Cosa sta realmente accadendo con i vaccini anticovid?
È questa
l’ineludibile domanda, che nemmeno più i pretoriani dell’ordine
costituito possono aggirare. Alla luce degli ultimi eventi, infatti,
sembra che la realtà stessa si sia fatta carico dell’oneroso compito di
produrre chiarezza in una situazione intricata per ragioni niente
affatto neutre.
Il susseguirsi ininterrotto di casi problematici, con effetti collaterali e in più episodi addirittura con esito tragico ha portato alla decisione presa dall’Aifa: la sospensione dei vaccini di AstraZeneca in tutta Italia.
Da quel che sappiamo, decisioni analoghe sono state prese in altri
Paesi dell’Unione Europea, come la Francia e la Germania. Insomma, pare
sciogliersi come neve al sole la narrazione egemonica: quella che per
settimane andava ripetendo che tutto era sotto controllo e che,
necessariamente, ogni problema insorto dopo la vaccinazione era un
problema indipendente dalla vaccinazione stessa.
Colpisce di
siffatta logica il rovesciamento integrale che essa opera della stessa
logica con cui finora l’ordine del discorso ha presentato i decessi
temporalmente successivi rispetto alla contrazione del coronavirus: ogni
morto con coronavirus è infatti conteggiato come un morto di
coronavirus, mentre ogni morto dopo il vaccino viene conteggiato come un
morto indipendentemente dal vaccino. Insomma, la logica del “post hoc ergo propter hoc” in un caso è accettata in forma totale, nell’altro caso è in forma totale respinta.
Ragione vorrebbe ovviamente che si valutasse, in un caso come nell’altro, ogni singolo episodio, vagliandolo con attenzione e a distanza di sicurezza da schemi preordinati dogmaticamente. Ora, la decisione dell’Aifa credo sia di una importanza non trascurabile: ci segnala che, in antitesi con il fanciullesco entusiasmo della cricca dei virologi televisivi superstar, qualcosa con le vaccinazioni non sta andando per il verso giusto. Si tratta a ben vedere della più paradossale e istruttiva lezione che dobbiamo fare nostra del dispositivo immunologico: se, di fronte al pericolo di contagio, non ci si immunizza, si mette in pericolo l’equilibrio della vita; ma si va incontro a un analogo destino se ci si immunizza in forma eccessiva, vuoi mediante le pratiche liberticide dei lockdown, vuoi mediante le ossessioni di una vaccinazione di massa per il tramite di vaccini di cui ora perfino l’Aifa sospende l’uso.
Non si tratta naturalmente di essere a priori contro i vaccini, come
solo sanno essere sciocche sette di fanatici istintivamente nemici del
logos. Si tratta, semmai, di procedere cautamente e con sguardo critico
al cospetto di un vaccino che è da poco stato lanciato e che, con tutta
evidenza, sta producendo alcuni non trascurabili problemi. Su più fonti,
si parla testualmente di trombosi e di problemi di coagulazione. Solo
uno sciocco, ad esempio, sarebbe contro l’antitetanica, proprio come
solo uno sciocco sarebbe aprioricamente favorevole,
senza alcuno spirito critico, a un vaccino lanciato da poco e che sta
producendo effetti tali da portare alla sospensione del suo uso ad opera
dell’Aifa.
L’assenza di immunizzazione e la iperimmunizzazione sono egualmente pericolose, sia pure in forme diametralmente opposte.
Una politica che fosse degna di questo nome dovrebbe cercare il delicato equilibrio in grazia del quale l’immunizzazione operi con efficacia, proteggendo la vita, senza rovesciarsi in dispositivo dannoso per il corpo che pure dovrebbe proteggere. L’abbiamo ormai ampiamente inteso: le misure emergenziali finiscono, da ormai un anno, per mettere in scena una forma di immunizzazione che finisce per essere totalizzante e, in ultimo, per produrre effetti opposti rispetto a quelli desiderati.
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