L'inflazione galoppa: il tasso annuo a ottobre 2011 è salito al 3,4% dal 3% di settembre. È il dato più alto da ottobre 2008. Lo ha rilevato l'Istat nelle stime provvisorie, che hanno indicato un aumento dello 0,6% su base mensile, il rialzo maggiore da giugno 1995.
Hanno pesato gli effetti della manovra, in particolare dell'incremento dell'Iva.
NELL'EUROZONA È STABILE. L'inflazione acquisita per il 2011, quella che si registrerebbe nella media di fine anno nell'ipotesi che l'indice rimanga nei restanti mesi allo stesso livello di ottobre, è pari al 2,7%.
Nella zona Euro invece l'inflazione è rimasta stabile al 3% a ottobre.
Benzina +17,8%, gasolio +21,2%. Forte rialzo del prezzo del gas: +11,3%
A ottobre la benzina è aumentata del 17,8% (dal +16,3% di settembre) su base annua, mentre è salita dello 0,8% su base mensile.
Nell'ultimo mese il prezzo del gasolio per i mezzi di trasporto è salito del 21,2% (dal +19,2% di settembre) ed è aumentata dell'1,7% sul piano congiunturale.
CHE BALZO DEL PREZZO GAS. Ha segnato un forte rialzo anche il prezzo del gas naturale, che su settembre è salito del 3,4% e su base annua è balzato all'11,3%, dal 7,6% di settembre.
In lieve aumento congiunturale, invece, è risultato il prezzo dell'energia elettrica (+0,1%) che ha registrato un rialzo annuo del 5,1%, stabile rispetto a settembre.
L'inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, è salita al 2,6%, con un'accelerazione di due decimi di punto percentuale rispetto a settembre (+2,4%).
Al netto dei soli beni energetici, il tasso di crescita tendenziale dell'indice dei prezzi al consumo è arrivato al 2,5% dal 2,3% di settembre. Nel mese di ottobre, si sono rilevate tendenze all'accelerazione della crescita dei prezzi al consumo per quasi tutte le tipologie di beni e servizi.
Dal punto di vista settoriale, il principale effetto di sostegno alla dinamica dell'indice generale è derivata dal rialzo congiunturale dell'1,4% dei prezzi dei beni energetici.
CAPITOLO TRASPORTI, -0,3%. Effetti di contenimento del tasso d'inflazione si sono dovuti, invece, alla diminuzione su base mensile dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (-0,3%) e alla stabilità dei prezzi dei ricreativi, culturali e per la cura della persona.
L'indice armonizzato dei prezzi al consumo per i Paesi dell'Ue (Ipca) aumenta dello 0,9% su base mensile e del 3,8% su base annua, con un'accelerazione di due decimi di punto percentuale rispetto a settembre 2011 (+3,6%).
Si tratta del livello più alto dal settembre del 2008. Guardando i diversi settori economici, i maggiori incrementi congiunturali dei prezzi rilevati ad ottobre 2011 hanno riguardato le divisioni bevande alcoliche e tabacchi (+3,7%), abbigliamento e calzature (+1,2%), abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+0,8%), e istruzione (+0,6%).
Sul piano tendenziale i maggiori tassi di crescita hanno interessato trasporti (+7,1%), le bevande alcoliche e tabacchi (+6,0%), abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+5,9%).
In flessione, invece, i prezzi delle comunicazioni (-0,4%). In particolare, su base annua hanno continuato la loro corsa i prezzi di caffé (+15,9%) e zucchero (+16,0%).
Pd: «Frutto di sciagurate scelte del governo»
Fenomeno prevedibile secondo Antonio Lirosi responsabile Pd per il Commercio: «Purtroppo non poteva andare diversamente dopo la sciagurata decisione del governo di fare cassa innalzando le accise sui carburanti, il prezzo dei tabacchi e l'aliquota dell'Iva. Decisioni che hanno alimentato un circuito inflazionistico per tutte le tipologie di beni e servizi, grazie anche all'assenza di un governo operante, coeso e credibile che avrebbe dovuto preparare e monitorare l'impatto sul mercato di queste gravi misure».
«SVOLTA RADICALE NELLA POLITICA ECONOMICA». Secondo Lirosi non appena «si allarga la forbice tra l'andamento dei prezzi e quello degli stipendi, crolla il potere di acquisto delle famiglie, si riducono i consumi, anche per ragioni strutturali», per questo «è impensabile che la crescita del Pil possa essere stimolata dal contenuto, finora noto, del decreto sviluppo».
Il responsabile Pd per il Commercio ha consigliato «una radicale svolta nella politica economica» perché «non è più rinviabile un intervento fiscale redistributivo per sostenere i redditi medio-bassi e rilanciare la domanda interna di beni e servizi, nella direzione indicata dalle proposte più volte illustrate del Partito democratico». Per fare questo «ci vuole però un nuovo governo che abbia anche a cuore il controllo della dinamica inflazionistica, specie dal lato dei prezzi regolamentati».
Confesercenti e quel «capolavoro» dell'aumento dell'Iva
Confesercenti ha rincarato la dose definendo un «capolavoro» l'aumento dell'Iva che ha spinto «l'inflazione oltre il 3% ed ai massimi aumenti congiunturali da 16 anni a questa parte, deprimendo al tempo stesso ancora di più i già deboli consumi».
Per l'organizzazione il rialzo dell'imposta è «una scelta sbagliata che per giunta si alimenta del costo crescente dei prezzi dei carburanti, rivelandosi per quello che è: un boomerang contro l'economia italiana e lo sviluppo».
