fare il conto della serva», con appena 4 mila euro al mese per la famiglia...

«Vi lavate la coscienza con interventi modesti sui voli di stato e le auto blu senza intervenire sui costi reali della politica, che sono gli sperperi delle tante zone grigie e la corruzione», attacca il governo il capogruppo dell’Udc al Senato Gianpiero D’Alia. «Sui costi della politica non c’è nulla, questo per l’Italia dei valori è un’autentica vergogna», insorge il presidente del gruppo Idv al Senato, Felice Belisario. Tutte le opposizioni insieme hanno presentato in Commissione al Senato 22 emendamenti, di cui parecchi sui costi della politica, sono rimasti a votarli fino alle 3 del mattino. «Un pacchetto serio, non una presa in giro», sospira il senatore Pd Giovanni Legnini, relatore di minoranza della manovra a Palazzo Madama, ma nonostante l’apertura di Tremonti, «ci aveva detto che se ne poteva discutere» sono stati «tutti bocciati 12 a 13», in Commissione siedono in 25.

Qualche esempio delle modifiche chieste da Pd, Udc e Idv insieme? Prima di tutto, appunto, anticipare al 2012 dell’adeguamento degli stipendi all’area euro, senza aspettare la prossima legislatura. Una norma sui vitalizi parlamentari, per adeguarli al sistema contributivo di tutti i lavoratori dipendenti. Inclusione del referendum nell’election day (votare a giugno su acqua e nucleare senza accorpamento con le amministrative è costato 300 milioni). Una sola società pubblica per gli enti locali, per chiuderne migliaia di altre con i loro consigli di amministrazione. Divieto di cumulo di cariche, tramite l’istituzione di alcune incompatibilità. E poi anche su auto e voli blu si prevedevano norme più stringenti: ad esempio, precluso l’uso della macchina di servizio «per i trasferimenti da e per lavoro». «Di tutto questo, il governo non ha accolto nulla», tira le somme il relatore di minoranza, «senza darci alcuna spiegazione».

Tra le proposte c’era pure quella di accorpare le province con meno di 500 mila abitanti. «Neanche questo ci hanno votato», spiega sconsolato Legnini. Ma dopo che la settimana scorsa pure il Pd alla Camera si è astenuto sulla proposta di abolirle, votata da Idv e Udc (risparmio stimato, secondo uno studio della Confesercenti, sette miliardi di euro), chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Fonte: http://mivergognodiessereitaliana.blogspot.com/

Commento di Oliviero Mannucci: La solita storia, la musica non cambia. Tante promesse, tanti paroloni e poi a rimetterci sono sempre gli italiani che lavorano veramente che si troveranno a sborsare mediamente quasi 1000 euro in più all'anno. Si arriverà alla rivoluzione, alla sollevazione popolare, se è questo che vogliono i nostri governanti l'avranno, che dopo non si lamentino !!!!!



domenica 3 luglio 2011

No Tav, Val di Susa blindata

Feriti fra agenti e manifestanti. In azione il black block.


Sin da principio ha destato le preoccupazioni del caso l'imponente la manifestazione anti-Tav (guarda le foto) organizzata per il 3 luglio con tre differenti cortei in partenza da Exilles, Giaglione e Chiomonte in direzione del cantiere per l'alta velocità della località Maddalena di Chiomonte.
A preoccupare è stata sia la presenza di frange movimentiste antagoniste sia, come paventato da alcuni organi di stampa, l'eventuale infiltrazione di agitatori; infine l'intenzione segnalata da La Stampa di «andare oltre» i cortei, espressa da parti della popolazione della Val di Susa.
E attorno alle 12.30, si sono verificati infatti i primi scontri, che hanno causato un ferimento fra gli operai del cantiere, ben 30 fra gli agenti di Polizia e due, secondo quanto riportato da Alberto Perino, uno dei leader della protesta, tra i manifestanti.
Con il passare delle ore lo stato d'allarme è anzi cresciuto perché alla pacifica protesta che ha unito ai 23 sindaci di zona con la fascia tricolore delle celebrazioni ufficiali anche un gran numero di famiglie con bambini, per un totale di circa 50 mila persone secondo gli organizzatori, si sono unite anche le violente rappresentanze degli estremisti del black block.
Nel primo pomeriggio del 3 luglio, presso la centrale elettrica di Chiomonte alcuni manifestanti sono riusciti a farsi largo fra le barriere di protezione dell'area recintata del cantiere, entrandovi per sventolare bandiere No Tav.

Salgono a 46 i feriti fra le forze dell'ordine

È di 46 feriti tra forze dell'ordine, il bilancio provvisorio degli scontri in Val di Susa: 37 uomini della polizia, di cui tre trasportati in elisoccorso presso un nosocomio cittadino; sei dell'arma dei carabinieri; tre della Finanza.

I manifestanti oltre le recinzioni

Tutto questo è successo nella stessa zona dove lunedì' scorso 27 giugno la ruspa delle forze dell'ordine era entrata in azione per abbattere le barricate dei manifestanti.
Contemporaneamente altri manifestanti hanno aperto una breccia nella prima delle due recinzioni davanti alla centrale. Pochi metri più in là c'è un'altra recinzione metallica dietro la quale si trova un cordone di Polizia.

