IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

venerdì 12 ottobre 2012

Allucinazioni di Stato: Monti: "Il mio governo è tra i più popolari Piace più di quelli che non hanno fatto riforme"

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"Sono orgoglioso di aver contribuito a uno spirito più collaborativo tra le diverse forze politiche"

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11:08 - Nonostante i sacrifici chiesti agli italiani, il governo è "più popolare dei partiti che in passato non hanno fatto le riforme perché erano impopolari". Lo dice il presidente del Consiglio Mario Monti, che ha aggiunto con "un certo orgoglio" di aver contribuito a "uno spirito collaborativo fra le diverse parti politiche", sottolineando che "i partiti hanno accettato di rischiare nell'interesse nazionale".

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I partiti, ha continuato, hanno guadagnato civiltà nel vedere l'interesse nazionale: "Hanno accettato di rischiare una parte della popolarità con noi", ha detto.

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E ancora: "I sacrifici chiesti alle famiglie, alle imprese e ai lavoratori per fare le riforme strutturali e consolidare i bilanci vanno accompagnati da ricompense. Diversamente le riforme stesse e la fiducia nell'Europa potrebbero essere messe in discussione, scuotendo le fondamenta della stessa democrazia".

 IMU

Fonte:  http://www.tgcom24.mediaset.it

“Il governo tecnico genera infelicità”, italiani mai così pessimisti

Lo rivelano una serie di sondaggi di AstraRicerche condotti dal sociologo Enrico Finzi su un campione rappresentativo della popolazione e pubblicati per la prima volta nel libro "Felici malgrado". Gli italiani hanno perso la speranza ma dimostrano una forte capacità di adattamento: l'impegno sociale e civile è in netta crescita e le donne sono il vero nuovo soggetto di cambiamento

Gli italiani sono sempre più depressi e infelici. Ce n’eravamo accorti confrontandoci con i nostri amici e familiari o leggendo le mail di chi chiede aiuto perché ha perso il lavoro ed è disposto a fare qualsiasi cosa pur di mantenersi a galla. Ma l’aspetto più preoccupante è che proprio in questi ultimi mesi la felicità dichiarata dalla popolazione non è mai stata a livelli così bassi dal dopoguerra. A rivelarlo è il libro Felici malgrado, curato dal sociologo Enrico Finzi per Ecomunicare, che ilfattoquotidiano.it ha ottenuto in esclusiva.
“Nel 2011-2012 la felicità dichiarata è caduta all’improvviso, coinvolgendo aree e soggetti prima solidi, sicuri”, si legge nello studio. “Una serie di onde sismiche ha cambiato il panorama sociale di colpo. Come nel 1917 il fronte ha ceduto di schianto, come una seconda rotta di Caporetto”. Per capire l’entità del disastro basta leggere i primi numeri pubblicati nel testo del libro, elaborato in base a un serie di sondaggi di AstraRicerche su un campione rappresentativo della popolazione composto complessivamente da 5.000 cittadini italiani dai 18 ai 74 anni. Se fino al 2010, per decenni, la percentuale degli italiani che si definiscono felici è rimasta – di sondaggio in sondaggio – pressoché fissa attestandosi intorno al 39%, dall’inizio del 2011 tutto è saltato e il “termometro della felicità” ha cominciato a scendere sempre più velocemente: a metà 2012 gli infelici integrali sono aumentati dal 12% di due anni prima fino al 17%, mentre i davvero appagati dell’esistenza sono crollati dal 39% al 29%. In meno di due anni l’area sociale connotata dalla piena gioia di vivere ha perso più di un quarto dei propri componenti in meno di due anni. Un fenomeno inedito e drammatico.
Se si passa poi alla percezione della condizione economica (personale e dei familiari) il dato è ancora più chiaro: all’inizio di luglio 2012 ben il 70% degli intervistati ha affermato che “le cose vanno male o malissimo”. Nel gennaio del 2010 la percentuale degli insoddisfatti del proprio tenore di vita era ancora minoritaria (48%): il passaggio dal lento calo al vero e proprio tracollo si è avviato nel giugno del 2011, quando la quota di contenti era pari al 55%. Le cose non vanno meglio se si parla del futuro atteso. Gli italiani pessimisti sulle proprie prospettive a breve termine hanno superato il 61%: erano il 37% a inizio 2010. Come se non bastasse, secondo il 58% degli intervistati il quadro non migliorerà nei prossimi tre anni e il futuro risulta portatore di felicità solo per il 25% della popolazione.
“Ciò che preoccupa non è solo il peggioramento delle condizioni economiche quanto la fine della speranza, il senso di perdita prospettica”, spiega Enrico Finzi. “Si tratta di una novità radicale nella storia post-bellica”. I motivi principali dell’infelicità diffusa e del pessimismo sono noti: disoccupazione in aumento, inoccupazione dei giovani, ridimensionamento di redditi e risparmi, calo della protezione del welfare, aumento della pressione fiscale. Ma a pesare di più è “il furto di futuro” sofferto da una parte crescente degli italiani. “Il risultato è la diffusione della depressione paralizzante appesantita da una sorta di spread psicologico, che ha esteso il divario di ottimismo tra l’Italia – in passato uno dei paesi meno pessimisti – e gli altri popoli, ad eccezione di greci e spagnoli”, continua Finzi.

