Il 12 marzo 2012 Olli Rehn, vicepresidente della Commissione Europea, risponde così all'interrogazione parlamentare dell'eurodeputato Marco Scurria sulla proprietà dell’Euro:
"L'articolo 128 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea costituisce la base giuridica per la disciplina dell'emissione di banconote e monete in euro da parte dell'Eurosistema (costituito dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali). La proprietà delle banconote e delle monete in euro dopo l'emissione da parte dell'Eurosistema è disciplinata dalla legislazione nazionale vigente al momento del trasferimento delle banconote e monete al nuovo proprietario, ossia al momento dell'addebito del conto corrente bancario o dello scambio delle banconote o monete."
Questa
affermazione ufficiale segna l'epilogo del lungo e confuso dibattito
riguardo la natura della moneta unica. Rehn infatti ci spiega
chiaramente che nella fase dell’emissione (stampa delle banconote o
apparizione di cifre sui monitor dell’Eurosistema) la moneta appartiene
alla BCE mentre dopo l’emissione la proprietà dei valori nominali
appartiene a “chi ha accettato l’addebito”. Per chiarire meglio cita
anche l’articolo 128 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea
il cui comma 1 recita così: “La Banca centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in euro all’interno dell’Unione.
La Banca centrale europea e le banche centrali nazionali possono
emettere banconote. Le banconote emesse dalla Banca centrale europea e
dalle banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione.”
Dunque la BCE è ufficialmente il proprietario della moneta al momento della sua emissione.
Tale istituto, non consegna il denaro emesso agli stati al prezzo di
fabbricazione (ipotizziamo 30 centesimi per la stampa di una banconota
da 100€, quasi nulla per il denaro virtuale), bensì lo presta al suo
valore nominale (ad esempio nel caso della banconota da 100€ costata 30
centesimi, 100€) e in più chiede un piccolo interesse. Questo è il
sistema attraverso il quale oggi viene emessa la moneta in Europa. Nulla
risulterebbe essere problematico (a parte la storia dell’interesse) se
tale istituto, la Banca Centrale Europea, che emette l’Euro a regime di
monopolio, fosse pubblico e se quindi gli stati chiedendo denaro si
indebitassero con loro stessi (come accade in Giappone). Tuttavia, tale
istituto, proprio pubblico, non è.
La Banca Centrale Europea, come si evince dal suo sito ufficiale
è di proprietà delle banche centrali di ciascuno dei paesi membri
dell’unione che rientrano nell’Eurosistema. Sostanzialmente nei paesi
dell’Eurozona la BCE è rappresentata dalle banche centrali nazionali.
Ebbene, le banche centrali, non hanno affatto l’obbligo di essere
pubbliche. In Italia la banca definita “centrale” è la Banca d'Italia, un istituto i cui partecipanti al capitale sono per circa il 95% società private. Privati,
che hanno come solo scopo quello di massimizzare il proprio profitto (e
non il benessere dei cittadini) sono creditori del debito pubblico,
un debito che non si potrà mai estinguere. Attraverso questo
meccanismo, tali gruppi di potere possono decidere le sorti di intere
nazioni: farle fallire oppure salvarle, forzarle ad adottare una forte
politica di privatizzazione in modo da far divenire, ciò che prima era
di tutti, acquistabile da chi ha più denaro. Tale logica scriteriata è
causa dei suicidi in piazza e della morte per fame e freddo di milioni
di persone.
Eppure la soluzione ci sarebbe, ed è una soluzione politica: nazionalizzare le banche centrali e le banche commerciali, cominciare a battere moneta sovrana
e liberarsi del debito accumulato negli anni da politici disonesti
appellandosi al “debito detestabile”. Esempi simili li abbiamo avuti in
Argentina e in Islanda. Ma che cos’è il debito detestabile? Citiamo una
spiegazione esauriente:
“Il
concetto di “Debito Detestabile” costituisce un precedente giuridico
importantissimo, in quanto legalmente già usato proprio dagli stessi
Stati Uniti nel 1898, al momento del conflitto ispano-cubano che portò
all’ annessione di Cuba, per rifiutarsi di pagarne il precedente debito
pubblico da essa contratto col regime coloniale Spagnolo. “Detestare”
il debito e rifiutarsi di sottostare al cappio fraudolento del suo
pagamento è quindi cosa fattibile e del tutto lecita, una volta
dimostrata la completa illegittimità di un Debito di cui i cittadini non
sono responsabili: il Diritto Internazionale offre diversi strumenti a
tal fine, uno dei quali è appunto la nozione di debito detestabile.
Debito Pubblico che è dunque possibile dichiarare “detestabile” se
esistono le condizioni atte a soddisfare i tre requisiti giuridici di
seguito esposti:
1) Il governo del Paese deve aver conseguito il prestito senza che i cittadini ne fossero consapevoli e senza il loro consenso.
2) I prestiti devono essere stati utilizzati per attività che non hanno portato benefici alla cittadinanza nel suo complesso.
3) I creditori devono essere al corrente di questa situazione, e disinteressarsene.”
E’ compito di tutti informare
quante più persone possibile, rappresentanti politici compresi, sulla
natura fraudolenta dell’Euro e sulle possibili soluzioni al problema.
Nella scala che porta alla risoluzione di un problema il primo gradino è la consapevolezza della sua esistenza.
Leggi anche:
Precedente Interrogazione parlamentare alla quale si fa riferimento nell’interrogazione riportata sopra.
Fonte: http://eccocosavedo.blogspot.it
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