In azione il black block

La polizia, presa di mira non solo con pietre, petardi, bombe carta, ma anche con pericolose bottiglie piene di ammoniaca, parla «di impostazione paramilitare da parte dell'ala oltranzista del movimento No Tav».
A dare man forte all'ala più radicale del movimento sono venuti, sempre secondo la Questura, oltre a manifestanti da tutta Italia e anche dall'estero, anche gruppi di black block che hanno dato sfogo alla più inaudita violenza focalizzata contro le forze di Polizia.

Manifestanti all'assalto del cantiere

A Chiomonte migliaia di No Tav hanno assediato il cantiere della Torino-Lione praticamente da ogni lato. Sul piazzale della Maddalena le forze dell'ordine hanno usato i lacrimogeni e idranti per allontanare i manifestanti, che, a gruppi sparsi tentavano di scardinare la recinzione.
I No Tav, è stato precisato dalla Questura, non sono riusciti inizialmente a sfondare la recinzione vera e propria del cantiere, bensì a danneggiare in modo grave la recinzione dell'area archeologica limitrofa.
Meno tesa la situazione a valle, vicino alla centrale elettrica dove l'accesso è stato sbarrato da una doppia recinzione metallica e da filo spinato.
Alcuni organizzatori hanno invitato le famiglie con bambini ad allontanarsi verso l'abitato.

Quattro poliziotti feriti, due ustionati

Negli scontri della tarda mattinata a ridosso della recinzione del cantiere della Tav che è stata sfondata, sono rimasti feriti sei poliziotti.
Fra questi uno è svenuto a seguito dello scoppio di una bomba carta; un secondo ha riportato la frattura del setto nasale; un altro ha riportato ferite lacero-contuse al capo. Infine altri due hanno riportato ustioni. A seguito di questi eventi le forze dell'ordine hanno disposto l'interruzione dei lavori presso il cantiere, di fatto assediato dai No Tav, dopo avere posto gli operai in condizioni di sicurezza.

Un operaio colpito da una pietra: non è grave

Un operaio del cantiere Tav è stato colpito in modo non grave da una pietra lanciata dai manifestanti. È stato subito soccorso dal personale sanitario della Polizia. Sembra essersi ripreso piuttosto rapidamente.
Nel frattempo si è avuta notizia che i manifestanti che hanno raggiunto lo storico presidio No Tav della Val Clarea hanno dato luogo al lancio ripetuto di razzi di segnalazione, finalizzati, come già avvenuto il 27 giugno scorso, a scandire i tempi di coordinamento dei diversi gruppi di manifestanti.
ANTAGONISTI VERSO RAMATS. Intanto un'altra ala radicale del movimento, staccatasi dal corteo centrale partito da Exilles, proprio all'inizio della manifestazione, si è incamminata lungo i sentieri dei boschi in direzione Ramats, al fine di raggiungere il cantiere sito al ridosso dell'area archeologica sottostante.

Lacrimogeni a difesa del cantiere

Almeno quattro lacrimogeni sono stati sparati dalla polizia che presidia l'area del cantiere Tav della Maddalena di Chiomonte.
Si è trattato, come spiegano in Questura, di un'azione di contenimento in quanto i primi manifestanti, passando per i boschi, sono stati notati in prossimità della recinzione.
L'area del cantiere corre sotto il viadotto dell' autostrada del Frejus ed è costituita da una rete metallica sovrastata da filo spinato.
Dietro si è subito creato un imponente cordone di poliziotti in tenuta antisommossa e si sono uditi continuamente tonfi che potrebbero essere appartenuti a dei lacrimogeni.
Il grosso dei manifestanti, 50 mila circa secondo la protesta, è rimasto sulle prime ancora qualche decina di metri più a valle all'altezza della baita.
Sull'autostrada si sono piazzati poliziotti, carabinieri e numerosi veicoli delle forze dell'ordine.

Chiusa la A21, la Polizia scova 14 bombe carta

In concomitanza con l'inizio del corteo anti-Tav le forze dell'ordine hanno dovuto far chiudere, per ragioni di sicurezza, l' Autostrada A21 nel tratto Bardonecchia-Susa, dopo che ignoti hanno lanciato sassi dall'area sovrastante la galleria Cels in direzione delle stesse forze dell'ordine.
Inoltre la Questura ha reso noto che nel corso delle mirate bonifiche nell'area del costituito cantiere Ltf in località La Maddalena di Chiomonte, è stato rinvenuto un contenitore con 14 bombe carta, poste sotto sequestro.
3.000 PERSONE NEL CORTEO DI EXILLES. Secondo la Questura, il corteo partito regolarmente da Exilles è stato composto da circa 3.000 persone raggiunte poi sul posto dalla stazione di Chiomonte dai circa 1.000 manifestanti provenienti da Torino e provincia in treno.
11 PULLMAN PER 600 PERSONE A SUSA. Presso l'autoporto di Susa, invece, sono giunti 11 pullman per la presenza complessiva di circa 600 persone e al campeggio di Venaus risulta abbiano passato la notte fra il 2 e il 3 luglio circa 1.000 persone.
Complessivamente, nei cortei che nelle fasi iniziali sono stati del tutto pacifici, si sono contate 10 mila persone riunite sotto le insegne più varie: Federazione anarchica, Prc, Sinistra Critica, Verdi, Cu, Arci, Movimento 5 Stelle, Fiom. Oltre a un tricolore italiano con la scritta No mafia.