L’infelicità del governo Monti
Un altro aspetto inedito rilevato dai sondaggi è la valutazione del governo Monti. All’inizio di settembre 2012 il rapporto tra chi lo considera “creatore della propria infelicità” e chi lo giudica felicitante era di quindici a uno: il peggiore della storia post-bellica conosciuta. “Sia ben chiaro, Mario Monti continua a godere dell’approvazione di un italiano su due. E’ il suo governo che genera insoddisfazione. Monti paga dazio per il suo team di ministri, che costituiscono una gigantesca macchina generatrice di infelicità senza precedenti”, spiega Enrico Finzi. I tecnici sono messi all’indice perché avrebbero alterato il patto sociale senza considerare appieno le conseguenze drammatiche delle loro azioni. “Non si può dire a chi è a uno, due, tre anni dalla pensione che non può più andarci. Non si possono cambiare le regole dopo un’intera vita di lavoro”, continua Finzi. “Non a caso dopo il provvedimento Fornero la fascia di italiani che si ritengono maggiormente pessimisti e depressi è scivolata verso l’alto, dai 45-54enni ai 55-64enni“. Dei tecnici hanno deluso, paradossalmente, proprio gli errori tecnici dei provvedimenti. “Solo per fare un esempio l’estensione a 60-90 giorni della pausa obbligatoria per i contratti a termine ha gettato le persone in uno stato di ancora maggiore precarietà e delusione”. Dai sondaggi sembra arrivare dagli italiani un “no” inequivocabile ai tecnici. Non solo perché si sarebbero dimostrati impreparati proprio sul loro terreno, ma anche perché è percepito in modo crescente il basso livello di democraticità delle loro scelte.

Un rinnovato impegno politico e sociale
Non è però il caso di abbandonarsi alla disperazione. Gli italiani, come hanno sempre dimostrato nella storia, continuano ad essere resilienti. Hanno una forte capacità di adattamento e proprio in un periodo di crisi come questo in cui ci si aspetterebbe un ritorno al tutti contro tutti, all’homo homini lupus di Hobbes, sono tornati con forza all’impegno politico e sociale. “Quasi un italiano su due si impegna per migliorare la propria condizione e la tendenza è in netta crescita”, spiega Finzi. “Ci si impegna per migliorare la propria felicità nel privato, negli affetti, ma anche per aiutare il paese ad uscire dalla crisi: si stanno ritrovando le ragioni della solidarietà, della cooperazione e della responsabilità individuale”.
Se da una parte c’è una rabbia diffusa che è una pre-condizione per ondate di violenza incontrollata, dall’altra ci sono sempre più persone che “si impegnano per convogliare la delusione verso forme di reazione concrete alla crisi economica e politica e alla mancanza di leadership: lo si vede chiaramente nella militanza dei giovani moderati pro-Renzi o nell’attivismo del movimento 5 stelle“. L’Italia si trova su un crinale pericolosissimo: da un lato potrebbe cadere in modo disastroso e dell’altro si potrebbe riprendere, “ritrovando la via della politica”, che è chiamata ad intercettare e tradurre in precise scelte programmatiche l’ondata di impegno spontaneo che sta caratterizzando il Paese.
In tutto ciò un ruolo decisivo potrebbero averlo le donne che, in base a quanto si può leggere nel libro “Felici malgrado” emergono come “il vero nuovo soggetto di cambiamento”. Perché sono portatrici di valori, di equità, di care (inteso come preoccupazione per gli altri), leggono più libri, sono ormai appaiate agli uomini nell’uso di Internet e delle tecnologie e sono state molto meno coinvolte nei fenomeni di degenerazione che hanno affossato il nostro paese.
E in un panorama politico nel quale il centrodestra è in “uno stato di necrosi e non riesce, almeno fino ad oggi, ad elaborare un’offerta politica dal basso” mentre il centro “è solo classe dirigente che non è in grado di mobilitare la popolazione”, la sinistra si trova di fronte all’opportunità storica di uscire vincente dalle urne, offrendo una nuova immagine di futuro agli italiani. “Perché il tema della disuguaglianza sociale, sentito dalla stragrande maggioranza della popolazione, fa parte del dna stesso della sinistra italiana”, spiega Finzi e perché in fin dei conti “il centro-sinistra è stato in parte complice della degenerazione del Paese ma con una grande differenza quantitativa rispetto alla destra, travolta dalla pornocleptocrazia del berlusconismo”.

