Il comico genovese potrebbe davvero fare la differenza rispetto ai partiti tradizionali ma per ora non si notano le differenze
L’ANALISI – Il comico genovese, altrimenti noto come Beppe Grillo, ha una forza propulsiva instancabile che, però, con l’avvento dei vari Monti, il ritorno di Berlusconi e piccoli leader che vorrebbero creare un movimento in pochi giorni (leggi: Ingroia), rischia di indebolirsi. Né aiutano alcune performance del Grillo che potrebbe davvero fare la differenza rispetto alla vecchia politica – almeno sul piano delle apparenze mediatiche – e invece si limita a condurre il proprio Movimento sulla linea dell’ “o con me o con Mammona”: chi non la pensa come i timonieri, può tranquillamente fare le valigie e andarsene.
Il nodo dei “ribelli”.
Né il comico genovese risponde in modo altrettanto puntuale alle
obiezioni sulla poca democrazia o su altre questioni relative al partito
sollevate a vario titolo nei mesi scorsi dai cosiddetti “ribelli”. Di
loro si limita per lo più a dire che hanno interesse nell’attaccare il
Movimento, che sono stati avvicinati da questo o quel partito, che
cercano visibilità. E i “grillini” nella maggior parte dei casi gli
corrono dietro, crocifiggendo il “ribelle” di turno. Una prassi che sta
sempre più raccontando il Movimento 5 Stelle come un recinto chiuso e
indiscutibile, con due referenti: Grillo e Casaleggio. Solo a loro è
concesso andare in televisione, comiziare e tenere i rapporti con i
media. Chi si è azzardato a disubbidire alla regola è stato – vedi sopra
– invitato ad andarsene e messo poi alla gogna da qualche imbecille che
non ha lesinato minacce di morte a Favia e Salsi.
E’ evidente che questo atteggiamento da
parte dei fondatori del Movimento 5 Stelle e del comico genovese –
andato in onda con il caso Favia, Salsi e non solo – non aiutano quanti
sono esterni a percepire il M5Stelle come capace di una vera svolta ma,
al contrario, rischia paurosamente di avvicinarlo ai partiti politici
classici contro cui Grillo da sempre si scaglia.
Monologo o dibattito?
C’è poi la cronica mancanza di dibattito con l’esterno. Quelli di Grillo
sono comizi o monologhi a senso unico e quando interagisce con i
giornalisti la linea è quella di “disinfettarli”: famosa la scena del
medicinale spruzzato contro un collega. Ebbene, a Grillo forse sfugge
che non si può fare di tutta l’erba un fascio nell’ambito
dell’informazione. Anche perché – circostanza curiosa – fu lui a
denunciare quella parte buona e precaria dei media che andrebbe invece
difesa. Ma tant’è. Ieri, addirittura, il comico ha scritto sul suo blog che Rai3 andrebbe chiusa. “Editti” molto simili sono venuti negli anni da Silvio Berlusconi.
Le querele. Ma quella
che si sta scatenando è anche un’offensiva a suon di querele. L’ultima
ha investito l’ex direttore del Sole 24 Ore, Gianni Riotta, “reo” di
aver retwittato un post. Un’arma a doppio taglio, ed è di oggi la
notizia della condanna a pagare da parte di Grillo 50mila euro per
diffamazione a Silvio Berlusconi.
Le Parlamentarie.
Dulcis in fundo: le Parlamentarie. In apparenza un esercizio di
democrazia, nei fatti molti grillini interni al Movimento si sono
lamentati della poca trasparenza. L’impressione è che si sia trattato –
appunto – di un gioco di facciata, di un voto che ha visto la
partecipazione di poco più di 30mila persone. Meno di un quartiere di
Roma e ben al di sotto della platea di sostenitori del Movimento.
Trova le differenze. A
ben guardare, dunque, viene da chiedersi in cosa – nel concreto – il
Movimento 5 Stelle differisca dagli altri partiti basati sul one man show:
dissidenti invitati ad andarsene e monologhi che poco sopportano il
confronto. Ci piacerebbe infine conoscere la voce di grillini dissidenti
– nel senso che la pensano diversamente dal portavoce comico e da
Gianroberto Casaleggio -, raccoglieremmo volentieri le loro storie per
capire quali siano le dinamiche interne al Movimento. Il sospetto
tremendo, però, è che riceveremo – come accade in certo grillismo – solo
insulti. Speriamo di sbagliarci.
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Fonte: http://www.dirittodicritica.com
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