Pronti a «stringere d'assedio» la Maddalena di Chiomonte

Dalle prime ore della mattinata del 3 luglio centinaia di persone sono arrivate in Val di Susa per partecipare alla manifestazione (l'opinione di Sergio Chiamparino sull'alta velocità: leggi).
Uno dei tre punti di concentramento è stato fissato a Giaglione, paese da dove i dimostranti si sono mossi per «stringere d'assedio» (la battaglia del 27 giugno: leggi), come hanno affermato, l'area della Maddalena di Chiomonte: in quella località, infatti, si sta realizzando il primo cantiere della linea ferroviaria ad alta velocità.
Fino a domenica 26 giugno i No Tav vi avevano un presidio con tanto di tendopoli: la struttura però era stata sgomberata dopo una prova di forza della Polizia, che ora mantiene il controllo della zona con migliaia di agenti.

«La Tav non si farà»

Migliaia di persone si sono radunate sotto il forte di Exilles, in Valle di Susa, per partecipare alla marcia di protesta contro la Tav. Con i manifestanti anche i sindaci dei 23 Comuni della valle che hanno aderito alla manifestazione.
«La Tav non si farà mai», ha detto Alberto Perino, leader del movimento No Tav, «perché non ci sono i soldi, perché non hanno le idee chiare e perché ci siamo noi. L'unica cosa che riescono a fare è aprire cantieri per mangiare i soldi pubblici».
«UN'OPERA PRIVA DI CONSENSO». Anche da Exilles il corteo è sceso verso Chiomonte, dove lunedì scorso 27 giugno è stato aperto il cantiere per lo scavo del tunnel esplorativo della Torino-Lione. Lì è confluita anche un'altra marcia in partenza da Giaglione.
«Questa manifestazione», ha commentato Sandro Plano, presidente della Comunità montana, «è il segnale che non esiste tutto questo consenso sbandierato, nella Valle di Susa ci sono migliaia e migliaia di persone contrarie e ci sono i sindaci di 23 Comuni che hanno deliberato la loro contrarietà all'opera».

Le delegazioni in arrivo da tutta Italia e dalla Francia

Fra le presenze anche una delegazione dalla Savoia e un gruppo di consiglieri comunali di Almese, ex leghisti, espulsi negli anni Novanta dal partito per le loro posizioni contro l’alta velocità
I SINDACI PRESENTI CON LA FASCIA TRICOLORE. I tre cortei di Giaglione, Chiomonte ed Exilles sono partiti in ritardo, ma vi hanno preso parte 23 sindaci della Bassa Valsusa con le fasce tricolori tipiche delle celebrazioni ufficiali.
«SI RIAPRA IL DIALOGO ISTITUZIONALE». Così si è espresso fra loro Antonio Ferrentino, sindaco di Sinistra ecologia e libertà di S.Antonino di Susa (Torino): «La mobilitazione contro la Torino-Lione consente agli amministratori di chiedere con forza l'apertura di un tavolo di confronto nazionale per trovare una soluzione tecnico-politica».
Per Ferrentino «è assolutamente necessario che la politica e le istituzioni si ritrovino attorno a un tavolo».
AUTOBUS DAL VENETO. Da Susa si sono spostati autobus concentratisi da tutta Italia, col Veneto in testa. Prima tappa la centrale elettrica sulla strada dell'Avanà, e successivamente Chiomonte per il comizio dei sindaci. A Chiomonte si è svolto anche un comizio di Beppe Grillo.

Beppe Grillo: «Una rivoluzione eroica»

In Valle di Susa «state facendo una rivoluzione straordinaria, siete tutti eroi, le campane suonano per tutta l'Italia che ci sta guardando attraverso la Rete».
Lo ha detto Beppe Grillo parlando a centinaia di manifestanti radunati a Chiomonte per la manifestazione No Tav.
IL FUTURO È NEL REGIONALISMO. «La Torino-Lione e' la piu' grande truffa del secolo - ha affermato Grillo - pensare di fare viaggiare le merci a 300 all'ora e' roba da anni Settanta, il futuro e' fare viaggiare meno le merci, e' il regionalismo».
Grillo ha poi accusato le forze dell'ordine di usare gas lacrimogeni ''che sono proibiti, armi da guerra cancerogene''

La Fiom in appoggio alla protesta

La protesta ha continuato intanto a incassare eccellenti appoggi, fra i più recenti dei quali quello del leader Fiom Giorgio Cremaschi, che giudica quella dell'alta velocità un'opera superflua dai costi eccessivi; di Sinistra ecologia e libertà, della Federazione della sinistra e di Sinistra critica.
«I CITTADINI, STANCHI DELLE CHIACCHIERE». Per Cremaschi, in particolare, «la marcia del 3 luglio dimostra quanto la gente sia stufa dei bla bla, del palazzo politico-sindacale che risponde con sordità totale alla domanda di cambiamento sociale».
Con il presidente dei verdi Bonelli in arrivo anche una rappresentanza dei verdi europei.