Il libro “Felici malgrado” di Enrico Finzi, edito da Ecomunicare può essere scaricato a partire dal 16 ottobre su Amazon o lulu.com

Scuola, studenti e professori in piazza in 90 città


LO SLOGAN della protesta: «DIFENDIAMO IL FUTURO»

 

Manifestazioni in tutta Italia contro i tagli all'istruzione

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(Ansa)
Studenti e professori in piazza in novanta città italiane contro i tagli del governo Monti all'istruzione. Lo slogan: «Difendiamo il futuro». LE PIAZZE - A Roma la protesta è iniziata con un blitz degli studenti di fronte alla sede del Parlamento Europeo.
A Milano hanno risposto in centinaia all'appuntamento lanciato dai collettivi studenteschi Laps, per le superiori, e Link, per gli universitari. Partiti come di consueto da largo Cairoli tra cori, musica e fumogeni, i ragazzi sfileranno per le vie del centro fino a raggiungere piazza Duca d'Aosta a fianco alla Stazione Centrale.
Due i cortei organizzati a Napoli, che marciano sotto la pioggia. Anche a Firenze circa duemila persone tra studenti, professori, precari, personale amministrativo e tecnico provenienti da tutta la Toscana sfilano per le vie del centro.
Flc Cgil e Rete degli studenti medi si sono mobilitati anche in Sicilia, con manifestazioni in dieci città.
Doppia manifestazione, di studenti e docenti, a Bari.
Lo stesso a Genova, dove è partito da piazza Carcamento un corteo di circa un migliaio di allievi delle scuole medie e superiori mentre si è riunito in piazza Raivetta il corteo degli insegnanti. Notevoli i disagi al traffico cittadino, con alcune zone della città praticamente paralizzate.
Circa trecento i manifestanti - tra studenti e insegnanti - in piazza Repubblica a Cagliari. A loro si è unita anche una delegazione di operai dell'Alcoa di Portovesme (Sulcis).
Fitto lancio di carote davanti alla sede regionale del ministero dell'Istruzione e della ricerca di Torino. In questo modo, infatti, gli studenti hanno pensato di rispondere all'affermazione del ministro Profumo, secondo cui con loro ci vorrebbe il bastone e la carota. Gli studenti in corteo sono circa 5mila secondo gli organizzatori.

CONTRO I TAGLI - La giornata di mobilitazione - dice un comunicato della «Rete della conoscenza» - «è stata lanciata dall'Unione degli studenti quest'estate, per manifestare contro la svendita della scuola pubblica e la distruzione dell'università, ha avuto una grande diffusione e preannuncia l'apertura di un autunno di mobilitazione intenso».
Tra i motivi della protesta, si sono aggiunti nelle ultime ore i tagli cui starebbe lavorando, secondo indiscrezioni sempre più insistenti, il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo. Nella legge di Stabilità approvata dal governo Monti ci sarebbe inoltre una decurtazione di un miliardo sulla scuola, da concretizzare aumentando l'orario di lavoro dei docenti di medie e superiori per risparmiare sulle supplenze. Orario che dovrebbe passare da 18 a 24 ore.

UNIVERSITARI - «In piazza sono presenti anche molti studenti universitari - precisa Luca Spadon portavoce nazionale di Link Coordinamento universitario - per dimostrare a questo governo che gli studenti non sono disponibili a fare dei passi indietro sui temi della conoscenza e per ribadire con forza la nostra contrarietà all'aumento delle tasse per i fuori corso voluta dal ministro Profumo e alla diminuzione dei fondi sul diritto allo studio, provvedimenti drammatici questi che non permetteranno a tanti giovani di iscriversi all'università».



giovedì 11 ottobre 2012

Napolitano «striglia» le Regioni «Intollerabile abuso di denaro pubblico»

Il Quirinale ha precisato comunque di non voler liquidare
il ruolo e le attività delle Regioni

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Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un recente incontro con il Massimo Cialente, sindaco de L'Aquila (Ansa)
Occorre «stroncare l'intollerabile abuso di denaro pubblico e di malcostume». Lo sottolinea il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella nota diffusa al termine dell'incontro con i presidenti delle Regioni sulla riforma del Titolo V della Costituzione. I COSTI DELLA POLITICA - «Nell'odierno incontro, il presidente della Repubblica ha innanzitutto richiamato quello precedente del 26 settembre - spiega la nota -, nel quale aveva preso positivamente atto della risoluzione della Conferenza delle Regioni rivolta a concorrere a un immediato intervento legislativo per ridurre i costi della politica nelle Regioni e stroncare intollerabili fenomeni di abuso del denaro pubblico e di malcostume».
IL RUOLO DELLE REGIONI - Il capo dello Stato ha poi aggiunto di non voler comunque liquidare il ruolo e le attività svolte dalle Regioni. «Si tratta di problemi di riequilibrio della finanza pubblica e di adeguamento degli assetti istituzionali: problemi che hanno formato oggetto anche delle recenti decisioni del Consiglio dei ministri e che investono l'insieme delle istituzioni rappresentative e delle amministrazioni pubbliche».



