Enrico Letta aspetta che sia la Merkel a salvare l’Italia? Be’,
buonanotte. Secondo Ambrose Evans-Pritchard, l’Italia sta scherzando col
fuoco: avanti di questo passo, sotto la sferza dell’euro-rigore, il
nostro paese rischia il collasso già nel 2014
Il problema? L’euro,
ovviamente, e il regime di Bruxelles, che taglia lo Stato imponendo
sacrifici con un unico orizzonte: la catastrofe. «Quello che serve in Europa
oggi è uno shock economico sul modello dell’Abenomics», dice il
columnist economico del “Telegraph”, indicando come modello il Giappone
di Shinzo Abe. Sovranità monetaria e deficit positivo, per risollevare
l’economia.
«Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, insieme alla Francia devono
smettere di fare finta di non avere un interesse in comune da tutelare».
Attenzione: «Questi paesi hanno i voti necessari per forzare un
cambiamento». In Francia, sarà risolutiva Marine Le Pen: magari non
conquisterà l’Eliseo, ma costringerà i grandi partiti a cambiare agenda,
imponendo loro di fare finalmente i conti con Bruxelles, Berlino e la
Bce.
Per l’Italia, il disastro è imminente: «Senza un cambio di strategia
forte», si prevede lo tsunami già nel 2
2014. «Il paese ha un avanzo
primario del 2,5%del Pil, e ciononostante il suo debito continua ad aumentare: il dramma dell’Italia non è morale, ma dipende dalla crisi
deflattiva cui è costretta per la sua partecipazione alla zona euro»,
dice Pritchard nell’intervista concessa ad Alessandro Bianchi e ripresa
da “Come Don Chisciotte”. «La politica
è fatta di scelte e di coraggio. Fino ad oggi non si è agito per
impedire che si dissolvesse il consenso politico dell’euro in Germania.
Ma oggi c’è una minaccia più grande. E se Berlino non dovesse accettare
le nuove politiche, può anche uscire dal sistema». Fuori dall’euro,
dunque. «Il ritorno di Spagna, Italia e Francia ad una valuta debole è
proprio quello di cui i paesi latini hanno bisogno. Del resto, la
minaccia tedesca è un bluff e i paesi dell’Europa
meridionale devono smascherarlo. L’ora del confronto è arrivata». E
Letta? Non pervenuto. Pritchard l’ha incontrato a Londra. «Alla mia
domanda sul perché non si facesse promotore di un cartello con gli altri
paesi dell’Europa
in difficoltà per forzare questo cambiamento, il premier italiano mi ha
risposto che secondo lui sarà Angela Merkel a mutare atteggiamento nel
prossimo mandato e venire incontro alle esigenze del sud».
Per l’analista inglese, «si tratta di un approccio assolutamente
deludente», perché «come anche Hollande in Francia, Letta è un fervente
credente del progetto di integrazione europea e non riesce ad accettare
che l’attuale situazione sia un completo disastro». Chi agita la paura
dell’uscita dall’euro dice che la svalutazione produrrebbe
iper-inflazione, e questo metterebbe ko la nostra industria di fronte
alla concorrenza della Cina. E’ vero esattamente il contrario, dice
Pritchard: Pechino ha gioco facile col super-euro proprio perché
mantiene lo yuan sottovalutato. La moneta europea è il nostro vero
handicap: «L’euro è un’autentica maledizione per le esportazioni, che
dipendono dai prezzi e dal tasso di cambio». Da quando vige la moneta
della Bce, l’Europa
ha perso rilevanti quote di mercato e l’export italiano è crollato. E a
chi sostiene che un’uscita disordinata dall’euro produrrebbe
iper-inflazione e impennate nei prezzi, Pritchard risponde che già ora i
prezzi sono fuori controllo. Eppure, continuiamo a farci del male: in
Italia il rapporto debito-Pil in soli due anni è schizzato dal 120 al
133%. E’ la trappola che sta
portando il paese al collasso: «Il problema
da combattere oggi è ladeflazione, e non l’inflazione».
Dalla stessa trappola, ricorda il giornalista del “Telegraph”, la
Gran Bretagna uscì due volte – negli anni ’30 del Gold Standard e poi
durante la crisi
dello Sme nel ’91-92 – con lo stesso strumento: rafforzamento della
sovranità monetaria e svalutazione per stimolare la ripresa. Il
fantasma-inflazione? Smentito dai fatti: lo stimolo monetario ha
prodotto nuova economia,
senza alcun “impazzimento” dei prezzi. Per cui, «se dovesse lasciare
l’euro, l’Italia dovrebbe optare per un grande stimolo monetario da
parte della Banca d’Italia, una svalutazione ed una politica fiscale sotto controllo: questa combinazione garantirebbe al paese una transizione tranquilla e nessuna crisi
fuori controllo». Ritorsioni da Berlino? «Niente di più falso», replica
Pritchard: «Nel caso di un deprezzamento fuori controllo della lira, ad
esempio, il più grande sconfitto sarebbe Berlino: le banche e le
assicurazioni tedesche che hanno enormi investimenti in Italia sarebbero
a rischio fallimento». Inoltre, «le industrie tedesche non potrebbero
più competere con quelle italiane sui mercati globali». Quindi, la
Bundesbank correrebbe ad acquisire sui mercati valutari internazionali
le lire, i franchi, pesos o dracme per impedirne un crollo.
