E così domani,
martedì 5 maggio, ci sarà il grande sciopero della scuola. Non c’è alcun
dubbio sull’adesione: sarà massiccia, pressoché totale.
Tutte le sigle
sindacali sono concordi nell’affermare che la riforma della Buona Scuola
è ignobile, la peggiore di sempre, che affosserà l’istruzione pubblica,
avvilirà gli insegnanti, mortificherà gli studenti. Nemmeno la Gelmini
si era meritata tanto disprezzo, nemmeno le politiche scolastiche dei
governi di Berlusconi avevano tirato su tante barricate. Eppure, sarò
scemo, comprendo poco l’avversione alla Buona Scuola. Sarà perché ho
partecipato a molte riunioni, sarà perché cerco di alimentare dentro di
me un minimo di speranza e di ottimismo, ma in questa riforma io ci
trovo anche tante cose interessanti. L’ho già scritto, ma in questa
vigilia rovente sento la necessità di ripeterlo.
Questo Governo promette più o meno sette miliardi di investimenti nella scuola,
tra edifici da ristrutturare e precari da assumere. E’ una bufala, è
fumo negli occhi, non è vero niente, dicono i sindacati. Chi lo sa, può
darsi che abbiano ragione loro, ma in questo caso bisogna scioperare
quando le promesse si rivelano aria fritta, dopo aver verificato la
truffa, non prima. Anche i 500 euro previsti per l’aggiornamento
personale di ogni insegnante vengono considerati alla stregua di un
bidone. Figurati se, con questi chiari di luna, il governo può
permettersi questi regali, dice il mio collega furibondo. E anche qui io
non so che dire: o meglio, ora mi sembra una bella idea, ci conto,
spero davvero di avere questa facilitazione economica per comprare
libri, riviste, per poter spendere qualcosa in più e così rimanere
informato, vicino allo spirito del tempo. Se poi questi soldi non
arrivassero, allora anch’io ci resterei male, e forse griderei buffoni
buffoni! ai nostri governanti.
E poi, sarà vero che ci sarà più educazione fisica, più ore per la musica e l’arte?
Macché, ringhia il collega, tutta propaganda. Però l’hanno promesso,
dico io, ci conto tanto, perché i miei figli stanno otto ore a scuola e
non si muovono mai, rischiano di deprimersi. No no, non accadrà niente
di tutto questo, fidati, bisogna scioperare. Dopo? No, adesso. E i
centomila stabilizzati, tutti quegli insegnanti che facevano tre
settimane qua e due là, e in mezzo niente? Pochi, pochissimi! ribatte il
collega, dovevano assumerne trecentomila, tutti i precari delle mille
graduatorie escogitate in questi ultimi vent’anni. Certo, penso, ha
ragione, trecentomila era meglio. E forse un milione è meglio di
trecentomila. E poi, punto dolentissimo, cresce il potere dei presidi.
Potranno assumere chi gli pare, raccomandati, amici, cugini, è la mafia,
la solita mafia! mi spiega l’amico professore. E’ vero, si dà la
possibilità di scelta, ma tra tutti i nuovi assunti, sia ben chiaro.
Qualcuno forse immagina che il preside alzerà il telefono e chiamerà il cognato disoccupato,
il quale con un bel salto triplo scavalcherà chi ha mille punti più di
lui. Intendiamoci, non è così: il preside potrà eventualmente scegliere
in una lista di insegnanti tutti assunti. Può darsi che non sia una
buona idea, ma non c’è pericolo che qualcuno che si è guadagnato il
posto lo perda per colpa di un imbucato senza diritti. Comunque capisco
che ogni legge può essere migliorata ed è possibile che questo sciopero
aiuti a perfezionare le cose. Però non è vero che questa è una riforma
per i ricchi, come sostiene oggi la Camuso. Questa mi sembra una
baggianata. La scuola italiana ha tanti problemi, cerchiamo di
affrontarli con calma.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.