IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

venerdì 11 gennaio 2013

Miracolo Islanda: è bastato fermare i parassiti del rigore

Per circa tre anni, i nostri governi, la cricca dei banchieri e i media industriali ci hanno garantito che loro conoscevano l’approccio corretto per aggiustare le economie che loro avevano in precedenza paralizzato con la loro mala gestione. Ci è stato detto che la chiave stava nel balzare sul Popolo Bue imponendo “l’austerità” al fine di continuare a pagare gli interessi ai Parassiti delle Obbligazioni, a qualsiasi costo. Dopo tre anni di questo continuo, ininterrotto fallimento, la Grecia è già insolvente per il 75% dei suoi debiti e la sua economia è totalmente distrutta. La Gran Bretagna, la Spagna e l’Italia stanno tutte precipitando in una spirale suicida, in cui quanta più austerità quei governi sadici infliggono ai loro stessi popoli tanto peggiore diventa il problema del loro debito/deficit. L’Irlanda e il Portogallo sono quasi nella stessa condizione.
Ora, in quello che potrebbe essere il più grande “mea culpa” economico della storia, i media ammettono che questa macchina governativa-bancaria-


Olafur Ragnar, presidente dell'Islanda

propagandistica della Troika ha avuto torto per tutto il tempo. Sono stati costretti a riconoscere che l’approccio dell’Islanda al pronto intervento economico è stato quello corretto sin dall’inizio. Quale è stato l’approccio dell’Islanda? Fare l’esatto contrario di tutto ciò che i banchieri che gestivano le nostre economie ci dicevano di fare. I banchieri (naturalmente) ci dicevano che dovevamo salvare le Grandi Banche criminali a spese dei contribuenti (erano Troppo Grandi Per Fallire). L’Islanda non ha dato nulla ai banchieri criminali. I banchieri ci dicevano che nessuna sofferenza (del Popolo Bue) sarebbe stata troppo grande, pur di garantire che i Parassiti delle Obbligazioni fossero rimborsati al cento per cento di ogni dollaro. L’Islanda ha detto ai Parassiti delle Obbligazioni che avrebbero ricevuto quel che sarebbe rimasto dopo che il governo si fosse preso cura del popolo.
I banchieri ci dicevano che i nostri governi non potevano più permettersi la stessa istruzione, lo stesso sistema pensionistico e di assistenza sanitaria che i nostri genitori avevano dato per scontato. L’Islanda ha detto ai banchieri che quello che il paese non poteva più permettersi era di continuare a vedersi succhiare il sangue dai peggiori criminali finanziari della storia della nostra specie. Ora, dopo tre anni abbondanti di questa assoluta dicotomia nelle scelte politiche, è emerso un quadro chiaro (nonostante gli sforzi migliori della macchina della propaganda per celare la verità). Nel loro stile tipico, nel momento in cui i media dell’industria sono costretti ad ammettere di averci gravemente disinformati per molti degli ultimi anni, vengono immediatamente schierati i revisionisti per riscrivere la storia, come dimostrato da questo estratto da “Bloomberg Businessweek” «L’approccio dell’isola al proprio salvataggio ha portato a una ripresa

 banchieri


“sorprendentemente” forte, ha affermato il capo della missione del Fondo Monetario Internazionale nel paese».
In realtà, dal momento in cui è stato orchestrato il Crollo del 2008 e i nostri governi moralmente in bancarotta hanno cominciato ad attuare i piani dei banchieri, io ho scritto che l’unica strategia razionale era di mettere il Popolo prima dei Parassiti. Anche se non mi aspettavo che i decisori della politica nazionale traessero la loro ispirazione dai miei scritti, quando stilavo le ricette economiche per le nostre economie non ho basato le mie idee sulla compassione o semplicemente sul “fare la cosa giusta”. Ho, invece, costantemente sostenuto che il fatto che “l’approccio islandese” fosse l’unica strategia che aveva una possibilità di riuscita era una questione di semplice aritmetica e dei più elementari principi dell’economia. Quando Plutarco, 2.000 anni fa, scriveva che «uno squilibrio tra i ricchi e i poveri è il male più fatale di tutte le repubbliche» non stava ripetendo a pappagallo un dogma socialista (1.500 anni prima della nascita del socialismo). Plutarco stava semplicemente esprimendo il Primo Principio dell’economia; qualcosa su cui tutti gli economisti capitalisti moderni che ne hanno seguito le orme Plutarcohanno basato le loro stesse teorie.
Quando gli economisti moderni esibiscono il loro gergo, come nel caso della Propensione Marginale al Consumo, esso è francamente basato sulla saggezza di Plutarco: che un’economia sarà sempre più sana con la sua ricchezza nelle mani dei poveri e della classe media invece che essere accumulata da ricchi pidocchiosi (e giocatori d’azzardo). Così, quando i Revisionisti di “Bloomberg” tentano di convincerci che la forte (e reale) ripresa economica dell’Islanda è stata una “sorpresa”, ciò potrebbe essere vero se nessuno dei nostri governi, nessuno dei banchieri e nessuno dei preziosi “esperti” dei media comprendesse i più elementari principi dell’aritmetica e dell’economia. E’ questo il messaggio che i media vogliono comunicare? Quello che qui è ancor più insincero è il tono congratulatorio di questo esercizio di Revisionismo, poiché nulla potrebbe essere più lontano dalla verità.
Come ho detto in dettaglio in una serie di quattro articoli un anno fa, la campagna di “stupro” economico perpetrata contro i governi d’Europa negli ultimi due anni e mezzo (in particolare) è stata espressamente mirata a cancellare “l’opzione islandese” per gli altri governi dell’Europa. Uno dei motivi per cui l’Islanda è stata in grado di sfuggire alla garrota della cricca bancaria occidentale è che la sua economia (e il suo popolo) conservavano ancora una prosperità residua sufficiente a resistere, mentre la cricca bancaria cercava di strangolare l’economia dell’Islanda come punizione per aver respinto la loro Schiavitù del Debito. Così, l’austerità non è stata niente di meno di una campagna deliberata per distruggere queste economie europee in modo tale che gli Schiavi fossero troppo economicamente deboli per essere in grado di recidere il loro collare. Missione compiuta!
Si può solo ritenere che né i media dell’industria né i Banchieri Padroni avrebbero consentito che questo chiaro riconoscimento che l’Islanda aveva ragione e noi avevamo torto comparisse sulle loro pagine, a meno che si sentissero sicuri di sapere che tutti gli altri Schiavi del Debito erano stati paralizzati oltre la loro capacità di sfuggire mai a questa oppressione economica. In effetti, quale prova di questo, non dobbiamo che guardare alla Grecia, l’unica altra nazione europea in cui c’erano state “avvisaglie” (cioè rivolte) mirate a rovesciare il Governo Traditore che aveva servito la cricca dei banchieri. Dopo due elezioni, la combinazione di paura e propaganda ha intimidito il popolo greco da lungo tempo sofferente al punto da fargli scegliere un altro Governo Traditore, che si era espressamente impegnato a rafforzare i vincoli della schiavitù economica.

