di Stefano Capponi
“Fornero al cimitero!, Fornero al cimitero!” Le parole sono sempre le
stesse, si ripetono in maniera costante, slogan personalizzati, forti,
caratterizzati da una rima ingenua quanto netta come il taglio di un
bisturi.
“Why so choosy?” gridano oggi gli studenti e i disoccupati a Napoli,
riuniti insieme dall’inesistente speranza nei confronti del futuro, e
poi dalla rabbia nei confronti di uno Stato che pare aver ignorato o
addirittura peggiorato i mali del poco interesse all’istruzione e
all’università, e della grande disoccupazione che soprattutto al Sud,
sia tra gli uomini sia, in parte largamente maggioritaria, tra le donne,
come una grande mietitrice miete qualsiasi luce nell’oscurità della
crisi.
Gli studenti dell’Università L’Orientale del capoluogo partenopeo
hanno inizialmente occupato l’ateneo, e poi hanno iniziato a muoversi
nella città, in gruppo. E in gruppo, studenti, insieme a disoccupati e
precari e precarie, hanno raggiunto Piazzale Tecchio, quartiere
Fuorigrotta, e hanno iniziato a urlare la propria rabbia sempre più
forte contro la polizia. Alla fine, ne hanno forzato l’alt, e hanno
iniziato secondo le testimonianze a volare pietre, mazze e bottiglie.
Oltre alle urla, alla confusione e alle saracinesche dei negozi
abbassati, alla Mostra d’Oltremare, il Ministro del Lavoro Elsa Fornero
sta trattando per la firma di un accordo con Ursula Von Der Leyden,
Ministro del Lavoro di Germania. Insieme a loro, il Ministro
dell’Istruzione Profumo, anch’egli nel mirino degli studenti per via
dell’”austerity” anche in ambito universitario.
Pochi giorni fa, un altro episodio “personalizzato” contro il
Ministro del Lavoro: Silvia Deaglio, sua figlia insegnante dal posto
fisso, ma anche con altri incarichi, e per questo presa di mira e come
esempio contro alcune frasi del Ministro (ad es. la frase sui giovani
troppo “choosy”), ha ricevuto una lettera di minacce con francobollo
francese contenente poche parole, ora all’attenzione dei Carabinieri:
“Quando arriverà il furore del popolo, saranno cazzi amari”.
Elsa Fornero, davanti alle manifestazioni di odio, ira, intolleranza,
rabbia, personalizzate contro di lei, quelle di piazza, o quelle che le
impediscono di partecipare a conferenze e incontri, e a tutta una serie
di atti in alcun modo giustificabili, reagisce con stupore e tristezza:
sapeva che sarebbe stata dura, forse si dice, ma non così tanto. Anche
per questo ha escluso di voler acquisire in futuro ulteriori incarichi
governativi (non che qualcuno di particolare gliel’avesse chiesto).
Gli spettatori si trovano dunque davanti a due mondi, che, tra di
loro, appaiono in un’impossibilità di comunicazione estrema. Da una
parte, la folla arrabbiata, i precari, gli studenti che non vedono
futuro, i disoccupati; dall’altra, un Ministro figlia di una concezione
dei mali del mondo del lavoro nettamente diversa, della cultura della
flessibilità, che la realtà della storia ha trasformato in precarietà,
la cultura del montiano “il posto fisso è noioso, abituatevi a non
averlo”. Qualcosa che ha danneggiato il nostro Paese, secondo molti,
visto che dai dati acquisiti dalla Camera di Commercio di Monza e
Brianza e molti altri, solo per il 23% dei giovani il posto fisso non è
un miraggio. E la disoccupazione, nel frattempo, continua nonostante
tutto ad aumentare.
Altri, prima di Fornero, non “della”, come ha chiesto di non farsi
chiamare, erano figli di questa cultura. Maurizio Sacconi, Ministro del
Lavoro per quattro anni nel Governo Berlusconi IV, non ha ricevuto,
seppur contestato più volte, lo stesso trattamento. Tantomeno Maroni,
ora in piazza in prima linea contro il Governo Monti, insieme a Bossi
che augura con la sua solita pacatezza all’attuale Ministro di finire
nell’oltretomba, proprio Maroni che ha amministrato il Welfare per
cinque anni, oppure altri, come Tiziano Treu.
Eppure, il ministro piemontese ha fatto di tutto per convincere chi
la contestava: e non tanto da un punto di vista delle parti politiche,
quanto da un punto di vista dei gruppi di lavoratori; ha partecipato,
dovendo alcune volte fuggire, a incontri e conferenze con chi era
nettamente contro le sue riforme, cercando di spiegare il suo punto di
vista; questo cadendo spesso in gaffe come quella del “lavoro non è un
diritto” o dei “giovani choosy”, che erano frasi che ovviamente nel loro
contesto avevano un altro senso, ma che un Ministro avrebbe dovuto
sapere sarebbero state estrapolate e utilizzate a piacimento dai media, e
quindi, non comprese e non ragionate.
Elsa Fornero, davanti a tutto questo si stupisce e probabilmente si
sente addolorata: come mai, proprio lei che non ha paura di nulla, ed è
sempre disponibile al confronto, a capire le ragioni altrui, viene
trattata in questo modo? Il contesto è però di cattivo auspicio a tutto
ciò che si potrebbe chiamare dialogo, razionalità, dibattito: il
contesto, infatti, è quello della più forte crisi forse dal ’29,
iniziata come crisi del debito e divenuta ormai incredibile e terribile
crisi reale. Chi è arrabbiato, continuerà ad essere arrabbiato, finché
non troverà qualcosa che di fatto lo calmi. Il tempo del confronto,
purtroppo, è finito.
Per sapere di più su giovani, precarietà, disoccupazione, qualifiche: http://giornaleilreferendum.com/2012/11/11/giovani-tuttaltro-che-choosy/
Fonti: Agi.it
Tratto da: http://giornaleilreferendum.com
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