Sui rimborsi il Pd “verifica” sei democratici. Baritussio (La Destra) chiede l’accesso agli atti e Antonaz (Rc): fuori i nomi
UDINE. La rabbia non viene tanto dall’emergere ogni giorno di una nuova
spesa disinvolta. Quello, a sentir loro, suscita piuttosto incredulità.
La rabbia viene dall’essere etichettati come “tutti uguali”, tutti
coinvolti nell’uso “facile” dei soldi pubblici ai partiti, anche perché
pronti a ripetere “io non c’entro”. E allora il “rifugio” diventa il
Tribunale di Trieste, palazzo nel quale più di un consigliere regionale
ha deciso di andare a vedere se il suo nome compare o no nel registro
degli indagati. Le inchieste della Procura di Trieste e della Corte dei
conti sui rimborsi ai partiti fanno tremare il palazzo della Regione,
distendono ombre sulle liste per le regionali di aprile e gettano dubbi
su tutti. Gli indagati al momento sono 19 su 59, un terzo dei
consiglieri uscenti, per le ipotesi di peculato e truffa. Il Pd farà la
verifica in blocco, per il Pdl decideranno i singoli. Ma potrebbe non
bastare.
La procedura
L’articolo è il 335 del codice di procedura penale e consente solo su
richiesta dell’interessato, o del suo legale, di sapere se il proprio
nome compare sul registro delle notizie di reato e quindi se si è
indagati. Per ottenere la risposta dalla Procura è di solito necessaria
una decina di giorni. Il 17 marzo scade il termine per depositare le
liste.
La richiesta di sei democratici
È stata Debora Serracchiani, candidata a governatore e segretaria Fvg
del Pd, a chiedere ai suoi la verifica in Procura, verifica che
riguarderà sei democratici. La conferma arriva dal capogruppo in
Consiglio Mauro Travanut, uscente e ricandidato come altre cinque
colleghi. Che stamani daranno mandato a un legale di accedere al
registro degli indagati. La richiesta arriverà da Travanut, Franco
Iacop, Enzo Marsilio, Daniele Gerolin, Sergio Lupieri e Franco Codega.
«La cosa peggiore e più antipatica – sostiene Travanut – è che i nomi
degli indagati non siano ancora emersi. Visto che non è ancora accaduto
abbiamo stabilito di affidare a un legale la verifica delle singole
posizioni, per sgombrare il campo da dubbi e incertezze. Saremo contenti
se la risposta fosse immediata, ma mi pare ci vorrà qualche giorno».
Travanut aggiunge che non ci saranno distinguo, che un passo indietro
dovrà compierlo sia chi – per ipotesi – ha pagato una cena a un collega
sia chi ha comprato le gomme da neve o la carne macinata o il pesce. «La
lista del Pd sarà all’insegna della totale trasparenza – aggiunge
Travanut – ed è chiaro che chiunque sia inscritto nel registro degli
indagati, anche nel caso in cui avesse totalmente ragione perché ha
compiuto un gesto di prassi, dovrà fare un passo indietro. Il problema,
infatti, non è personale ma del partito».
Vertice del Pdl
Il capogruppo Daniele Galasso ripete: «In settimana faremo una riunione
per gli approfondimenti del caso». E sulla possibilità dell’accesso al
registro degli indagati ribadisce che ogni pidiellino si comporterà
secondo coscienza. Franco Baritussio, ex vice capogruppo pidiellino
passato con La Destra, chiederà di sapere se è indagato. «Le spese che
stanno emergendo – afferma Baritussio – non mi riguardano. Ho rispetto
per le Procure e domattina (oggi) farò richiesta del 335 per capire qual
è la mia posizione. Mi auguro che i tempi siano celeri».
Anche Rc vuole i nomi
Roberto Antonaz, esponente di Rc, ripete di non essere coinvolto nelle
spese “facili”. «Ma auspico che vengano fuori i nomi perché si sta
facendo di ogni erba un fascio. Ho un solo rammarico – dice Antonaz – e
faccio autocritca: a volte ci siamo posti il problema di un regolamento
troppo vago ma non siamo riusciti a cambiarlo».
“Blocco civico”
La compagine civica udinese che fa riferimento a Marco Belviso chiede a tutti i consiglieri di dimettersi.
Le spese “facili”
Ci sono tre scontrini di un’armeria a Villa Santina per circa 1.750
euro, ma anche acquisti di gomme da neve, scarpe, mobili, lampadari, un
seggiolino per bimbi. Con i soldi pubblici sono anche state pagate
consumazioni in discoteca, spese dal macellaio e in pescheria, tagliandi
delle auto.
"LADRI D'ITALIA" E' L'ORGANO D'INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO POPOLARE DI LIBERAZIONE NAZIONALE "CULO A STRISCE", CHE SI PREFIGGE DI MANDARE A CASA CON LE BUONE ( o con le cattive, facendogli APPUNTO, il culo a strisce) TUTTI I POLITICI CHE CAMPANO SULLE SPALLE DI MILIONI DI CITTADINI GUADAGNANDO MIGLIAIA DI EURO AL MESE PER NON FARE QUASI UN CAZZO E RENDERE LA VITA IMPOSSIBILE A CHI SI GUADAGNA LA VITA CON IL SUDORE DELLA PROPRIA FRONTE.
IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO
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