Consulta: "No ai tagli agli stipendi di manager pubblici e magistrati"

Secondo la Corte, la sforbiciata alle retribuzioni superiori ai 90mila euro, previsti dal decreto legge 78 del 2010, è incostituzionale. Illegittima anche la decurtazione ai compensi dei giudici

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  ROMA - I tagli alle retribuzioni superiori ai 90mila euro dei soli dirigenti pubblici, previsti dal decreto legge numero 78 del 2010, sono incostituzionali. Lo stesso vale per la decurtazione degli stipendi dei magistrati. Lo ha deciso la Consulta, stabilendo in particolare l'illegittimità dell'articolo 9, nella parte in cui dispone che - a decorrere dal primo gennaio 2011 e sino al 31 dicembre 2013 - "i trattamenti economici complessivi dei singoli dipendenti, anche di qualifica dirigenziale, previsti dai rispettivi ordinamenti, delle amministrazioni pubbliche, siano ridotti del 5% per la parte eccedente il predetto importo fino a 150.000 euro, nonché del 10% per la parte eccedente 150.000 euro". Per la Corte Costituzionale, "il tributo imposto determina un irragionevole effetto discriminatorio".

Per quanto riguarda i magistrati, la Consulta ha bocciato anche il comma 22 dello stesso articolo, dove dispone che non siano erogati, "senza possibilità di recupero, gli acconti degli anni 2011, 2012 e 2013 ed il conguaglio del triennio 2010-2012". E che "per il triennio 2013-2015 l'acconto spettante per il 2014 è pari alla misura già prevista per l'anno 2010 e il conguaglio per l'anno 2015 viene determinato con riferimento agli anni 2009, 2010 e 2014".

La manovra correttiva, varata dal governo Berlusconi con il decreto-legge nel maggio del 2010, era stata intitolata 'Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica'. 

Fonte:  http://www.repubblica.it

Legge stabilita':Codacons, con nuova iva rischio +1, 1% inflazione

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(AGI) - Roma, 11 ott. - L'aumento di un punto percentuale dell'Iva a regime "avra' un impatto sull'inflazione che oscilla dal +0,7% al +1,10%, a seconda che ci siano o meno gli arrotondamenti". Lo afferma in una nota il Codacons. "Tradotto in cifre - spiega l'associazione - significa che se si dovessero verificare arrotondamenti dei prezzi, per una famiglia media da 2,4 componenti la stangata potrebbe passare da 273 euro (in assenza di arrotondamenti) a 378 euro, nel caso i commercianti aggiustino i prezzi e non si limitino alla mera traslazione in avanti dell'aumento dell'Iva". L'associazione ricorda che il precedente aumento Iva avvenuto a settembre 2011, "nonostante il crollo della domanda, aveva gia' fatto schizzare l'inflazione dal 2,8% di agosto al 3,4% di ottobre, con un aumento congiunturale, da settembre a ottobre, dello 0,6%, dovuto, come riportato dall'Istat, agli "effetti delle misure previste dalla recente manovra finanziaria e, in particolare, dell'aumento dell'aliquota dell'Iva ordinaria al 21%". Il Codacons chiede al Governo "di scongiurare almeno l'aumento dell'Iva dal 10 all'11%, che, colpendo beni essenziali come gli alimentari, graverebbe sulle fasce sociali piu' bisognose, quei pensionati al minimo che non avranno nemmeno il vantaggio della riduzione delle aliquote Irpef, essendo gia' esenti". In alternativa l'associazione di consumatori propone "di rivedere l'elenco dei beni interessati dall'aumento, in modo da gravare il meno possibile sui ceti non abbienti, togliendo dalla lista benzina, prodotti farmaceutici, latte conservato, uova, zucchero e altri prodotti base dell'alimentazione". (AGI) Red/Fri

mercoledì 10 ottobre 2012

Monti e la "crescita"

Con l'aumento dell'Iva consumi giù tra i 5 e i 7 miliardi

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 L'aumento dell'Iva per compensare la riduzione delle aliquote Irpef piu' basse comportera' una perdita sui consumi nel 2014 tra i 5 e i 7 miliardi. E' la stima fornita dalla Confcommercio, secondo cui il conseguenziale aumenta dei prezzi che comportera' un gradino di 8 decimi di punto nel luglio 2013, per un'inflazione che
passera' nella media del 2013 dal previsto +1,8% a +2,2%, ridurra' il valore, in termini di potere d'acquisto, di tutti i risparmi attualmente detenuti dalle famiglie.

Secondo l'organizzazione e' verosimile una riduzione dei consumi nel 2013 rispetto allo scenario di base (-0,8%) di un ulteriore decimo di punto (quindi a -0,9%) con effetti sul 2014 "ben peggiori" e quantificabili complessivamente in 3-4 decimi di
punto (quindi da +0,5 a +0,1-0,2%).

