IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

sabato 10 marzo 2012

Gli stipendi d’oro dei commessi di Palazzo Madama mandano in tilt i vertici dei musei

Gli elevati costi della politica e soprattutto gli sprechi denunciati in questi ultimi anni anche da numerosi giornalisti italiani hanno riportato l’attenzione sul rapporto guadagno-responsabilità nel mondo del lavoro anche nel nostro Paese. Nelle ultime settimane in molti hanno lodato l’iniziativa del Governo Monti di pubblicare online le dichiarazioni dei redditi e dei patrimoni di tutti i componenti dell’attuale esecutivo tecnico. Ora la stessa iniziativa è stata portata avanti dai vertici delle biblioteche, archivi e istituzioni museali per dimostrare con dati alla mano il misero stipendio mensile che percepiscono, che risulta essere addirittura un quarto di quello dei commessi di Palazzo Madama. Una situazione che diventa davvero paradossale se si confrontano le dichiarazioni dei redditi dei direttori italiani dei musei con quelle dei colleghi europei e internazionali.Questa vicenda che è uscita allo scoperto grazie a una lettera pubblica che porta le firme dei più importanti vertici di musei italiani: il direttore della Galleria nazionale d’Arte antica di Palazzo Barberini Anna Lo Bianco, Antonio Natali della Galleria degli Uffizi, Anna Coliva della Galleria Borghese, Maria Grazia Bernardini del Museo di Castel Sant’Angelo, Andreina Draghi del Museo di Palazzo di Venezia, Serena Dainotto della Biblioteca dell’Archivio di Stato di Roma e tanti altri funzionari di biblioteche e archivi museali. Il punto della questione è proprio la disparità di trattamento economico tra un parlamentare o un direttore generale della Consob (che guadagna 395mila euro lorde più 95mila come membro della Commissione di garanzia per gli scioperi) e un direttore della Galleria nazionale d’Arte antica, Anna Lo Bianco, che guadagna 1.765 euro netti al mese. Vere e proprie briciole se facciamo un raffronto con gli stipendi d’oro dei nostri manager pubblici. Lo stipendio di Anna Lo Bianco risulta essere un quarto di quanto prende un commesso di Palazzo Madama di pari anzianità.
In Europa e non solo, i colleghi dei direttori di musei, ma anche storici dell’arte, architetti, archivisti, bibliotecari e funzionari prendono il doppio e in alcuni casi anche il triplo. Nella lettera di denuncia i vertici e funzionari di musei sottolineano che lo stipendio non raggiunge i duemila euro al mese, che tra l’altro non prevede nessuna indennità e nessun altro tipo di compensazione. «A noi il merito quindi di bilanciare la media europea – si legge nella lettera dei vertici dei musei – contro l’eccesso di compensi dei parlamentari, dei manager di Stato e non, di professori universitari. Nel nostro caso gli stipendi si collocano molto al di sotto. Saremmo curiosi di sapere come ci apostroferebbe il giornalista Vittorio Feltri che nel corso di una trasmissione televisiva definiva “scherzosamente” barboni i parlamentari per i loro compensi, in fondo di modesta entità se confrontati a tanti altri. E vorremmo anche sapere – si legge ancora nella lettera – cosa pensano il presidente del Consiglio Monti e il ministro Severino che con rigore ritengono il denaro il giusto compenso al merito». Il Governo (ma in generale la classe politica italiana) deve dare delle risposte concrete a tutte queste osservazioni.


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