Liberia, Guinea Bissau, Bangladesh: quello che un tempo si chiamava
Terzo Mondo ora abita stabilmente in Italia, il paese dell’Eurozona
terremotato dall’austerity e costretto a cedere alla finanza
anche il cuore del suo sistema di sicurezza sociale, cioè la sanità
pubblica e in particolare gli ospedali. Succede in Piemonte, dove la
Regione decide di “cartolarizzare” le strutture sanitarie per sottrarsi
alla scure di un maxi-debito da 1,6 miliardi che lo Stato non più
sovrano non è in grado di sostenere, per la prima volta nella storia
della Repubblica Italiana. L’epicentro del disastro è proprio Torino,
dove traballa anche il bilancio del Comune lasciando intravedere il
fantasma del commissariamento: reduce dalle fastose celebrazioni del
2011 per l’Unità d’Italia, il capoluogo piemontese è la prima grande
città italiana ad anticipare il drammatico futuro tecnicamente
organizzato dall’agenda di Mario Monti,
il liquidatore inviato da Bruxelles a “terminare” la sovranità
nazionale minata dal Trattato di Maastricht e ora sepolta da Fiscal
Compact e pareggio di bilancio.
Costretta alla resa, La Regione Piemonte alza bandiera bianca: e pur
di non chiudere i suoi ospedali, ne affida il patrimonio immobiliare
alla finanza.
Manovra, scrive il “Fatto Quotidiano”, messa a punto dal super-consulente Ferruccio Luppi, vicino al gruppo Fiat-Agnelli. «L’operazione di finanza
creativa, di tremontiana memoria, in effetti è complessa», osserva il
giornale di Travaglio, «perché riguarda la vendita del patrimonio
immobiliare della Regione, comprese le proprietà di Aziende ospedaliere e
Asl». Con procedure di ingegneria finanziaria, gli ospedali dovranno
cedere il loro patrimonio edilizio, gestito da una società esterna, e
pagheranno anche l’affitto al fondo che sarà istituito dalla Regione. Lo
stratega Luppi proviene dalla finanziaria Ifil-Fiat e dalla Worms,
holding di partecipazioni quotata alla Borsa a Parigi; dopo aver gestito
anche Ferrari e Cnh, nel 2009 è entrato nel direttorio di Générale de
Santé, il gruppo ospedaliero francese leader nel settore della sanità
privata, e oggi è membro del cda del più grande ente di gestione fondi
immobiliari, Idea-Fimit.
Con il lancio di due fondi immobiliari, il governatore leghista
Roberto Cota pensa di portare in tempi rapidi nelle casse regionali
circa 600 milioni di euro. «La ratio dell’iniziativa è semplice: la
Regione raccoglie immobili sui quali può esprimere anche una
valutazione, si costituisce un fondo, si affida a una Sgr (società di
gestione del risparmio) la quale, nel momento in cui acquisisce la
disponibilità del patrimonio, anticipa all’ente subito una somma (600
milioni, appunto)». Nel primo fondo, aggiunge il “Fatto”, dovrebbero
confluire beni per oltre 500 milioni di euro. In questo modo viene
“ceduta” anche una metà dal nuovo palazzo della Regione, verso
“investitori terzi” (cioè fondi pensione e assicurazioni). Il fondo avrà
una durata ventennale e potrà indebitarsi per 200 milioni. Quote di
partecipazione: alla Regione solo il 33%, il resto a “investitori”
privati. A questo si aggiunge il secondo fondo, con gli immobili degli
ospedali (valore, un
miliardo di euro). Il fondo durerà 25 anni e potrà indebitarsi per 350
milioni; alle aziende ospedaliere il 66%, il resto ai privati.
Il fondo immobiliare sanitario, osserva sempre il “Fatto”, comprende
pure gli immobili ospedalieri destinati all’attività di ricovero: «Cioè
vengono tolte alle Aziende sanitarie le proprietà e l’ospedale dovrà
pure pagare l’affitto al fondo». E a chi verrà affidata la gestione
degli immobili? Probabilmente, a grosse società multi-utility, sulla
scia della Grande Privatizzazione dei servizi pubblici italiani,
costruiti e sviluppati attraverso decenni grazie allo strumento-chiave
del debito pubblico
positivo, garantito dalla sovranità monetaria della Repubblica. E non è
neppure detto che con queste operazioni la Regione Piemonte riesca
davvero a far cassa, aggiunge il “Fatto”, mentre è certo che seminerà
indebitamenti e mutui per altri vent’anni. In pratica, una manovra
disperata: sottoposto al ricatto finanziario, l’ente pubblico si vede
costretto a regalare profitti al capitale privato. E attenzione: Torino è
solo l’antipasto, se l’Italia e gli altri paesi dell’Eurozona non
riusciranno a riscattare la propria libertà finanziaria, per prima cosa
sfrattando – una volta per tutte – la classe politica di destra e di sinistra che si è piegata ai diktat dei poteri forti sacrificando i diritti sanciti dalla Costitizione su cui si è basata la rinascita democratica del paese.
Fonte: http://www.libreidee.org
"LADRI D'ITALIA" E' L'ORGANO D'INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO POPOLARE DI LIBERAZIONE NAZIONALE "CULO A STRISCE", CHE SI PREFIGGE DI MANDARE A CASA CON LE BUONE ( o con le cattive, facendogli APPUNTO, il culo a strisce) TUTTI I POLITICI CHE CAMPANO SULLE SPALLE DI MILIONI DI CITTADINI GUADAGNANDO MIGLIAIA DI EURO AL MESE PER NON FARE QUASI UN CAZZO E RENDERE LA VITA IMPOSSIBILE A CHI SI GUADAGNA LA VITA CON IL SUDORE DELLA PROPRIA FRONTE.
IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO
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