IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

domenica 19 ottobre 2014

Bari, stangata fiscale: promesse da marinaio e calcoli sbagliati

Qualcosa non quadra: da città più virtuosa d’Italia Bari è passata ai primissimi posti per tassazione municipale. La TASI è la terza più alta in tutto il paese. Ci battono solo Bologna e Milano. E non è precisamente una grande consolazione.


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Il delicato tema delle tasse era stato cavallo di battaglia di Antonio Decaro durante la campagna elettorale. Bari era stata descritta come città-esempio per aver presentato un bilancio in attivo, bloccata solo da quel cattivo sistema voluto dall’Europa che non consente di sforare il famoso tetto del 3 per cento per poter investire.
E con tanti soldi in cassa, in molti cittadini si è formato il convincimento che le tasse sarebbero scese o comunque non sarebbero aumentate. Ma subito dopo l’approvazione della famosa delibera, da Palazzo di Città hanno cominciato a filtrare sussurri rigorosamente anonimi ma preoccupati: le tasse aumentavano e come, in modo vertiginoso. E abbiamo dovuto aspettare la Camera di Commercio di Mestre per averne la certezza. A Bari non c’era arrivato nessuno e nemmeno durante il fumosissimo e noiosissimo dibattito in Consiglio Comunale, nè fra la maggioranza (e si può capire) nè fra l’opposizione (e si capisce meno) qualcuno ha potuto dire qualcosa di sicuro, al di là del solito ed inutile esibizionismo verboso. Certo: le aliquote applicate eralo le massime, ma il famoso “conto della serva”che a chiare lettere poteva rivelare la stangata in arrivo, quello nessuno lo ha fatto.
Ma nei CAF l’allarme è partito subito. E così il tam tam sotterraneo: Bari vivrà una tragedia fiscale ed è prevedibile che le tredicesime se ne andranno tutte in tasse. Una rapina, o poco meno. Ma i sussurri non si fermano qui. Le voci insistenti parlano anche di errori materiali di calcolo sulle aliquote da applicare, ormai cristallizzati nelle delibere attuative. Una tragedia nella tragedia, che insieme alla scusa davvero debole portata da Decaro a sua discolpa (ho ereditato questa situazione dalla precedente amministrazione) potrà solo indurre all’ira la popolazione e nient’altro.
Oggi il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri chiosa: “È vero che grazie al governo Renzi, i comuni italiani hanno potuto aumentare  l’aliquota della Tasi. Ma è anche un fatto, come registra il centro studi CGIA, che sono proprio le città più rosse, Bologna, Genova, Roma e Bari su tutte, ad aver raddoppiato l’aliquota. Risultato, un balzello che risulterà addirittura più caro della vecchia Imu sulla prima casa che il governo Berlusconi aveva eliminato. BARI, guidata oggi da Decaro, ma ieri da Emiliano, in perfetta continuità con la politica delle tasse del governo nazionale, non fa dunque eccezione.”
E i primi calcoli fatti per simulare le varie situazioni gli danno perfettamente ragione. Nel frattempo, il Comune ha approvato anche il piano triennale delle Opere pubbliche, c’è stata la ricapitalizzazione del carrozzone Amtab, sono state accuratamente evitate le norme antiparentopoli per le nomine nelle aziende partecipate, senza che la qualità della vita in città abbia subito visibili miglioramenti.
Ce n’è abbastanza, secondo noi, per una immediata verifica di questa amministrazione, soprattutto da parte di chi le ha conecsso fiducia a scatola chiusa, eleggendo Antonio Decaro.

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