"Sono orgoglioso di aver contribuito a uno spirito più collaborativo tra le diverse forze politiche"
11:08 - Nonostante i sacrifici chiesti agli italiani, il governo è "più popolare dei partiti che in passato non hanno fatto le riforme perché erano impopolari". Lo dice il presidente del Consiglio Mario Monti, che ha aggiunto con "un certo orgoglio" di aver contribuito a "uno spirito collaborativo fra le diverse parti politiche", sottolineando che "i partiti hanno accettato di rischiare nell'interesse nazionale".
I
partiti, ha continuato, hanno guadagnato civiltà nel vedere l'interesse
nazionale: "Hanno accettato di rischiare una parte della popolarità con
noi", ha detto.
E ancora: "I sacrifici chiesti alle famiglie, alle imprese e ai lavoratori per fare le riforme strutturali e consolidare i bilanci vanno accompagnati da ricompense. Diversamente le riforme stesse e la fiducia nell'Europa potrebbero essere messe in discussione, scuotendo le fondamenta della stessa democrazia".
E ancora: "I sacrifici chiesti alle famiglie, alle imprese e ai lavoratori per fare le riforme strutturali e consolidare i bilanci vanno accompagnati da ricompense. Diversamente le riforme stesse e la fiducia nell'Europa potrebbero essere messe in discussione, scuotendo le fondamenta della stessa democrazia".
Fonte: http://www.tgcom24.mediaset.it
“Il governo tecnico genera infelicità”, italiani mai così pessimisti
Lo rivelano una serie di sondaggi di AstraRicerche condotti dal sociologo Enrico Finzi su un campione rappresentativo della popolazione e pubblicati per la prima volta nel libro "Felici malgrado". Gli italiani hanno perso la speranza ma dimostrano una forte capacità di adattamento: l'impegno sociale e civile è in netta crescita e le donne sono il vero nuovo soggetto di cambiamento
Gli italiani sono sempre più depressi e infelici.
Ce n’eravamo accorti confrontandoci con i nostri amici e familiari o
leggendo le mail di chi chiede aiuto perché ha perso il lavoro ed è
disposto a fare qualsiasi cosa pur di mantenersi a galla. Ma l’aspetto
più preoccupante è che proprio in questi ultimi mesi la felicità
dichiarata dalla popolazione non è mai stata a livelli così bassi dal
dopoguerra. A rivelarlo è il libro Felici malgrado, curato dal sociologo Enrico Finzi per Ecomunicare, che ilfattoquotidiano.it ha ottenuto in esclusiva.
“Nel
2011-2012 la felicità dichiarata è caduta all’improvviso, coinvolgendo
aree e soggetti prima solidi, sicuri”, si legge nello studio. “Una serie
di onde sismiche ha cambiato il panorama sociale di colpo. Come nel 1917
il fronte ha ceduto di schianto, come una seconda rotta di Caporetto”.
Per capire l’entità del disastro basta leggere i primi numeri pubblicati
nel testo del libro, elaborato in base a un serie di sondaggi di AstraRicerche su un campione rappresentativo della popolazione composto complessivamente da 5.000 cittadini italiani dai 18 ai 74 anni.
Se fino al 2010, per decenni, la percentuale degli italiani che si
definiscono felici è rimasta – di sondaggio in sondaggio – pressoché
fissa attestandosi intorno al 39%, dall’inizio del 2011 tutto è saltato e il “termometro della felicità” ha cominciato a scendere sempre più velocemente: a metà 2012 gli infelici integrali sono aumentati dal 12% di due anni prima fino al 17%, mentre i davvero appagati dell’esistenza sono crollati dal 39% al 29%.
In meno di due anni l’area sociale connotata dalla piena gioia di
vivere ha perso più di un quarto dei propri componenti in meno di due
anni. Un fenomeno inedito e drammatico.
Se
si passa poi alla percezione della condizione economica (personale e
dei familiari) il dato è ancora più chiaro: all’inizio di luglio 2012
ben il 70% degli intervistati ha affermato che “le cose
vanno male o malissimo”. Nel gennaio del 2010 la percentuale degli
insoddisfatti del proprio tenore di vita era ancora minoritaria (48%):
il passaggio dal lento calo al vero e proprio tracollo si è avviato nel
giugno del 2011, quando la quota di contenti era pari al 55%. Le cose non vanno meglio se si parla del futuro atteso. Gli italiani pessimisti sulle proprie prospettive a breve termine hanno superato il 61%: erano il 37%
a inizio 2010. Come se non bastasse, secondo il 58% degli intervistati
il quadro non migliorerà nei prossimi tre anni e il futuro risulta
portatore di felicità solo per il 25% della popolazione.
“Ciò
che preoccupa non è solo il peggioramento delle condizioni economiche
quanto la fine della speranza, il senso di perdita prospettica”, spiega Enrico Finzi.