 La rivolta degli islandesi contro i finanzieri parassiti dell'austerity

Quando gli Schiavi votano per la schiavitù, i Padroni degli Schiavi possono permettersi di gongolare.
Qui, lo scopo di questa propaganda di “Bloomberg” non è stato di elogiare il governo islandese (quando sia i banchieri sia i media dell’industria disprezzano l’Islanda con tutta la loro considerevole malignità). Piuttosto, l’obiettivo di questa disinformazione è stato di costruire una nuova Grande Bugia. Invece della Verità, secondo cui dal primo giorno l’approccio islandese era l’unica strategia possibile che avrebbe potuto avere successo, mentre i nostri governi hanno scelto una strategia destinata a fallire, otteniamo la Grande Bugia. I nostri Governi Traditori avevano agito onestamente e onorevolmente e il successo dell’Islanda e il nostro fallimento sono stati ancora un’altra “sorpresa che nessuno avrebbe potuto prevedere”.
Abbiamo assistito esattamente allo stesso Revisionismo dopo lo stesso Crollo del 2008, quando i media convenzionali hanno tirato in ballo tutti i loro esperti nell’imbonimento per dirci che erano rimasti “sorpresi” da quell’evento economico, mentre quelli del settore dei metalli preziosi erano andati profetizzando un tal cataclisma, in termini ancora più energici, per molti anni. Il vero messaggio, qui, per i lettori, è che quando una strategia economica del Popolo (prima dei Parassiti) ha successo, non c’è nulla di minimamente “sorprendente” al riguardo. Così come non è sorprendente che il fatto che tutto il resto del mondo intorno a noi promuova il benessere dei Parassiti, sia un bene soltanto per i Parassiti stessi.
(Jeff Neilson, “Lo spirito della resistenza è vivo”, da “Znetitaly.org”; intervento tradotto da Giuseppe Volpe per “Senza Soste” e ripreso da “Informare per Resistere” il 1° gennaio 2013).

Fonte:  http://www.libreidee.org


Commento di Oliviero Mannucci: lo dico da tempo, per uscire dalla crisi bisogna ridurre le spese dello stato, soprattutto quelle inutili ( ruberie, stipendi da nababbi, spese militari) e abbassare le tasse alle imprese. L'economia ripartirebbe in pochissimo tempo. L'euro, così come è  ora, più una disgrazia comune che una moneta comune, quindi  sarebbe opportuno arrivare alla doppia circolazione della moneta. Moneta nazionale, da utilizzare per la gestione del paese. Euro per le transazioni europee ed extraeuropee. Inoltre ci vorrebbe una banca europea che invece di truffare i paesi membri li protegga. Ma la cosa più importante... rinnovare la classe dirigente politica italiana. Tutta, senza eccezioni! E ridare al popolo  la sovranità del paese. L'esigenze dei molti sono più importanti delle ambizioni dei pochi!

mercoledì 9 gennaio 2013

Consumi a picco. “E' la peggiore situazione dal dopoguerra”

La crisi economica è tutt'altro che superata. L'allarme arriva da Confcommercio: «A novembre calo del 2,9%. E la riduzione più elevata dall'inizio delle serie storiche»

 

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Il 2012 sarà ricordato come l'anno più difficile per i consumi del secondo Dopoguerra. E' sintetizzato in queste poche, ma pesanti parole il comunicato di Confcommercio (ICC) che ha analizzato il proprio indicatore dei consumi. A novembre c'è stata una diminuzione del 2,9% in termini tendenziali rispetto allo stesso mese del 2011 ed una flessione dello 0,1% rispetto ad ottobre. Cifre che arrivano a pochi giorni da quelle rilasciate da Coldiretti, in cui viene evidenziato che per quasi un italiano su due (48%), il 2013 sarà un anno difficile. E inoltre i dati a disposizione dell'organismo di rappresentanza delle imprese che sono impegnate nel commercio e nel turismo, portano a dedurre «con una certa evidenza come il 2012 si avvii ad essere ricordato come l'anno con la più elevata riduzione registrata dall'inizio delle serie storiche».
Le famiglie si sentono sfiduciate, perché percepiscono la crisi che attraversa l'economica italiana, aggiunge Confcommercio.  E dunque, il «nonostante un moderato recupero a dicembre, non impedisce alle famiglie stesse di continuare a percepire un peggioramento della propria condizione economica, elemento che ne frena le capacità di spesa».
L’indicatore dei consumi per questi primi 11 mesi del 2012 riflette una diminuzione del 3,6% della domanda relativa ai servizi e del 2,7% della spesa per i beni. «In un contesto che ha registrato per la quasi totalità dei beni e servizi una pesante riduzione delle quantità acquistate dalle famiglie, rispetto all’analogo mese del 2011, l’unico segmento che continua a mostrare, nel confronto tendenziale, una dinamica positiva nel è quello relativo ai beni e servizi per le comunicazioni».
Questi e altri dati, portano a concludere Confcommercio che «i permanere di dinamiche congiunturali negative, anche nei mesi finali dell’anno, continua a segnalare, unitamente agli altri indicatori congiunturali, come la crisi sia ancora ben presente all'interno del sistema economico. Difficilmente la nostra economia, ed i consumi in particolare, potranno cominciare a mostrare, nel breve periodo, segnali di un significativo miglioramento”.