«Si tratta di un punto molto importante da comprendere: nel caso in
cui uno dei paesi meridionali dovesse decidere di lasciare il sistema in
modo isolato, è nell’interesse dei paesi economici del nord Europa,
in primis la Germania, impedire che la sua valuta sia fuori controllo e
garantire una transizione lineare. Tutte le storie di terrore su
eventuali disastri che leggiamo non hanno alcuna base economica». Lo
sanno bene gli economisti di Parigi che ispirano la svolta sovranista di
Marine Le Pen, che a partire dalle europee 2014 potrebbe dare la scossa
necessaria all’inversione di rotta. «Il programma di Le Pen è chiaro:
uscita immediata dall’euro – con il Tesoro francese che proporrà un
accordo con i creditori tedeschi: se questi non l’accetteranno, la
Francia tornerà lo stesso al franco e le perdite principali saranno per
la Germania». Poi c’è la proposta di un referendum sull’Ue sul modello
inglese proposto da Cameron. Prima reazione a Bruxelles: gli inglesi
sarebbero “stupidi suicidi”. «Argomentazioni ridicole», afferma
Pritchard: tutti sanno che, senza Londra (più l’Olanda e la
Scandinavia), l’Ue sarebbe finita, e salterebbe anche l’equilibrio tra
Francia e Germania. «La decisione inglese è un enorme avviso a
Bruxelles: l’integrazione è andata troppo oltre il volere popolare e le
popolazioni vogliono indietro alcuni poteri».
La Costituzione europea, continua Pritchard, è stata rigettata dai
referendum in Francia e in Olanda. Trattati imposti contro la volontà
popolare? «Questa fase in cui si procede senza consultare i cittadini è
finita. Questo tipo di arroganza è finito». Problema fondamentale: la
confisca della politica economica nazionale. A imporre le tasse e i tagli
alla spesa non può essere un organismo non eletto democraticamente.
«Non è un caso che la guerra civile inglese sia iniziata nel 1640 quando
il re ha cercato di togliere questi poteri al Parlamento o che la
rivoluzione americana sia scoppiata quando questo potere è stato tolto
da Londra a stati come Virginia o il Massachusetts». Quello che sta
facendo Bruxelles è «pericoloso e antidemocratico». L’alibi è la
salvezza dell’euro? «E’ ridicolo. La federazione deve essere subordinata
ai grandi ideali che plasmano una società e non alla salvezza di una
moneta. I
paesi
devono tornare alla realtà sociale al più presto e non devono pensare a
strumenti di ingegneria finanziaria per far funzionare qualcosa che non
può funzionare».
Con buona pace degli eurocrati alla Enrico Letta, l’orizzonte
decisivo è quello delle europee 2014, col previsto boom degli
euroscettici. «Oggi il pericolo maggiore per i paesi dell’Europa meridionale si chiama crisi deflattiva», cioè: mancanza di liquidità, tagli alla spesa, asfissia dell’economia.
La recessione «potrebbe presto trasformarsi in una depressione
economica, in grado di rendere fuori controllo la traiettoria
debito-Pil: è un potenziale disastro». In questo contesto, per il
giornalista inglese, la politica
si deve porre l’obiettivo del ritorno di una serie di poteri sovrani
delegati a Bruxelles. Le elezioni del maggio prossimo? «Saranno un
evento potenzialmente epocale: i partiti scettici dell’attuale
architettura istituzionale potrebbero essere i primi in diversi paesi –
l’Ukip in Gran Bretagna, il Fronte Nazionale in Francia, il Movimento 5
Stelle in Italia, Syriza in Grecia». Parleranno i popoli: gli elettori
potranno «esprimere la loro irritazione e frustrazione contro le scelte
da Bruxelles». Così, «un blocco politico importante potrà distruggere
questo “mito artificiale” che si è costruito: l’Ue non sarà più la
stessa e sarà costretta ad essere meno ambiziosa e comprendere che molte
delle sue prerogative devono tornare agli Stati nazionali». In altre
parole: «I governi di Italia, Spagna e Francia devono riprendere il
pieno controllo delle vite dei loro cittadini e non pensare
all’allargamento all’Ucraina o alla Turchia. Si tratta dell’ultima
battaglia».
Fonte
"LADRI D'ITALIA" E' L'ORGANO D'INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO POPOLARE DI LIBERAZIONE NAZIONALE "CULO A STRISCE", CHE SI PREFIGGE DI MANDARE A CASA CON LE BUONE ( o con le cattive, facendogli APPUNTO, il culo a strisce) TUTTI I POLITICI CHE CAMPANO SULLE SPALLE DI MILIONI DI CITTADINI GUADAGNANDO MIGLIAIA DI EURO AL MESE PER NON FARE QUASI UN CAZZO E RENDERE LA VITA IMPOSSIBILE A CHI SI GUADAGNA LA VITA CON IL SUDORE DELLA PROPRIA FRONTE.
IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO
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