Confesercenti ha chiesto «una politica diversa, che tagli coraggiosamente la spesa pubblica e riduca le imposte: una scelta, questa, che non produce inflazione ma crescita». Secondo l'associazione «adesso non si può più indugiare: servono ulteriori interventi per rilanciare la crescita e consolidare il vasto mondo delle Pmi, che rappresenta e continuerà a rappresentare il cuore dell'economia e dell'occupazione italiana».
Confcommercio: «Il rialzo sconta gli effeti dell'incremento dell'impostazione indiretta»
L'Ufficio studi di Confcommercio ha sottolineato come l'aumento mensile (+0,6%) stimato dall'Istat «testimoni un più rapido adeguamento dei prezzi finali all'incremento dell'aliquota Iva dal 20 al 21%, rispetto alle nostre previsioni di un incremento dell'inflazione dello 0,4% tra settembre ed ottobre». Inoltre, ha spiegato, «sono presenti effetti sistemici che traggono origine dall'incremento dei prodotti energetici». Vengono, quindi, «smentite le ipotesi che il sistema produttivo potesse tenere su di sé l'incremento dell'imposizione indiretta». Infatti «la ridotta marginalità dell'imprese di produzione e distribuzione dopo la recessione 2008-2009 ha costretto le filiere a traslare in avanti l'aumento dell'Iva». Infine, ha stimato l'Ufficio studi, «il tasso d'inflazione a chiusura d'anno non dovrebbe risultare molto superiore all'attuale inflazione acquisita, pari al 2,7%, in quanto non prevediamo ulteriori rilevanti incrementi dei prezzi al consumo».
Federconsumatori: «Rimarrà ben poco nelle tasche degli italiani»
Sul piede di guerra anche Federconsumatori ed Adusbef secondo le quali i dati Istat sull'inflazione ad ottobre hanno evidenziato «una crescita ormai incontrollata, che, ancora una volta, si dimostra in piena contraddizione con l'andamento dei consumi e del potere di acquisto delle famiglie». Secondo i calcoli dell'Onf (Osservatorio nazionale Federconsumatori), «la manovra costerà ad ogni famiglia ben 2.031 euro. La convergenza tra ricadute inflazionistiche e ricadute della manovra economica comporterà un crollo del potere d'acquisto delle famiglie dal 2012 al 2014 di oltre 8.300 euro. E, solo per quest'anno, di 1.621 euro». Di questo passo «rimarrà ben poco nelle tasche degli italiani. È indispensabile un intervento determinato per il rilancio della domanda di mercato».
Per il presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti, e il presidente dell'Adusbef, Elio Lannutti, «un aumento simile non può avere alcuna giustificazione o spiegazione al di fuori delle volontà speculative ormai chiare ed evidenti, nonché della demenziale manovra di aumento dell'Iva operata dal Governo».
Confagricoltura: «La frutta costa meno che nel 2010»
Anche Confagricoltura ha commentato i dati sull'inflazione sottolineando come «a ottobre, rispetto allo stesso mese del 2010, i prodotti agricoli non lavorati sono aumentati dello 0,5%, un valore molto al di sotto dell'indice generale dei prezzi che si è attestato al + 3,4%. L'agricoltura, dunque, continua a dare un consistente aiuto ai consumatori, in un momento di grandi difficoltà per l'economia e le famiglie».
L'aumento del 4,8% su base mensile (ottobre su settembre) dei prezzi al consumo delle verdure sono cresciuti del 4,8%, sarebbe legato solo a «un parziale recupero di quotazioni che erano giunte a un livello tale da non essere più remunerative. Infatti a ottobre 2011 rispetto a ottobre 2010 sono diminuiti del 4,2%. La frutta fresca è aumentata dello 0,9% rispetto a settembre, ma su base annua registra un -2,5%».
Cia: «L'aumento dell'iva si riflette anche sugli alimenti»
La Cia-Confederazione italiana agricoltori punta il dito contro la crescita dell'Iva che colpisce tutti i beni, anche quelli che non sono coinvolti dall'incremento dell'imposta: «Se il carburante cresce, inevitabilmente questo rialzo si riversa a cascata su tutti i beni che vengono trasportati, quindi anche su quelli che mantengono l'Iva al 4%. Come la stragrande maggioranza dei prodotti alimentari, quindi la conseguenza immediata del nuovo 'boom' della benzina è l'aumento dei listini al supermercato».
Hanno subito incrementi importanti prodotti di prima necessità come pane e pasta (rispettivamente, +2,8% e +1,3% rispetto a ottobre 2010), formaggi e latticini (+5,2%) e carne rossa (+2,5%).
«Si tratta di un vero e proprio salasso per i consumatori, già alle prese con il calo del potere d'acquisto e mille difficoltà economiche», ha evidenziato il presidente della Cia, Giuseppe Politi, che teme che «il rialzo dell'Iva possa tradursi in un ulteriore calo dell'1,5% dei consumi alimentari, già fermi al palo da più di un anno».
Commento di Oliviero Mannucci: Alzare l'aliquota IVA dal 20% al 21% non è la soluzione per aumentare l'entrate dello stato. Ancora una volta si è preferito applicare una misura pagliativa, che sembra nell'immediato far entrare più soldi nelle casse dello stato, ma che alla lunga penalizza il paese. I nostri signori governanti non hanno ancora capito che bisogna applicare delle misure a lungo termine per risollevare le sorti del paese. Abbassare le tasse alle imprese incentivando l'assunzione, aumentare i salari almeno a livello medio europeo dei lavoratori dipendenti, aiuterebbe molto a far muovere l'economia. Per quanto riguarda invece le spese dello stato, bisogna ridurre gli sprechi di denaro pubblico, riducendo i politici, le auto blu, le spese non necessarie etc.etc. E invece no, i nostri signori governanti che cosa fanno aumentano l'IVA. Questo dimostra l'incapacità della nostra classe politica di dare risposte concrete e durature agli italiani.
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