Fonte:  http://www.fanpage.it

IMU BOCCIATA/ Antonini (Copaff): l'Ue ha ragione, è un "mostro" giuridico


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L'Imu è una tassa iniqua ed è tra le cause dell'aumento della povertà nel nostro Paese. Questa l’analisi che emerge dal Rapporto dell'Unione Europea 2012 su Occupazione e sviluppi sociali, in cui gli economisti di Bruxelles spiegano che l’imposta, per essere più equa e avere un effetto redistributivo, deve essere modificata in senso più progressivo. "Le tasse sulla proprietà non hanno impatto sulla disuguaglianza sociale in Estonia e Italia - viene sottolineato nel Rapporto - ma si ritiene che aumentino leggermente la povertà in Italia". Dura e ironica la reazione di Mario Monti: in un’intervista a Tgcom24, infatti, il premier uscente ha detto che “la prima notizia è che la Ue ha preso atto che l'Italia ha fatto quello che la Ue chiedeva” sulle tasse per la casa. Il Professore ha aggiunto quindi di essere stato “costretto” ad aumentare le tasse “perché alcuni irresponsabili hanno portato a quella situazione” finanziaria. IlSussidiario.net ha chiesto un commento a Luca Antonini, costituzionalista, nonché Presidente della Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (Copaff) e autore del libro, in uscita a breve, Federalismo all’italiana. Dietro le quinte della grande incompiuta (Marsilio Editori).
Professore, cosa pensa del giudizio espresso dall’Ue?
Quanto espresso dall’Unione Europea mi trova pienamente d’accordo. E' chiaro infatti che non viviamo più al di fuori delle relazioni con gli altri Stati membri e il nostro federalismo, all’interno del quale vi sono aspetti che devono essere necessariamente corretti, crea dei problemi anche nel rapporto con le altre nazioni. La disfunzione italiana, dunque, si riflette inevitabilmente anche sul contesto europeo, per cui se il nostro Paese introduce un’imposta iniqua che riduce i consumi delle famiglie, questa rappresenta un problema anche europeo.
Quali sono a suo giudizio gli attuali punti critici dell’Imu?
Ad oggi l’Imu ha più che raddoppiato il suo gettito rispetto alla vecchia Ici e questo è un chiaro effetto delle rivalutazioni catastali. Con il decreto salva-Italia, infatti, a differenza del passato, si attua una rivalutazione catastale, in sostanza una moltiplicazione del valore catastale.
Dove sta dunque il problema?
Il problema risiede nel fatto che i valori catastali italiani sono molto vecchi e non sono mai stati aggiornati. Nella delega fiscale era prevista la riforma del catasto, ma alla fine è naufragata con un nulla di fatto come risultato. Tale riforma sarebbe invece stata un’operazione di grande equità del sistema, visto che oggi, paradossalmente, si può possedere per esempio un appartamento al centro di Roma dal valore addirittura inferiore rispetto a un altro situato invece in periferia. Ciò è possibile proprio perché gli attuali dati catastali, gli stessi di 40 anni fa, non rispondono più all’attuale situazione economica dei proprietari.
A cosa ha portato tutto questo? 


Aumentando il gettito Imu con le rivalutazioni catastali, si è elevata a potenza l’iniquità del sistema, visto che in teoria una persona poco abbiente potrebbe anche pagare più di una invece molto ricca, quindi è chiara la diseguaglianza che si viene a creare. Un altro aspetto che non convince riguarda poi la deduzione per la prima casa, applicata a tutti a prescindere dal reddito, come anche quella per i figli a carico.
Quali situazioni si possono dunque venire a creare?
Innanzitutto che anche un ricchissimo proprietario immobiliare ha diritto a tale deduzione. Questa imposta, quindi, così per come è stata introdotta, è un vero e proprio “mostro giuridico” fuori controllo.
Si potrebbe poi anche dire qualcosa sulla compartecipazione statale…
Assolutamente sì, visto che un tributo comunale compartecipato dallo Stato non esiste in nessun sistema federale, fatta ovviamente eccezione per quello italiano. La legge di stabilità ha modificato leggermente tale meccanismo, togliendo la riserva allo Stato sulle seconde case, ma lo Stato si prenderà comunque l’Imu sulle imprese. Tale compartecipazione, ribadisco, è molto deresponsabilizzante nei confronti dei cittadini e rende difficile il principio di trasparenza e di resa del conto che è alla base del federalismo fiscale. In assenza poi di una riforma del catasto, l’Imu è un’imposta altamente sperequata.
L’Ue ha detto che l'Imu, per essere più equa e avere un effetto redistributivo, deve essere modificata in senso più progressivo. Cosa ne pensa?
Anche su questo mi trovo ampiamente d’accordo. Se si aumentasse la progressività, se si facesse quindi pagare una quota aggiuntiva ai ricchi proprietari immobiliari, si avrebbe comunque un forte gettito che potrebbe essere utilizzato per ridurre l’Imu ai più poveri o alle imprese, rilanciando così la competitività in Italia.
Come mai solo in Italia un'imposta come l’Imu sta generando così tanti problemi?
C’è da dire che l’Italia si è sempre trovata sotto la media europea sulla tassazione immobiliare, quindi il governo Monti ha di fatto riportato il Paese al livello degli altri Paesi. Però, anche se l’operazione è di per sé giusta, nella fretta di intervenire è stato messo in piedi un meccanismo con tutte le anomalie che ho descritto in precedenza, le quali hanno di fatto portato l'Imu a generare grandi difficoltà. Tali problemi devono quindi essere affrontati il prima possibile per riportare una necessaria equità in tutto il sistema italiano.

(Claudio Perlini)

Fonte:  http://www.ilsussidiario.net

L’acquisto dei sommergibili è un altro insulto agli italiani

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9 gen – ”Lo Stato italiano spendera’ due miliardi di euro per l’acquisto di due sottomarini militari U-212 grazie a una norma voluta dal governo Monti e approvata da Pdl, Pd e Terzo Polo. Un altro insulto agli italiani che non arrivano a fine mese, dopo lo spreco di denaro pubblico per gli F-35.
Questi soldi dovevano essere destinati alla sanita’, alla scuola pubblica, alla ricerca e alle imprese pulite per favorire la ripresa economica del aese”. Lo scrive sul suo profilo facebook Antonio Di Pietro. ”Lo Stato sociale e i diritti sanciti dalla nostra Costituzione sono stati azzerati.
Molti ospedali rischiano di chiudere e la disoccupazione e’ ai massimi storici. Insomma, hanno fatto pagare questa crisi alle fasce sociali piu’ deboli, alle imprese pulite e agli onesti cittadini. Per questo, con Antonio Ingroia ci stiamo impegnando per una vera rivoluzione civile al fine di ridare una speranza all’Italia e ristabilire i diritti, la legalita’, l’equita’ e la giustizia sociale”, conclude il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro. asca

