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Almeno come “slogan” ci abbandoniamo anche
noi al populismo (ma solo per un attimo): dal 2018 scatta lo stop ai
tagli dei vitalizi per gli ex consiglieri nelle Regioni. E già ci
immaginiamo, “scandalo”, “buu”, “politici ladri”, eccetera, eccetera.
Ovviamente c’è un però (senza togliere che purtroppo quegli epiteti
lanciati verso la politica nostrana spesso non va così lontana dalla
realtà, ndr): il contributo costituzionale per tutti i consiglieri delle
Regioni nelle scorse legislature aveva ricevuto fino al 2017 un taglio,
uno stop, un tetto fissato per evitare spese esose enormi per
amministrazioni che spesso per concedere quei costi devono tagliare
spesa importante per i cittadini, provando un risparmio deciso e andando
contro l’idea di “pura casta” che troppo spesso la politica ha mostrato
in questi ultimi anni. Ebbene, come riporta il Messaggero oggi, da
questo gennaio è scattato lo stop a questo taglio imposto e a tutte le
sforbiciate che le regioni italiane avevano posto fino allo scorso anno
(un 10% che veniva tagliato per oltre 3mila consiglieri italiani)
finiscono praticamente con il tornare indietro al 2014 quando si erano
cominciati i “tagli”. «Sui vitalizi degli ex consiglieri (quelli in
carica non ne avranno diritto) i Consigli regionali hanno fatto scattare
un contributo di solidarietà. Solo temporaneo, perché se avessero
abolito o tagliato definitivamente i trattamenti previdenziali avrebbero
infranto la Costituzione. E il triennio di validità, appunto iniziato
per molte Regioni nel 2015, scadrà nell'anno appena iniziato»: quanto
scrive il Messaggero e il Gazzettino è vero, infatti il motivo per cui
questi vitalizi tornano a farsi vivi è che a livello nazionale, la
Costituzione li prevede e fino a che non si modifica quell’articolo, non
si potrà materialmente tagliare del tutto quel contributo, a meno di
particolari “mosse” come il contributo di solidarietà che per tre anni
aveva almeno limitato la cifra massima di vitalizio.
IL “CASO” DEL LAZIO
Per cui bisogna attendere una “mossa” in
Parlamento, e con la nuova Legislatura a questo punto, visto che le
tempistiche dopo i ricorsi mossi da tantissimi ex consiglieri regionali
non danno possibile l’approvazione di una nuova legge prima delle
Elezioni del 4 marzo. I casi più “spinosi” si vedono intanto in Lazio e
Sicilia, le due regioni che con i vitalizi hanno sfondato ogni possibile
decenza nei costi e nei ricorsi effettuati per evitare il taglio delle
“pensioni” dei consiglieri: in Regione Lazio è scaduto il taglio
aivitalizi, e subito è montata la polemica cavalcata dai due
candidati al posto di Governatore. La Lombardi (candidata M5s) attacca
il Pd del presciente uscente Zingaretti, «Alla regione riaumentano i
vitalizi. In caso di elezione, non li ridurremo ma li aboliremo. Poi
fatemi ricorso…». Ovviamente arriva immediata la risposta di Zingaretti
che prova a spiegare il perché la norma ancora non è stata approvata:
«Noi siamo stati la prima giunta in Italia a cancellare i vitalizi per i
consiglieri regionali quelli attuali e quelli del futuro. Per quelli
che erano diritti pregressi abbiamo fatto un fondo per tagliare questi
vitalizi e visto che la Corte Costituzionale non prevedeva permanente si
conclude con questa legislatura ma solo ed esclusivamente per salvare
il provvedimento da eventuali ricorsi che ci sono stati. È ovvio che
appena si riapre la legislatura scattata il rinnovo del fondo di
solidarietà quindi non c’è nessuna cosa da nasconder», ha spiegato a
Radio Radio il Governatore uscente e candidato alla prossima
legislatura.
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