Recentemente è stato reso noto a tutti i cittadini, o meglio a tutti i contribuenti, che l’Italia ha raggiunto il poco edificabile primato del costo della politica. La denuncia arriva dalla Uil che, dati alla mano, denuncia il “malcostume” di parlamentari e ministri, ma anche di esponenti di Giunte e Consigli regionali, provinciali e comunali.
Secondo i dati diffusi dal segretario generale Csp Uil, Pietro Paolelli, complessivamente in tutta Italia sono oltre 1,3 milioni le persone che vivono direttamente, o indirettamente, di politica.
Un esercito composto da oltre 145mila parlamentari, ministri, amministratori locali, di cui parlamentari nazionali ed europei, ministri e sottosegretari; sindaci, assessori e consiglieri comunali. A questi vanno aggiunti la massa del personale di supporto politico addetto agli uffici di gabinetto dei ministri, sottosegretari, presidenti di regione, provincia, sindaci, assessori regionali, provinciali e comunali; i direttori generali, amministrativi e sanitari delle Asl.
Un esercito di amministratori sulle spalle e sulle tasche dei contribuenti, che si ritrovano così a dover fare rinunce e sacrifici che la classe politica sembra proprio non conoscere. Secondo tali stime ogni contribuente spende 646 euro annui e, quindi, ogni anno i costi della politica ammontano a circa 18,3 miliardi di euro, a cui occorre aggiungere i costi derivanti da un “sovrabbondante” sistema istituzionale quantificabili in circa 6,4 miliardi di euro, arrivando così alla cifra di 24,7 miliardi di euro.
Sembra assurdo in relazione a siffatte cifre cercare di riattivare il sistema economico se nonostante un simile e oltremodo ingiustificato esborso si lascino la maggior parte delle famiglie italiane con un tetto salariale al di sotto della media europea e, quindi, non in grado di effettuare quella politica di consumi necessaria a sostenere la produzione delle aziende italiane.
A ben guardare proprio dalla politica italiana viene alla luce un esempio di incentivazione fiscale in uno dei settori più colpiti dalla crisi, ossia quello automobilistico. Ebbene proprio dalla vicenda delle tanto discusse “auto blu” in dotazione gratuita alla stragrande maggioranza di onorevoli italiani, si potrebbe prender spunto nell’incentivare le aziende ed i professionisti a sottoscrivere contratti di noleggio in totale detrazione fiscale sia in termini di costo delle singole rate che di regime Iva.
Infatti, è innegabile che anche nelle città con forte diffusione di mezzi pubblici l’esigenza di avere un’automobile per fini lavorativi risulta del tutto necessaria qualificando il veicolo come vero e proprio strumento di lavoro.
Se guardiamo ad esempio ad un paese fortemente capitalista come gli Stati Uniti, il tasso di noleggio automobilistico anche a lungo termine risulta fortemente elevato anche su richiesta di soggetti privati.
Se poi spostiamo tale tematica in una Regione come quella Campana dove a ridurre drasticamente la vendita di automobili per effetto della crisi persistente si aggiungono gli enormi esborsi assicurativi intesi come Rca e furto incendio uniti agli aumenti sulla manutenzione necessaria, ben si potrà comprendere come tali forme contrattuali omnicomprensive di tutti i servizi e della totale sicurezza degli utenti siano necessarie nel tentativo di riattivare un settore trainate della nostra economia nazionale.
*consigliere gruppo Giovanidi Api Napoli
Fonte: http://news.denaro.it
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