 Fonte: rainews24.it

Per la serie: "l'onesta prima di tutto"

Regione Lombardia, arrestato assessore
di Formigoni per voto di scambio

 

È il Pdl Domenico Zambetti, avrebbe pagato 200.000 euro
alla ’ndrangheta per 4.000 voti

L'assessore alla Casa Domenico Zambetti (Fotogramma)L'assessore alla Casa Domenico Zambetti (Fotogramma)
MILANO - Voto di scambio con la ’ndrangheta per un importante assessore Pdl della Regione Lombardia presieduta da Roberto Formigoni. Il responsabile dell’assessorato alla Casa, Domenico Zambetti, 60 anni, è stato arrestato mercoledì mattina a Milano dai carabinieri con l’accusa di aver comprato un pacchetto di 4.000 preferenze (decisivo per la sua elezione con 11.217 voti nelle regionali 2010) pagando 200.000 euro a due colletti bianchi della ’ndrangheta. Uno dei due è un esponente della cosca calabrese «Morabito-Bruzzaniti» di Africo (Giuseppe D’Agostino, gestore di locali notturni già condannato anni fa per traffico di droga nell’inchiesta sull’Ortomercato); l'altro è un referente invece del clan «Mancuso» di Palmi, il gestore di negozi Costantino Eugenio. Un tandem che a sua volta, oltre che all’hinterland milanese della famiglia «Barbaro-Papalia» di Platì, per investire sulla candidatura di Zambetti avrebbe attinto in parte a un bacino di preferenze nella disponibilità di Ambrogio Crespi, fratello di Luigi, l’ex sondaggista di Berlusconi condannato nel dicembre 2011 in primo grado a 7 anni per la bancarotta Hdc.

Fonte:  http://milano.corriere.it

Stanno demolendo le istituzioni democratiche del paese

Scritto da  Enrico Carotenuto

CIR FulvioConti 















Da anni diciamo che il disegno fondamentale dei poteri oscuri è di accorciare le linee di potere. La modifica costituzionale che il governo Monti vuol far passare in fretta e in furia è un'ulteriore conferma che il piano procede alla grande.
In quest'ottica si spiegano anche gli scandali che hanno coinvolto le amministrazioni regionali nell'ultimo anno. Prima Formigoni, poi Lombardo, ora la Polverini. Nord, Sud e Centro.
Non che non ci fosse motivo per gli scandali: ruberie varie ci sono sicuramente state, come sempre nell'amministrazione pubblica in Italia. Quello che però colpisce è la sequenza con cui sono stati colpiti questi punti di decentramento del potere. Tutti nell'ultimo anno, tutti con gran risonanza mediatica.
L'ultimo esempio, quello di Fiorito, vede la gogna mediatica colpire senza pietà e gridare allo scandalo inverecondo, per supposte appropriazioni indebite di circa un milione e mezzo di euro. Per carità, è giustissimo che chi rubi venga smascherato, indagato, condannato ed interdetto da funzioni pubbliche.
Quello che ci fa sorridere è che ci si accanisca a reti unificate per un milione e mezzo di euro, o per le vacanze di Formigoni, mentre passano in sordina i regali alle banche (4 miliardi di euro al Monte dei Paschi, tanto per dirne una) ed i veri significati di ESM e Fiscal Compact, ovvero furti di sovranità, e di soldi, superiori di interi ordini di grandezza a quelli perpetrati dalle regioni.
Personalmente mi fa sorridere per una mia particolare propensione allo humour nero. Per me è come guardare un padre che si gioca la casa a carte, e poi picchia il figlio per aver buttato la paghetta in gelati: la situazione è tragica, ma anche stranamente divertente.
E così, mentre montagne di miliardi vengono sifonati dalla nostra economia, e dalle nostre tasche per essere rigirati alla cricca dei poteri gesuitico-massonici, tutti a parlare di chi, nel grande schema delle cose, si occupa di spiccioli.
Ma gli inciuci nelle regioni e nelle province ci sono sempre stati, perchè ora vengono fuori e prima no?
Perchè i governi eletti hanno bisogno di supporto numerico. Da qui la pletora di poltrone per i trombati, il mantenimento delle province, ed il laissez-faire con chi s'imberta gli "spiccioli". Quello che si vuole colpire è il vecchio meccanismo democratico: lo si vuole buttare insieme ai loschi individui cui lo si è fatto ultimamente gestire. Lo si vuole sostituire con un verticalismo privo di garanzie democratiche.
Monti non ha questi problemi di consenso dal basso. Non è stato eletto da nessuno, e verrà riconfermato a suo piacimento da un parlamento ultra-ricattabile in cui tutti fanno a gara a lustrargli le scarpe. E' stato calato dall'alto per fare esattamente quello che sta facendo: seccare definitivamente le fonti di potere locale e decentrato, e legare l'Italia mani e piedi al super-stato orwelliano. Da qui gli attacchi alle mafie locali (solo alcune, quelle che si occupano di controllo del territorio), l'adesione ad ESM e Fiscal Compact, la modifica costituzionale per la parità di bilancio obbligatoria, ed ora la modifica al Titolo V della Costituzione, togliendo alle regioni numerosi poteri, soprattutto la loro voce in capitolo su porti, aeroporti ed energia. Verranno annullate anche le prerogative particolari delle regioni a statuto speciale, come Trentino e Sicilia. Eppure il Trentino è un miracolo di efficienza...
Insomma, se vorranno fare un aeroporto sotto casa vostra, non avrete più la possibilitá di fare un movimento locale che metta paura ai governanti regionali. Non basteranno più migliaia di persone per fermare un progetto devastante: ne serviranno milioni!  E passi l'aeroporto, ma se invece vorranno piazzarvi una bella centrale nucleare in cortile? No problem. Non scordiamoci il ruolo delle regioni, molte delle quali hanno messo i bastoni tra le ruote al precedente governo, che prima di Fukushima voleva procedere allegramente con le centrali "sicure"!
Dite che per questo non ci dobbiamo preoccupare, per via del referendum dell'anno scorso? 
Figuriamoci: un governo che modifica la costituzione con la stessa facilitá con cui ci si cambia i calzini, troverá delle ottime scuse (leggasi emergenze) per fare la qualunqe
A questo proposito, è interessante notare la reazione dell'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, che la pensa così:"La frammentazione dei poteri è uno dei mali da estirpare in questo paese"...certo, come no caro sig. Conti...
Non c'è che dire, questo governo non eletto è veramente bravo nel piantare i chiodi nella bara della democrazia. Chi lo ha imposto sta godendo moltissimo dell'efficienza di Monti, e per questo vogliono farlo continuare ancora.
Leggendo i giornali di oggi si dice di come il governo abbia fretta di fare questa modifica, e di quanto poco tempo sia stato dato ai parlamentari per leggere le proposte di modifica e ragionarci su. Ammesso che ci capiscano qualcosa...
Noi di Coscienzeinrete ci sentiamo però obbligati a denunciare questo ulteriore scempio della nostra democrazia, ed invitiamo tutti ad informarsi, ed a diffondere il più possibile la notizia. 