martedì 8 gennaio 2013

La politica come Rapina Legalizzata

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Per raggiungere il successo economico esistono due strade. La prima consiste nel creare valore attraverso prodotti o servizi innovativi, oppure nell’implementazione di metodi più efficienti oppure ancora nel combinare l’uso di risorse in modo più ingegnoso ed efficace a vantaggio dei clienti. E’ una strada che richiede applicazione, studio, intelligenza, rinunce, determinazione, inclinazione al rischio.
La seconda strada è brutalmente più semplice: consiste nell’appropriarsi del frutto di sforzi e sacrifici altrui. Il furto, la rapina e il saccheggio sono metodi rozzi. Invece la politica consente ai ladri di ottenere cospicui bottini azzerando il rischio di finire in galera. Basta legalizzare la sottrazione. La Grande Rapina Legalizzata (GRL) è ormai l’attività principale per i politici di mestiere, ma ha coinvolto, a vari livelli, tutti coloro che sono riusciti ad imbastire scambi con il potere politico oppure intrecci corporativi: dalle banche ai sindacati, dai manager pubblici agli ordini professionali, dai burocrati ai baby pensionati.
Per la GRL al posto di pistole e grimaldelli si sono imbracciati strumenti eminentemente retorici, sparando raffiche di concetti vacui (in quanto ognuno li interpreta a suo piacimento) come equità, redistribuzione, servizi sociali, welfare, politiche keynesiane, stimolo alla domanda, imprese pubbliche, banche di sistema, politica industriale e via turlupinando. Inoltre, come insegnano nei bassifondi, la riuscita del colpo richiede complicità sul territorio e manovalanza spicciola. A questo fine si distribuiscono le briciole del maltolto ad una pletora di questuanti disposta a vendersi al peggior offerente. Nel gergo giudiziario si definisce “voto di scambio”.
La GRL è stata l’unica industria in continua crescita non solo in Italia, ma con gradi diversi, in tutti i paesi avanzati, consentendo l’accumulazione di fortune individuali a chi non ha mai studiato, generato valore, fatto sacrifici o lavorato in attività utili al prossimo.
Questa industria però a lungo andare ha di fronte un limite: il maltolto non può superare il valore prodotto, decurtato dal necessario per far sopravvivere gli onesti. Temporaneamente questo vincolo può essere violato ricorrendo al debito, sia pubblico (ad esempio in Italia e Grecia) che privato (ad esempio in Usa, Uk, Spagna, Irlanda), poi la logica e l’aritmetica riprendono il sopravvento. La crisi globale che attanaglia il mondo sviluppato rappresenta il capolinea di questa spoliazione su vasta scala, i cui fondamenti si sono consolidati in oltre quarant’anni di ossessivo indottrinamento: i gonzi che venivano spogliati applaudivano ai concerti di tromboni e di trombette sulla retorica dello stato sociale (che i gonzi hanno visto forse in cartolina) volta a celare la realtà dei Cuffaro, dei Verdini, dei Bossi, delle Polverini, dei Lusi, dei Formigoni, dei Penati (per limitarci a casi recenti).
La crisi in Italia ha meramente accelerato una corsa verso il precipizio perché le attività produttive già sfiancate da un decennio di spesa pubblica tremontiana fuori controllo, politiche sociali demenziali, leggi schizofreniche e tassazione scriteriata non sono state più in grado di sostenere i livelli di esproprio sotto il giogo di Equitalia, cui Tremonti e Visco hanno conferito un potere in contrasto con il dettato costituzionale oltre che con la logica. Il circo Berlusconi-Tremonti fu defenestrato perché aveva smesso di assicurare la greppia piena. A quel punto le varie caste – di cui Napolitano è assurto a nume tutelare – hanno partorito un governo sedicente tecnico.
Dietro la maschera di perbenismo i vari Grilli, Patroni Griffi, Cancellieri, Terzi – personaggi dediti ad assicurare il funzionamento dei meccanismi di esproprio occulti, nelle ben remunerate posizioni apicali della burocrazia parassitaria – hanno preso in mano la situazione. Il governo Monti non ha prodotto nemmeno uno straccio di riforma seria a parte quella peggiorativa dell’art. 18 e una riformicchia delle pensioni che lasciasse il più possibile inalterato il meccanismo della GRL.
Monti non è stato chiamato a riformare il paese, prosciugando il fiume di trasferimenti e di sprechi in cui sguazzano le caste, bensì a presentarsi con un doppiopetto nuovo e una camicia senza sbaffi di rossetto (o di cerone) a battere cassa in Europa. Il sacro Graal del fasullo rigore economico erano gli Eurobond, cioè il trasferimento dei debiti sulla groppa dei Tedeschi. Fallito il colpo per la defezione di Hollande, alla cui complicità Palazzo Chigi aveva agognato ferventemente, le varie caste hanno esaurito le opzioni soft. L’unico puntello che ancora li illude di reggersi è la promessa della Bce di monetizzare il debito. Ma è una promessa ancora da verificare.
Alle prossime elezioni la scelta è chiara e parte da una constatazione. Al contrario degli altri PIIGS, l’Italia riesce a reggersi sull’orlo del baratro grazie a una ricchezza delle famiglie ancora consistente e alle poche manifatture sopravvissute allo scempio operato nei decenni di rapina legalizzata. Lo scontro elettorale si gioca sull’uso futuro di questa ricchezza. Il programma della triade Bersani-Vendola- Camusso, con il rincalzo di Casini e del suo nuovo garzone in loden, punta all’esproprio del risparmio (vedi alla voce patrimoniale), per continuare la GRL.
L’alternativa, per il momento minoritaria, prevede che invece di bruciare il risparmio degli italiani nella caldaia degli sprechi pubblici, si ripristino gli incentivi agli investimenti, tagliando spese e tasse, snellendo i codici di legge, rivitalizzando università e ricerca, eliminando i sussidi, riducendo i dipendenti statali, fissando dei costi standard in tutti i servizi pubblici, azzerando il finanziamento ai partiti, dimezzando il numero di enti locali e vendendo la manomorta su cui spadroneggiano i cleptocrati.
Quando in campagna elettorale sentirete parlare di solidarietà, di sacrifici e di condivisione sappiate che si tratta dell’ennesima dose di vaselina parolaia per lubrificare l’accesso di mani agili, prensili e avide alle vostre tasche, al vostro conto in banca e alle vostre case. Da chi verrà perpetrata la GRL, se da Bersani, da Berlusconi o da Monti con le loro rispettive bande, in fondo per voi cambierà poco.
Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/06/politica-come-rapina-legalizzata/462015/

