Secondo indiscrezioni rilevate dai principali organi di stampa, sembra che all’ONU si riuscirà presto a trovare un accordo per consentire all‘Italia e all’Unione Europea un intervento militare in Libia con lo specifico e limitato scopo di fermare la pirateria scafista e quindi l’enorme flusso di immigrati clandestini che partono proprio dalla Libia ma che arrivano da diversi paesi africani.
Intervento che però non raccoglie i consensi di nessuno degli attori sul campo libico che ricordiamo essere il governo “legittimo” di Tobruk, a cui non interessa un intervento italiano ma essere rifornito di armi; il governo islamista di Tripoli
riconosciuto da Turchia e Qatar che addirittura vedrebbe in un
intervento del genere un vero e proprio atto di guerra e poi ovviamente
lo Stato Islamico che controlla Derna e Sirte che vedrebbe nell’intervento italiano una vera e propria crociata.
L’intervento, sempre secondo le ultime indiscrezioni, non sarà di tipo aereo, data l’opposizione in merito di Russia e Cina, sarà probabilmente un intervento con navi militari atto ad individuare e distruggere i barconi degli scafisti
oltre a fermare in acque libiche ogni imbarcazione carica di profughi.
Non è esclusa nemmeno un’operazione terrestre se necessaria. Nel nostro
articolo L’Italia pronta ad intervenire in Libia
siamo stati troppo prematuri nel parlare di immediato intervento
militare, dato che poi Renzi ha pensato bene di tirarsi indietro
sentendo l’odore di una trappola. Ora però le cose sembrano cambiate,
probabilmente qualcuno di importante (vedi USA), sta di fatto obbligando
l’Italia ad intervenire militarmente. Questo conferma la strategia USA
di non intervenire più direttamente ma di far combattere gli alleati, come in Ucraina, dove si mandano avanti inglesi, polacchi e baltici e come in Yemen
dove si mandano avanti Sauditi e company. In Libia è il turno
dell’Italia. La nostra domanda è: perché gli USA avrebbero interesse a
fronteggiare i governi libici di Tobruk e Tripoli? Il primo chiaramente
perché filorusso il secondo perché filoturco e sembra che la Turchia sia diventata un’obiettivo da abbattere.
E questo è confermato dai recenti fatti avvenuti sul suolo turco
(rivolte, attacchi armati, black out generale). E anche dai recenti
fatti in Macedonia, che hanno l’obiettivo di destabilizzare il paese con
lo scopo di frenare il gasdotto Turkish Stream. Per maggiori
informazioni leggetevi questo articolo.
Tornando all’Italia, una volta ottenuto il via libero all’intervento,
probabilmente farà muovere le proprie navi nelle acque territoriali
libiche. A questo punto il governo di Tripoli potrebbe dichiararci guerra
e quindi ci troveremmo effettivamente in un conflitto. Come già
enunciato da Hamas, l’intervento italiano in Libia sarà visto come una
crociata dal mondo islamico e anche l’ISIS marcerà molto su questo e non
è escluso che abbia già delle cellule dormienti pronte a colpire
proprio in caso di intervento. Se dovessero esserci degli attentati proprio in risposta all’intervento
la situazione diventerebbe difficile per Roma che non potrebbe tornare
sui suoi passi perché sarebbe una disfatta umiliante ma al tempo stesso
sarà travolta dalle critiche per aver portato il terrore sulle proprie
strade. L’attuale governo dispone di un’ampia maggioranza ma tra questo
intervento militare, i conti fuori controllo e l’imminente bancarotta
greca, la tenuta diverrà sempre più difficile.
A nostro avviso un intervento in Libia di contenimento dell’immigrazione clandestina è necessario,
siamo consapevoli del dramma di queste persone, ma l’Italia non può
accoglierne altre, rischia seriamente di esserne destabilizzata, è una
questione di sopravvivenza. Il problema è che un intervento limitato
rischia di diventare inutile e ritorcersi contro. Purtroppo ci troviamo
in una trappola la cui responsabilità è nel passato quando si è
consentito l’abbattimento del regime di Gheddafi.
Attualmente sia non fare niente sia intervenire porterebbe a delle
conseguenze dolorose. Se l’ONU darà il consenso ci troveremo in guerra con la Libia
e probabilmente sarà necessario anche un intervento di terra e l’Italia
inizierà a contare i propri morti sia sul territorio libico sia sul
proprio territorio se diventeremo il principale obiettivo dei
terroristi.
A tutto questo c’è da aggiungere l’atteggiamento della Turchia già decisamente aggressiva contro il Vaticano
per le parole sul genocidio armeno e che già in passato ha espresso la
propria opposizione a qualsiasi intervento contro il governo libico di
Tripoli. La sua effettiva reazione ad un intervento militare italiano
potrebbe essere egualmente aggressiva e noi non ci sentiamo di escludere
un confronto militare tra italiani (ed europei) e turchi, magari proprio sul suolo libico o limitato a scaramucce tra navi militari. Un conflitto italo-turco sarebbe una tempesta geopolitica “perfetta” dato che entrambi i paesi fanno parte della NATO
e di conseguenza quest’ultima potrebbe definitivamente spaccarsi se due
sue membri entrano in conflitto. Spaccatura della NATO che poi potrebbe
allargarsi anche al conflitto ucraino aggravandolo ulteriormente. Ed
ancora, a questa già grave instabilità nel Mediterraneo, si aggiunge la
probabile caduta di Damasco nelle mani dei ribelli, le importanti
rivolte curde in Iran, l’intervento di Hezbollah in Siria, i gravi fatti
violenti avvenuti in Macedonia e l’imminente collasso del governo e dello stato greco le cui conseguenze geopolitiche sono ancora da valutare.
Giuseppe Cirillo
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