La Procura di Roma indaga sulle presunte carenze nei pronto soccorso della Capitale, dopo le polemiche per alcune foto apparse sui giornali che hanno fatto scattare le ispezioni del Nas
Tutti i reparti di pronto soccorso degli ospedali della Capitale, alle prese con carenze e disservizi, saranno oggetto di indagine da parte della procura di Roma che ha aperto un fascicolo, al momento, in 'atti relativi', cioè senza ipotesi di reato e senza indagati. A determinare l'apertura del procedimento da parte del procuratore reggente Giancarlo Capaldo, che ha delegato gli accertamenti ai pm Rosalia Affinito ed Elisabetta Ceniccola, è stata l'informativa dei Nas che ha evidenziato disfunzioni strutturali al pronto soccorso del San Camillo e a quello dell'ospedale di Tor Vergata. Nei giorni scorsi alcuni organi di stampa avevano riportato la notizia di malati costretti a stare distesi per terra su alcuni materassi, in assenza di posti letto o di barelle .
Proprio in merito all'inchiesta aperta dalla Procura di Roma, il ministro della Salute Renato Balduzzi ha chiesto una relazione "dettagliata" sull'intera vicenda alla Presidenza della Regione Lazio, si legge in una nota del Ministero. Nei giorni scorsi hanno suscitato polemiche le foto del pronto soccorso dell'ospedale romano San Camillo, in cui veniva eseguito un massaggio cardiaco su un paziente steso a terra.
«Tutti hanno rubato nel sistema sanitario. Hanno utilizzato i soldi della sanità per fare altro e questo ce lo dobbiamo dire con chiarezza». Lo ha detto la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, su La7, rispondendo alla domanda sul «perché siamo in questa situazione di emergenza sanitaria».
«Mio padre è morto al San Camillo e le posso anche dire in quelle condizioni. Mio padre aveva 29 anni e lo scambiarono al Pronto Soccorso per una persona anziana perché era stato male. Quindi conosco perfettamente quella struttura, vado sempre in quella struttura. Sono una persona come voi». Ha poi aggiunto la Polverini rispondendo ad una dottoressa dell'ospedale San Camillo che ha attaccato la Regione accusando di «non conoscere davvero le condizioni in cui versa la gente che si rivolge al Pronto Soccorso». La governatrice si è alterata rispondendo: «Mia madre è stata ricoverata al San Camillo ed è stata in un corridoio, quindi conosco bene gli ospedali del Lazio e in particolare quello». «Non siamo qui per fare pagliacciate ma per assumermi delle responsabilità e ci sto mettendo la faccia», ha concluso.
Fonte: http://www.grr.rai.it
VI RICORDATE QUESTO CASO:
Roma, respinto da 4 ospedali muore La Polverini chiede una commissione d’inchiesta
E’ la tragica odissea di Giorgio Manni, 51 anni, che a causa di forti dolori ai reni, che gli impedivano di respirare bene, si e’ rivolto a diversi Pronto Soccorso che gli rispondevano di curarsi a casa
Roma, 17 luglio 2011 - E’ morto dopo essere stato rimandato a casa per ben cinque volte dai quattro ospedali romani a cui aveva chiesto soccorso. E’ la tragica odissea di Giorgio Manni, 51 anni, che a causa di forti dolori ai reni, che gli impedivano di respirare bene, si e’ rivolto a diversi Pronto Soccorso, ultimo quello dell’ospedale di Subiaco, da cui poi e’ stato trasferito al Policlinico di Tor Vergata quando ormai le condizioni erano disperate.
Il governatore del Lazio Renata Polverini ha annunciato che “la Regione ha chiesto alla direzione sanitaria della Asl RmG di attivare immediatamente una commissione d’inchiesta sul decesso di Giorgio Manni”.
“E’ un quadro impressionante quello riportato dalla stampa di oggi, per questo ho chiesto ai carabinieri del Nas in servizio presso la Commissione d’inchiesta di avviare una istruttoria subito”. Cosi’ Ignazio Marino, presidente della Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, dopo la morte di un uomo rimandato a casa per ben cinque volte dai quattro ospedali romani a cui aveva chiesto soccorso.
“Quanto accaduto va verificato al piu’ presto, perche’ e’ inaccettabile che una persona malata sia obbligata a cercare assistenza spostandosi di ospedale in ospedale, per trovare da sola una soluzione. Sembra profilarsi una preoccupante inefficienza della rete di emergenza e urgenza regionale, per questo ho chiesto ai Nas di acquisire tutti i documenti relativi al paziente e quanto sia necessario a certificare le richieste di aiuto ai nosocomi e i motivi del mancato ricovero. Questo caso deve farci riflettere piu’ in generale sul funzionamento della rete di emergenza e urgenza del nostro Paese, le cui carenze organizzative erano gia’ state di recente rimarcate dalla Commissione Igiene e Sanita’ del Senato”.