Fassino: «Coi troppi no si rischia la regressione culturale»

«Abbandonare le barricate»: «Allo stillicidio di manifestazioni e blocchi sarebbe preferibile un confronto con l'Osservatorio, vigilando sul cantiere e sulla costruzione delle opere per la messa in sicurezza della Valle, insieme con i sindaci».
Questo è l'appello ai No Tav che il sindaco di Torino Piero Fassino ha invece lanciato dalle colonne di La repubblica, aggiungendo: «Nessuno vuole ignorare le loro richieste, ma un conto è chiedere di essere coinvolti per fare, un conto è manifestare per impedire».
«SI MARCIA CONTRO OGNI INFRASTRUTTURA MODERNA». «Una manifestazione democratica va guardata con rispetto e attenzione», ha precisato Fassino, secondo il quale «la marcia in Valle si è però caricata di contenuti che vanno oltre l'essere contro la Torino-Lione. A sfilare ci saranno gruppi che dicono no ad altre opere, dal Dal Molin al ponte sullo stretto di Messina. La macia sta assumendo i connotati di una manifestazione contro qualsiasi infrastruttura moderna, si rischia una regressione culturale»

Domenica, 03 Luglio 2011

Fonte: http://www.lettera43.it

Commento di Oliviero Mannucci: I notiziari in questi giorni ci raccontano quello che vogliono su questa vicenda, anzi probabilmente quello che gli viene detto di dire. I manifestanti vengono definiti dei violenti nel caso dei Black Blocks e come antiprogressisti i manifestanti pacifici. Chi governa il nostro Stato ha però la maggior parte delle responsabilità di quello che sta accadendo perchè anch'esso violento, vuole infatti imporre con la forza la costruzione di un opera che potrebbe portare qualche vantaggio economico all'Italia (?) al prezzo dell'impoverimento di chi vive in quel territorio, in quanto i danni che vengono provocati dalla costruzione dei queste opere sono micidiali per l'ecologia e l'economia locale, un esempio lampante di quanto sto dicendo è quello che è accaduto in Toscana, in Mugello, dove il passaggio dell'alta velocità ha gravemente danneggiato l'economia della zona, provocando anche gravi danni all'ambiente, per questo vi rimando all'articolo sottostante. Chi governa si deve sentire servitore dei cittadini e non il padrone del destino di migliaia di famiglie e del territtorio dove esse vivono. Quindi la cosa più ragioneveole sarebbe ascoltare i cittadini e creare un tavolo di trattative, senza manganelli da una parte e senza bombe carta dall'altro, usando possibilmente il cervello visto che tutti ne hanno uno. Se succederà qualcosa di grave in Val di Susa la responsabilità sarà solo ed unicamente dei nostri governanti che stanno esasperando la situazione.

Alta velocità, danni ambientali al Mugello: 150 milioni di risarcimento e 27 condanne

Le condanne vanno da tre mesi a 5 anni di reclusione e il risarcimento supera i 150 milioni di euro. Tra i condannati ci sono i vertici di Cavet, consorzio che ha avuto in appalto i lavori. Tra i risarciti il ministero dell'Ambiente, la Regione e la Proncia toscane. IÂ ventisette condannati sono colpevoli di illecito smaltimento dei rifiuti. Il reato di furto aggravato di acque pubbliche stralciato alla Corte Costituzionale
di Franca Selvatici
Sit-in dei No Tav alla stazione di Campo di Marte Sit-in dei No Tav alla stazione di Campo di Marte
Ventisette persone condannate per reati ambientali e l’obbligo, per il Cavet, di risarcire le parti civili, versando 50 milioni di euro al ministero dell’Ambiente, 50 alla Regione e 50 alla Provincia. Si è concluso così il processo sulla costruzione della Tav fra Emilia Romagna e Toscana. Il territorio del Mugello è stato duramente sacrificato a una grande opera di ingegneria realizzata con scarsissima attenzione per l’ambiente. E’ la conclusione del processo sulla costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità (Tav) fra Emilia Romagna e Toscana: 79 chilometri di cui 73 in galleria. Cominciato oltre quattro anni fa, il 26 novembre 2004, il processo si è chiuso ieri, dopo 100 udienze, con la condanna di 27 persone per reati ambientali, a pene comprese fra 5 anni di reclusione e 3 mesi di arresto.