Carceri, la Corte di Strasburgo condanna l’Italia per trattamento inumano

Il ministro della Giustizia Severino: "Profondamente avvilita, ma non mi stupisce". Ai sette carcerati detenuti nel carcere di Busto Arsizio e in quello di Piacenza dovrà essere pagato un risarcimento di 100 mila euro per danni morali. Nella sentenza la Corte invita l'Italia a porre rimedio immediatamente al sovraffollamento carcerario

 

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L’Italia viola i diritti dei detenuti tenendoli in celle dove hanno a disposizione meno di tre metri quadrati. La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha quindi condannato l’Italia per trattamento inumano e degradante di sette carcerati detenuti nel carcere di Busto Arsizio e in quello di Piacenza. Ai sette detenuti dovrà essere pagato un risarcimento di 100 mila euro per danni morali. Nella sentenza la Corte invita l’Italia a porre rimedio immediatamente al sovraffollamento carcerario.
I giudici constatano che il problema del sovraffollamento carcerario nel nostro paese è di natura strutturale, e che il problema della mancanza di spazio nelle celle non riguarda solo i sette ricorrenti: la Corte ha già ricevuto più di 550 ricorsi da altri detenuti che sostengono di essere tenuti in celle dove avrebbero non più di tte metri quadrati a disposizione. I magistrati chiamano quindi le autorità italiane a risolvere il problema del sovraffollamento, anche prevedendo pene alternative al carcere. I giudici domandano inoltre all’Italia di dotarsi, entro un anno, di un sistema di ricorso interno che dia modo ai detenuti di rivolgersi ai tribunali italiani per denunciare le proprie condizioni di vita nelle prigioni e avere un risarcimento per la violazione dei loro diritti. Con la sentenza emessa oggi l’Italia viene condannata una seconda volta per aver tenuto i detenuti in celle troppo piccole.
Severino: “Mi batterò perché le condizioni dei detenuti siano degne di un paese civile”. ”Sono profondamente avvilita ma purtroppo l’odierna condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo non mi stupisce” dice il ministro della Giustizia Paola Severino. Per le carceri italiane, aggiunge, sono urgenti “misure strutturali”. “In questi tredici mesi di attività ho dato la priorità al problema carcerario: il decreto ‘salva carceri’, il primo provvedimento in materia di giustizia varato un anno fa dal Consiglio dei ministri e divenuto legge nel febbraio del 2012, ha consentito di tamponare una situazione drammatica. I primi risultati li stiamo constatando. I detenuti – ricorda il Guardasigilli – che nel novembre del 2011 erano 68.047 sono oggi scesi a 65.725 in quanto il provvedimento ha inciso sul fenomeno delle cosiddette ‘porte girevoli’, vale a dire gli ingressi in carcere per soli due-tre giorni, e sulla durata della detenzione domiciliare allungata da 12 a 18 mesi. Tuttavia – prosegue – questa misura da sola non è sufficiente. Mentre continuiamo a lavorare sul piano edilizia carceraria, servono altre misure strutturali, come ci suggerisce la stessa Corte europea di Strasburgo. Il ddl del governo sulle misure alternative alla detenzione andava esattamente in questa direzione. Il Senato ha pero’ ritenuto che non ci fossero le condizioni per approvare in via definitiva il provvedimento, seppure su di esso la Camera si fosse espressa ad amplissima maggioranza. La mia amarezza, torno a ribadirlo, e’ grande: non e’ consentito a nessuno fare campagna elettorale sulla pelle dei detenuti. Continuerò a battermi, come ministro ancora per poche settimane e poi come cittadina, perché le condizioni delle persone detenute nelle nostre carceri siano degne di un paese civile”.
Ciascuno dei ricorrenti ha denunciato di aver diviso una cella da nove metri quadrati con due altre persone, per tre metri quadrati a testa, di aver sofferto per la mancanza di acqua calda e in qualche caso anche per una illuminazione inadeguata. La Corte di Strasburgo ha ribadito che “la detenzione non comporta la perdita dei diritti garantiti dalla Convenzione” e ha stabilito che lo spazio a disposizione dei detenuti in questione non era conforme agli standard richiesti per un’accettabile detenzione, pari ad almeno quattro metri quadrati per persona.
”Prendo atto della sentenza della Corte Europea. Probabilmente riguarda una situazione di diversi mesi fa, quando l’istituto ospitava più di 400 detenuti, oggi sono 318 –  ha detto all’Ansa Caterina Zurlo, dal 2001 direttrice del carcere di Piacenza - Inoltre è in via di ultimazione un nuovo padiglione che avrà una capienza di 200 posti e che sicuramente andrà ad alleviare una situazione che è comune a tante carceri italiane”. ”La condanna è una sentenza epocale che rischia di costare all’Italia un’enormità di risarcimenti. Sono infatti oltre 500 i ricorsi presentati da detenuti per le condizioni disumane e degradanti in cella” spiega Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, che si batte per i diritti nelle carceri, che ha già presentato 140 ricorsi, di cui molti collettivi. “Ora l’Italia in base alla sentenza, ha un anno di tempo per rimediare”.
I precedenti: l’Italia è stata già condannata quattro volte. A Strasburgo erano stati presentati diversi ricorsi l’estate scorsa. A causa delle cattive condizioni di detenzione la Corte di Strasburgo ha già condannato l’Italia quattro volte in quattro anni, di cui l’ultima l’estate scorsa per aver violato l‘articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani. Che sancisce che nessuno può essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti, anche se, secondo Strasburgo, l’Italia era venuta meno ai suoi obblighi non volontariamente ma per ”inerzia e mancanza di diligenza”.
Simbolico in passato il caso di Franco Scoppola, per cui la Corte ha inflitto due delle quattro condanne all’Italia: la prima arrivata nel giugno del 2008 e la seconda questa settimana, per averlo tenuto in carcere nonostante medici e magistrati avessero appurato che questo gli impediva di essere curato adeguatamente e, anzi, aggravava la sua situazione già compromessa. Scoppola doveva essere subito trasferito in una struttura sanitaria adeguata o messo agli arresti domiciliari, ma sono occorsi più di tre anni perché questo accadesse.
Altro nodo messo in evidenza sia dal caso Scoppola che da quello di un altro detenuto, Salvatore Cara-Damiano, per cui l’Italia ha subito una delle altre condanne, e’ l’inadeguatezza anche di quelle strutture carcerarie in teoria specializzate nella dentenzione dei malati gravi come il carcere di Parma (dove entrambi erano detenuti), preposto ad accogliere carcerati con problemi motori e a offrire cure adeguate per i casi più difficili.
La Corte ha condannato l’Italia già una volta nel 2009 per il caso di Izet Sulejmanovic, detenuto in una cella in cui aveva a disposizione meno di tre metri quadrati quando secondo gli standard internazionali dovrebbero essere 7. Alla Corte, pero’, ora pendono più di mille ricorsi di detenuti, che lamentano ugualmente celle non in linea con gli standard e altri disservizi, come la mancanza di acqua calda nelle docce. Il governo italiano nel novembre 2011 aveva presentato a Strasburgo il piano carceri per dimostrare che sta agendo in modo da non essere nuovamente condannato. Il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, organo incaricato di verificare se gli stati membri rispettano le sentenze della Corte, aveva però chiesto a Roma di dimostrare con i numeri come questo piano ridurrà il sovraffollamento, e di specificare se i magistrati, che adesso possono risarcire i detenuti per mancanza di spazio nella cella, hanno anche il potere di migliorare effettivamente la loro condizione detentiva.

Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it

Record disoccupazione giovanile in Italia Ue: "Trappola di povertà"

Drammatico rapporto europeo sull'occupazione. "Improbabili miglioramenti nel corso del 2013

 http://www.repubblicadeglistagisti.it/static/uploads/articoli/giugno_2010/vignetta_arnald_disoccupazione_bassa.jpeg

 

 

Roma, 8 gennaio 2013 - Record negativo, a novembre, per la disoccupazione giovanile in Italia. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è schizzato, a novembre, al 37,1% dal 36,5% di ottobre. Lo ha comunicato l’Istat spiegando che si tratta del dato più alto dal gennaio 2004 (inizio delle serie storiche mensili) e del record negativo assoluto mai registrato dal quarto trimestre del 1992 (inizio serie storiche trimestrali).
A novembre sono in cerca di lavoro 641mila under 25: rappresentano il 10,6% della popolazione della fascia d’età dei 15-24enni. Il tasso di disoccupazione giovanile è in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto ad ottobre e di 5 punti su base annua.
ANNO NERO -  Su base annua la disoccupazione è cresciuta del 21,4%: sono oltre mezzo milione (507mila unità) i disoccupati in più rispetto a novembre 2011, comunica l’Istat, spiegando che la lieve diminuzione della disoccupazione, su base mensile, ha riguardato la sola componente femminile.
L'ALLARME UE - In Italia, con il peggiorare della crisi, c’e’ un rischio elevato di cadere in una "enorme trappola della povertà": una volta che una persona entra in difficoltà, e’ molto difficile che riesca ad uscirne.
E’ quanto emerge dal Rapporto Ue 2012 su occupazione e sviluppi sociali.
La protratta crisi economica che ha colpito l’Ue ha "drammaticamente aumentato i rischi di esclusione sociale di lungo periodo", e questi, si legge nel rapporto, variano enormemente tra i diversi stati membri.
L’Italia, insieme a Grecia, Spagna, Malta e i paesi Baltici, fa parte del gruppo di paesi in cui "c’e’ un alto rischio di entrare nella povertà e basse possibilità di uscirne, con la creazione di una massiccia trappola della povertà". E, avverte Bruxelles, ‘’la situazione sta peggiorando dato che le prospettive attuali sono cupe’’ per questo gruppo di paesi.
PESSIMISMO EUROPEO - "E’ improbabile che l’Europa vedrà molti miglioramenti socioeconomici nel 2013 a meno che non faccia maggiori progressi anche nella risoluzione credibile della crisi, trovi risorse per gli investimenti necessari e faccia funzionare l’economia reale", è l’allarme del commissario Ue agli affari sociali Lazslo Andor.
C’e’ un "trend preoccupante" che si e’ imposto nell’eurozona nel corso della crisi, in cui si e’ creata una "divergenza impressionante" nel tasso di disoccupazione tra il Nord e il Sud dei suoi stati membri, che è arrivato a differire di 7,5 punti percentuali, sottolinea il Rapporto Ue , in cui si mette in luce la "necessità urgente di mettere a punto meccanismi di stabilizzazione macroeconomica piu’ efficaci".

Fonte:  http://qn.quotidiano.net

lunedì 7 gennaio 2013

IL MONDO PARALLELO

di Riccardo Iacona - 7 Gennaio 2013

I casi di corruzione politica dimostrano che esiste un'Italia nascosta, del tutto autoreferenziale, che non sente né i morsi della crisi, né la responsabilità etica e politica di fronte al Paese. Occorre ridurre all'osso i fondi per i partiti. E inserire la violenza di genere nell'agenda politica

IL MONDO PARALLELO


Riccardo Iacona Fiorito, Lusi, Belsito, Maruccio...sono i casi più eclatanti di appropriazione indebita di denaro pubblico emersi di recente. Condotte inaccettabili che hanno segnato un solco sempre più profondo tra una politica ingorda e incapace di rigenerarsi, e un Paese messo alle strette dalla crisi economica.
Riccardo Iacona ha dedicato a queste vicende la prima puntata della nuova stagione di Presadiretta. Gli abbiamo rivolto alcune domande.


"Ladri di partito". Che Italia raccontano gli scandali che hanno coinvolto la politica?
 






È un dato politico pazzesco, peraltro emerso solo grazie al lavoro della Magistratura. Siamo nella Regione Lazio, si indaga, arrivano gli avvisi di garanzia per Franco Fiorito e poi per Maruccio: solo in quel momento si scopre che i principali partiti, anche quelli dell'opposizione che erano rappresentati nella Presidenza del Consiglio regionale, si erano aumentati dal 2010 al 2011 di quasi 14 volte i contributi per i consigli regionali, da 1,5 a 14 milioni di Euro, tutti d'accordo e tutto all'unanimità, compreso il Partito Democratico.
Questo fa capire che esiste un mondo parallelo, da una parte c'è l'Italia attanagliata dalla crisi, dall'altra ci sono loro, che nel pieno della recessione economica hanno deciso di aumentarsi i fondi, utilizzandoli, quando va bene, per coltivare la clientela, quando va male per arricchimento personale. Queste vicende sono motivo di indagine e di scandalo anche per la Regione Lombardia, e il Magistrato che sta conducendo l'inchiesta mi ha riferito che ci sono altri magistrati d'Italia che stanno chiamando Milano perché vogliono sapere se ci sono gli estremi per aprire altre indagini per peculato.
Trovo sia una cosa scandalosa, perché fa capire che esiste un'Italia nascosta, che non rende mai conto all'opinione pubblica di quello che fa, che è del tutto autoreferenziale, che non sente né i morsi della crisi, né la responsabilità etica e politica di fronte al Paese.

