Luigi Giampaolino: «Non pensavamo che si potesse giungere a tanto». Rimborsi senza fatture: in carico al gruppo di tutto: ricariche telefoniche, cene, multe, spazi tv
ROMA - «Le priorità oggi sono le dimissioni della Polverini e lo
scioglimento del Consiglio regionale. Per farlo è necessario un attodi
forte rottura: abbiamo avviato la raccolta di firme per le dimissioni
dei consiglieri regionali del Pd». È quanto annuncia in una nota il
capogruppo del Pd in regione Lazio, Esterino Montino.
«I consiglieri del gruppo Pd - sottolinea Montino - condividono
l'analisi e l'appello del segretario regionale Enrico Gasbarra. Il
centro destra ha ridotto la Regione Lazio in uno stato comatoso non piu
sopportabile. Il limite di guardia è superato. Occorre uno sforzo corale
per costringere questa Giunta alle dimissioni e allo scioglimento del
Consiglio regionale come previsto dal documento presentato venerdi
scorso insieme a tutti i gruppi d'opposizione. La parola deve tornare ai
cittadini, solo cosi si esce dalla crisi attuale e si da un segnale di
forte rinnovamento nella politica regionale».
«Le priorità oggi - spiega il capogruppo Pd - sono le dimissioni della
Polverini e lo scioglimento del Consiglio regionale. Per farlo è
necessario un atto di forte rottura: abbiamo avviato la raccolta di
firme per le dimissioni dei consiglieri regionali del Pd. Spero che
l'iniziativa venga accolta anche da tutti i consiglieri di opposizione
da tutti coloro che non sopportano piu di assistere inermi alla deriva
della Regione Lazio».
La Corte dei conti «è molto preoccupata e ne sente
tutto
il disagio perché sono fatti gravissimi in cui noi stessi, che pur
siamo abituati a conoscere patologie, non pensavamo che, ove fossero
vere, si potesse giungere a tanto». Lo dice Luigi Giampaolino,
presidente della Corte dei conti, sul caso Regione Lazio. La Corte dei
conti «è molto preoccupata e ne sente tutto il disagio perchè sono fatti
gravissimi in cui noi stessi, che pur siamo abituati a conoscere
patologie, non pensavamo che, ove fossero vere, si potesse giungere a
tanto». Lo dice Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei conti, sul
caso Regione Lazio.
Indaga anche la Corte dei Conti.
Non solo la procura di
Roma, scende in campo anche la Corte dei Conti e i consiglieri del Pdl
alla Pisana rischiano l’accusa di danno erariale. E soprattutto di
vedersi chiedere indietro i soldi spesi in ostriche, champagne, sagre
paesane e feste in toga. Il procuratore regionale del Lazio, Raffaele De
Dominicis, ha già aperto un fascicolo sul business dei rimborsi e ha
delegato la Guardia di Finanza ad acquisire tutti i documenti, in vista
di una possibile restituzione collettiva dei soldi (continua a leggere). Il grafico: le spese con la carta di credito dei conti Pdl.
Le indagini sull altre regioni.
«È necessaria una
denuncia circostanziata» per l'apertura di un procedimento giudiziario
da parte della Corte dei Conti che al momento può controllare solamente i
bilanci delle Regioni e degli altri enti locali ma non gli atti come
quelli di programmazione o di riparto delle risorse e così via ha
spiegato Giampaolino. Giampaolino ha fatto questa precisazione
rispondendo alla domanda se dopo l'apertura dell'istruttoria sui
finanziamenti e lo spreco dei fondi da parte del Pdl in Regione Lazio la
Corte dei Conti ha intenzione di estendere la sua attività ad altre
Regioni.
Giampaolino ha ribadito che per fare ciò occorre una «denuncia circostanziata»
e ha ribadito di augurarsi che il legislatore affidi alle varie corti
regionali «il controllo preventivo dei regolamenti, degli atti di
programmazione e di riparto delle risorse» degli enti locali. Inoltre ha
di nuovo definito gli sprechi dei fondi nella Regione Lazio, qualora
dimostrati, «gravi patologie che sono inimmaginabili».
E Batman finì protestato per sei assegni in un giorno.