Tredici dei 27 condannati sono dirigenti, ingegneri e tecnici del Consorzio Cavet, il general contractor dell’opera, il cui capofila è Impregilo. Il giudice Alessandro Nencini ha condannato a 5 anni l’ amministratore delegato di Cavet Alberto Rubegni, gli ex direttori generali Carlo Silva e Giovanni Guagnozzi, i direttori di tronco Franco Zambon e Franco Castellani, accusati di aver disseminato il territorio del Mugello, e non solo, di discariche di materiali di scavo delle gallerie e di fanghi contaminati da idrocarburi e da cemento, e di aver organizzato un traffico illecito di rifiuti. Il Cavet, responsabile civile, dovrà risarcire, insieme con tutti i condannati, le parti civili. A titolo di anticipo dovrà versare 50 milioni di euro al Ministero dell’Ambiente, 50 milioni alla Regione Toscana, 50 alla Provincia di Firenze, più somme minori ad altri enti pubblici. Le accuse formulate dai pm Giulio Monferini e Gianni Tei, che hanno coordinato le indagini dei tecnici dell’Arpat, della polizia municipale e dei carabinieri, erano numerosissime e occupavano oltre 200 pagine. Molti dei reati, però, si sono prescritti durante il processo. L’Italia è, a quanto pare, l’unico paese nel quale i termini di prescrizione continuano a decorrere anche dopo l’avvio dei processi. Fra le accuse prescritte anche quella di truffa ai danni della Regione. Sul reato ritenuto più grave dalla procura, quello di furto aggravato di acque pubbliche, il giudice Nencini ha disposto uno stralcio dal procedimento principale e la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale.



Secondo le accuse, Cavet ha utilizzato senza autorizzazioni non meno di 5 milioni di acque pubbliche per gli impianti di betonaggio, il lavaggio di mezzi meccanici e altre attività di cantiere. La legge Galli del ’99 ha depenalizzato l’illecito impossessamento di acque pubbliche per usi industriali. Ne deriva che chi ruba una mela rischia una condanna penale, chi preleva illecitamente un bene prezioso come l’acqua per usarla in un cantiere rischia una sanzione amministrativa (così come, prima dell’ intervento della Corte Costituzionale, chi falsificava le firme sulle liste elettorali rischiava meno di chi apponeva una firma falsa su un documento privato). Secondo il giudice Nencini, la norma che depenalizza il furto di acque per usi industriali è viziata da irragionevolezza e grave contraddizione e confligge con il diritto fondamentale a mantenere integro il patrimonio ambientale. Di qui la decisione di rimettere la questione alla Corte Costituzionale. L’inchiesta sui danni causati dai cantieri Tav era divisa in due filoni principali: quello della contaminazione dei terreni e delle acque per effetto dello smaltimento delle terre e dei fanghi delle lavorazioni in galleria, e quello del drammatico prosciugamento delle sorgenti e dei fiumi del Mugello, una delle regioni più ricche di acqua d’Italia.

Secondo le accuse, a causa dei lavori in galleria e della intercettazione «selvaggia » delle acque di falda, si sono seccati 57 km di fiumi, la portata di altri 24 km di corsi d’acqua si è drasticamente ridotta, sono state prosciugate 37 sorgenti e 5 acquedotti. Un disastro ambientale per il quale la procura contestava il danneggiamento aggravato, un reato volontario. Il giudice ha ritenuto invece che questi gravissimi danni siano stati causati da negligenza o imperizia, cioè siano colposi, e il codice penale non prevede il reato di danneggiamento colposo. Da questa accusa, perciò, tutti gli imputati sono stati assolti. Tuttavia le famiglie e le aziende danneggiate potranno chiedere i danni in sede civile.

TAV - imputati tutti assoltiper i danni ambientali

Tutti assolti in appello, gli imputati per i danni ambientali compiuti durante i lavori della Tav tra Firenze e Bologna, nel Mugello.
Lunedì è stato letto nell'aula bunker di Firenze il dispositivo della sentenza con cui la corte d'appello ha assolto il consorzio Cavet e 27 condannati in primo grado. Cancellato anche il maxi-risarcimento da 150 milioni di euro deciso il 3 marzo 2009. Confermate le assoluzioni della prima sentenza. Solo tre imputati dovranno risarcire danni a enti locali e associazioni per cifre assai più modeste.

La sentenza - Il processo riguardava i danni causati all'ambiente dalle imprese del Cavet eseguendo i lavori per la nuova ferrovia della Tav. Tra i principali reati contestati, la gestione abusiva di discariche per i materiali di scavo e lo smaltimento illecito di rifiuti speciali. "La sentenza della corte d'appello conferma la correttezza di Cavet - ha commentato l'avvocato Nino D'Avirro, difensore del consorzio di imprese che ha operato ali lavori dell'alta velocità in Mugello - nella gestione dei lavori alla galleria e del materiale di scavo".

