IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

venerdì 1 novembre 2013

Rifiuti tossici Campania e la mano occulta della Massoneria

Nel 1989, a Villaricca, un piccolo comune a nord di Napoli vicino a Giugliano, presso il ristorante-albergo “La Lanterna” si riunisce un gruppo di individui che provengono da mondi differenti ma che gravitano attorno ad un interesse comune: i rifiuti tossici e come il loro traffico e smaltimento possano fruttare denaro e convenienza politica. La cosiddetta “Riunione di Villaricca”, assieme alla vicenda di Tamburrino, rappresenta un ulteriore tassello storico fondamentale per comprendere come la questione dei rifiuti in Campania si sia sviluppata negli ultimi vent’anni. Forse è quello di primaria importanza. Il traffico illecito di rifiuti tossici verso la Campania, e quindi, indirettamente, l’emergenza rifiuti, trovano qui le loro antiche radici.
All’incontro, come scrive Iacuelli nel suo libro “ci sono i camorristi di Pianura e dell’area flegrea, tra cui Perrella. Ci sono i casalesi. C’è Ferdinando Cannavale, nel ruolo di massone amico dei politici locali e nazionali. Ci sono i proprietari delle discariche (…) C’è Gaetano Cerci, il titolare dell’azienda “Ecologia ‘89”, che trasporta e smaltisce rifiuti, ma è anche nipote di Francesco Bidognetti, braccio destro di Francesco Schiavone “Sandokan”. Cerci è inoltre il tramite tra il clan dei casalesi e Licio Gelli”[1].
Licio Gelli, capo della loggia massonica P2 era necessario per l’accordo in quanto in possesso di una fitta rete di contatti con gli imprenditori del nord Italia, quelli che avrebbero fornito i rifiuti e pagato denaro per liberarsene.
A Villaricca è stato raggiunto l’accordo che la camorra avrebbe accettato di privarsi di una parte del profitto ricavato dallo smaltimento illegale dei rifiuti e che l’avrebbero ceduta a politici compiacenti in cambio delle necessarie autorizzazioni a scaricare rifiuti, anche provenienti da fuori regione, e di una messa a tacere dei controlli pubblici. Delle 25 lire che gli industriali pagavano in media per liberarsi di ogni chilo di rifiuti affidati alla malavita, 15 lire andavano alla camorra e 10 lire alla politica. Le autorizzazioni per i rifiuti portano tutte la firma di Raffaele Perrone Capano, all’epoca assessore all’ecologia della Provincia di Napoli, uomo di punta del Partito Liberale Italiano e oggi docente di Diritto all’Università Federico II di Napoli.

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