Di fatto, la politica non ha ancora assunto alcun provvedimento per provare ad "autoemendarsi". Pensa che la situazione sia ormai irredimibile, o vede delle vie d'uscita?

Le vie d'uscita sono tante. Intanto, ad esempio, dopo una puntata come quella di Presadiretta io mi aspetterei qualche proposta dai candidati premier che si stanno per gettare in questa breve ma intensa campagna elettorale.
Quello che personalmente farei subito, è ridurre di molto i fondi, perché i partiti già prendono i rimborsi elettorali a livello nazionale, ma poi li prendono anche a livello regionale, gli stessi per numero di voto, poi ci sono i soldi per i gruppi, poi c'è tutto l'apparato attorno, ci sono le cariche, e così via. Quindi, diminuiamo drasticamente, riduciamo all'osso, i soldi per i partiti, in modo che servano solo per quello che devono servire, per il funzionamento dei gruppi, dei partiti, per le attività legislative; e poi, costruiamo una legge dei partiti sul modello di quella tedesca, una legge fondamentale cui partiti debbano rispondere, in modo che abbiano di fronte alla legge e ai cittadini la stessa responsabilità che hanno gli enti giuridici.
Sono organi costituzionali da un certo punto di vista? Sono così importanti perché servono a far funzionare la democrazia? allora imponiamo una rendicontazione che sia una rendicontazione vera. Come abbiamo fatto vedere a Presadiretta, oggi i bilanci dei partiti possono anche stare formalmente in piedi, ma non c'è nessun controllo di merito sulle loro spese, per questo sono potuti succedere i casi Lusi e Belsito. Dunque, non è semplicemente una questione d etica, ma è una questione di sistema che ha a che fare con l'inquinamento della democrazia, e secondo me i partiti possono fare moltissimo in questa campagna elettorale.

A proposito di agenda politica: Lei ha chiesto che il femminicidio, tema al centro del suo ultimo libro "Se questi sono gli uomini" (Chiarelettere, 2012), entri a farne parte...

Sì, penso sia un problema che non viene riconosciuto nella sua drammaticità, che viene lasciato alla cronaca. Questo è un Paese in cui si uccidono le donne, e non c'è un atto di assunzione di responsabilità politica, una frase, una parola detta da un Ministro, da un Presidente del Consiglio o da un Consiglio dei Ministri che dica: guardate, il problema c'è, ha questo nome, si chiama femminicidio, si chiama violenza di genere, esiste in Italia perché esiste anche un Paese ostile alle donne, dove non ci sono pratiche politiche attive per far inserire le donne nel circolo virtuoso della società. Allora, mettiamo in essere quelle politiche attive che servono a limitare la statistica delle donne uccise, arginare l'endemica violenza di cui le donne sono oggetto e perché no, creare un paese più aperto alle donne in cui valgano davvero le pari opportunità.
Noi abbiamo dei ministeri delle pari opportunità, spendiamo tante parole ma nella pratica queste cose non si fanno: ad esempio, la legge sullo stalking non è stata implementata, i centri antiviolenza sono pochi, le risorse non vengono messe sul piatto e soprattutto non si avverte a livello centrale che questa è una priorità del Paese. Ciò accade perché c'è una forte rimozione, una censura su questi argomenti, va bene raccontare le donne uccise per ore e ore nei format televisivi magari con dettagli morbosi, ma mai deve uscire la questione che c'è dietro, che è una questione politica importantissima, che ancora fa paura in Italia ed è la questione femminile.
Noi dobbiamo avvicinarci agli standard europei, in questo momento siamo molto più vicini da questo punto di vista al Nord Africa! Creiamo un Paese meno ostile alle donne e vedrete che se poi se ne ammazzeranno anche di meno.

Fonte:  http://www.cadoinpiedi.it





venerdì 4 gennaio 2013

Tutti gli errori di Beppe Grillo

Il comico genovese potrebbe davvero fare la differenza rispetto ai partiti tradizionali ma per ora non si notano le differenze

 L’ANALISI – Il comico genovese, altrimenti noto come Beppe Grillo, ha una forza propulsiva instancabile che, però, con l’avvento dei vari Monti, il ritorno di Berlusconi e piccoli leader che vorrebbero creare un movimento in pochi giorni (leggi: Ingroia), rischia di indebolirsi. Né aiutano alcune performance del Grillo che potrebbe davvero fare la differenza rispetto alla vecchia politica – almeno sul piano delle apparenze mediatiche – e invece si limita a condurre il proprio Movimento sulla linea dell’ “o con me o con Mammona”: chi non la pensa come i timonieri, può tranquillamente fare le valigie e andarsene.


http://www.giornalettismo.com/wp-content/uploads/2012/09/beppe-grillo-fascista.jpg 