Fonte: http://www.libero-news.it

(ANSA) - FIRENZE, 28 GIU - La procura fiorentina ''medita'' il ricorso in Cassazione dopo la sentenza della corte d'appello di Firenze che ieri ha assolto gli imputati al processo sui danni ambientali provocati in Mugello dai cantieri dell'alta velocita'. Trentanove gli imputati. In primo grado c'erano state 27 condanne fino a 5 anni di reclusione e provvisionali per oltre 150 milioni di euro. Fra i condannati in primo grado e assolti in appello, i vertici del Cavet, il Consorzio che ebbe l'appalto dei lavori, controllato al 75% da Impregilo.(ANSA).

Fonte: ansa.it

Commento di Oliviero Mannucci: Di tanto in tanto mi capita di andare in Mugello per motivi di lavoro, e spesso parlo anche con le persone che vivono li. La realtà è che è stato fatto uno scempio fregandosene di chi vive sul territorio e del territorio stesso. Ci sono contadini che non hanno più acqua a sufficienza perchè alcuni ruscelli sono di fatto prosciugati, vi sono aree che sono state inquinate con i rifiuti dei lavori che per bonificarle ci vorranno anni, in estate alcuni paesi e frazioni sono senza acqua a causa della deviazione di alcun e fonti o addirittura il loro avvelenamento o deviazione. Ora in Val di Susa si vuole fare la stessa cosa, in nome del progresso ( che progresso è questo?). Chi governa il nostro stato è spesso arrogante e dimentica che il suo potere è limitato nel tempo e dovrebbe essere usato per far stare bene i cittadini che con le loro tasse pagano i loro stipendi, le loro auto blu, i loro benefit , etc.etc. Un pò più di umiltà e disponibilità verso il vero sovrano del paese, il popolo, non guasterebbe, (ma non solo in questa occasione), altrimenti così si va allo scontro. La colpa di quanto sta accadendo è comunque solo dello stato. Prima di progettare una qualsiasi opera di questo tipo a così alto impatto ambientale andrebbe fatta una indagine sul territorio per tastare la disponibilità della popolazione ad accoglierla e che tipo di problemi potrebbe creare alle attività produttive della zona, e poi bisognerebbe progettare il tutto per creare un danno ambientale ridotto ai minimi termini. Alcuni comuni rompono i coglioni ai cittadini quando devono ridipengere la facciata imponendogli addirittura il colore che devono usare per dipingere la propria casa e i cittadini non dovrebbero aver il diritto di non essere d'accordo sulla costruzione di un opera che se progettata male può creare danni incalcolabili all'economia del territorio?

sabato 11 giugno 2011

L’ESPRESSO: La vera storia di Renato Brunetta… il primo fannullone d’Italia!!!.

Clikka su link e guarda il video:

http://oknotizie.virgilio.it/go.php?us=99552bd7bee4c42

Piaciuta la storia? Bene, se vi è piaciuta, continuate a votare Brunetta ed il suo
padrone, ovvero Silvio Berlusconi. Se invece vi ha fatto decisamente incazzare
pensando a tutto quello che ci sta facendo passare e a tutto quello che ancora
ci farà piovere addosso: bene, in questo caso, evitate accuratamente di dare il
vostro voto al Grande Nano Imperatore ed alla sua corte di ciarlatani, nani (per
l’appunto), veline e ballerine!!!

Fonte: http://oknotizie.virgilio.it

Commento di Oliviero Mannucci: Gli Etruschi erano organizzati in città stato, i greci anche e molti altri popoli del passato. Facciamo la stessa cosa in Italia. Mandiamola a cagare la classe politica italiana, governiamo noi cittadini il territorio dove viviamo, la politica deve essere come il servizio militare di una volta, un cittadino può prestare servizio per un certo periodo e poi torna a fare il lavoro che faceva prima. BASTA CON LE SANGUISUGHE DELLA POLITICA che di fatto non fanno quasi un cazzo e prendeno stipendi da migliaia di euro, l'auto blu, le tessere per viaggiare gratis, per vedere i spettacoli gratis, le case in affitto a canoni da ridere etc. etc. Noi cittadini non siamo meno intelligenti di loro, mandiamoli a cagare una volta per tutti, che si spacchino la schiena anche loro come noi tutti i giorni affrontando tutti i problemi che spesso anche loro ci creano con una fiscalità iniqua che ha congelato la ripresa dell'Italia. E' ora di alzare la testa cari amici lettori, facciamogli il CULO A STRISCE a questi cialtroni!

martedì 7 giugno 2011

Referendum sul nucleare: via libera anche dalla Consulta


Secondo la Corte Costituzionale il decreto ‘omnibus’ non esclude espressamente l’utilizzazione di energia nucleare

(Rinnovabili.it) – Il referendum sul nucleare ci sarà senza ombra di dubbio. L’aveva già detto la Cassazione lo scorso 1 Giugno e lo ha ribadito nuovamente oggi la Corte Costituzionale, che in sostanza respinge il ricorso presentato dall’Avvocatura dello Stato sull’inammissibilità del quesito.
In particolare, il giudizio referendario sull’atomo – secondo la Consulta – proprio per la sua “matrice razionalmente unitaria“ e per i suoi “requisiti di chiarezza, omogeneità e univocità“ mira alla cancellazione di norme che il Governo, pur avendo proceduto con delle disposizioni abrogative, intende in realtà favorire attraverso l’adozione di “una strategia energetica nazionale che non escluda espressamente l’utilizzazione di energia nucleare“, e che risulta quindi “in contraddizione con l’intento perseguito dall’originaria richiesta referendaria“.

