IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

lunedì 4 maggio 2015

Scuola: il grande sciopero del 5 Maggio

E così domani, martedì 5 maggio, ci sarà il grande sciopero della scuola. Non c’è alcun dubbio sull’adesione: sarà massiccia, pressoché totale. 

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Tutte le sigle sindacali sono concordi nell’affermare che la riforma della Buona Scuola è ignobile, la peggiore di sempre, che affosserà l’istruzione pubblica, avvilirà gli insegnanti, mortificherà gli studenti. Nemmeno la Gelmini si era meritata tanto disprezzo, nemmeno le politiche scolastiche dei governi di Berlusconi avevano tirato su tante barricate. Eppure, sarò scemo, comprendo poco l’avversione alla Buona Scuola. Sarà perché ho partecipato a molte riunioni, sarà perché cerco di alimentare dentro di me un minimo di speranza e di ottimismo, ma in questa riforma io ci trovo anche tante cose interessanti. L’ho già scritto, ma in questa vigilia rovente sento la necessità di ripeterlo.

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Questo Governo promette più o meno sette miliardi di investimenti nella scuola, tra edifici da ristrutturare e precari da assumere. E’ una bufala, è fumo negli occhi, non è vero niente, dicono i sindacati. Chi lo sa, può darsi che abbiano ragione loro, ma in questo caso bisogna scioperare quando le promesse si rivelano aria fritta, dopo aver verificato la truffa, non prima. Anche i 500 euro previsti per l’aggiornamento personale di ogni insegnante vengono considerati alla stregua di un bidone. Figurati se, con questi chiari di luna, il governo può permettersi questi regali, dice il mio collega furibondo. E anche qui io non so che dire: o meglio, ora mi sembra una bella idea, ci conto, spero davvero di avere questa facilitazione economica per comprare libri, riviste, per poter spendere qualcosa in più e così rimanere informato, vicino allo spirito del tempo. Se poi questi soldi non arrivassero, allora anch’io ci resterei male, e forse griderei buffoni buffoni! ai nostri governanti.

E poi, sarà vero che ci sarà più educazione fisica, più ore per la musica e l’arte? Macché, ringhia il collega, tutta propaganda. Però l’hanno promesso, dico io, ci conto tanto, perché i miei figli stanno otto ore a scuola e non si muovono mai, rischiano di deprimersi. No no, non accadrà niente di tutto questo, fidati, bisogna scioperare. Dopo? No, adesso. E i centomila stabilizzati, tutti quegli insegnanti che facevano tre settimane qua e due là, e in mezzo niente? Pochi, pochissimi! ribatte il collega, dovevano assumerne trecentomila, tutti i precari delle mille graduatorie escogitate in questi ultimi vent’anni. Certo, penso, ha ragione, trecentomila era meglio. E forse un milione è meglio di trecentomila. E poi, punto dolentissimo, cresce il potere dei presidi. Potranno assumere chi gli pare, raccomandati, amici, cugini, è la mafia, la solita mafia! mi spiega l’amico professore. E’ vero, si dà la possibilità di scelta, ma tra tutti i nuovi assunti, sia ben chiaro.

Qualcuno forse immagina che il preside alzerà il telefono e chiamerà il cognato disoccupato, il quale con un bel salto triplo scavalcherà chi ha mille punti più di lui. Intendiamoci, non è così: il preside potrà eventualmente scegliere in una lista di insegnanti tutti assunti. Può darsi che non sia una buona idea, ma non c’è pericolo che qualcuno che si è guadagnato il posto lo perda per colpa di un imbucato senza diritti. Comunque capisco che ogni legge può essere migliorata ed è possibile che questo sciopero aiuti a perfezionare le cose. Però non è vero che questa è una riforma per i ricchi, come sostiene oggi la Camuso. Questa mi sembra una baggianata. La scuola italiana ha tanti problemi, cerchiamo di affrontarli con calma.

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