Il nodo dei “ribelli”. Né il comico genovese risponde in modo altrettanto puntuale alle obiezioni sulla poca democrazia o su altre questioni relative al partito sollevate a vario titolo nei mesi scorsi dai cosiddetti “ribelli”. Di loro si limita per lo più a dire che hanno interesse nell’attaccare il Movimento, che sono stati avvicinati da questo o quel partito, che cercano visibilità. E i “grillini” nella maggior parte dei casi gli corrono dietro, crocifiggendo il “ribelle” di turno. Una prassi che sta sempre più raccontando il Movimento 5 Stelle come un recinto chiuso e indiscutibile, con due referenti: Grillo e Casaleggio. Solo a loro è concesso andare in televisione, comiziare e tenere i rapporti con i media. Chi si è azzardato a disubbidire alla regola è stato – vedi sopra – invitato ad andarsene e messo poi alla gogna da qualche imbecille che non ha lesinato minacce di morte a Favia e Salsi.
E’ evidente che questo atteggiamento da parte dei fondatori del Movimento 5 Stelle e del comico genovese – andato in onda con il caso Favia, Salsi e non solo – non aiutano quanti sono esterni a percepire il M5Stelle come capace di una vera svolta ma, al contrario, rischia paurosamente di avvicinarlo ai partiti politici classici contro cui Grillo da sempre si scaglia.
Monologo o dibattito? C’è poi la cronica mancanza di dibattito con l’esterno. Quelli di Grillo sono comizi o monologhi a senso unico e quando interagisce con i giornalisti la linea è quella di “disinfettarli”: famosa la scena del medicinale spruzzato contro un collega. Ebbene, a Grillo forse sfugge che non si può fare di tutta l’erba un fascio nell’ambito dell’informazione. Anche perché – circostanza curiosa – fu lui a denunciare quella parte buona e precaria dei media che andrebbe invece difesa. Ma tant’è. Ieri, addirittura, il comico ha scritto sul suo blog che Rai3 andrebbe chiusa. “Editti” molto simili sono venuti negli anni da Silvio Berlusconi.
Le querele. Ma quella che si sta scatenando è anche un’offensiva a suon di querele. L’ultima ha investito l’ex direttore del Sole 24 Ore, Gianni Riotta, “reo” di aver retwittato un post. Un’arma a doppio taglio, ed è di oggi la notizia della condanna a pagare da parte di Grillo 50mila euro per diffamazione a Silvio Berlusconi.
Le Parlamentarie. Dulcis in fundo: le Parlamentarie. In apparenza un esercizio di democrazia, nei fatti molti grillini interni al Movimento si sono lamentati della poca trasparenza. L’impressione è che si sia trattato – appunto – di un gioco di facciata, di un voto che ha visto la partecipazione di poco più di 30mila persone. Meno di un quartiere di Roma e ben al di sotto della platea di sostenitori del Movimento.
Trova le differenze. A ben guardare, dunque, viene da chiedersi in cosa – nel concreto – il Movimento 5 Stelle differisca dagli altri partiti basati sul one man show: dissidenti invitati ad andarsene e monologhi che poco sopportano il confronto. Ci piacerebbe infine conoscere la voce di grillini dissidenti – nel senso che la pensano diversamente dal portavoce comico e da Gianroberto Casaleggio -, raccoglieremmo volentieri le loro storie per capire quali siano le dinamiche interne al Movimento. Il sospetto tremendo, però, è che riceveremo – come accade in certo grillismo – solo insulti. Speriamo di sbagliarci.

Approfondisci

  1. Grillo si infuria per un servizio del Tg3 e sbotta: “Rai3 deve chiudere”
  2. Ribelli 5 Stelle, la Salsi replica a Grillo: “vittima del berlusconismo, è un maschilista come altri”
  3. Beppe Grillo resta uno sfogatoio, in Sicilia vince l’astensione
 

Fonte:  http://www.dirittodicritica.com

mercoledì 2 gennaio 2013

In Italia la democrazia è morta

di Magdi Cristiano Allam

(Il Giornale) - La Storia ricorderà il primo anno del governo Monti per aver perpetrato tre crimini ai danni della democrazia, dello Stato e degli italiani. La denuncia di Berlusconi, fatta tardivamente, di essere stato vittima di una congiura che lo costrinse a rassegnare le dimissioni, è un dato di fatto oggettivo e documentabile.
In Italia la democrazia sostanziale è morta. La Costituzione che recita che siamo una Repubblica parlamentare è stata stravolta da un capo dello Stato che si comporta come se fossimo una Repubblica presidenziale auto-attribuendosi il potere esecutivo, commissariando il Parlamento e riducendo il governo a esecutore di direttive presidenziali arbitrarie. Così come Berlusconi si dimise senza un voto di sfiducia del Parlamento, ugualmente Monti si è dimesso senza un voto di sfiducia del Parlamento. Napolitano ha annunciato la data delle elezioni anticipate quando il Parlamento non era ancora dissolto e il governo era ancora in carica. Il fatto che le scelte politiche cruciali avvengano senza tener conto del Parlamento che dovrebbe esprimere la sovranità popolare, conferma che siamo già in un contesto estraneo alla democrazia sostanziale. L'insieme delle istituzioni non sono più rappresentative della volontà popolare. Il Parlamento è formato da deputati e senatori designati, non essendoci più il voto di preferenza, ciò che fa venir meno il fulcro della democrazia sostanziale, ovvero il rapporto fiduciario tra l'elettore e l'eletto. Il capo dello Stato è designato da un Parlamento di designati. E il capo del governo è stato calato dall'alto dai poteri finanziari globalizzati.
Quando il 16 novembre 2011 Monti giurò sulla Costituzione di “esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione”, giurò il falso. Quel giorno Monti era ancora consulente internazionale della Goldman Sachs, la più grande e potente banca d’affari al mondo; membro del Consiglio Direttivo del “Club Bilderberg”, il salotto più esclusivo dei potenti della finanza e dell'economia nel mondo; Presidente del Gruppo Europeo della “Commissione Trilaterale”; membro del “Comitato consultivo di alto livello per l'Europa” di Moody's, una delle tre maggiori agenzie di rating al mondo. Soltanto 9 giorni dopo, il 24 novembre, con un dispaccio dell'Ansa delle 11,36 dal titolo “Monti lascia la Bocconi e altri incarichi”, abbiamo appreso che “Monti ha lasciato poi tutti gli incarichi che ha come consulente Goldman Sachs, presidente europeo della Trilaterale e nel comitato direttivo Bildelberg”.
Ebbene è del tutto evidente che l'interesse nazionale dell'Italia non coincide, all'opposto confligge, con quello delle istituzioni finanziarie globalizzate che hanno creato il cancro dei titoli derivati tossici, che ammontano a 787 mila miliardi di dollari pari a 12 volte il Pil mondiale, il cui interesse è di riciclare questo denaro virtuale mettendo le mani sull'economia reale e sulle imprese che producono beni e servizi. E se la Mafia, per riciclare il denaro sporco frutto di attività illecite, le basta avere a disposizione singoli politici, dirigenti pubblici e imprenditori, la speculazione finanziaria globalizzata per riciclare un ammontare stratosferico di titoli spazzatura deve controllare direttamente i governi degli Stati.
Il fatto che Monti sia espressione di queste istituzioni finanziarie è stato da lui stesso ammesso. Il fatto che queste istituzioni siano responsabili della speculazione finanziaria è assodato. E' un dato di fatto che il primo anno del governo Monti corrisponde alla perpetrazione del crimine dell'uccisione della democrazia sostanziale. Così come stiamo assistendo alla perpetrazione del crimine della spogliazione totale della sovranità dell'Italia vincolando qualsiasi governo a sottomettersi alle imposizioni del Trattato europeo di stabilità finanziaria. La conseguenza è che si sta perpetrando il terzo crimine della trasformazione di uno Stato ricco in una popolazione povera e di imprese creditrici in imprenditori falliti. Sono questi gli ingredienti manifesti e indubbi della congiura ai danni non solo di Berlusconi ma dell'Italia e degli italiani.

Fonte: http://www.ioamolitalia.it