L’assunto centrale dell’Avvocatura dello Stato per il ricorso, (intrapreso espressamente su iniziativa della Presidenza del Consiglio), era partito in precedenza dal fatto che dovesse spettare proprio alla Corte Costituzionale, anziché all’Ufficio centrale della Cassazione, il compito di valutare la persistenza delle condizioni necessarie allo svolgimento del referendum in presenza di una modifica legislativa.
Nella richiesta presentata dall’Avvocatura, si leggeva inoltre “un’estraneità della nuova disciplina (intervenuta con il decreto omnibus, ndr) rispetto all’oggetto della proposta di consultazione referendaria“ tenuto anche conto che la previsione di un decreto per l’identificazione della strategia energetica nazionale “non contempla, in alcuna sua parte tra gli obiettivi, lo sviluppo dell’energia nucleare, a differenza della precedente previsione“.
Un anticipo della decisione comunque, era arrivato già ieri dal neopresidente della Corte Costituzionale Alfonso Quaranta che a margine del suo insediamento aveva sottolineato: “Personalmente ritengo che la Corte non possa fermare il referendum”.

Il 12 e 13 giugno quindi, gli elettori saranno chiamati comunque a decidere se bocciare o meno la ripresa della produzione di energia nucleare in Italia con la costruzione di nuove centrali, anche in vista della sospensione del progetto di legge che nella sua ultima formulazione sembrava essere in attesa di future valutazioni sulla sicurezza degli impianti.

Fonte: http://www.repubblica.it

venerdì 3 giugno 2011

Centrodestra diviso sui quesiti? Sti cazzi!

12 e 13 giugno votate si contro il nucleare

Le contraddizioni del centrodestra verso il referendum.

di Marianna Venturini


A dieci giorni dall’appuntamento referendario e dopo il sì della Cassazione al quesito sul nucleare, aumentano le speranze che il tetto del quorum venga sfondato con la massima partecipazione possibile.
Lo ha capito il leader dell'Italia dei valori (Idv) Antonio Di Pietro, che in un'intervista a Repubblica si dice pronto alla piazza unitaria: «Non bastano i voti del centrosinistra per superare il 50% dei votanti. Dobbiamo convincere anche quelli dell'altra parte».
Peccato che non sia così facile trovare partiti compatti. O ameno non come lo erano stati al momento del voto in parlamento.

Il Pdl lascia libertà di voto e di spiaggia

Per non ripetere la batosta elettorale incassata con il voto amministrativo, il Popolo della libertà (Pdl) ha optato per la sostanziale libertà di voto.
«Sono materie su cui vogliamo sentire gli italiani», ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Difficile non vedere nel depotenziamento politico dei quesiti il tentativo estremo per non venire colpiti da un’altra sconfitta elettorale. Infatti, il vicepresidente della Camera ed esponente berlusconiano di prima linea, Maurizio Lupi, ha detto che «non va caricata di valenza politica questa consultazione».
Sottinteso c'è l'invito ad andare al mare, disertando le urne. E infatti lo stesso Lupi ha preannunciato la sua scelta: «Non andrò a votare, perché ritengo sia sbagliato affrontare la questione del nucleare sull'onda dell'emotività».
STORACE NON CI STA. Ci vuole un esterno al partito berlusconiano per una reazione più netta. Chi si definisce «incredulo» per la posizione del centrodestra è Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra.
E pone domande ai suoi avversari: «Chi ha detto che sono nostri avversari tutti quegli italiani che si esprimeranno per l'acqua come bene pubblico? Che chi è contro il nucleare sta dall'altra parte del campo?». In nome della coscienza ambientalista, che a destra trova sponda «nell'anima sociale», per Storace è necessario dare indicazioni di voto.
Sul nucleare e sull’acqua arrivano tre sì convinti dal segretario della Destra. Quanto al quarto quesito, quello sul legittimo impedimento, Storace propone agli elettori «di rifiutare la scheda e di non concorrere al quorum: ci pensi il Parlamento a stabilire, se ne è capace, norme eque in materia di giustizia».
MA C’È CHI LI SOSTIENE. Ha fatto di più Pasquale De Luca, consigliere comunale del Pdl a Roma che ha evocato «lo storico errore che commise la Democrazia cristiana negli anni Settanta» per invitare il suo partito a «non prendere posizioni pregiudiziali o ideologiche, soltanto perché sono referendum promossi da altri soggetti politici».