Alla fine c’è finito anche Francone nella lista più sgradevole che possa
immaginare un riccone come lui. Quella dei protestati che
distribuiscono assegni scoperti. Quelli che ci provano, insomma. Roba
che se l’avessero saputo ad Anagni,mentre passava con il Suv pagato
dalla Regione, invece che sussurrare «anvedi er Batman» gli avrebbero
gridato dietro «’a buffarolo»
Fonte: http://www.ilmessaggero.it
Fiorito, e Batman finì protestato
per sei assegni in un giorno
L’otto agosto provò ad acquistare beni per 63mila euro
di Massimo Martinelli
ROMA - Alla fine c’è finito anche Francone nella lista più sgradevole
che possa immaginare un riccone come lui. Quella dei protestati che
distribuiscono assegni scoperti. Quelli che ci provano, insomma. Roba
che se l’avessero saputo ad Anagni,mentre passava con il Suv pagato
dalla Regione, invece che sussurrare «anvedi er Batman» gli avrebbero gridato dietro «’a buffarolo».
Anche se adesso promette di restituire 400mila euro nella speranza di finire in cella, Francone Fiorito «ci aveva provato» quando aveva capito che il suo mondo dorato era crollato, che la nave stava affondando. Un po’ come quei croceristi che mentre il bastimento imbarca acqua afferrano le posate d’argento in sale ristorante prima di correre alle scialuppe. Le sue posate d’argento, per usare la metafora, valevano 63mila euro e spiccioli. Ed erano rappresentate da sette assegni che Franco Fiorito provò a smerciare l’otto e il nove agosto. Sei assegni il giorno 8 e un altro il giorno 9. E siccome sul momento nessuno si permise di fiatare, perché tutti lo conoscevano come Il Federale di Anagni, Francone Fiorito pensò pure di aver beffato tutti, a cominciare da Franco Battistoni, quello che aveva preso il suo posto e sui era permesso di mettergli i bastoni tra le ruote.
Perché anche le date, in questa storia squallida di soldi sottratti, bloccati restituiti è importante. Comincia il giorno in cui Fiorito spedisce quella lettera che, secondo lui, dovrebbe ripulire la sua coscienza, il 18 agosto. Scrive ai consiglieri e alla Polverini; denuncia che non intende pagare le fatture di alcuni consiglieri del gruppo, perché sono sospette. Roba da poco, però. Ristoranti un po’ troppo esosi; qualche ricevuta da tremila che diventa da tredicimila; altri conticini per spesucce che oggettivamente non hanno niente di politico. Insomma, esempi di politicanti di bassissimo livello, ma finiva là. Ebbene Fiorito, che ogni mese di scaricava sui conti personali anche ottantamila euro del partito non si capisce perché, decide di fare il moralizzatore; blocca i pagamenti e scrive quella lettera. E scatena la reazione dei consiglieri, che cominciano a mettere il naso nei conti.
Comincia il così la fine di Batman. Alla fine di luglio non è più il capogruppo; al suo posto c’è Franco Battistoni, che oggi è il suo più acerrimo nemico. Già il 26 luglio gli scrive: «Caro Consigliere: a seguito della mia nomina a capogruppo sono chiederti tutta la documentazione relativa alla contabilità del gruppo, ai contratti di consulenza, ai contatti di collaborazione e ai dipendenti del gruppo». Fiorito neanche risponde e continua a vivere alla grande. Va al Circeo, in villa, dove la costruzione abusiva della piscina gli da qualche problema con la Forestale.
Il 7 agosto, dopo aver scritto parecchie altre volte alla segreteria di Francone, Battistoni alza un po’ la voce: «On. collega Fiorito, premesso che il 24 luglio sono stato eletto alla presidenza del Gruppo Consigliare del Pdl al tuo posto, ti invito e ti diffido a voler consegnare entro due giorni tutta la documentazione contabile, i conti correnti e i libretti degli assegni. Sento il dovere che decorso tale termine dovrò prendere iniziative più incisive per il recupero della documentazione».
Francone la legge a modo suo, quella lettera perentoria. Due giorni, dice Battistoni? Significherà che per due giorni si può fare baldoria. Ed ecco che l’otto agosto firma sei assegni rispettivamente da novemilasettantacinque euro, diecimiladuecentoottantacinque euro, ottomilatrecentoquarantanove euro, ottomila euro, novemilaseicentoottanta euro e ottomilaquattrocentosettantamila euro.
