Ai dirigenti dell'agenzia consegnata una targa ironica: «Riconoscenti ai
parassiti» Sul piazzale i manifestanti portano uova e accendono ceri
per gli imprenditori suicidi
La protesta del “Coordinamento 9 dicembre” iniziata lunedì scorso al
presidio permanente allestito all'uscita del casello autostradale della
A4 di Soave, ha toccato ieri mattina uno dei luoghi simbolo della
ribellione contro lo Stato, la sede di Equitalia in via Nicolò Giolfino.
Al
direttore della società di riscossione che fa capo all'Agenzia delle
Entrate guidata da Attilio Befera, Lucio Chiavegato dei Liberi
imprenditori federalisti europei (Life) e tra i portavoce della protesta
ribattezzata in tutta Italia come «la rivolta dei Forconi», ha
consegnato un dono natalizio anticipato: un'ironica targa con incisa la
frase «Riconoscenti della vostra importante opera di parassiti
collaborazionisti con lo Stato italiano ladro e truffatore», firmato «il
popolo italiano». L'incontro tra Chiavegato, accompagnato da una
piccola delegazione, e il rappresentante di Equitalia, si è tenuto in
maniera strettamente privata all'interno dell'edificio che ospita la
società ed è durato in tutto una ventina di minuti circa. L'accesso
nella sede è stato negato a giornalisti, fotografi e operatori.
All'uscita
dal complesso, l'imprenditore di Bovolone ha comunicato al centinaio di
manifestanti rimasto fuori ad attenderlo i contenuti della
conversazione. «È stato un colloquio molto semplice, ci siamo stretti la
mano e dati del tu», ha raccontato Chiavegato. «Ci ha detto che lui è
solo un applicatore della legge e che avrebbe dato un segnale ai suoi
superiori del disagio manifestato. Purtroppo», ha continuato Chiavegato,
«è l'intero sistema politico, economico e finanziario a essere
sbagliato, le aziende devono vivere e invece qui le fanno morire».
Morti
che non toccano solo ditte e imprese, ma purtroppo sempre più spesso
anche i loro titolari che si tolgono la vita. Per questo motivo prima di
entrare all'interno di Equitalia, i manifestanti, con tanto di lumini
votivi, hanno osservato un minuto di silenzio per quelle che Chiavegato
non ha esitato a definire «vittime di omicidi di Stato».
«Non si
tratta di semplici suicidi», ha dichiarato il leader della protesta,
«spesso sono persone oneste, che pagavano le tasse, ma che per un
problema di cui non hanno avuto colpa, si sono viste arrivare a case
cartelle esattoriali con cifre astronomiche, in grado di portare alla
pazzia e a fare purtroppo gesti inconsulti».
Fatalità, proprio mentre
si teneva la manifestazione, dall'edificio della società di riscossione
è uscita Sara, imprenditrice nel settore dell'arte funeraria, che ha
raccontato la storia della sua società, sciolta a causa della crisi, e
le difficoltà che ha successivamente dovuto affrontare. «Non c'è l'ho
con chi lavora dentro ad Equitalia», ha spiegato la donna, «ma con quei
politici che stanno a Roma e che prendono 20mila euro al mese e non
hanno la minima idea di cosa passano persone per cui un panettone a
Natale è un lusso. Oramai», ha continuato l'imprenditrice quasi in
lacrime, «viviamo nel terrore che ci tolgano tutto, lasciati a noi
stessi, con un sacco di problemi e senza nessuno che ti dà una mano».
In
precedenza, i manifestanti avevano dato vita ad un finto lancio di uova
contro la sede di Equitalia, si è trattato solamente di un gesto
simbolico, le uova sono poi state tutte rimesse al loro posto.
«Ci
accusano di essere delinquenti», ha osservato sarcasticamente
Chiavegato, «ma in realtà siamo solamente dei semplici cittadini e le
uova possono anche tenersele per farsi una frittata».
Per tutta la
durata del sit-in non si sono verificati disordini, la protesta si è
svolta pacificamente e senza alcuna tensione con le forze dell'ordine.
«Allo Stato chiediamo di far sospendere il pagamento e l'emissione di
cartelle esattoriali per i prossimi sei mesi per evitare che le aziende
falliscano, di annullare tutte le procedure di sequestro delle prime
case e di non applicare sanzioni e interessi sulle rateizzazioni», ha
concluso Chiavegato.
Francesco Scuderi
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