Sono diventate 758 mila le persone senza lavoro in più in un solo anno. E' l'allarme del Centro studi di Confindustria, che nel rapporto 'Le sfide della politica economica' sottolinea come "il tasso di disoccupazione raggiungerà l'11,2% a fine 2012 e il 12,5% a fine 2013, contro il 10,9% e il 12,4% rispettivamente attesi nel rapporto del giugno scorso".
"In aggregato - ha spiegato il direttore del Centro di Viale dell'Astronomia, Luca Paolazzi - l'aumento l'aumento del tasso di disoccupazione è tutto dovuto all'aumento della forza lavoro (+3%). Per le donne, in particolare, la forza lavoro è salita del 4,4% rispetto al luglio 2011 contro un +1,6% degli uomini". "Il profilo previsto per gli occupati e per la forza lavoro che in media registrerà un aumento del 2,3% nel 2012 e dell'1,1% nel 2013”
Il tasso di disoccupazione aumenta ulteriormente se si tiene conto della cassa integrazione. "Se si includono le Ula (Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno) l'incidenza della forza lavoro inutilizzata arriva al 12,8 per cento a fine 2012 (contro l'11,2 per cento previsto senza la Cig) e al 13,9 per cento a fine 2013 (contro il 12,5 per cento senza tener conto della Cig)". E guardando al futuro, gli economisti del Centro studi degli imprenditori affermano che "le condizioni del mercato del lavoro italiano sono in deterioramento".
Il Csc "stima che l'occupazione (calcolata in Ula), dopo il +0,1 per cento nel 2011 cali dell'1,2 nel 2012 e dello 0,6 per cento del 2013. Solo sul finire dell'anno prossimo le variazioni congiunturali torneranno positive. Il 2013 si chiuderà con un milione e 481mila Ula occupati in meno rispetto all'inizio del 2008 (-5,9 per cento). La flessione del Pil nella seconda parte dello scorso anno ha interrotto la ripresa della domanda di lavoro che era iniziata a fine 2010.
Questo perché "l'Italia è nel pieno della peggior crisi economica in tempo di pace. I danni prodotti sulla produzione sono talmente profondi che non è improprio raffrontarli con quelli conseguenti alle due guerre mondiali, cioè agli eventi più drammatici della storia recente". L'economia italiana, infatti, resta in profonda recessione e non sono ancora netti i segnali di inversione del ciclo. Il Csc mantiene invariata la stima sul Pil per il 2012 rispetto a quella di giugno scorso, con una flessione del 2,4%, mentre rivede al ribasso quella del 2013 con un Prodotto interno lordo in calo dello 0,6%. La precedente stima era di un -0,3% per il 2013. Il governo ad aprile aveva stimato -1,2% nel 2012 e +0,5% nel 2013.
Negli Stati Uniti, inoltre, il ciclo economico resta ancora debole e fragile. L'Eurozona rimane epicentro da cui si irradiano spinte recessive in ogni direzione e si sta intensificando il contagio dai paesi periferici a quelli core, compresa la Germania, dove si prevede un secondo trimestre di crescita piatta e di arretramento del settore manifatturiero. "La recessione si prolunga e la ripresa è dunque ritardata alla primavera prossima".
L'unica luce arriva dai conti pubblici, con progressi “impressionanti”. Secondo Confindustria, il saldo primario sale al 4% del Pil nel 2013, il più elevato tra i paesi avanzati; era nullo nel 2010".
Fonte: http://www.rassegna.it
"In aggregato - ha spiegato il direttore del Centro di Viale dell'Astronomia, Luca Paolazzi - l'aumento l'aumento del tasso di disoccupazione è tutto dovuto all'aumento della forza lavoro (+3%). Per le donne, in particolare, la forza lavoro è salita del 4,4% rispetto al luglio 2011 contro un +1,6% degli uomini". "Il profilo previsto per gli occupati e per la forza lavoro che in media registrerà un aumento del 2,3% nel 2012 e dell'1,1% nel 2013”
Il tasso di disoccupazione aumenta ulteriormente se si tiene conto della cassa integrazione. "Se si includono le Ula (Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno) l'incidenza della forza lavoro inutilizzata arriva al 12,8 per cento a fine 2012 (contro l'11,2 per cento previsto senza la Cig) e al 13,9 per cento a fine 2013 (contro il 12,5 per cento senza tener conto della Cig)". E guardando al futuro, gli economisti del Centro studi degli imprenditori affermano che "le condizioni del mercato del lavoro italiano sono in deterioramento".
Questo perché "l'Italia è nel pieno della peggior crisi economica in tempo di pace. I danni prodotti sulla produzione sono talmente profondi che non è improprio raffrontarli con quelli conseguenti alle due guerre mondiali, cioè agli eventi più drammatici della storia recente". L'economia italiana, infatti, resta in profonda recessione e non sono ancora netti i segnali di inversione del ciclo. Il Csc mantiene invariata la stima sul Pil per il 2012 rispetto a quella di giugno scorso, con una flessione del 2,4%, mentre rivede al ribasso quella del 2013 con un Prodotto interno lordo in calo dello 0,6%. La precedente stima era di un -0,3% per il 2013. Il governo ad aprile aveva stimato -1,2% nel 2012 e +0,5% nel 2013.
Negli Stati Uniti, inoltre, il ciclo economico resta ancora debole e fragile. L'Eurozona rimane epicentro da cui si irradiano spinte recessive in ogni direzione e si sta intensificando il contagio dai paesi periferici a quelli core, compresa la Germania, dove si prevede un secondo trimestre di crescita piatta e di arretramento del settore manifatturiero. "La recessione si prolunga e la ripresa è dunque ritardata alla primavera prossima".
L'unica luce arriva dai conti pubblici, con progressi “impressionanti”. Secondo Confindustria, il saldo primario sale al 4% del Pil nel 2013, il più elevato tra i paesi avanzati; era nullo nel 2010".
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