Fonte: http://www.coscienzeinrete.net

'Io, 16 anni, picchiato dalla polizia'-

 

di Brunella Lottero


 
«Quando ci hanno caricato ho cercato di scappare. Hanno iniziato a prendermi a manganellate e a calci con gli anfibi. Ora sono pieno di lividi, ma più del dolore mi fa male l'indifferenza». Parla un liceale di Torino

(09 ottobre 2012)
Matteo  è uno dei ragazzi fotografati dietro allo striscione  
'Matteo' è uno dei ragazzi fotografati dietro allo striscioneMatteo ha sedici anni ma non glieli daresti a vederlo con le sue spalle strette, le gambe lunghe e magre e il viso dai lineamenti appena scolpiti. Gliene daresti molti di più, di anni, se lo guardassi dritto negli occhi che mandano lampi scuri.

Matteo frequenta il liceo scientifico. E' uno dei settecento studenti che venerdì 5 ottobre ha partecipato a Torino alla manifestazione contro i tagli alla scuola pubblica. Manifestazioni che si sono svolte in tutta Italia.

E' uno degli studenti che sono stati picchiati dagli agenti di polizia in tenuta antisommossa. E' uno che oggi è pieno di lividi e ha il cuore gonfio di rabbia e di paura.«A Torino», racconta, «la manifestazione era appena partita quando, all'angolo con via XX Settembre, abbiamo cambiato percorso. Abbiamo proseguito solo pochi metri quando la polizia ci si è messa davanti. Dietro il cordone dei poliziotti in tenuta antisommossa, c'erano due o tre camionette».

«Noi stavamo camminando, c'era la musica, facevamo i cori. Non stavamo facendo nient'altro. Qualcuno però ha cominciato a tirare fumogeni, qualche petardo e delle uova. Non so chi fossero i lanciatori, non li conosco», continua.

E poi: «Allora la polizia ha subito caricato. Io ero in testa al corteo, avevo in mano lo striscione. C'era scritto: 'Contro crisi e austerità, riprendiamoci scuole e città'. Non è andata come volevamo, non ci siamo ripresi niente. Siamo scappati tutti via».

«Correvo insieme a tutti gli altri, io davanti, i poliziotti dietro. Li stavo quasi seminando ma sono stato bloccato da un paletto, quelli di ferro che stanno fra la strada e il marciapiede... una ragazza davanti a me si è spostata così all'improvviso che io ho sbattuto con la pancia contro il paletto. Ho dovuto fermarmi un momento e ho sentito subito i manganelli addosso.

Un poliziotto mi ha preso per lo zaino, mi ha buttato a terra. Sopra di me erano in sette, otto. Mi hanno circondato. Per un minuto che non finiva più hanno continuato a picchiarmi con i manganelli ovunque, mentre un altro mi prendeva a calci con i suoi anfibi.

