(AGI) - Roma, 18 dic. - Aumentano i poveri in Italia: e' a
rischio una persona su tre, mentre un pensionato su due ha un
reddito sotto i mille euro. E' la fotografia scattata dal
Rapporto sulla coesione sociale realizzato da Istat, Inps e
ministero del Lavoro. Dallo studio emerge anche che solo il 19%
dei contratti di lavoro e' stabile e che per i giovani il tempo
indeterminato e' sempre piu' lontano.
Il rischio di poverta' o di esclusione sociale, si legge
nel rapporto, e' cresciuto per l'Italia dal 26,3% del 2010 al
29,9% del 2011, un livello significativamente superiore alla
media europea. La variazione negativa di 3,3 punti percentuali
e' la piu' elevata registrata nei Paesi compresi europei.
Nel
2011, spiega lo studio, "le famiglie in condizione di poverta'
relativa sono in Italia 2 milioni 782 mila (l'11,1% delle
famiglie residenti) corrispondenti a 8 milioni 173 mila
individui poveri, il 13,6% dell'intera popolazione. Nel corso
degli anni, la condizione di poverta' e' peggiorata per le
famiglie numerose, con figli, soprattutto se minori, residenti
nel Mezzogiorno e per le famiglie con membri aggregati, dove
convivono piu' generazioni". Nel 2011, segnalano ancora Istat,
Inps e ministero del Lavoro, "l'incidenza della poverta'
relativa e' pari al 27,8% fra i minorenni se questi vivono con
i genitori e almeno due fratelli (10,1% se si fa riferimento
alla poverta' assoluta), mentre e' pari al 32% (18,2% nel caso
della poverta' assoluta) se vivono in famiglie con membri
aggregati.
La poverta' relativa mostra alcuni segnali di
miglioramento fra gli anziani; tuttavia, una vulnerabilita' in
termini economici permane soprattutto nel Mezzogiorno, dove
risulta relativamente povero il 24,9% degli anziani (7,4%
quelli assolutamente poveri)".
Milano e Roma accolgono il 71% delle persone senza dimora stimate dalla rilevazione dell'Istat. Uno degli eventi piu' rilevanti del percorso che conduce alla condizione di 'senza dimora' e' la perdita di un lavoro (61,9%) insieme alla separazione dal coniuge e/o dai figli (59,5%) e, con un peso piu' contenuto, alle cattive condizioni di salute (16,2%). Nel complesso, la durata media nella condizione di senza dimora e' di 2,5 anni; prima di diventare senza dimora, il 63,9% viveva nella propria casa mentre il 7,5% ha dichiarato di non averne mai avuta una.
Milano e Roma accolgono il 71% delle persone senza dimora stimate dalla rilevazione dell'Istat. Uno degli eventi piu' rilevanti del percorso che conduce alla condizione di 'senza dimora' e' la perdita di un lavoro (61,9%) insieme alla separazione dal coniuge e/o dai figli (59,5%) e, con un peso piu' contenuto, alle cattive condizioni di salute (16,2%). Nel complesso, la durata media nella condizione di senza dimora e' di 2,5 anni; prima di diventare senza dimora, il 63,9% viveva nella propria casa mentre il 7,5% ha dichiarato di non averne mai avuta una.
In quasi sei casi su dieci si tratta di
stranieri (59,4%).
Guardando al mondo dei pensionati nel 2011 sono 16 milioni
669 mila; di questi, il 75% percepisce solo pensioni di tipo
invalidita', vecchiaia e superstiti (Ivs), il restante 25%
riceve pensioni di tipo indennitario e assistenziale,
eventualmente cumulate con pensioni di tipo Ivs. Quasi un
pensionato su due (47,5%) ha un reddito da pensione inferiore a
mille euro, il 37,7% ne percepisce uno fra mille e duemila
euro, mentre per il 14,5% dei pensionati il reddito
pensionistico e' superiore a duemila euro.
Dal 2009 al 2011,
anche in funzione delle recenti riforme previdenziali, il
numero dei pensionati diminuisce mediamente dello 0,4%, mentre
l'importo annuo medio e mediano del reddito aumentano del 5,3%.
Infine il 'pianeta' del lavoro dipendente conta nel 2012 (media primo semestre) 12 milioni 288mila occupati (anche agricoli e domestici), circa 165mila in meno rispetto all'anno precedente (-1,3%). La flessione riguarda tutto il Paese (con l'unica eccezione della Valle d'Aosta) ed e' particolarmente accentuato nelle Isole (-4,5%), nel Centro e nel Sud (-1,7%). Nord Ovest (-0,5%) e Nord Est (-1%) presentano un calo minore.
In particolare in Lombardia, dove si concentra il maggior numero di lavoratori dipendenti, in media 2 milioni 738mila, pari al 22,3% del totale, si osserva la riduzione piu' contenuta (-0,2%). Un calo piu' marcato si registra in Sicilia (-4,6%). Sono 10 milioni 492mila i lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato, in calo rispetto all'anno precedente (-0,7%). Si riduce soprattutto il numero dei lavoratori sotto i 30 anni (-8%) mentre aumenta quello degli over 30 (+0,7%). Le donne con un lavoro standard sono oltre 4 milioni 206mila, in crescita dello 0,4% rispetto al 2011, mentre i colleghi maschi (6 milioni 286mila) presentano una flessione dell'1,5%. I lavoratori dipendenti con contratto a tempo determinato fanno registrare un deciso decremento nell'ultimo anno (-4,1%), particolarmente marcato nelle Isole (-10,9%) e nel Centro (-5,3%).
Infine il 'pianeta' del lavoro dipendente conta nel 2012 (media primo semestre) 12 milioni 288mila occupati (anche agricoli e domestici), circa 165mila in meno rispetto all'anno precedente (-1,3%). La flessione riguarda tutto il Paese (con l'unica eccezione della Valle d'Aosta) ed e' particolarmente accentuato nelle Isole (-4,5%), nel Centro e nel Sud (-1,7%). Nord Ovest (-0,5%) e Nord Est (-1%) presentano un calo minore.
In particolare in Lombardia, dove si concentra il maggior numero di lavoratori dipendenti, in media 2 milioni 738mila, pari al 22,3% del totale, si osserva la riduzione piu' contenuta (-0,2%). Un calo piu' marcato si registra in Sicilia (-4,6%). Sono 10 milioni 492mila i lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato, in calo rispetto all'anno precedente (-0,7%). Si riduce soprattutto il numero dei lavoratori sotto i 30 anni (-8%) mentre aumenta quello degli over 30 (+0,7%). Le donne con un lavoro standard sono oltre 4 milioni 206mila, in crescita dello 0,4% rispetto al 2011, mentre i colleghi maschi (6 milioni 286mila) presentano una flessione dell'1,5%. I lavoratori dipendenti con contratto a tempo determinato fanno registrare un deciso decremento nell'ultimo anno (-4,1%), particolarmente marcato nelle Isole (-10,9%) e nel Centro (-5,3%).
Il lavoro a tempo parziale
riguarda in prevalenza l'universo femminile: nelle forme
tipiche di part time, orizzontale verticale e misto, le donne
rappresentano, nel 2012, rispettivamente il 73,4%, il 69,6% e
il 76,2% dei lavoratori con contratto a orario ridotto. (AGI)
.
Commento di Oliviero Mannucci: Grazie Monti! Grazie politici del cazzo!
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