Futuro e Libertà si frantuma

Che Futuro e libertà raggruppi al suo interno diverse correnti di pensiero non è una novità. Non stupisce, quindi, la spaccatura sul referendum contro il nucleare.
Il leader in pectore del partito futurista e presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha detto: «È importante andare a votare a prescindere da quanti sono i quesiti».
Futuro e libertà «invita tutti gli iscritti alla partecipazione attiva» ai referendum del 12 e 13 giugno, «lasciando agli stessi piena libertà di coscienza» sui quesiti, ha specificato poi il vicepresidente del partito, Italo Bocchino.
TRE NO E UN SÌ. Ma Enzo Raisi ha spiegato che «da relatore della legge che ha reintrodotto il nucleare in Italia, approvata da tutto il Parlamento a eccezione dell'Italia dei valori, voto no alla variazione della norma». Altri due no per il finiano bolognese servono «all'abrogazione delle leggi che liberalizzano il servizio idrico nazionale contro la politica dei monopoli delle municipalizzate, veri e propri carrozzoni della politica italiana». Il sì riguarda invece l'abolizione del legittimo impedimento, norma «nata nel tentativo di perseguire un equilibrio sulla giustizia che però è venuta meno nel susseguirsi continuo di leggi ad personam su questa materia».
URSO PER QUATTRO NO. Su Fareitalia Mag, Adolfo Urso ha dichiarato il suo voto contrario ai quattro quesiti.
«La liberalizzazione dei servizi idrici e il nucleare civile sono strumenti importanti per la modernizzazione del Paese e non vanno pregiudicati per interessi di parte spesso del tutto strumentali. Con la demagogia che alimenta le paure», ha scritto Urso, «si pregiudica il futuro, con il trasformismo che corrode la classe dirigente si perpetua il passato».
I FALCHI VOGLIO QUATTRO SÍ. È la parte più oltranzista del partito, quella capeggiata dal falco Fabio Granata, a schierarsi per i quattro sì.
«Futuro e Libertà chiama al voto per sancire il valore della cittadinanza attiva e della partecipazione democratica. Insieme a Flavia Perina, Antonio Buonfiglio e alla redazione de Il Futurista lanciamo un appello agli italiani: votate tutti e votate quattro sì», ha scritto l'esponente dell'ala movimentista dei finiani.
Sicché la presa di posizione di Bocchino resta utopia. Il manipolo di uomini ha idee talmente contrastanti tra loro che viene da chiedersi come facciano a stare nello stesso gruppo. Viceversa, sarebbe potuta andare peggio e con quattro quesiti in discussione le possibilità di voto sono molto alte.

La Lega tace mentre la base rumoreggia

Durante la conferenza stampa alla Camera sui referendum, Antonio Di Pietro ha ammiccato ai sostenitori di centrodestra, del Pdl e in particolare a quelli leghisti: «Io sono convinto che gli elettori della Lega non vogliano centrali nucleari sul loro territorio». Ancora più esplicitamente, si è rivolto ai «molti dirigenti leghisti» che «ci stanno riflettendo».
Il pensiero è andato subito ai due presidenti di regione, il piemontese Roberto Cota e il veneto Luca Zaia, senza dubbio poco inclini a ospitare ipotetiche quanto antipatizzanti centrali nucleari.
Lo stesso leader Umberto Bossi ha definito «attraenti» i quesiti sull'acqua.
IN ATTESA DI UNA DECISIONE UFFICIALE. Del resto, dopo la batosta elettorale delle amministrative, il Carroccio deve evitare di farsi travolgere da un'altra sconfitta targata Pdl. In ballo c'è anche la verifica parlamentare dell'ultima settimana di giugno e la Lega non può farsi trovare impreparata.
Su nucleare e acqua pubblica, il programma del partito è in linea con le richieste del comitato referendario. Di ufficiale per ora non c’è nulla e finché la Lega non avrà emanato direttive sulla consultazione del 12 e 13 giugno il corteggiamento continuerà.
Così, mentre il Carroccio tergiversa sulla definizione della linea da seguire, ci ha pensato la base a mettere in chiaro la linea.
Contro il legittimo impedimento, per esempio, i sostenitori del Carroccio hanno le idee chiare e vogliono votare per abrogarlo. Lo dicono senza mezze misure negli sfogatoi online che sopravvivono alla censura di partito.
Il forum di Radio Padania, per esempio, è stato chiuso perchè preso d'assalto dalla base in rivolta.
I GIOVANI PADANI SONO AGGUERRITI. I veri pasdaran del partito sono i Giovani padani che, raccolti nel loro forum su internet si confrontano senza censure. «Io vado a votare, fosse l’ultima cosa che faccio nella vita», ha scritto Albertos. «Se Berlusconi e Bossi vogliono farmi una centrale sotto casa me lo devono chiedere. Non siamo i loro sudditi».
Un utente giudica i quesiti referendari «questioni che vanno al di là del partito». Per un altro visitatore, «sarebbe giusto che la Lega desse un segno stavolta. L’aria è cambiata e se non vuole proprio affondare del tutto con B, si deve schierare da qualche parte».

Commento di Oliviero Mannucci: Io non sono ne di destra ne di sinistra, ne di sopra ne di sotto, ne a strisce ne a poit. So solo che le centrali nucleari non le voglio, l'acqua deve essere pubblica perchè è di tutti e che i politici disonesti devono andare al gabbio! Il resto, aria fritta!!!!