“Si tratta di una novità radicale nella storia post-bellica”. I motivi
principali dell’infelicità diffusa e del pessimismo sono noti:
disoccupazione in aumento, inoccupazione dei giovani, ridimensionamento
di redditi e risparmi, calo della protezione del welfare,
aumento della pressione fiscale. Ma a pesare di più è “il furto di
futuro” sofferto da una parte crescente degli italiani. “Il risultato è
la diffusione della depressione paralizzante appesantita da una sorta
di spread psicologico, che ha esteso il divario di ottimismo
tra l’Italia – in passato uno dei paesi meno pessimisti – e gli altri
popoli, ad eccezione di greci e spagnoli”, continua Finzi.
L’infelicità del governo Monti
Un altro aspetto inedito rilevato dai sondaggi è la valutazione del governo Monti.
All’inizio di settembre 2012 il rapporto tra chi lo considera “creatore
della propria infelicità” e chi lo giudica felicitante era di quindici a
uno: il peggiore della storia post-bellica conosciuta. “Sia ben chiaro,
Mario Monti continua a godere dell’approvazione di un italiano su due.
E’ il suo governo che genera insoddisfazione. Monti paga dazio per il
suo team di ministri, che costituiscono una gigantesca macchina
generatrice di infelicità senza precedenti”, spiega Enrico Finzi. I
tecnici sono messi all’indice perché avrebbero alterato il patto sociale
senza considerare appieno le conseguenze drammatiche delle loro azioni.
“Non si può dire a chi è a uno, due, tre anni dalla pensione che non
può più andarci. Non si possono cambiare le regole dopo un’intera vita
di lavoro”, continua Finzi. “Non a caso dopo il provvedimento Fornero la fascia di italiani che si ritengono maggiormente pessimisti e depressi è scivolata verso l’alto, dai 45-54enni ai 55-64enni“.
Dei tecnici hanno deluso, paradossalmente, proprio gli errori tecnici
dei provvedimenti. “Solo per fare un esempio l’estensione a 60-90 giorni
della pausa obbligatoria per i contratti a termine ha gettato le
persone in uno stato di ancora maggiore precarietà e delusione”. Dai
sondaggi sembra arrivare dagli italiani un “no” inequivocabile ai
tecnici. Non solo perché si sarebbero dimostrati impreparati proprio sul
loro terreno, ma anche perché è percepito in modo crescente il basso
livello di democraticità delle loro scelte.
Un rinnovato impegno politico e sociale
Non
è però il caso di abbandonarsi alla disperazione. Gli italiani, come
hanno sempre dimostrato nella storia, continuano ad essere resilienti.
Hanno una forte capacità di adattamento e proprio in un periodo di
crisi come questo in cui ci si aspetterebbe un ritorno al tutti contro
tutti, all’homo homini lupus di Hobbes, sono
tornati con forza all’impegno politico e sociale. “Quasi un italiano su
due si impegna per migliorare la propria condizione e la tendenza è in
netta crescita”, spiega Finzi. “Ci si impegna per migliorare la propria
felicità nel privato, negli affetti, ma anche per aiutare il paese ad
uscire dalla crisi: si stanno ritrovando le ragioni della solidarietà,
della cooperazione e della responsabilità individuale”.
Se
da una parte c’è una rabbia diffusa che è una pre-condizione per ondate
di violenza incontrollata, dall’altra ci sono sempre più persone che
“si impegnano per convogliare la delusione verso forme di reazione
concrete alla crisi economica e politica e alla mancanza di leadership:
lo si vede chiaramente nella militanza dei giovani moderati pro-Renzi o nell’attivismo del movimento 5 stelle“.
L’Italia si trova su un crinale pericolosissimo: da un lato potrebbe
cadere in modo disastroso e dell’altro si potrebbe riprendere,
“ritrovando la via della politica”, che è chiamata ad intercettare e
tradurre in precise scelte programmatiche l’ondata di impegno spontaneo
che sta caratterizzando il Paese.
In
tutto ciò un ruolo decisivo potrebbero averlo le donne che, in base a
quanto si può leggere nel libro “Felici malgrado” emergono come “il vero
nuovo soggetto di cambiamento”. Perché sono portatrici di valori, di
equità, di care (inteso come preoccupazione per gli altri),
leggono più libri, sono ormai appaiate agli uomini nell’uso di Internet e
delle tecnologie e sono state molto meno coinvolte nei fenomeni di
degenerazione che hanno affossato il nostro paese.
E
in un panorama politico nel quale il centrodestra è in “uno stato di
necrosi e non riesce, almeno fino ad oggi, ad elaborare un’offerta
politica dal basso” mentre il centro “è solo classe dirigente che non è
in grado di mobilitare la popolazione”, la sinistra si trova di fronte
all’opportunità storica di uscire vincente dalle urne, offrendo una
nuova immagine di futuro agli italiani. “Perché il tema della
disuguaglianza sociale, sentito dalla stragrande maggioranza della
popolazione, fa parte del dna stesso della sinistra italiana”, spiega
Finzi e perché in fin dei conti “il centro-sinistra è stato in parte
complice della degenerazione del Paese ma con una grande differenza
quantitativa rispetto alla destra, travolta dalla pornocleptocrazia del
berlusconismo”.
Il
libro “Felici malgrado” di Enrico Finzi, edito da Ecomunicare può essere
scaricato a partire dal 16 ottobre su Amazon o lulu.com
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