IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

martedì 8 ottobre 2013

Carceri: 65mila in cella, i posti sono 47mila

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Roma - Sono 64.758, contro una capienza regolamentare di 47.615 posti (ma questo dato non tiene conto di situazioni transitorie, come la chiusura di reparti per ristrutturazione ), i detenuti presenti nelle carceri italiane. Carceri che, nonostante le misure per ridurre le presenze attraverso misure alternative, sono ancora troppo sovraffollate.
Le cifre, aggiornate al 30 settembre 2013, sono quelle disponibili sul sito internet del ministero della Giustizia. Sul totale dei detenuti presenti nei 205 istituti di detenzione italiani, le donne sono 2.821, gli stranieri 22.770. I soggetti in semilibertà sono invece 863, e tra questi 90 sono stranieri.
La Lombardia, con 8.980 detenuti e poco più di 6mila posti a disposizione, è la regione dove le carceri sono più sovraffollate, seguita da Campania (8.103 detenuti e 5.627 posti), Lazio (7.157 detenuti e 4.799 posti) e Sicilia (6.987 detenuti e 5.540 posti). Di seguito una scheda che riporta i dati regione per regione, confrontando la capienza regolamentare con la presenza effettiva.

Fonte

Commento di Oliviero Mannucci: Il problema dell'affolamento delle carceri è solo un aspetto del problema. Il punto a mio avviso è un altro: le carceri italiane, spesso obsolete e fatiscenti, adempiono veramente allo scopo per cui sono state costruite? Le persone che vi soggiornano, oltre ad essere trattate in maniera civile, hanno poi una seconda possibilità quando terminano di scontare la loro pena o quando usciranno si saranno nel frattempo ulteriormente abrutite a causa delle condizioni in cui sono state costrette a sopravvivere dallo stato? E' chiaro che il carcere non può certo essere un albergo a 5 stelle, ma neanche un tugurio dove far vivere a forza, persone che spesso, già arrivano da situazioni difficili. Le persone dovrebbero essere aiutate, curate, perchè spesso chi delinque lo fa per un semplice motivo. E' nato in un ambiente sbagliato, ed ha alle spalle grossi problemi. Quindi non è facendo vivere le persone in condizioni "animali" che si aiuta un individuo a riscattarsi. La detenzione, dovrebbe essere un percorso "a personam", come un vestito su misura. Ad ogni individuo dovrebbe essere proposto un percorso di ravvedimento che lo porti a potersi integrare nella società ancor prima della fine della pena. Non è con l'indulto o l'amnistia, che si risolvono i problemi delle carceri, perchè oltre al numero bisogna pensare alla qualità del servizio che lo Stato erogherà al cittadino esterno ad esse e interno ad esse. Bisogna pensare alla detenzione obbligatoria con un approccio diverso di quello adottato adesso, concetti che spesso sono fermi ancora al 1800 se non peggio. E poi vogliamo pensare anche ai secondini, che spesso, sono carcerati anche loro, pur non aver commesso nessun reato.

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