Io urlavo dal dolore e dalla rabbia: loro erano in sette, grandi, grossi e armati e io uno solo, senza nemmeno lo zaino, a terra.

Vicino a me è arrivato un altro poliziotto in borghese, con addosso solo il casco e degli occhialetti neri.

Ha detto loro di smetterla, ma loro non smettevano. Il minuto più lungo e più brutto della mia vita è cessato quando mi hanno lasciato a terra e sono corsi avanti, a cercare altri studenti come me. Il poliziotto in borghese mi ha detto: 'Stai fermo sennò ti manganello di nuovo'. Naturalmente ho dovuto star fermo. Del resto come avrei potuto muovermi? Non riuscivo nemmeno ad alzarmi. Lui mi ha chiesto il documento, ha preso i miei dati e mi ha fatto anche un piccolo video.

Finita l'identificazione, mi ha lasciato andare.

Accanto a me c'era una coppia di ragazzi. Si era messa in mezzo alla strada con le mani alzate, in segno di resa. I ragazzi volevano far capire così che loro non c'entravano niente, ma non è servito.
I poliziotti hanno colpito prima lei con una manganellata nella pancia così forte da farla cadere a terra, poi hanno manganellato lui, soprattutto in testa, da dove ha cominciato a sanguinare.

Quando mi sono ripreso, sono andato a cercare i miei amici. Ho trovato una ragazza alla quale prima avevano tirato una manganellata nella schiena e poi avevano detto: Sei troppo bambina tu. Devi ancora capire come va il mondo".

Ho visto un ragazzo che camminava per i fatti suoi e che palesemente non c'entrava niente con la manifestazione, inseguito da un altro poliziotto, esaltato, che gli urlava:'Fermati subito, cosa ci fai tu qui?'. Il ragazzo gli ha risposto che stava soltanto camminando ma il poliziotto di rimando ha replicato: 'Ah sì? adesso vedi!' e stava per tirargli una manganellata. Per fortuna lo ha fermato il poliziotto in borghese, l'unico che sembrava tranquillo, che gli ha detto: 'Questo lascialo stare, adesso lo identifichiamo'.
 Una negoziante ha detto ai poliziotti: 'Ma cosa state facendo? Smettetela, non vedete che sono ragazzi?'. Le hanno risposto: 'Cosa vuoi tu, fatti i fatti tuoi!'.

Nessuno di noi aveva fatto niente. Nessuno di noi aveva tirato petardi o uova ma i poliziotti non hanno fatto alcuna distinzione. Hanno distribuito a piene mani manganellate forti a chiunque fosse stato vicino a loro.

Oggi ho un enorme bernoccolo in testa e un dito che è il doppio degli altri. Ho lividi dappertutto, che mi spuntano come funghi. Ho anche il segno del manganello sulle gambe.

La prossima manifestazione degli studenti è prevista per venerdì 12 ottobre ma io non ci andrò, non posso. Né per la paura né per la rabbia che ho dentro. La mia non è una rabbia cattiva ma è quella legata all'ingiustizia. Ho visto e subìto un abuso di potere.

Non avevo mai preso manganellate prima, anche se ho partecipato a varie manifestazioni studentesche dove ho visto cariche della polizia anche più feroci di questa. Mi ricordo la manifestazione del primo maggio scorso, davanti al comune di Torino. C'era sangue dappertutto. Una ragazza vicino a me ha avuto una crisi d'asma per la paura e non riusciva più a respirare.

Ho sedici anni, posso essere un figlio di alcuni di quei poliziotti. Ma secondo me quei poliziotti, nascosti dietro ai loro caschi, non meritano di stare a casa tranquilli. Hanno picchiato tanti studenti, nelle piazze di tutta Italia. Si sono accaniti su ragazzi di quindici, sedici anni e noi che abbiamo subìto questa ingiustizia non possiamo nemmeno identificarli, non sappiamo chi sono.

Se almeno indossassero un cartellino di riconoscimento, forse potremmo denunciarli.

Non ricordo nulla di chi mi ha picchiato: né la voce né la faccia coperta dal casco. E come potrei? Mi hanno preso alle spalle. Ricordo invece i piedi chiusi dentro gli anfibi che mi prendevano a calci.

Fra due anni compirò diciotto anni, dovrei votare ma non so quale partito scegliere. Non mi sento rappresentato da nessuno. Non ho letto nessuna reazione politica ai fatti che abbiamo subìto. Credo che nella politica ci sia veramente troppo schifo. I politici, anziché lavorare per lo Stato, lavorano per se stessi, per portarsi a casa una pensione ricca e garantita.

A scuola stiamo studiando i latini. La loro forma di governo si basava su tre princìpi: la collegialità, la temporaneità e la gratuità. Significa che dovevano lavorare tutti insieme per la Repubblica, dovevano farlo entro certi limiti di tempo e soprattutto lo facevano gratuitamente. Per loro era un onore rappresentare i cittadini.