L’ultimo assegno lo stacca il nove luglio; da diecimila euro. Tutti regolarmente incassati, salvo poi essere rifiutati dalle banche. Francone, come d’abitudine, aveva usato il blocchetto di assegni del Pdl. Ma Battistoni, pur avendo due giorni di tempo, era stato previdente. Il conto lo aveva già bloccato. E lui, l’uomo che in tv si vantava di guadagnare più del capo dello Stato, si ritrova adesso nella lista dei protestati. E per un po’ non potrà avere altri libretti di assegni oppure chiedere prestiti oppure mutui.
Anche se adesso promette di restituire 400mila euro nella speranza di finire in cella, Francone Fiorito «ci aveva provato» quando aveva capito che il suo mondo dorato era crollato, che la nave stava affondando. Un po’ come quei croceristi che mentre il bastimento imbarca acqua afferrano le posate d’argento in sale ristorante prima di correre alle scialuppe. Le sue posate d’argento, per usare la metafora, valevano 63mila euro e spiccioli. Ed erano rappresentate da sette assegni che Franco Fiorito provò a smerciare l’otto e il nove agosto. Sei assegni il giorno 8 e un altro il giorno 9. E siccome sul momento nessuno si permise di fiatare, perché tutti lo conoscevano come Il Federale di Anagni, Francone Fiorito pensò pure di aver beffato tutti, a cominciare da Franco Battistoni, quello che aveva preso il suo posto e sui era permesso di mettergli i bastoni tra le ruote.
Perché anche le date, in questa storia squallida di soldi sottratti, bloccati restituiti è importante. Comincia il giorno in cui Fiorito spedisce quella lettera che, secondo lui, dovrebbe ripulire la sua coscienza, il 18 agosto. Scrive ai consiglieri e alla Polverini; denuncia che non intende pagare le fatture di alcuni consiglieri del gruppo, perché sono sospette. Roba da poco, però. Ristoranti un po’ troppo esosi; qualche ricevuta da tremila che diventa da tredicimila; altri conticini per spesucce che oggettivamente non hanno niente di politico. Insomma, esempi di politicanti di bassissimo livello, ma finiva là. Ebbene Fiorito, che ogni mese di scaricava sui conti personali anche ottantamila euro del partito non si capisce perché, decide di fare il moralizzatore; blocca i pagamenti e scrive quella lettera. E scatena la reazione dei consiglieri, che cominciano a mettere il naso nei conti.
Comincia il così la fine di Batman. Alla fine di luglio non è più il capogruppo; al suo posto c’è Franco Battistoni, che oggi è il suo più acerrimo nemico. Già il 26 luglio gli scrive: «Caro Consigliere: a seguito della mia nomina a capogruppo sono chiederti tutta la documentazione relativa alla contabilità del gruppo, ai contratti di consulenza, ai contatti di collaborazione e ai dipendenti del gruppo». Fiorito neanche risponde e continua a vivere alla grande. Va al Circeo, in villa, dove la costruzione abusiva della piscina gli da qualche problema con la Forestale.
Il 7 agosto, dopo aver scritto parecchie altre volte alla segreteria di Francone, Battistoni alza un po’ la voce: «On. collega Fiorito, premesso che il 24 luglio sono stato eletto alla presidenza del Gruppo Consigliare del Pdl al tuo posto, ti invito e ti diffido a voler consegnare entro due giorni tutta la documentazione contabile, i conti correnti e i libretti degli assegni. Sento il dovere che decorso tale termine dovrò prendere iniziative più incisive per il recupero della documentazione».
Francone la legge a modo suo, quella lettera perentoria. Due giorni, dice Battistoni? Significherà che per due giorni si può fare baldoria. Ed ecco che l’otto agosto firma sei assegni rispettivamente da novemilasettantacinque euro, diecimiladuecentoottantacinque euro, ottomilatrecentoquarantanove euro, ottomila euro, novemilaseicentoottanta euro e ottomilaquattrocentosettantamila euro.
L’ultimo assegno lo stacca il nove luglio; da diecimila euro. Tutti regolarmente incassati, salvo poi essere rifiutati dalle banche. Francone, come d’abitudine, aveva usato il blocchetto di assegni del Pdl. Ma Battistoni, pur avendo due giorni di tempo, era stato previdente. Il conto lo aveva già bloccato. E lui, l’uomo che in tv si vantava di guadagnare più del capo dello Stato, si ritrova adesso nella lista dei protestati. E per un po’ non potrà avere altri libretti di assegni oppure chiedere prestiti oppure mutui.
Fonte: http://www.ilmessaggero.it
Commento di Oliviero Mannucci - Ribadisco il concetto: meglio essere "populisti" che LADRONI!!!!
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