Fonte: http://qn.quotidiano.netE MENTRE LA GENTE MUORE O VIENE "CURATA" SUL PAVIMENTO DEI PRONTO SOCCORSO....
Quanto costa ai contribuenti l’assistenza sanitaria integrativa dei deputati
…non voglio farle perdere tempo – leggo OGGI dal suo apparire, mi sembra nella seconda metà degli anni “40 -
Le voglio solo significare che sono sempre d’accordo con i suoi pensieri, quelli che esplicita sul settimanale che dirige. – Grazie , glielo devo – Perchè i nostri governanti ( g ) non danno mai neppure un segno per dimostrare che si uniscono a noi per fare quelle economie semplici e necessarie, senza scomodare la Costituzione ? esempio, eliminare quelle mense da disederati della camera e del senato, eliminare i barbieri ed i parrucchieri, usare i ristoranti attorno alle camere e dar lavoro alle attività limitrofe.
Buon lavoro e distinti saluti da parte di un pensionato e se le avanza tempo, legga qui sotto, ma forse lo conosce giàPer la prima volta viene tolto il segreto su quanto costa ai contribuenti l’assistenza sanitaria integrativa dei deputati. Si tratta di costi per cure che non vengono erogate dal sistema sanitario nazionale (le cui prestazioni sono gratis o al più pari al ticket), ma da una assistenza privata finanziata da Montecitorio. A rendere pubblici questi dati sono stati i radicali che da tempo svolgono una campagna di trasparenza denominata Parlamento WikiLeaks. http://www.radicali.it/parlamento-wikileaks Va detto ancora che la Camera assicura un rimborso sanitario privato non solo ai 630 onorevoli. Ma anche a 1109 loro familiari compresi (per volontà dell’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini) i conviventi more uxorio. Ebbene, nel 2010, deputati e parenti vari hanno speso complessivamente 10 milioni e 117mila euro. Tre milioni e 92mila euro per spese odontoiatriche. Oltre tre milioni per ricoveri e interventi (eseguiti dunque non in ospedali o strutture convenzionati dove non si paga, ma in cliniche private). Quasi un milione di euro (976mila euro, per la precisione), per fisioterapia. Per visite varie, 698mila euro. Quattrocentottantotto mila euro per occhiali e 257mila per far fronte, con la psicoterapia, ai problemi psicologici e psichiatrici di deputati e dei loro familari. Per curare i problemi delle vene varicose (voce “sclerosante”), 28mila e 138 euro. Visite omeopatiche 3mila e 636 euro. I deputati si sono anche fatti curare in strutture del servizio sanitario nazionale, e dunque hanno chiesto il rimborso all’assistenza integrativa del Parlamento per 153mila euro di ticket. Ma non tutti i numeri sull’assistenza sanitaria privata dei deputati, tuttavia, sono stati desegretati. “Abbiamo chiesto – dice la Bernardini – quanti e quali importi sono stati spesi nell’ultimo triennio per alcune prestazioni previste dal ‘fondo di solidarietà sanitarià come ad esempio balneoterapia, shiatsuterapia, massaggio sportivo ed elettroscultura (ginnastica passiva). Volevamo sapere anche l’importo degli interventi per chirurgia plastica, ma questi conti i Questori della Camera non ce li hanno voluti dare”. Perché queste informazioni restano riservate, non accessibili? Cosa c’è da nascondere? Ecco il motivo di quel segreto secondo i Questori della Camera: “Il sistema informatizzato di gestione contabile dei dati adottato dalla Camera non consente di estrarre le informazioni richieste. Tenuto conto del principio generale dell’accesso agli atti in base al quale la domanda non può comportare la necessità di un’attività di elaborazione dei dati da parte del soggetto destinatario della richiesta, non è possibile fornire le informazioni secondo le modalità richieste”. Il partito di Pannella, a questo proposito, è contrario. “Non ritengo – spiega la deputata Rita Bernardini – che la Camera debba provvedere a dare una assicurazione integrativa. Ogni deputato potrebbe benissimo farsela per conto proprio avendo gia l’assistenza che hanno tutti i cittadini italiani. Se gli onorevoli vogliono qualcosa di più dei cittadini italiani, cioè un privilegio, possono pagarselo, visto che già dispongono di un rimborso di 25 mila euro mensili, a farsi un’assicurazione privata. Non si capisce perché questa ‘mutua integrativà la debba pagare la Camera facendola gestire direttamente dai Questori”. “Secondo noi – aggiunge – basterebbe semplicemente non prevederla e quindi far risparmiare alla collettività dieci milioni di euro all’anno”.
Fonte: http://www.oggi.it
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