E adesso? i nostri politici hanno smesso di rappresentarci e si prendono solo tanti soldi. Quelli di sinistra vanno a braccetto con quelli di destra in nome del furto nazionale assicurato.
Oggi è cambiato qualcosa, per me. Ho molta rabbia dentro per l'ingiustizia che c'è stata. E ho paura. Bisognerebbe che alla prossima manifestazione scendessero tutti in piazza con gli studenti. Se invece di essere in settecento fossimo in settantamila, la polizia non ci caricherebbe.

Se in piazza con noi venisse almeno qualche politico, penso che potrei partecipare anch'io, con un po' di rabbia in meno.

Sono convinto che una grande manifestazione nazionale potrebbe persino vedere la partecipazione degli stessi poliziotti. I tagli ci sono stati anche per loro, non solo nella scuola. I poliziotti non possono essere contro gli studenti, devono unirsi a noi. Noi siamo parte dello Stato, come tutti gli altri, poliziotti compresi.

Le foto delle manifestazioni dello scorso venerdì sono finite su tutti i giornali.

Speravo che lasciassero tracce nelle coscienze dei cittadini.

Abbiamo invece lasciato tracce solo sui marciapiedi e nei manganelli dei poliziotti.

Non c'è stata nemmeno una riga firmata dal noto opinionista o dal famoso intellettuale. Per non parlare dei politici che ci hanno completamente ignorato.

Io sono tornato a scuola con due cose in tasca: la paura e la certezza di non essere rappresentato da nessuno. La cosa peggiore che mi è capitata è il disinteresse. Forse peggiore delle botte che ho preso».
 
Fonte:  http://espresso.repubblica.it
 
 



martedì 9 ottobre 2012

LA CASSAZIONE INCHIODA EQUITALIA E RISTABILISCE LE REGOLE IGNORATE SINO AD OGGI





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La Cassazione inchioda equitalia a sue responsabilità e ristabilisce regole e principi giuridici ignorati fino ad oggi dai giudici

Una Sentenza sacrosanta e imparziale contro la poca trasparenza di Equitalia. Per la Cassazione, come per la stessa legge finora ignorata da molti giudici , l’estratto di ruolo della cartella di pagamento è da ritenersi insufficiente a provare in giudizio l’esistenza dell’atto notificato e il credito di Equitalia. In sede processuale inoltre Equitalia ricorsa in cassazione per continuare ad imporre sua prassi e metodi criptici in danno dei contribuenti è stata anche condannata a pagare le spese legali del processo non dimostrando in modo certo di aver tempestivamente e regolarmente notificato al presunto debitore il titolo legittimante l’imposizione fiscale in quanto non ha mai mostrato la copia integrale e corretta della cartella notificata. Soddisfatto il leader del Movimento AntiEquitalia e presidente dell’associazione NoiConsumatori.it, l’avvocato Angelo Pisani, il quale ha annunciato: finalmente dopo anni di persecuzione in danno dei contribuenti il tempo si è’ dimostrato il miglior Giuduce e a Roma non hanno avuto timore di applicare la legge “Un’altra vittoria contro le illegittimità di Equitalia. Farò diecimila manifesti da affiggere in tutti i tribunali italiani per far leggere questi sacrosanti principi di diritto a tutti specialmente a quei giudici che danno sempreragione ad Equitalia ad occhi chiusi.

avv. Angelo Pisani

Questa è una sentenza sacrosanta e rivoluzionaria che accoglie e conferma la fondatezza delle mie ripetute difese e critiche al sistema di riscossione “medievale”. La Giustizia, da oggi in poi, imporrà ad Equitalia di essere più trasparente e meno pregiudizievole nei confronti dei cittadini. I giudici napoletani avevano sempre dato per buona la prassi sbagliata e illegittima di Equitalia che al momento delle legittime contestazioni di trasparenza e prova dell’ esistenza di cartelle da parte del contribuente esibiva solo incomplete e parziali documentazioni, relate di notifica disgiunte dagli atti e poi addirittura stampati di estratti successivi anche agli stessi ricorsi facendo soccombere quasi sempre il contribuente e violando tutti i principi del giusto processo”.
“Finalmente la Cassazione, applicando la legge e i fondamentali principi di diritto, con questa sentenza conferma la costante illegittimità anche della condotta processuale di Equitalia sempre tollerata da troppi giudici sordi ai principi e regole processuali invocate dai contribuenti. L’agente della riscossione – ha chiarito Pisani – per dare prova della cartella deve esibire non gli estratti postdatati e criptici ma la copia integrale della cartella che avrebbe notificato e secondo le norme di legge ora molte procedure di riscossione espropriative risulteranno nulle e temerarie con salvezza dei cittadini che potranno chiedere anche il risarcimento di tutti i danni subiti.

 Fonte: nocensura.com